An O'Broden StoryAn O'Broden Story
•(1) • Prime impressioni •
Holland POV
Sapete, ci sono cose che le
riviste non dicono. Il che è strano dato che a volte, pur di raccattare
lettori, si inventano storie senza capo nè coda.
Ad esempio, una mattina ricordo
di aver letto una notizia ESCLUSIVA (e badate bene al maiuscolo
molesto) riguardo una mia cara amica, Crystal. La conoscerete
sicuramente: bella come il Sole, dolce come il pane e con una risata
singolare quanto adorabile. Comunque.
Io ovviamente non ho dato
credito a quell'articolo nemmeno per un secondo ma, vedete, può
capitare che la gente possa fare diversamente. Ed è proprio da lì che
nascono i problemi.
Ma parlarvi di gossip non è mai
stata mia intenzione perciò ritorno al punto: ci sono cose che le
riviste non dicono ma che, ahimè, degli sguardi non possono nascondere.
Questa è la storia degli
O'Broden ( è così che ci chiamate, giusto? ) raccontata da chi, questa
storia, l'ha vissuta. E la vive tutt'ora, fortunatamente per me.
Ciao, sono Holland Marie Roden e vi racconterò un po' di quel disagiato di Dylan O'Brien.
Non occorre che ve lo descriva, no? Occhi
nocciola, nei invitanti come gocce di cioccolato e mani ossute; bastano
solo queste qualità per far pensare immediatamente a lui.
Poi arriva la parte che preferisco: la persona che è.
La prima volta che
l'ho visto era un ragazzino di sedici anni iper-attivo e dalla risata
facile. Sia io che lui, all'epoca, facevamo un provino per dei ruoli
diversi.
Eh già, io ero interessata ad interpretare la giovane e coraggiosa Allison Argent e lui il fedele e leale Scott McCall. Credetemi, sconvolge anche me ora come ora ma è proprio così.
Inutile dirvi quanto sia contenta di come siano andate le cose.
Insomma, non faceva che mangiarsi le unghie e battere il piede per terra come Tamburino. Innervosiva anche me!
Si vedeva lontano un miglio quanto volesse far parte di questa famiglia.
«Ti devi calmare»
gli dissi facendo passare per un consiglio quella che era una specie di
supplica. «Sei stato bravo lì dentro, ce la farai.»
Non sono convinta mi abbia dato ascolto al 100% ma, al di là di tutto, alla fin fine ho avuto ragione.
Dopo i primi provini infatti siamo stati nuovamente chiamati con la richiesta di prepararci per dei ruoli diversi.
È lì che mi innamorai di Lydia. Ma sopratutto è lì che mi innamorai dello Stiles interpretato da Dylan.
Vederlo recitare nei panni del vispo figlio dello sceriffo mi tenne di buon umore per il resto della giornata; ansia a parte.
Anche lui dev'essere stato
soddisfatto di sè stesso, lo si vedeva dal largo sorrisetto che aveva
stampato in faccia quella mattina.
«Sai, saresti una Lydia
perfetta per me» mi disse mentre andava via, dandomi il cambio per
entrare in sala. «Cioè, per il mio Stiles» si corresse poi grattandosi
la nuca (al tempo nuda e appena ispida). Adorabile.
Tre giorni dopo ebbi la
conferma ufficiale: il ragazzetto che aveva recitato con J.Lo e quello
dal collo di gomma avrebbero ricoperto rispettivamente i ruoli di Scott
e Stiles.
L'inizio di un'era.
Circa una settimana dopo arrivò
il momento della prova più importante, l'ultimo ostacolo da superare:
il provino per testare la chimica.
Avevo un mucchio di feeling da dover sfoderare! Prima di tutti con Crystal, poi con Dylan ed anche con Colton.
Ah, Colton! Non mi convinceva per niente, sapete? La prima volta che lo
vidi pensai “Ugh, non mi piace proprio. Si dà troppe arie!”
Ennesima conferma del detto “l'apparenza inganna”.
Fatto sta che lo diventai.
Cosa? La sua Lydia.
Onestamente, fu lui a renderlo
possibile: se non fosse stato per il suo credibilissimo sguardo
innamorato perso, a quest'ora sarei... non so dove sarei stata. Ma
sicuramente sarei stata meno felice.
Peccato che allora non riuscissi a vedere quanto Dylan fosse molto vicino a Stiles sotto quel punto vista.
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