8.
“Credi
che sia… troppo?” Allison fece un giro su se stessa e respirò a fondo alzando
gli occhi su Camille.
“Troppo
cosa?” domandò l’altra sgranocchiando un grissino.
“Troppo
giallo, troppo… luminoso.”
La
sua amica scosse il capo. “Stai benissimo, questo pancione ti rende più bella
di quanto già non fossi e il vestito è delizioso” la rassicurò. “Dimmi ancora,
come si chiama questo tizio con cui uscirai?”
Allison
spostò indietro i capelli e si passò un filo di rossetto chiaro sulle labbra.
“Si chiama Alan, o era Adam?”
L’altra
rise. “Non ti ricordi come si chiama il tizio con cui hai un appuntamento?”
“Si
chiama Alan, sì” la donna chiuse un attimo gli occhi. “Andremo a cena e poi
forse al cinema, dipende da come procederà la serata.”
“Beh
frena il tuo entusiasmo amica mia” Camille si mise a sedere su una sedia. “Ci
vuoi almeno andare a questo appuntamento?”
La
cacciatrice sospirò. “Ad essere onesta Cami, non lo so” si mise a sedere sulla sedia
di fronte a lei. “Ho trentaquattro anni e sono magicamente incinta di un uomo
che non mi ama. Ho accettato questo invito solo perché…”
“Perché
vuoi un pizzico di normalità in un momento così anormale?”
“Perché
ho bisogno di sentirmi apprezzata e desiderata.” La voce di Allison tremò per
un istante, ma si riprese quasi subito. “È una follia vero? Forse dovrei
telefonargli e disdire tutto, potrei dirgli che non mi sento molto bene,
sarebbe credibile, in fondo sono incinta e può capitare di sentirsi male di
improvviso.”
“Penso
che dovresti andare” le disse Camille. “Goditi la cena e se al dessert non ti
stai divertendo allora potrai dire di stare male e tornartene a casa. È solo un
appuntamento, non una promessa di matrimonio, prova semplicemente a
divertirti.”
L’atra
cercò nella sua borsa il cellulare, sentendo un groppo in gola quando lì dentro
vide la lettera che le aveva dato Maria Grimaldi; la lettera di Gwen che non
aveva ancora avuto il coraggio di leggere. Anche se Camille si era offerta di
leggerla per lei, di starle accanto mentre la leggeva, di fare qualunque cosa.
Allison proprio non se l’era sentita e dubitava sarebbe successo presto.
“Devo
andare” disse alla sua amica rimettendo il cellulare in borsa. “Ti terrò
aggiornata con qualche messaggino di tanto in tanto.”
“Non
vedo l’ora.”
Allison
la salutò con un gesto della mano e raggiunse la porta. Quando la aprì Elijah
le fu davanti; le sorrise con il pugno alzato a mezz’aria, come se stesse per
bussare. “Elijah.”
“Hey”
le sussurrò lui guardandola da capo a piedi.
Lei
si avvicinò e lo abbracciò. “Che ci fai qui?”
L’Originale
respirò a fondo il suo profumo stringendola con delicatezza. Quel profumo…
apparteneva solo a lei e a nessun altro. Sapeva di fresco e di dolce. “Hai
detto che potevo venire quando volevo e ti ho preso in parola.”
“È
una magnifica sorpresa” lei ruppe l’abbraccio. “Quanto ti fermerai?”
“Non
ci ho ancora pensato, ma non ho fretta.”
“Bene”
gli sorrise lei. “Allora fai come se fossi a casa tua, Camille è in cucina. Io
devo andare.”
“Andare
dove?” Elijah si fece di lato per farla passare.
“Oh
giusto, tu sei appena arrivato. Ho un appuntamento con un tizio di nome Adam.”
“Alan!”
urlò Camille da dentro casa.
“Alan,
sì. Dio, farei meglio ad appuntarmelo da qualche parte. Devo andare ora El, ci
vediamo più tardi.”
L’uomo
annuì e trattenne il disappunto mentre lei si allontanava.
****
Elijah
si versò un bicchiere di vino ripensando al suo appuntamento di qualche giorno
prima con Hayley. Doveva ammettere che non era andato esattamente come
previsto, né da lui né da lei. In realtà era stato l’esatto opposto di quello
che avevano immaginato e anche se aveva fatto venire a galla molte
consapevolezze, aveva distrutto altrettante speranze. Se chiudeva gli occhi
poteva ancora vederla; chiusa in quell’abito verde scuro, avanzare verso di lui
con il sorriso stampato sul viso.
Quel
sorriso lui lo aveva ricambiato ma qualcosa dentro aveva preso forma, una forma
diversa da quella che pensava.
“Hey”
gli disse Camille trascinandolo fuori dai suoi pensieri. “Stai bene?”
Lui
fece cenno di sì col capo. “Sì, sto bene. Allison sta bene? Voglio dire… sembra
stare meravigliosamente, ma sta bene sul serio?”
“Ha
degli alti e bassi. A volte è al settimo cielo, altre sembra sull’orlo di una
depressione. Credo sia colpa degli ormoni.”
Elijah
sorrise. “Sì, probabilmente è colpa degli ormoni” silenzio mentre beveva un
altro sorso dal bicchiere.
“Sei
sicuro di star bene Elijah?”
“Sì,
non mi credi forse?”
“Sì,
io sì ma Allison” tirò fuori il suo cellulare. “Crede che tu abbia qualcosa che
non va e mi ha chiesto di scoprire cosa.”
“Quando?
Ci siamo a malapena salutati, è uscita non appena sono arrivato.”
Camille
gli mostrò il telefono, un messaggio di Allison
Elijah era turbato, gliel’ho letto
negli occhi. Puoi scoprire perché?
Glielo chiederei io stessa, ma se
avesse a che vedere con Hayley?
Sarebbe imbarazzante e non voglio
metterlo a disagio.
“Non ho mai potuto nasconderle niente”
constatò lui restituendole il cellulare.
“Ha a che fare con Hayley?”
“Sì e no. Io ho… organizzato una cena
per me e lei. Il nostro primo vero appuntamento, ma non è andata come
immaginavo.”
“Che vuoi dire?”
Hayley bevve un sorso di
acqua e si schiarì la voce per attirare l’attenzione di Elijah. Era strano
quella sera, lo aveva percepito non appena i loro sguardi si erano incrociati
al suo arrivo. Non sapeva cosa avesse ma credeva di immaginarlo.
“Elijah, stai bene? Sei
distratto, lo sei stato per tutta la cena.”
“Mi dispiace” mormorò lui
respirando a fondo. “È solo che…”
“Cosa?” chiese la donna.
“Qual è il problema esattamente? Stai pensando alla tua bambina per caso? È per
il senso di responsabilità che senti che non riesci a lasciarti andare?”
“Non proprio.”
“E allora cos’è?”
Lui deglutì a vuoto, sii
sincero si disse perché lei lo merita e anche Allison. “Io la amo.
Credevo di averlo superato ma sono qui con te e non riesco a togliermi Allison
dalla testa. Mi dispiace Hayley, io non…”
Ma lei si stava già
allontanando, Elijah poteva sentire il suo cuore battere velocissimo.
“Mi dispiace Elijah” gli disse Cami
quando lui ebbe finito di raccontare. “Davvero.”
L’Originale la guardò. “Ma?”
“Ma non sono sorpresa. Chiunque sa che
la ami, te lo si legge in faccia ogni volta che la guardi. E so che hai amato
Hayley, lo so per certo. Ma al cuore non si comanda, anche se sono sicura che
tu abbia provato a farlo per secoli e secoli.”
Il suo interlocutore rimase in
silenzio, il dito poggiato sulla base del bicchiere dal quale stava bevendo.
Camille aveva ragione ma niente di tutto quello che aveva detto rispondeva in
qualche modo alla domanda che lo tormentava da quel pessimo appuntamento con
Hayley: cosa doveva fare esattamente?
Ebbe la sensazione che l’unica capace
di dargli una risposta fosse proprio Allison. La sua Allison, la madre
di sua figlia… lei che ora era a cena con un certo Alan. Quando Camille si
congedò un’ora dopo, lui rimase da solo, in attesa che la donna che amava
tornasse.