Obi-Wan correva veloce su quel
pianeta ghiacciato e desolato. Non riusciva a scorgere il suo apprendista,
nemmeno la forza in quel momento poteva aiutarlo.
Troppo ansioso per fare appello
alla calma. Il suo apprendista aveva già dimostrato più volte e in maniera
sempre più eloquente il suo interesse per le arti della Forza oscura.
E ora si trovava in territorio
Sith. Doveva sbrigarsi, non si poteva mai dire con Anakin.
Aumentò ancora di più la velocità
usando la forza.
< Anakin!! > chiamò quasi
disperatamente
Nello stesso istante un giovane
ragazzo spuntò da alcune rocce giacciate franate distanti dal punto in cui il
suo maestro lo stava cercando.
Quello che aveva di fronte era un
tempio avvolto dal silenzio e la desolazione con iscrizioni antiche, lucenti
come se il sangue scorresse negli intagli colorandoli di un rosso fiammingo.
Il suo corpo pulsava come se
desiderasse di entrare, scoprire. Con la Forza senza quasi rendersi conto
spalancò l’entrata del tempio. La luce fioca era garantita da cristalli perenni
che emettevano riflessi violacei nella stanza. Un acre profumo lo pervase,
quasi fosse incenso. Ricordò di aver letto qualcosa a riguardo.
Appena mise piede all’interno
della struttura la porta si richiuse sinistramente. Anakin accese all’istante
la sua spada laser e lasciò che l’istinto lo guidasse all’interno della mura.
Proseguì dritto fino a che
un’immagine lo disgustò e terrificò nel contempo.
Ancorati alle pareti vi erano dei
complessi macchinari che non aveva mai visto sino ad allora. Vi erano dei
guerrieri al loro interno, immersi, nel liquido, in un sonno profondo.
Non riusciva a staccare lo
sguardo da quelle figure. Inermi, ma che esprimevano una inquietudine
nell’anima, tangibile dal volto del giovane Padawan. Si stavano riposando
pronti per essere risvegliati.
Ruotò poi il suo volto dopo un
breve istante, che al ragazzo sembrò una eternità, verso la fine della stanza.
Dei gradini bianchissimi, in
contrasto con le pareti oscure, evidenziavano la salita verso una stanza la cui
porta era protetta da incisioni, le stesse del portone con cui Anakin si era
già imbattuto.
Fece appello alla Forza per
cercare il suo maestro ma il campo oscuro era troppo forte per riuscire a
cercare un pallido contatto. Anakin non riuscì a spiegarsi il perché sentiva un
bisogno impellente di avere il suo maestro con se. Si sentiva perso, vacillante
in un luogo che lo spaventava, ma che sentiva anche suo in fondo, all’anima.
Era questo che Anakin non riusciva ad accettare. Come poteva, lui l’essere più
forte di tutta la galassia essere inquieto in un tempio? Come poteva lui, un
Jedi, sentirsi piacevolmente avvolto dal male?
Perso nei suoi pensieri non si
accorse che alle sue spalle due occhi scintillanti di un rosso vivido lo
stavano osservando. Lo scrutavano socchiusi, quasi desiderosi. Quell’essere
accese la spada laser e un sibilo intenso squarciò il silenzio all’interno
della sala. Anakin si girò di scatto. Guardò quegli occhi vividi e carichi di
odio. Non poteva essere. Urlò.
Obi-Wan arrivò al tempio Sith. Si
fermò visibilmente affaticato. Osservò il portone chiuso. Un pezzo della tunica
di Anakin era impigliata nelle rocce che impedivano l’entrata.
Obi-Wan sospirò profondamente, in
parte sollevato, dall’altra terribilmente preoccupato. Il suo apprendista, suo
“figlio” era all’interno di una trappola quasi sicuramente mortale.
Fece appello alle energie che gli
erano rimaste e scansò le rocce ghiacciate schiantandole contro il portone
sconvolgendo la struttura e distruggendo l’ingresso.
Si fermò quasi per prendere coscienza
delle proprie emozioni e poi entrò veloce verso la fine della stanza. Come
Anakin in precedenza Obi-Wan si fermò ad osservare quelle figure all’interno
dei macchinari persi nel loro sonno ristoratore.
Deciso percorse la salita dei
gradini, ma poi attratto dai rumori ruotò il capo verso sinistra. Anakin stava
combattendo furiosamente con un altro contendente. Distinse chiaramente il suo
apprendista, e l’altro contendente aveva dei lineamenti famigliari. Troppo
famigliari.
Anakin era in seria difficoltà.
Il Sith si faceva sempre più minaccioso.
Obi-Wan con un balzo atletico e
aiutato con la forza atterrò dietro le spalle dell’avversario che di tutta
risposta rise divertito.
< Non aspettavi altro che
noi!> ringhiò Obi-Wan ricordando la soddisfazione del Sith che uccise il suo
maestro.
< Maestro… Lui è…> Anakin
cadde in ginocchio esausto.
Il guerriero si tolse il
cappuccio nero come l’odio che aveva nel cuore e si voltò.
Anakin.
Obi-Wan rimase sconcertato. Quel guerriero dagli occhi
rossi e desiderosi di sangue era Anakin invecchiato di qualche anno. Aveva una
cicatrice sull’occhio destro e lo fissava ridendo e roteando divertito la sua
spada laser. Il suo apprendista stava lentamente scomparendo, come se fosse
nebbia.
< Maestro… Obi-Wan… perché…
> la sua voce orami era un eco del suo corpo orami diventato completamente
nebbia.
< Anakin!> ma era già
scomparso. Svanito nell’aria unendosi al profumo acre dell’incenso.
< Anakin….> Obi-Wan stava
piangendo mentre si sentì invecchiare in un istante. Le sue mani, il suo corpo
e i suoi capelli stavano diventando bianchi e il suo volto segnato da
sofferenza e dal tempo.
Il guerriero era nascosto ora da
una pesante armatura e da una maschera sinistra che ricordava come in antichi
dipinti di tempi lontani, il viso di colei che chiudeva gli occhi a tutte le
creature: la morte. Il tempio era scomparso e si trovavano in una moderna
astronave. Il Sith rideva ancora.
< Quando ti lasciai ero io
l’apprendista…> e abbassò la sua lama dal colore carminio sul corpo di
Obi-Wan ormai consumato dalla sofferenza.
Nello stesso istante due figure
si svegliarono agitati e con il respiro affannoso.
Obi-Wan si passò una mano fra i
capelli fradici di sudore freddo. Si accasciò nuovamente nelle lenzuola umide
sforzandosi di lasciarsi cullare dalla Forza.
< Non può essere la mia via….
Non può essere il mio destino…> sospirò profondamente
< Anakin….> la sua voce era
un soffio e si lasciò scivolare di nuovo in un sonno agitato
Anakin si guardò smarrito nel
letto che divideva con sua moglie. Guardò fuori dal vetro dell’appartamento e
si concentrò sui veicoli che sfrecciavano a tutta velocità nei cieli di
Coruscant.
Padme si girò lentamente come per
accertarsi che fosse stato il marito a muovere così violentemente le lenzuola.
< Anakin…>
Il ragazzo si girò e sorrise
triste alla bellissima donna che lo guardava preoccupata.
< Ho sognato…. Di nuovo…>
Padme passò una mano lieve fra i
capelli e la fronte imperlati di sudore come per rassicurare amorevolmente
colui che amava più di ogni altra cosa.
Anakin si alzò lentamente da
letto per raggiungere la finestra. La spalancò e cercò di farsi accarezzare
dall’aria gelida.
< Non può essere la mia via….
Non può essere il mio destino…> una lacrima gli solca la guancia lasciando
una scia amara sul suo volto.
< Maestro….>
Ringrazio tutti coloro che hanno
commentato la precedente fanfiction. Spero vi sia piaciuta anche perché
scrivere qualcosa di veramente originale su Star Wars mi sto rendendo conto che
è davvero difficile.
Spero in un vostro commento
ovviamente ^^
A presto ^__^