Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa
fiction
non è stata scritta a scopo di lucro.
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Nota
prima di leggere:
Questa storia è ambientata durante l'esame per la selezione
dei
chunin, e nello specifico il giorno dopo i primi scontri diretti (per
capirci: Neji contro Hinata, Lee contro Gaara, etc).
Ricordo anche che in quel frangente, il team della Sabbia stava
complottando per attaccare Konoha.
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Avviso:
Questa fiction è dedicata con tantissimo affetto a Shurei, per il suo
compleanno!
Spero proprio che ti piaccia!
E mi raccomando: non farti abbattere da niente e da nessuno!
Tanti auguri Mary! ^__^
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Wrath and
Puppets
Era una magnifica giornata a Konoha.
Il sole brillava alto in un cielo incredibilmente azzurro e senza una
sola nube.
Gli uccellini cinguettavano allegri sui rami, e Neji Hyuga stava
procedendo per strada con sguardo furente.
Camminava quasi a passo di marcia, scostando malamente tutti quelli che
avevano la sfortuna di incrociare il suo cammino.
Era terribilmente nervoso quella mattina, e neanche quella giornata
praticamente perfetta sembrava essere in grado di placare il suo animo.
Anzi, con la sua sfacciata allegria, era come se lo rendesse ancor
più irascibile di quanto già non lo fosse di suo.
Quel senso di irritazione che aveva accumulato dal giorno prima era via
via cresciuto con il proseguire delle ore.
E tutto questo era stato a causa di quel maledetto esame per la
selezione dei chunin a cui stava partecipando.
Il giorno precedente aveva avuto luogo la terza parte dell'esame.
Scontri diretti.
Aveva sperato di sfogare un po' dalla frustrazione che provava
quotidianamente.
E se, in un primo momento, era stato effettivamente così,
alla
fine si era reso conto che il suo nervosismo non aveva fatto che
peggiorare, raggiungendo il livello più alto che il ragazzo
avesse mai provato in tutta la sua vita. E questo perché non
solo aveva dovuto combattere contro madamigella Hinata, la sua odiata
cugina della Casata Principale.
No, oltre a quello era anche stato messo in ridicolo con tutti i jonin,
e solo perché aveva combattuto senza riguardi. D'altra
parte,
non era certo colpa sua se Hinata non era in grado di combattere al suo
livello.
E oltre quello scontro, tremendamente irritante e ridicolo, aveva
dovuto anche assistere alla sconfitta dei suoi due compagni di squadra.
Tenten aveva miserabilmente perso contro la ragazza di Suna, in un
incontro davvero squallido. Non era riuscita a mettere a segno nemmeno
un colpo.
Lee invece si era fatto massacrare da quel Gaara, il piccoletto
psicopatico.
Non che gli importasse particolarmente della sua sconfitta.
Si era però sentito profondamente preso in giro quando aveva
scoperto che Lee era in grado di tirare fuori quella forza. Non lo
aveva mai sospettato: durante gli allenamenti non aveva mai mostrato
una potenza così spropositata.
E, ciliegina sulla torta, provava una profonda irritazione anche nei
confronti di Gai-sensei.
Per una serie di motivi, il maestro era stato profondamente scorretto
nei suoi confronti. Era chiaro, palese praticamente, che Gai avesse una
predilezione per Lee. Ma questo non doveva significare che un allievo
avesse un trattamento di favore rispetto agli altri.
A lui Gai non aveva nemmeno provato ad insegnare quella strana tecnica
che il compagno aveva usato. Anzi, a dirla tutta, non gli aveva mai
nemmeno insegnato nulla che già non sapesse. Faceva
allenamenti
speciali solo a Lee.
E anche in quel momento, Gai-sensei era da Lee.
Neji era andato a trovarlo in ospedale, quella mattina, sicuro che
avrebbe trovato lì il suo maestro. E come era prevedibile,
era
al capezzale del suo pupillo, gli occhi lucidi e il tono lacrimoso.
Neji aveva sperato in un allenamento speciale, visto che era l'unico
della squadra in grado di muoversi, ma Gai lo aveva liquidato con un
“Prenditi anche tu un giorno di pausa. Tanto hai ancora un
mese
di tempo per la finale!” ed era tornato immediatamente a
rivolgere la sua più completa attenzione al suo allievo
preferito.
Neji aveva stretto i pugni e se ne era andato dalla stanza con
nervosismo e anche una punta di disgusto.
In quel momento stava odiando tutto e tutti.
Lee, Gai, Tenten.
E poi Gaara e Temari, che avevano fatto tutto quel casino.
Se solo quei due imbranati dei suoi compagni non fossero stati
così deboli, ora lui avrebbe potuto allenarsi come doveva.
E invece no! Doveva per forza aspettare i comodi del suo troppo
sentimentale maestro.
Neji digrignò i denti, talmente forte da sentirli
scricchiolare.
Prese a calci un sassolino che ebbe la sventura di finigli davanti ai
piedi.
La piccola pietra volò per almeno una ventina di metri,
tanto era stato potente il calcio che l'aveva colpito.
Finì contro un albero che costeggiava il viale, la cui
corteggia venne addirittura scheggiata.
Un nugolo di passeri si alzò in volo, spaventati dal colpo
improvviso.
Le labbra di Neji si tirarono in un teso sorriso. Sfogare la propria
rabbia sulle cose forse gli avrebbe fatto bene.
Sentiva che se avesse accumulato anche solo una minima
quantità
di nervosismo in più, sarebbe esploso. E allora, non avrebbe
voluto essere nei panni di chi gli fosse stato vicino in quel momento.
Per evitare di danneggiare ulteriormente il Villaggio, decise di
spostarsi verso i campi di addestramento. Lì almeno poteva
sfogarsi quanto gli pareva, e danneggiare tutto quello che voleva senza
problemi.
Percorse la strada correndo. Saltava da un ramo all'altro con
agilità, quasi senza toccare veramente le piante, da tanto
andava veloce.
Corse, cercando di non pensare a nulla.
Doveva svuotare la mente.
Cercò di focalizzare il suo pensiero solo sul suo respiro e
sul ritmo cadenzato dei passi.
Andò avanti per un po', superando i campi di addestramento
più vicini al Villaggio. Aveva intenzione di stare da solo,
dirigendosi verso quelli più lontani, di solito non
utilizzati
da nessuno.
Corse per quasi venti minuti. Quando finalmente intravide il campo che
aveva in mente, rallentò. Come d'abitudine,
attivò il
Byakugan, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.
Fu con somma delusione che si accorse che il campo d'addestramento
prescelto era già occupato.
Ma alla delusione seguì presto la rabbia, e subito dopo una
folle eccitazione. Un sorriso storto gli piegò le labbra
sottili.
Uno scontro era quello che ci voleva.
E l'intruso che aveva individuato sarebbe stato un ottimo pretesto per
un incontro immotivato.
Una perfetta valvola di sfogo.
Riprendendo parte della sua consueta razionalità, il ragazzo
si
appostò tra gli alberi, cominciando a studiare il suo
avversario.
Ne seguì i movimenti per lunghi minuti, confrontando quello
che
stava vedendo con quello che aveva notato il giorno prima.
Era bravo, ma aveva una serie di difetti che in una sfida lo avrebbero
di certo portato alla sconfitto. Specialmente contro di lui.
Inoltre, nemmeno Neji sapeva perché, ma quel ragazzo gli
dava
sui nervi. E non era a causa del suo particolare stato d'animo. Anche
il giorno prima – in cui era stato decisamente più
calmo
– aveva provato una particolare irritazione nei confronti di
quel
ninja.
– Perfetto – pensò a quel punto.
Non poteva davvero chiedere di meglio per sfogarsi.
Quando ebbe la certezza che sarebbe riuscito a vincere senza troppe
difficoltà, Neji si alzò dal ramo su cui si era
appollaiato e, con passi felpati, si diresse verso il suo ancora
inconsapevole avversario.
Solo quando fu a poche decine di metri di distanza si palesò.
Saltò giù dagli alberi, atterrando con un leggero
tonfo alle spalle del suo avversario.
Neji vide il ragazzo in questione irrigidire istintivamente le spalle,
per poi voltarsi di scatto, fronteggiandolo con l'aria più
intimidatoria che gli riuscì.
In effetti, constatò Neji tra sé e sé,
con quella
faccia tutta imbrattata di bianco con le strisciate viola, quel ragazzo
non ispirava certo fiducia.
Ma Neji sapeva che in realtà si stava solo nascondendo.
Dietro
quella mascherata da duro probabilmente si nascondeva un codardo della
peggior specie.
Neji ghignò.
Gli avrebbe fatto rimpiangere di essersi allontanato da Suna.
“Che vuoi?” chiese Kankuro , diretto e senza alcun
cenno di cortesia nella voce.
Neji non rispose. Si limitò a squadrarlo con maggior
insistenza.
Percepì chiaramente i muscoli dell'avversario irrigidirsi di
nuovo. Gli sembrò quasi di vederlo tremare sotto il pesante
sguardo indagatore dei suoi Occhi Bianchi.
“Ehi, sei sordo? Che diavolo vuoi? Questo campo è
occupato, se sei qui per allenarti!”
Le labbra di Neji si piegarono in uno strano sorrido. Quasi sadico.
Senza aver dato un minimo avviso al suo avversario, Neji
partì all'attacco.
In due balzi fu addosso a Kankuro. Il quale, nonostante la sorpresa
dell'attacco improvviso, non si trovò completamente
impreparato.
Aveva scorto qualche cosa di strano nello sguardo nebuloso del ninja
della Foglia, e non aveva mai abbassato la guardia da quando gli si era
palesato.
Purtroppo però, il colpo che gli era stato portato era stato
così veloce e potente che lo aveva costretto ad arretrare di
parecchi passi per incassarlo limitando i danni.
Saltando via nel tentativo di evitare un secondo attacco, Kankuro
sciolse i legacci di Karasu, liberando la marionetta dalla sua custodia.
Attaccò immediatamente i fili di chakra alla sua marionetta,
irrigidendo poi le dita, pronto a farla scattare in caso di ulteriore
attacco.
Attacco che non arrivò.
Neji infatti non aveva calcolato che quel Kankuro potesse disimpegnarsi
così abilmente dal suo attacco.
Certo, lo aveva colpito e poteva vedere bene il filo di sangue che gli
colava da un angolo della bocca. Ma di certo non si sarebbe mai
aspettato che il ragazzo riuscisse a limitare in maniera
così
sorprendente i danni. E soprattutto non credeva che avrebbe reagito in
maniera così pronta.
Neji sapeva bene che i marionettisti mettono tutte le loro speranze di
vittoria nella propria arma – in quel caso un'inquietante
figura,
vagamente antropomorfa, con due paia di braccia – e che nella
maggioranza dei casi non se la cavano bene nel corpo a corpo.
Aveva sperato di riuscire a colpirlo abbastanza duramente prima che lui
riuscisse a tirare fuori la sua bambola di legno.
Sarebbe stato più facile vincere se avesse colpito il
burattinaio.
Ma ora, aveva di fronte a sé un avversario pronto a
combattere, nel pieno delle sue capacità.
Forse aveva fatto male i suoi conti.
Neji scacciò subito via quel pensiero. Era stato lui ad
attaccare. Aveva voglia di uno scontro che lo facesse sfogare, e se il
suo avversario era ad un buon livello, la cosa sarebbe stata molto
più interessante.
I due ragazzi si stavano squadrando da un paio di minuti ormai.
Ognuno era chiuso nei propri pensieri, senza però perdere un
secondo di vista chi gli stava di fronte.
Kankuro fissava perplesso il ragazzo che lo aveva attaccato. Ricordava
che si chiamava Neji Hyuuga, e che il giorno prima lo aveva visto
combattere contro quella ragazzina titubante che portava lo stesso
cognome. Aveva seguito con interesse l'incontro, visto il genere di
tecniche così inusuali che avevano sfoggiato.
Anche se si era trovato a pensare che quel ragazzo, per quanto forte,
aveva di certo qualche rotella fuori posto. E il fatto che lo avesse
appena attaccato senza alcuna ragione evidente, ne era la conferma.
Kankuro si spostò leggermente a destra, per avere una
visuale migliore dell'avversario.
Con cautela, gli rivolse la parola.
“Si può sapere che diavolo ti è
preso?”
Neji continuò a non rispondere.
“Allora? Sei pure muto per caso? O semplicemente
pazzo?”
Neji fece una strana smorfia a quella domanda, ma ancora non si
degnò di rispondere. Si limitò semplicemente a
spostarsi
anche lui leggermente, seguendo i movimenti del suo avversario. Stava
cercando la maniera migliore di attaccarlo senza finire tra le grinfie
della marionetta.
“Non so che cosa tu sia venuto a fare, e non mi interessa. Ma
se
hai intenzione di attaccare di nuovo, ti dico subito che
sarà
peggio per te!”
Neji emise un verso, a metà tra uno sbuffo e una risata.
Evidentemente non riteneva possibile quello che il ragazzo aveva appena
minacciato.
Kankuro ghignò a sua volta.
“Non mi ritieni capace di farlo?!”
“Proprio no. Non sei certo al mio livello!”
“Oh, che onore, ti sei deciso a rivolgermi la
parola!”
Neji arricciò di nuovo il naso, infastidito da qualche cosa
che
Kankuro non colse. Anche se in verità, la cosa non gli
interessava poi molto.
Voleva solo togliersi da quella situazione.
Non poteva permettersi di finire in mezzo ai casini.
Non con quello che c'era in ballo.
Anche se era pur vero che non era certo stato lui a crearli, i casini.
Almeno per una volta!
“Senti, o mi dici che diavolo vuoi da me, o ti levi dalle
palle!”
Neji strinse le labbra, continuando a guardarlo fisso.
Kankuro si stava spazientendo. Non era un tipo imperturbabile come il
fratello, o calcolatore come la sorella. No, se c'era da reagire lui
reagiva. E al diavolo le conseguenze!
Fortunatamente – se così si poteva dire
– Neji si decise a partire all'attacco.
Cercò di superare lo sbarramento di Karasu, ma la marionetta
era
decisamente più agile di lui nello spostarsi, e per tre
volte di
seguito bloccò il passo del ninja della Foglia, permettendo
così a Kankuro di spostarsi il più lontano
possibile
dall'avversario.
Avrebbe avuto la peggio in un scontro corpo a corpo, ma sulla distanza
poteva batterlo.
Dovette usare tutte le capacità di cui disponeva per
mantenere la velocità dello Hyuuga.
Quel maledetto pazzo era dannatamente veloce!
Più di una volta Karasu aveva rischiato di venire colpito da
un colpo di Juken.
Fortunatamente Kankuro era riuscito a prevedere tutti gli attacchi, e i
danni che la marionetta aveva subito erano davvero esigui.
Lo scontro proseguì per alcuni interminabili minuti.
Kankuro aveva cercato di allontanarsi da Neji, nascondendosi nel fitto
del bosco. Ma il ragazzo, con la sua vista miracolosa, lo scovava
sempre. Per cui decise che era meglio evitare di nascondersi e di
restare più vicino, in modo da vedere più
chiaramente e
così poter guidare in maniera più precisa
possibile
Karasu.
La sfida pareva essere infinita.
Per ogni danno che Neji infliggeva a Karasu, la marionetta riusciva
comunque a contrattaccare. Quel dannato pezzo di legno aveva
un'infinità di armi nascoste, che sbucavano quando meno se
lo
aspettava. E nemmeno con il suo Byakugan poteva anticipare quello che
sarebbe successo di lì a pochissimo. E soprattutto, non
riusciva
in alcun modo ad avvicinarsi al marionettista.
Aveva provato a distruggere in un colpo solo la marionetta, sia con la
Rotazione Suprema che con le Sessantaquattro Chiusure. Ma ogni volta
che ci aveva provato, quel maledetto Kankuro aveva posto la sua
marionetta in salvo, semplicemente sollevandola in aria, fuori dalla
sua portata.
Si stava innervosendo.
Quello scontro non stava andando come aveva ipotizzato.
Aveva previsto di vincere con relativa facilità. E invece
erano almeno venti minuti che giravano in tondo, a vuoto.
Non fosse stato così
Hyuuga, avrebbe detto che erano alla pari.
La cosa lo stava facendo innervosire immensamente.
Gli stavano letteralmente saltando i nervi!
La tensione che si era accumulata aveva ormai superato il limite.
Facendo un salto in avanti, Neji si buttò a capofitto contro
Karasu, il palmo teso davanti a sé, pronto a mandare in
pezzi
quella maledetta marionetta.
Ma agì con troppa foga, e si accorse solo all'ultimo di una
piccola lama spuntata da una delle braccia. Deviò il colpo,
ma
si ferì lo stesso di striscio al ventre.
Nulla di preoccupante, per cui ignorò il bruciore e si
concentrò nell'attacco che sperava essere quello finale.
La marionetta fece uno scatto all'indietro, ma Neji era riuscito lo
stesso a colpirla, seppur non in pieno. Sentì chiaramente il
legno del torace scricchiolare sinistramente sotto il suo palmo.
Ghignando di soddisfazione, si preparò a sferrare il colpo
successivo, quando improvvisamente si trovò a terra, in
ginocchio, stroncato da un lancinante dolore che partiva dal ventre e
si stava ora spandendo per tutte le membra.
Confuso, guardò la ferita che gli era appena stata inferta,
e fu
con sommo stupore che vide i bordi del taglio macchiati di una strana
sostanza oleosa.
“Veleno..!” soffiò tra i denti.
“Esatto” gli venne confermato dall'avversario.
Neji provò a rimettersi in piedi, ma fu colto da un pauroso
capogiro, che lo costrinse di nuovo a terra.
Con una mano andò a tamponare la ferita, cercando per quanto
possibile di pulirla dal veleno.
“Inutile.”
Kankuro era a pochi metri da lui.
Ora che Neji era a terra, non temeva più di avvicinarsi. Per
quanto potesse essere abile come ninja, il corpo umano era quello che
era, e nessuno poteva resistere al suo veleno.
Certo, aveva accuratamente scelto di utilizzare un veleno non mortale
- non poteva ancora permettersi di attaccare a viso aperto i
ninja della Foglia – ma quello che aveva utilizzato era
terribilmente debilitante e, soprattutto, estremamente veloce
nell'agire.
Erano bastati pochi secondi e Neji era finito a terra, lacerato da
spasmi di dolore. Non sarebbe riuscito a mettersi in piedi se non prima
di molte d'ore.
Kankuro si permise di sorridere per la vittoria appena conseguita.
“Allora? Non fai più tanto lo spavaldo,
eh?”
Per tutta risposta, Neji si limitò a grugnire qualche cosa
di
poco chiaro e anche poco educato nei confronti dell'avversario.
“Can che abbaia non morde!” lo canzonò
Kankuro.
La rabbia di Neji, per nulla placata, si ingigantì.
Lo invase con talmente tanta potenza che per un attimo
riuscì addirittura a sovrastare il dolore provocato dal
veleno.
Con la sola forza della furia, riuscì a scattare in piedi, e
a sferrare un pugno in faccia a Kankuro.
Il ragazzo non si sarebbe mai aspettato che qualcuno si riuscisse ad
alzare in quelle condizioni, per cui fu preso totalmente in contropiede
da quell'attacco inaspettato.
Incassò il pugno, che lo fece arretrare di un paio di passi.
Capì che il labbro inferiore gli si era spaccato dal fiotto
di sangue che gli invase subitaneamente la bocca.
Digrignando i denti, Kankuro ripristinò la distanza che li
separava e sferrò a sua volta un pugno alla bocca dello
stomaco
di Neji, che nel frattempo era stato di nuovo colpito dal dolore del
veleno, ed era di nuovo in ginocchio. Il pugno di Kankuro lo
mandò definitivamente al tappeto.
Ansimante, il ragazzo continuò a premersi la ferita, senza
che però questo gesto gli portasse alcun sollievo.
“Idiota!” lo apostrofò Kankuro.
Neji non aveva nemmeno la forza di rispondere. Tutte le sue energie
erano concentrate nello sforzo di non gridare per il dolore.
Con la coda dell'occhio, percepì che Kankuro si stava
spostando, in modo da entrare nella sua visuale.
Con cautela – decisamente non si fidava di quel pazzo
– si
piegò sulle ginocchia, in modo da essere più
vicino a
Neji.
“Allora, hai finito di fare lo spavaldo?!” chiese,
senza apparente scherno nella voce.
Era terribilmente serio.
Neji di nuovo non rispose. Si limitava a gemere sottovoce di tanto in
tanto, quando gli spasmi erano più dolorosi.
Kankuro rimase a fissarlo per un po'.
“E quindi? Per caso volevi vendicare i tuoi compagni per
ieri?” azzardò Kankuro.
E per tutta risposta, si beccò un'occhiataccia dall'altro
ragazzo.
“È così o no?”
“Vai al diavolo!”
“Oh, certo. Molto educato da parte tua!”
Neji imprecò di nuovo.
Kankuro però, a quel punto, era troppo curioso di sapere
come
stavano le cose. Per cui si armò di pazienza e, ignorando
gli
improperi che gli venivano rivolti, continuò a domandare a
Neji
il motivo del suo comportamento.
Alla fine, forse esasperato dall'eccessiva insistenza dell'altro, Neji
gli sputò addosso la tanta agognata risposta.
“Perché ti detesto! Te e i tuoi maledetti compagni
di
squadra! Avete mandato a monte tutto! E...e detesto te!”
rimarcò, ansimando poi per lo sforzo di aver parlato ad alta
voce.
Kankuro sollevò perplesso un sopracciglio.
Che ragazzo decisamente strano.
“Beh, mi dispiace, ma non posso farci niente se i miei
fratelli
sono così forti. O meglio, non è colpa mia se i
tuoi
amici sono stati così deboli!”
Kankuro si beccò un'occhiataccia a quell'affermazione, ma la
ignorò diplomaticamente.
“Però, vedi, proprio non capisco perché
tu ce l'abbia con me!”
Neji tentò di rialzarsi, ma non gli riuscì
nemmeno di spostarsi di molto dalla posizione in cui stava.
Boccheggiando, si strinse le braccia con ancora più forza
attorno la pancia.
“Male...maledetto marionettista!”
bofonchiò, con incredibile disprezzo Neji.
Kankuro sollevò di nuovo il sopracciglio.
“È perché sono un marionettista? Ce
l'hai con me
per questo motivo?!” domandò, decisamente stupito,
prima
di lasciarsi andare ad una risata.
Neji strinse gli occhi, cercando di concentrarsi. Quel maledetto dolore
non gli lasciava un attimo di tregua.
Quando Kankuro si ebbe ripreso dall'attacco di risa, tornò a
rivolgersi all'altro ragazzo.
“Allora? È davvero per questo motivo?”
Neji non rispose, per cui Kankuro lo prese per un assenso.
“Questa me la devi proprio spiegare! Non si è mai
sentito
che qualcuno odiasse un marionettista solo per quello che
è!”
E prima che Neji potesse fare qualunque cosa, Kankuro prese una siringa
dal suo porta oggetti. Con una lieve pressione iniettò il
liquido nel braccio di Neji.
Il ragazzo sentì subito un dolce sollievo sfiorargli le
membra.
“L'antidoto” spiegò Kankuro, indicando
con un cenno
della testa la siringa “Ci mette un po' da agire, per cui non
sperare di riuscire ad attaccarmi di nuovo.”
“Per...perché?” chiese Neji, quasi
infastidito. E senza la benché minima intenzione di
ringraziare.
“Perché voglio che tu mi dica la motivazione del
tuo odio
nei miei confronti. E visto che ti era difficoltoso parlare nella
situazione di prima, ho dovuto per forza darti l'antidoto”
Gli occhi di Neji erano ancora ostili e Kankuro colse distintamente un
lampo d'ira in quegli strani occhi perlacei.
“E non ti venga in mente di fare scena muta!” lo
minacciò, anche se c'era una punta di divertimento nella sua
voce “Se non parli ti avveleno di nuovo!” e gli
sorrise
sadicamente.
Neji aveva una gran voglia di mandarlo a quel paese, ma la prospettiva
di rimanere per chissà quanto tempo a contorcersi dal
dolore,
senza che nessuno sapesse dove trovarlo, non era certo una prospettiva
molto allettante.
Neji strinse le labbra, ma Kankuro era sicuro di avere letto
chiaramente sul suo volto un cenno di arrendevolezza.
“Bene, vedo che hai capito. Allora, mi vuoi per favore dire
perché ce l'hai a morte con i marionettisti?!”
Neji distolse lo sguardo.
In verità non sapeva bene nemmeno lui il perché.
Sapeva solo che li odiava.
Lo aveva capito il giorno prima, quando aveva visto Kankuro combattere.
Man mano che lo scontro proseguiva, aveva sentito crescere dentro di
lui un fastidio sempre maggiore.
“Ti odio perché pretendi di controllare il
resto!”
“Il resto? Intendi Karasu? Caro mio, mi sa che tu hai una
visione
un po' confusa del mio mestiere. Karasu è fatto apposta per
essere controllato da me!”
“Odio chi cerca di controllare gli altri!”
sputò lui, senza più freni ormai.
“Ma mi ascolti?! È fatto per questo!”
“Ti odio e basta!”
Kankuro stette zitto.
Quel ragazzo doveva avere molti, molti più problemi di
quanto non desse a vedere.
E forse riusciva anche a capire che cosa c'era dietro.
Il giorno prima aveva sentito di sfuggita quello che i jonin avevano
detto riguardo la costituzione del clan Hyuuga. Non aveva capito i
dettagli, ma aveva chiaramente intuito che quel ragazzo –
geniale
– non avrebbe mai potuto avere una posizione di rilievo nella
sua
famiglia. Era nato schiavo e schiavo sarebbe rimasto per tutta la vita.
Per sempre controllato dalla Casata Principale.
E improvvisamente, Kankuro seppe cosa stava frullando così
disperatamente nell'animo del tormentato Neji.
Fu una specie di intuizione, ma gli sembrò che riuscisse a
spiegare il suo comportamento così strampalato.
Con un gesto secco delle dita, fece avvicinare Karasu a loro.
Vide Neji irrigidirsi impercettibilmente alla vista della marionetta.
Kankuro fissò prima lui, poi Karasu. Quando
ritornò con
lo sguardo su Neji, tagliò con un colpo netto i fili di
chakra.
Karasu si afflosciò a terra, privo di vita.
Neji mandò uno sguardo interrogativo a Kankuro.
“Senza i fili di chakra, Karasu non è che un
mucchio inutile di legno.”
Neji lo fissò interrogativo. Non capiva dove voleva andare a
parare.
“Se non ci fosse la Casata Principale a muovere i tuoi fili,
tu cadresti a terra come una bambola rotta?”
Neji spalancò gli occhi, stupito.
Cosa stava cercando di dirgli?
“Tu non sei una marionetta, Neji Hyuuga. Sei una persona.
Anche
se sei stato così sfigato da finire nella Casata Cadetta,
rimani
comunque una persona. E come tale, puoi decidere te stesso della
tua vita. Non occorre che qualcuno ti dica che cosa fare!”
Neji rimuginò per un attimo su quelle parole.
Spostò lo sguardo su Karasu, così immobile e
senza anima.
“Non è così semplice...”
borbottò alla fine.
Kankuro gli tirò una pacca sulla testa.
Se Neji non fosse stato
praticamente immobilizzato, avrebbe di certo cavato un occhio a Kankuro
per quel gesto.
“Ovvio che non è così semplice, Hyuuga!
Che credi? La vita non è mica tutta rose e fiori!”
“E allora..?!”
“E allora comincia a non farti mettere i piedi in
testa.”
Neji distolse lo sguardo.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma quell'idiota ci aveva preso. Quello
strano sconosciuto era riuscito a comprenderlo meglio di chiunque altro
fino ad allora.
Lo aveva compreso anche meglio di se stesso.
“Bene, qui abbiamo finito!” Kankuro si rimise in
piede,
stiracchiandosi le gambe, per poi andare a raccogliere Karasu.
La ispezionò velocemente, borbottando a mezza voce che ci
avrebbe messo almeno una settimana per rimetterla a nuovo. Quando ebbe
stimato tutti i danni, la rimise con cautela nella sua custodia.
Conclusa anche quella operazione, se la caricò in spalla,
per
poi dirigersi verso il Villaggio. Era ora di rientrare. Temari lo
avrebbe rimproverato se fosse stato fuori ancora.
“Ehi, ha intenzione di lasciarmi qui
così?” domandò Neji al suo indirizzo.
Kankuro si voltò verso il ragazzo a terra, sorridendogli in
maniera ambigua.
“Ovvio, Hyuuga. Devi pur pagarmela per avermi attaccato in
quel modo!”
Neji cercò una risposta adeguata a quell'affermazione, ma
non ne trovò alcuna.
Per cui si limitò a stare zitto, mentre sentiva la risata di
Kankuro spegnersi in lontananza.
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Angolo dell'Autrice:
In realtà avevo sperato di fare una cosa comica.
Purtroppo però, non sono riuscita a trovare altro modo per
far interagire Neji (il personaggio preferito di Shurei) e Kankuro (il
mio preferito).
Ma a dirla tutta non mi dispiace come è uscita questa
storia..! ^^"
Spero proprio che anche chi l'ha letta la pensi così.
E di nuovo: Buon Compleanno Mary!
Per favore, fatemi sapere i vostri commenti,
pareri o critiche!
Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti
leggeranno e basta.
Beat
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