Admit your sins

di OlicityAllTheWay
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AIRPORT

 

Felicity

Io e Dig siamo in fila per i controlli. Quando siamo usciti di casa Oliver non c’era e “Camille” non ci ha detto nulla su dove fosse.

Non le ho rivolto nessuno sguardo truce ora che so chi è veramente ma questo non ha impedito a lei di farlo.

Ci ha accompagnato in albergo a prendere i nostri bagagli con una specie di jeep (che a parer mio assomigliava più a un carro armato) in grado di camminare su quelle colline tortuose. Gliene sono molto grata, dato quello che è successo ieri con il bio-stimolatore. Curtis ha detto che mi darà un’occhiata ma ha anche detto che gli sembra “normale” il mio corpo abbia reagito in quel modo dopo averlo spinto al massimo senza nemmeno un po’ di allenamento.

 

La fila si muove lenta e questo mi da il tempo di deprimermi sempre di più ogni volta che mi giro a cercare Oliver e non lo vedo.

<< Magari ha ancora bisogno di tempo Felicity >> mi dice John, ragionevole come sempre.

<< Ne ha avuto abbastanza >> rispondo io. Non voglio fare l’infantile ma è davvero così.

Finalmente tocca a noi e superiamo i controlli senza nessun intoppo, tranne il fatto che Oliver non si è fatto vivo.

 

L’aereo è veramente pieno e c’è una folla indescrivibile. Sarà che siamo in bassa stagione. Il posto accanto al mio è libero: è quello che avevamo riservato a Oliver.

Ho allacciato la cintura e ho preso un sacchetto di carta dalla borsa: non si sa mai.

<< Avrai bisogno di qualcuno che ti tenga i capelli >> scherza un uomo. Il mio uomo.

Non riesco a trattenere l’eccitazione e mi alzo di scatto o per lo meno ci provo visto che la cintura di sicurezza mi rimette al mio posto senza nessuno sforzo.

Oliver ride e si siede affianco a me.

Gli prendo le mani: << Non mi hai deluso >>

<< E non ti deluderò più. D’ora in poi anzi che ricordarti che il brutto di me lavorerò per farti vedere solo il buono e per meritarti e per renderti felice >>.

Mi salgono alcune lacrime agli occhi. Finalmente ha capito, o cercherà di capire, l’uomo magnifico che è: << Grazie >> dico.

<< Grazie a te per non esserti arresa >> mi da un bacio sulla fronte.

<< Ok, basta piccioncini. Non possiamo fare tutto il viaggio così >> si intromette Dig.

<< Grazie anche a te fratello >>

<< E di che >> il mio amico di colore gli fa l’occhiolino e siamo pronti per tornare a casa. Con qualche intoppo ad ogni turbolenza.

 





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