Compagni d'armi

di udeis
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“Garp!”
L’urlo del grand’ammiraglio risuonò per tutto il corridoio, mentre l’uomo si dirigeva a passo di carica verso l’ufficio del viceammiraglio in questione; tutti gli ufficiali presenti s’immobilizzarono sul posto o si ritirarono, in fretta, nei loro uffici.
“Tuo nipote ne ha combinata un’altra delle sue!”
“Cosa? Quale dei due?”
“Quale dei due? Quale dei due!? Ma che razza di domande sono?” Sbraitò Sengoku in preda alla rabbia, piantando le mani sulla scrivania di Garp.
“Voglio sperare,” sussurrò, “che almeno uno dei due non possa combinare più niente. Non più di quanto abbia già fatto. Non lui.” Poi l’irritazione prese di nuovo il sopravvento e il grand’ammiraglio ricominciò ad urlare: “non sono passate neanche due settimane da quello che è successo a Thriller Bark! Due settimane! Ha combattuto contro un membro della Flotta dei Sette, ma perché non se la prende una dannata vacanza?”
Garp provò a interrompere il superiore con una battuta spiritosa, -probabilmente qualcosa che aveva a che fare con la vecchiaia di Sengoku e la forza fisica dei Monkey- ma l’altro troncò le sue intenzioni sul nascere: “Almeno, l’altra volta,” sussurrò il marine, rendendo il suo tono di voce affilato come una lama, ”ci ha messo molto di più a tornare sotto i riflettori.”
“Ma che è successo?”
“Ha rapito tre Draghi Celesti alla casa d’asta delle Sabaody. Non. Era. Mai. Successo. Prima.” Sillabò infuriato. “E tutto questo mentre la guerra contro Barbabianca sta per scoppiare! Ma io ti averto, Garp, ti avverto, io non lo voglio più tra i piedi! Non mi interessa se è tuo nipote: l’intera Marina ha altro a cui pensare che alle idiozie di un novellino. Non voglio neanche immaginare,” aggiunse, “che cosa potrebbe fare durante la guerra. Prevenzione, Garp! Ci vuole prevenzione!”
“Sta’ tranquillo, Sengoku,” Cercò di rassicurarlo Garp,“Rufy non legge i giornali: scoprirà tutto solo a fatto compiuto. Dì un po’,”chiese con un sorriso orgoglioso, “è proprio vispo il mio nipotino, eh?”

Il grand’ammiraglio gli rivolse lo sguardo che, da sempre, faceva tremare qualsiasi uomo sotto il suo comando, riducendolo a una pappetta balbettante; il viceammiraglio ridacchiò e gli porse una tazza di tè. Sengoku l’accettò sdegnosamente.
Mentre si sorbiva l’ennesima ramanzina del suo superiore, Garp non poté fare a meno di sentirsi molto dispiaciuto per il suo collega: il Re Oscuro era stato avvistato nella stessa casa d’aste di Rufy e, molto probabilmente, prima della fine della giornata, lui e suo nipote si sarebbero alleati.
Questo voleva dire che Sengoku avrebbe avuto un sacco di gatte da pelare e che suo nipote se la sarebbe cavata di nuovo.
Ma cosa ci poteva fare, lui? Era tutta colpa di quel cappello: attirava più guai di una calamita.




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