Ciao!
Questa settimana ho
deciso di stressavi. Una mini raccolta sul compleanno del nostro amato
Oliver.
Come
l’avevo immaginato
prima dell’uscita del trailer e delle stils
Come
l’ho immaginato dopo
l’uscita del trailer e delle stills (QUANTO sono belli gli
Olicity nelle
foto??)
Spero
mi verra’ ispirazione
dopo l’episodio per commentare e sclerare...
Sopportatemi...
J
La
festa era in corso al
Municipio. Non se l’aspettava. Davvero. Era cosi’
tanto tempo che non
festeggiava il suo compleanno. Da 10 anni. Forse perche’ non
si era piu’
sentito di farlo. Non si era piu’ sentito di celebrare la sua
nascita perche’
non si era piu’ sentito
… vivo?
Chi lo sa. Ma
adesso era diverso.
Si sentiva diverso. Dopo quel che era riuscito a confessare a lei. La
sua paura
piu’ grande. Il timore che lei se ne andasse. Ma no. Lei era
rimasta. Lei si
fidava. Lei si era scusata. E lui? Il perdono di Felicity era stato un
balsamo
al suo cuore ferito. Ma il perdono rendeva quel che aveva fatto
comprensibile.
Non piu’ giusto. Non scusabile a priori. Ma lei non glielo
aveva fatto pesare.
Come sempre. Sempre con lui. Anche se non era d’accordo. Le
cose potevano
tornare come prima? Forse si. Forse no. Ma non poteva stare senza di
lei.
Questo aveva capito, una volta di piu’. La sua presenza nella
sua vita. La sua
comprensione. La sua luce. Non poteva farne a meno.
Doveva
lottare per
riconquistarla? Lo avrebbe fatto. Ma lei? Lei cosa provava?
A
questo pensava mentre
arrivava al suo ufficio in Municipio. A lei. Il loro rapporto era
sensibilmente
migliorato dopo tanto gelo. Parlavano come un tempo. Di tutto. Pure di
William,
che prima era un argomento tabu’. Si era fatto aiutare nel
cercarlo. Avevano
parlato di suo padre. Lei aveva visto il video. Lo aveva rincuorato con
le sue
parole. Come prima. Come sempre. La sua forza. Ed era tornato a
indossare il
costume. Quello che non si si sentiva piu’ degno di portare,
prima. Dopo di Chase. Ma
lei. Lei ci sapeva fare con le parole. Lo aveva toccato. Ancora una
volta. Come
con le sue mani. Quanto gli era mancato il suo
delicate e confortante tocco.
Era
talmente preso dai suoi
pensieri che fu una vera sopresa quando entro nella sala antistante il
suo
ufficio.
Una
festa. Una festa di
compleanno. Il suo compleanno.
Palloncini, festoni
colorati ovunque. Coriandoli
e stelle
filanti. Un bel buffet, calici di vino. E gente. Tanta
gente. Pure una piacevole musica di sottofondo
si diffondenva dagli autoparlanti in alto sul soffitto. Uno striscione
nel
mezzo della sala antistante il suo ufficio “Buon compleanno
Sindaco Queen”.
Tutti
che gli facevano gli
auguri. Lo
staff. Amici
e conoscenti. C’erano
Curtis, Dig, Rene’ e Dinah. Lance. Gente comune. Imbucati. E
loro. Le donne
della sua vita
Thea
e Felicity. Le due
congiurate.
Al
taglio della torta si
era pure commosso, ringraziando tutti. Non ci era piu’
abituato. I mega party a
Villa Queen con i suoi scatenati amici a far casino, ubriacarsi e tirar
tardi
con le ragazze che ci volevano stare...sembravano lontani anni luce.
Tommy. Un
piccolo momento di malinconia e rimpianto.
Spazzato
via dall’abbraccio
caloroso di Thea “Buon compleanno fratellone!”
“Grazie, sorellina. Grazie. Sei
stata fantastica. Questa festa e’…”
“Tutto merito di Felicity.”
“Felicity?”
“Si,
era stata lei a
organizzare tutto.” Ne avevano parlato fra loro, era venuto
fuori per caso che
il 17 maggio fosse il suo compleanno. E Felicity aveva proposto di fare una festa.
Con
Chase in galera, le cose piu’ tranquille. Era
il momento giusto. E si chiedeva come mai in tanti anni non le fosse
mai venuto
in mente. Troppo impegnati con la loro lotta. E dopo
troppo felici, quasi in una
bolla fuori della realta’. E dopo troppo lontani.
La cerco’ con gli occhi in mezzo alla
gente. Stava
parlando con Lance. Ma fu distratto da una
segretaria che gli fece gli auguri. E dopo un attimo lei non
c’era piu’.
Cerco’
piu’ volte di
avvicinarsi ma per un motivo o per un altro non ci riusciva. E
cominciava a
innervosirsi. Voleva parlarle. Aveva bisogno di parlarle.
Stava
bevendo un sorso di
champagne dopo essersi intrattenuto con il capo del servizio di
pubbliche
relazioni del Municipio quando entro’ nella sala una persona
che non si
aspettava. Susan.
“Ciao, signor Sindaco.”
Composta. Seria.
“Ciao.” Era
un po’.. non
imbarazzato, ma non a suo agio. Ma non sapeva bene come comportarsi. L’aveva lasciata.
Piuttosto bruscamente, dopo le torture di Chase. E lei se
n’era andata da Star
City. Si era allontanata, per la sua sicurezza. L’ aveva
Saputo dopo.
“Buon
Compleanno.”
“Grazie”
“Bella
festa.”
“Stai.. stai bene?”
“Sto.. come vedi.” Era
molto bella, elegante in quell’abito scuro. I
lunghi capelli ondulati che le accarezzavano le spalle.
Ma aveva un’aria diversa. Meno dura.
Piu’ malinconica.
“Susan
mi spiace, io..”
“Oliver”
il tono calmo, lo
interruppe. Ma lui non si fermo’
“Quando
ti ho detto che non
potevo stare con te, che non era cosi’ che volevo che la mia
vita toccasse
la
tua”
“Sei stato molto chiaro.”
“Quello
che intendo dire...
sono stato brusco, sbrigativo”
“Eri
in uno stato
particolare di prostrazione, si vedeva. Dopo quel che avevi passato con
Chase.
Ma non toglieva niente alla tua decisione. Quello lo avevo
capito.”
“Dovevo
dirlo meglio.”
“Meglio
o peggio cosa
avrebbe cambiato?”
“Susan,
non poteva
funzionare tra noi. Non ero, non sono.. innamorato.”
“Lo
sei.”
Oliver
la guardo’ stranito
“Solo non di me.” Susan
fece un
mesto sorriso.
Oliver
distolse lo sguardo
per un secondo. La risata argentina di Felicity risuono’ poco
lontano. Stava parlando
animatamente con Thea. Il suo sguardo si fisso’ su di lei.
Era la verita’. Lui era innamorato.
Aveva solo una donna nel cuore. E
la voleva esattamente come quando aveva capito che
lei era importante per lui, dalla faccia delusa che aveva visto in
Russia
quando lo aveva beccato con Isabel Rochev. Quel che le aveva detto. Per
la vita
che conduco meglio non stare con qualcuno al quale potrei tenere
veramente. E
dopo 3 anni ancora ci girava attorno. Era ora di finirla.
“Decisamente
non di me. Non
l’hai mai dimenticata, vero?”
Oliver
guardo’ Susan con
senso di rispetto nuovo. Si morse leggermente le labbra.
“Ho
parlato solo una volta
con lei. Ma deve essere speciale. E non solo a hackerare PC, a quanto
pare”
Allora
aveva
immaginato...
“Ero
di passaggio. Volevo
salutarti prima di partire.”
“Partire?
Di nuovo? “
“Si,
non c’e’ niente che mi
trattenga qui. Il mio capo mi ha trasferito a Hub city e quindi.. nuova
vita.
Nuova ripartenza”.
“Mi spiace Susan. Davvero.”
“Quel
che e’ stato e’ stato.
Evidentemente non era destino. Vado, prima che tua sorella mi
incenerisca con
lo sguardo. Non le sono mai piaciuta”
In
effetti Thea la stava
guardando piuttosto male, in lontananza. Felicity non era
piu’ con lei.
“Addio Oliver.”
“Addio Susan.”
Un leggero bacio sulla guancia. Un
attimo dopo non c’era piu’. Un’ altra
persona che aveva incrociato nella sua
vita. Una donna con la quale si era illuso potesse andare avanti.
Felicity.
Dove si era
cacciata? La trovo’ nel suo ufficio, aveva posato dei
pacchetti per lui sulla
sua scrivania. Stava mettendosi addosso un cappottino. Rosato. Gli
ricordava
quello che portava quando se n’era andata.
“Ciao”
Lei
sobbalzo’.: “Ehi,
avvisa prima di entrare cosi di sorpresa!”
Oliver
la guardava, serio.
“Tutto
bene?” chiese lei
“Volevo…volevo
ringraziarti.”
“Di cosa?”
“Della festa. Thea
mi ha detto..”
“Beh,
non ho fatto tutto
io. Anche Thea si e’ data da fare”
Lui
allungo’ una mano, la
tocco’ sul braccio “Grazie, Felicity”
“Si..
beh, ecco… prego.”
Sembrava imbarazzata.
“Adesso
devo.. devo andare.”.
balbettava.
Era nervosa.
“Perche’?”
fece lui
allarmato “La festa non e’ finita!”
“Lo
e’ per me. Ho da fare..
si, insomma .. a casa ho del lavoro da fare..”
“Felicity...”
“E’ tornata, vedo”
“Scusa?”
“Susan Williams. E’
tornata.”
“No.
Se n’e’ andata.”
“Mi
vi ho visto prima, di
la’.”
“Se
ne va.”
“Se
ne va?”
“A Hub City”
“A Hub City”
Continuava
a ripetere le
parole di lui come un pappagallo. Si diede della sciocca. Eppure..
“Ma
tornera’, no? State
insieme.”
“Non
piu’”
“Come?”
“Ci
siamo lasciati.”
“Davvero?
Quando?”
“Ha importanza?”
“Beh, si. Avrai
sofferto. Sembravi
avere una relazione seria con.. con quella donna.”
“Non
lo era.”
“Oh?”
“Non
avrebbe mai
funzionato.”
“Perche’?”
Si
sentiva in lontanza,
ovattata, una musica. Una canzone. Etta James “At
last”
At
last
my
love has come along
my
lonely days over
and
life is like a
song
Finalmente il mio amore è arrivato
I miei giorni di solitudine sono finiti
e la vita è come una canzone
Si,
finalmente ... la sua
speranza. Sperava che lei tornasse da lui.
Ma lei non sembrava intenzionata a fare quel passo. E lui
invece voleva
con tutta l’anima che tornasse da lui.
“Perche’
no. Ma basta
parlare di Susan.”
Lei
lo guardava attenta
“Vuoi
ballare con me
Felicity?”
“Ballare?”
Fece lei
incredula
“Si,
ballare.”
Felicity annui’. Non riusciva a
parlare. Si stavano guardando. Come solo
loro sapevano guardarsi. Quasi non riuscivano a muoversi.
In quell’ufficio inondato di luce. Dove
si erano parlati un po’. Dopo
che lui le
aveva detto che era giusto darsi delle opportunita’ al di
fuori di loro. Dove
sembrava che l’amore fosse finito. Dove sembrava di poter dimenticare quella notte
al covo. L’incendio dei sensi. Il tumulto del cuore.
L’unione delle anime.
Dove
sembrava che nuove
strade potessero aprirsi. Strade che si erano rivelate senza uscita. Ci
avevano
provato. Non aveva funzionato. Nessuno di loro due era riuscito ad
andare avanti.
Nessuno dei due si era mosso da quello che c’era tra di loro.
well
You smile
you smile
oh and then the spell was cast
and here we are in heaven
for you are mine at last
oh, finalmente
beh, tu hai sorriso, tu hai sorriso
e dopo l'incantesimo è stato lanciato
Ed eccoci qui in paradiso
perchè tu sei mio... finalmente
Quel legame fortissimo,
inscindibile, che non era morto.
Quelle parole ancora sospeso
nell’ufficio. Io tengo a te.
Io terro’sempre a te.
La mano di lui timidamente a
stringerle le spalle, un
passo verso di lei. Un passo verso di lui, quel suo sguardo
scintillante pieno
di promesse.
I found a dream
that I could speak to
a dream that I
could call my own
I found a thrill
to press my cheek to
a thrill that I have never known
Ho trovato un sogno a cui potevo parlare
un sogno che posso chiamare mio
ho trovato un brivido contro il quale premere la mia guancia
un brivido che non ho mai provato prima
Con delicatezza la prese tra le
braccia. Lei si abbandono’
tra quelle braccia forti e protettive. Le era mancato stare nelle sue
braccia.
Era mancato a lui stringere quella piccola donna a se’,
trarne forza e calore.
Sentire le braccia non piu’ vuote. Sentire il cuore non
piu’ vuoto.
Si muovevano leggermente al ritmo
attutito della musica.
Lei aveva appoggiato la testa sul suo petto, il risvolto della giacca
sotto la
guancia.
ooo yea
you are mine
you are mine
at last
at last
at last
at last
ooo
si
tu
sei mio
tu
sei mio
finalmente
finalmente
finalmente
finalmente
La musica fini’. Smisero
di ballare. Rimasero fermi, lei
ancora stratta nelle forti braccia di lui.
Alzo’ la testa per guardarlo, lentissimamente.
Quasi al rallentatore.
Annego’ ancora una volta
nello sguardo di lui. Nel sorriso
appena accennato di lui. Uno sguardo d’amore. Uno sguardo che
non poteva
cambiare.
Le appoggio’ la fronte
sulla sua. Le mani risalirono a
circondarle il viso, accarezzandole il collo, i capelli.
“Felicity..” mormoro’ lui
sommessamente
“Oliver...”
rispose lei sussurrando
“Lo so che non ho nessun
diritto su di te”
Il respiro caldo di lui sulle
labbra. Lei che fu percorsa
da un brivido
“Abbiamo bisogno di...
tempo” disse lei
“Felicity...
Felicity...” il suo nome pronunciato come una
preghiera.
Fu lei ad accostarsi a lui. Lo
bacio’ quasi titubante...
lui rispose con cautela. Si controllo’. Assaporava quelle
labbra dolci dopo
tanto tempo. Quelle labbra cedevoli che gli dicevano che anche lei lo
voleva. Si
impose calma. Anche se voleva solo stringerla forte e soffocarla di
baci. Ma
era troppo preziosa. Non voleva forzarla. Aveva paura che scappasse
via. E non
voleva. Non voleva perderla. Non voleva sentire di nuovo quella
sensazione,
sentirla sua e poi perderla. Non l’avrebbe sopportato
stavolta.
“Ho.. bisogno... di
te” ansimo’ lui interrompendo
brevemente il bacio
“Amore...”
Oliver quasi non credeva alle sue
orecchie. La passione
repressa fu troppo forte. A quelle parole ruppe gli argini. Le loro
bocche si
schiusero, affamate. Assetate. E i baci divennero piu’
profondi. Intensi.
Ardenti.
Si strinsero forte l’uno
all’altra. D’impeto lui la
sollevo’ e la fece sedere sulla scrivania, insinuandosi fra
le sue gambe.
E continuarono a baciarsi,
abbracciandosi stretti. Come se
non ci fosse nient’altro al mondo. Nessun altro al mondo.
Niente di piu’
importante.
Thea li vide passando davanti alla
porta. Fece un sorriso.
Finalmente. Era ora che quei due testoni tornassero sui loro passi.
Silenziosamente ando’ a
chiudere quella porta, celando al
mondo esterno la vista di quei due innamorati che si baciavano
appassionatamente. L’amore meritava un po’ di
privacy. Il regalo piu’ bello del
mondo. L’emozione piu’ potente del mondo.
Buon compleanno Oliver,
penso’ Thea. Meriti un po’ di pace
e di felicita’.
“Ho
avuto un istante
di grande pace. Forse e’ questa la
felicita’” Virginia Woolf
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Ecco: per quanto odiosa fossa la
cavalla meritava un
“congedo” un po’ meglio articolato.
Con una chiara scelta da parte del
nostro Oliver. E un’altrettanto
chiara ripartenza con Felicity.
Io
l’ho vista cosi.’ Spero vi sia piaciuta. Se ce la
faccio domani vi posto capitolo 2. Bacio!
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