Sea Dream

di AlnyFMillen
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Sea dream


Non la guarda negli occhi, sa che non lo sopporterebbe. Si avvicina: le palpebre socchiuse, lo sguardo fisso sulle piccole labbra. Così morbide, delicate, timide. 
Le ricorda in ogni loro più minima increspatura, la lieve distensione di quando sorride tenera, quella più ampia di quando è euforica. 
Ha passato così tanto tempo ad osservarle che da lì potrebbe comprendere qualunque pensiero passa per la testa della loro proprietaria: come si stringono leggermente l'un l'altra in segno di disappunto, il broncio minuto spostato di poco verso destra mentre cerca di riordinare le idee, il labbro inferiore intrappolato fra i denti per indecisione.
Adora il naturale incarnato amaranto, la forma a cuore del labbro superiore leggermente più pieno del secondo, la secchezza improvvisa nelle passeggiate lungomare. 
Morirebbe non una, ma mille volte pur di poter sentire per un singolo attimo il respiro scivolare placido su quella dolce curva, passare attraverso lo spiraglio dove la dentatura splendente si intravede appena.
È vicino, troppo vicino. Troppo perchè possa mantenere una parvenza di controllo: il viso pericolosamente accostato all'incavo del collo di lei, le mani portate a lambire la pelle chiara degli avambracci. 
Si allontana di scatto, scosso dal solo percepire quei meravigliosi capelli solleticargli impudentemente il naso. La vede, i magnifici occhi verdi lampeggianti per la sorpresa e le guance rosse per l'imbarazzo. Mille domande: questo che legge attraverso le iridi chiare, eppure sa di non poter rispondere anche ad una sola di esse. 
Si gratta la nuca in imbarazzo, tira su un sorriso. È indeciso, prova vergogna della propria debolezza. Voleva fosse un semplice saluto, nulla di più. Le porge una mano, in segno di pace. Le porge una mano e si sente un perfetto idiota dopo appena tre secondi da quando quell'idea bizzarra gli ha attraversato la mente. Il palmo ben aperto rimane lì a mezz'aria, fisso verso il treno. 
Annie lo fissa, interdetta, proprio quando lui sta per inventare una scusa e riportare il braccio lungo il corpo, lì dove deve essere. E continua a darsi dell'imbecille, Finnick, mentre percepisce qualcosa - o meglio qualcuno - slanciarsi verso la direzione nella quale si trova per prendere posto fra le sue braccia. È un piccolo tornado di ciocche scure, leggero, fragile, delicato seppur poggiato a lui completamente. Gli ci vuole qualche attimo per capire che il peso adagiato sul proprio petto non è null'altro che Annie. 
Arriva il suo turno di rimanere sorpreso. La sente mugugnare poche parole, quasi incomprensibili a contatto con la stoffa della maglia, mentre ripiega con ardore le dita affusolate, stringendo la mano destra in un pugno. 
Tentenna, indeciso: sono in pubblico, lì dove tutti possono vederli. Eppure, anche se potrebbe essere scambiata per una semplice ammiratrice, lui sa perfettamente che così non è, tanto quanto lo sa anche lei. 
Per questo - perchè non ce la fa a vederla logorarsi, perchè non ce la fa a continuare con tutta quella farsa - che piano, con quanta più delicatezza ha in corpo, le cinge la vita quasi timoroso. Si impone di non andare oltre, evitando di attirarla a sè, ma sorride baciandole lievemente il capo. 
Tutto in lei ora non pare più gridare di restare, di non lasciarla.  
"Torna", è quello che continua a sussurrargli, comprendendo come ormai sia troppo tardi per trattenerlo lì. 
"Torna", perchè è l'unica cosa che chiede.





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