La poesia è morta.
O meglio, lo sarà a breve.
Lo sarà per tutti quelli che corrono
ventiquattrore in mano
occhi sul cellulare
troppo occupati per vivere.
La poesia è agonizzante.
Smembrata e violentata
utile solo se abbinata al filtro giusto
i suoi resti condivisi
la nuova ostia del world wide web.
La poesia è accessorio.
Meglio se accompagnata da occhiali a lente grossa
e uno sguardo che ti giudica perché
non hai mai visto quel corto incompleto
di quel registra jugoslavo
ma alla fine non hai neanche mai sentito un vinile
quindi chi sei per parlare?
La poesia è prostituta.
Se non ti garantisce i 15 minuti di gloria
allora perché scrivi?
La poesia combatte
con la penna e l’inchiostro e il sangue
perché ti prudono le mani
e devi scrivere.
La poesia si rigenera e salva vite.
Ti saluta in disguisa e tu ricambi
assaporando quel profumo familiare
su cui non riesci a porre l’indice.
La poesia sta morendo.
Ma domani è un altro giorno
la fenice risorge di nuovo. |