CAPITOLO
10
Quando
arrivano nel motel Dean lascia sul tavolino il pacchetto che si
è fatto preparare nel locale. Sammy ha bisogno di mangiare.
Non hanno parlato per tutto il tragitto ed è stato uno
sforzo lasciarlo nel suo silenzio; adesso non ce la fa più e
sedendosi sul letto, sfinito, prova a iniziare il discorso.
-
Questa storia è assurda.
Sam
non ha voglia di parlare, non ha voglia di fare nulla a dire il vero,
solo di rimanere sdraiato sul letto a fissare il soffitto. Tutto quello
che rivolge al fratello mentre si raddrizza e riordina le
carte e gli appunti è un mugolio senza particolare
partecipazione.
Dean
si gratta sospirando il sopracciglio sinistro, una vecchia cicatrice
che ogni tanto prude. -
Stai bene, Sammy?- chiede
alla fine perché tanto girarci intorno è inutile.
-Sto
benissimo - risponde
il fratello con voce atona senza guardarlo.
Certo,
come no! I Winchester stanno sempre benissimo… Dean sospira
e si alza, ha bisogno di una doccia. -
Allora mangia e molla quelle carte! -
dice andando a chiudersi in bagno. Sospetta che sarà una
raccomandazione inutile.
Dean
è felice di sentire il getto caldo della doccia sulla
schiena. È stata una giornata devastante dopo un lungo lungo
viaggio. E lavorare così vuol dire vivere in perenne
tensione, chiedendosi quando uno dei demoni deciderà di
tirargli un brutto tiro. Solo ora con il calore dell’acqua e
il vapore, chiuso in un posto sicuro, si può godere la
sensazione dei muscoli che si lasciano andare. Resta sempre quel
fastidioso pensiero di Cass disperso in un locale pieno di stregoni e
merde varie con il Diavolo, Crowley e quell’altro demone
mozzafiato. Chiude gli occhi mentre si insapona la testa e per un
momento Crowley gli sembra quasi una garanzia. Da quando il mondo
è diventato così complicato?
Pochi
minuti dopo Sam lo sente uscire dal bagno. Dà le spalle alla
stanza, seduto sul letto circondato da carte e con il laptop acceso e
in funzione. Deve tenere occupata la mente per non pensare a come si
sente.
Dean
lancia un’occhiata al tavolino. -
Va bene Sammy, adesso basta! - sbotta
mettendosi davanti al fratello mentre si strofina la testa con
l’asciugamano - o
ne parliamo o vai a farti una doccia perché puzzi!
Sam,
sempre senza guardarlo, sospira esasperato mentre si alza. -Ok,
vado a farmi una doccia. - e
senza aspettare repliche, che sa per certo arrivare da un momento
all’altro, si chiude in bagno. Una volta davanti allo
specchio non può fare a meno di studiare il suo riflesso. Da
quando il suo volto è così scavato? Ha delle
rughe...e fin troppe cicatrici. Per un attimo si trova a pensare a cosa
gli restituirebbe lo specchio se invece di abbandonare
l’università avesse continuato quella vita:
avvocato, magari sposato, padre...una vita normale senza demoni,
diavoli, angeli...e tutto il resto della merda che popola ogni santo
giorno della sua vita. Che senso ha pensarci, ormai indietro non si
torna. Con un sospiro cede al desiderio di una doccia purificante,
sperando che insieme alla sporcizia e al sudore si porti via anche un
po’ dell’oscurità che ha addosso.
Dean
vorrebbe dormire lasciando il fratello nel suo brodo ma non ci riesce e
quando esce dalla doccia è ancora seduto contro la testiera
del letto col computer sulle gambe. Alza gli occhi e lo guarda, ha
l’aria devastata. -
Mi vuoi spiegare che cazzo hai?
Sam
sospira. Si siede sul bordo del letto, i gomiti sulle ginocchia, lo
sguardo a terra. A volte il fratello è peggio di lui
riguardo a insistenza. - Dean...è
che...non so, non riesco ad accettare che Lucifero possa essere davvero
cambiato. Non riesco a mettere da parte tutto quello che ho dovuto,
abbiamo dovuto passare a causa sua. Ho così tanta rabbia
dentro...mi soffoca!
Dean
chiude il computer e lo guarda. Può capire i dubbi del
fratello perché sono gli stessi che gli rodono dentro. -
Credi che io l’abbia dimenticato?
-No
ma...io so che quello che provo è sbagliato, irrazionale. La
mia coscienza mi dice una cosa, il mio cuore pieno di rabbia e dolore
un’altra, mi sento spezzare! Quando lo vedo è solo
l’ira che ragiona al mio posto.
Dean
lo guarda e vede tutta la fatica nel suo volto. - Irrazionale?!
Credi che sia da pazzi non fidarsi del Diavolo? -
scuote la testa - Saremmo
matti a fidarci! Ascolta, per come la vedo io al primo segno che non mi
convince… - e
fa un gesto eloquente con la mano. Certo, il suo buon senso sa
benissimo di non poter far molto se Lucifer dovesse decidere di
ammazzarli tutti, ma non è questo il punto ora.
-È
irrazionale non avere fiducia nel cambiamento, non dopo tutto quello
che abbiamo passato noi…- Sam
continua a rimuginare sulla sua lotta interiore. Le parole del fratello
gli danno un po’ di forza, ma si sente sbagliato.
-
Maddai!
Con questa logica finirai a prendere il thè con Crowley! - borbotta
Dean per distendere la tensione per poi tornare serio - Per
noi è diverso, Sammy, non lo abbiamo mai voluto. Tu non lo
hai voluto. Noi abbiamo fatto una scelta.
- dice con uno sforzo perché sa che il discorso vale molto
più per il fratello che per lui.
-
Lo
credi davvero? - risponde
piegando la bocca in un triste sorriso - Non
mi hanno di certo obbligato a farmi di sangue di demone… Non
so Dean, mi sento ad un bivio nella vita, e non so cosa mi aspetta al
di là delle due strade. - dice
sospirando - Lasciamo
perdere dai, andiamo a dormire. Domani sarà
un’altra lunga giornata.
Dean
sospira e si alza per posare il computer. -
Andrà bene, Sammy.
- dice cercando di sembrare convinto mentre spegne la luce.
-0-
Tornare
a sentirsi intero non è niente male. Allontana di un passo
il ricordo del guinzaglio e avvicina un po’ quello del trono.
Certo, fare da tassista per il pennuto non è esattamente
quella che si dice un’attività diabolica, ma ci si
accontenta. La stanza del motel sa di notte e sonno mentre alce e
scoiattolo dormono sereni come bimbi. A dire il vero Dean russa come un
trattore e sbava con la bocca spalancata sul cuscino. Gli passa davanti
il pensiero che una volta avrebbe pagato per trovarsi lì e
fargli saltare le cervella. Invece si serve dal frigo bar, almeno gli
alza il conto.
Castiel,
non appena mette piede nella stanza, si avvicina al letto di Dean e,
con leggerezza, appoggia la sua mano sulla stessa spalla dove anni
prima ha lasciato la sua impronta.
-Dean…
L’uomo
salta seduto sul letto con la pistola in mano imitato dal fratello
armato di pugnale.
-
Buongiorno raggi di sole.
- sorride Crowley dal tavolino.
-
Cazzo, Cass!
- esclama Dean abbassando la pistola. Sam si ributta supino sul letto
cercando di calmare il battito del cuore e di attenuare la scarica di
adrenalina. -Vi
odio…- riesce
a dire tra i denti.
Dean
si alza dal letto finendo a un centimetro dal volto
dell’angelo il quale lo guarda con il suo solito sguardo
immobile.
È
mattina, è appena sveglio ed è di certo per
questo che il corpo di Dean reagisce inopportunamente, cosa che non
sfugge al demone che ridacchia e si schiarisce la voce. -
Vi insaponate la schiena così poi possiamo lavorare?
Dean
gli lancia un’occhiata di odio puro e poi allontana con
gentilezza l’angelo, posandogli le mani sulle braccia, quel
poco che basta per passare senza sbattergli addosso. Forse è
diventato rosso, maledetto demone. -
Fottiti, Crowley - borbotta
andando in bagno.
Il
demone non si scompone finendo la pessima birra. Lo sguardo di Castiel
segue con curiosità l’amico e quando la porta del
bagno si chiude dietro di lui rivolge la sua attenzione
all’altro cacciatore. -Sam,
abbiamo delle novità.
Sam
si tira su a sedere gettando le lunghe gambe fuori dal letto.
Passandosi una mano sul viso cerca di mettere in funzione la mente. -Dacci
un paio di minuti Cass, lasciaci almeno svegliare in modo decente...e
lascia fare colazione a Dean o sarà intrattabile. - e
così dicendo si alza e comincia a vestirsi.
-
Sai
che l’ossessione per cibo e alcol di tuo fratello compensano
altro, vero? -
si diverte Crowley a stuzzicare Sam e poi aggiunge rivolto
all’angelo - Scommetto
che se lo aiuti con la doccia lavora anche digiuno.
Castiel
rivolge un’occhiata piena di astio al demone e poi guarda Sam
con desiderio. -Posso
ucciderlo?
Sam
sorride appena. Oh quanto vorrebbe ucciderlo anche lui… -Mettiti
in fila, amico.
Crowley
gongola della rabbia repressa che provoca. è fin troppo
facile a volte.
Dean
esce dal bagno e, andando verso il letto, gli tira uno scappellotto che
per poco non gli fa andare di traverso la birra, ma non importa
perché è il gesto più amicale che Dean
gli concede dai tempi del Black
Spur.
-
Quali novità? - chiede
il cacciatore infilando la maglietta.
Castiel
lo fissa e con un sospiro comincia a raccontare della loro visita al Corey’s
in compagnia di Lucifer e del demone donna, che tra l’altro
gli ha dato l’impressione di essere uno tra i demoni
più pericolosi che abbia mai incontrato ma anche una tra i
più singolari. -In
conclusione, questo Samael è in città da pochi
giorni. -
così l’angelo termina il resoconto.
-
E ama i gingilli costosi… un tizio ha notato un orologio
piuttosto “singolare”. - dice
Crowley fissando l’angelo e chiedendosi quale problema abbia,
quello è l’unica vera novità e nemmeno
ne fa cenno - Cito
testuale: “veniva dal futuro, sembrava roba da Star
Trek”.
Dean
li fissa con gli occhi sgranati mentre infila il chiodo. -
Stai scherzando? Un fottuto viaggio nel tempo?
Crowley
si stringe nelle spalle. Sam sta elaborando i dati. -Ormai
non mi meraviglierebbe se fosse vero...ma non precipitiamo le cose.
Dite che ha preso una stanza vicino a quel locale? L’avete
rintracciato?
-No
- risponde
Castiel portando la sua attenzione sull’altro cacciatore, - abbiamo
trovato l’appartamento ma è completamente vuoto,
come se non ci fosse mai stato nessuno dentro. In ogni caso il demone
di Lucifer ha detto che terrà d’occhio il luogo
per noi. Quello che sappiamo è che frequenta quasi ogni sera
il Corey’s.
-
Beh, è qualcosa da cui iniziare! - dice
Dean pensando alla colazione che lo attende - vi
muovete? Ho bisogno di un caffè e una bella porzione di
torta.
Crowley
lancia un’occhiata eloquente a Castiel che sottende un mal
celato
“ti avevo avvertito”.
L’angelo, d’altro canto, abbassa lo sguardo quasi
imbarazzato. -In
realtà...io dovrei andare…
Sam
lo fissa incuriosito.
Dean
alza le sopracciglia fissandolo: - Come
sarebbe a dire che devi andare?
-Ho
un appuntamento con mio fratello...Lucifer vuole portarmi non so dove.
Dean
è allibito, cosa ha nella testa Cass? -
Ma sei fuori? Tu non vai da nessuna parte da solo con Lucifer!
-Dean,
è mio fratello, e voglio dargli una possibilità. -
sbotta con esasperazione Castiel. Sapeva che non sarebbe stato facile
far capire la sua posizione al cacciatore. Sente su di sé
anche lo sguardo accusatore di Sam. -
Ragazzi...fidatevi di me!
Dean
lo guarda trattenendosi dal tirargli un cazzotto, imbocca la porta ed
esce sbattendola.
-0-
-
Benvenuto
Castiel.
Linda
è davvero felice che sia venuto e non solo per motivi
professionali.
Castiel
si guarda intorno in imbarazzo. Non capisce perché suo
fratello l’abbia portato in quel luogo. Inoltre, Amenadiel
seduto sul divano emana un‘aura di feroce disapprovazione che
un po’, deve ammetterlo, lo intimorisce: sarà
anche senza grazia, ma rimane uno tra gli angeli più
potenti.
Lucifer,
invece, è deliziato che il fratellino abbia acconsentito a
seguirlo fino dalla Dottoressa. Ovviamente non gli ha detto dove lo
stava portando, qualcosa gli sussurra che altrimenti gli avrebbe girato
le spalle e se ne sarebbe tornato dalle sue scimmiette. - Linda,
sono elettrizzato! Che bella questa riunione fraterna! -
dice sedendosi a sua volta sul divano e afferrando due orsetti gommosi
dalla ciotola sopra il tavolino. Castiel rimane in piedi non sapendo
bene cosa fare, questa situazione è davvero strana.
-
Perché non ti siedi, Castiel? - gli
propone la donna indicandogli una sedia messa di fianco al divano. Poi
rivolta ad Amenadiel - Allora,
Amenadiel, l’ultima volta mi pare che avessi qualcosa da dire
ai tuoi fratelli. Ricordate che siamo qui per cercare di capire gli
altri… non vogliamo attaccarli ma capire le loro ragioni. - dice
stando attenda a calcare bene il concetto, ha il vago di timore di
dover gestire una lite tra entità superiori. Sta rileggendo
la Bibbia di recente e non sembra promettente.
Castiel
si siede e, schiarendosi la voce, si china leggermente verso la donna.
- Mi
scusi ma...io non capisco, che ci faccio qui?
Quella
voce è qualcosa
di… di wow! A Linda non viene un altro termine, si ricompone
sulla sedia cercando di darsi un contegno professionale. -
I tuoi fratelli stanno cercando di risolvere i loro contrasti e
nell’ultima seduta è venuto fuori il bisogno di un
confronto con te, Castiel.
L’angelo
la guarda con occhi spalancati, allibito. Sul serio? -Mi
vuol dire che...questa è una seduta terapeutica? - poi
rivolge uno sguardo al Diavolo e non nasconde il disappunto che prova.
- Scherzi?
Dovremmo cercare le tue ali, non parlare dei nostri problemi!
Linda
guarda con rimprovero Lucifer - Non
glielo avevi detto?
-
Ovvio che no, Linda! Conosco Cassy, è così ligio
al dovere che non sarebbe venuto - risponde
sogghignando Lucifer. La donna scuote la testa esasperata chiedendosi
se Lucifer capirà mai come funziona una terapia.
-Si
certo...a “Cassy” importa solo di Cassy e dei suoi
umani! - interviene
Amenadiel.
Il
Diavolo lo guarda con rimprovero. -Oh
andiamo fratellone! Sii un po’ meno rigido, via quel palo dal
culo!
Castiel
chiude per un attimo gli occhi. Non può credere di essere
seduto in uno studio psicoterapeutico con i suoi fratelli. Inoltre lo
mette a disagio parlare delle sue faccende angeliche con qualcuno che
non siano Dean e Sam. - Non
ho tempo per questa cosa adesso, Lucifer! Su questo non sei
assolutamente cambiato, rimani un egoista in tutto e per tutto!
Ora
Lucifer è offeso. -Ma
non è vero! Lo faccio per voi due, dovete parlare! Amenadiel
in questo periodo è...beh un po’ combattuto
diciamo, e riversa la sua rabbia nei confronti di papà su di
me, e adesso su di te! - guarda
soddisfatto Linda come per dirle che in fondo le sue sedute con lui
sono servite a qualcosa.
-Io
non riverso nulla su di voi! - esclama
infastidito l’alto angelo nero.
Castiel
lo guarda pensieroso. In effetti vorrebbe chiedergli delle cose, capire
cosa gli sia successo.
-
Amenadiel, hai voglia di spiegare a Castiel come ti senti nei suoi
confronti? - chiede
con gentilezza la Dottoressa.
-Cosa
devo dirgli? Che non capisco come lui possa avere ancora la sua grazia
e i favori di nostro padre nonostante quello che ha fatto? Che la sua
sola vista mi dà la nausea?
Linda
interviene prima che possano farlo altri. -
Castiel, tuo fratello si sente punito troppo duramente rispetto a te.
Puoi spiegargli perché hai agito come hai agito?
Castiel
guarda prima la Dottoressa e poi il fratello maggiore con sconcerto - È
questo che ti è successo Amenadiel? Chuck ti ha punito
togliendoti la grazia? Per quale motivo?
-O
semplice- interviene
Lucifer con tono serio e sguardo fisso sul soffitto, - l’ha
solo rinnegato mettendo in discussione i suoi ordini e il suo operato.
Castiel
è senza parole. Ora è tutto più
chiaro. -Capisco,
quindi tu credi che per essermi fatto usare con l’inganno da
Metatron, per aver disubbidito ai miei fratelli esaltati, per aver
difeso gli esseri umani...io avrei meritato una punizione almeno pari
alla tua. Però vedi Amenadiel, in tutto questo io non ho mai
ripudiato Chuck, non gli ho mai voltato le spalle, ho sempre
fatto il suo volere. Ok, a volte l’ho messo in discussione,
ho posto i miei dubbi e la mia coscienza sulla bilancia
contrapponendoli agli ordini, ma le mie scelte non l’hanno
mai deluso. Probabilmente è per questo che invece a me Chuck
ha dato tanto senza mai togliere…
-
Non siamo qui per mettere in discussione le scelte di…
vostro padre - Linda
ha registrato l’uso del nome Chuck ma non le sembra il
momento di chiedere spiegazioni - ma
per capire cosa vogliono dire per voi. Castiel, tu stai dicendo che
rimproveri ad Amenadiel di non capire vostro padre. Come pensi che lo
faccia sentire questo? Non credi che dovresti aiutarlo?
-Io
non ho mai preteso di capire Chuck, ho sempre e solo obbedito. Inoltre,
Lui non ha mai cercato di spiegarmi le sue intenzioni, in
realtà con me non ha mai parlato. Ipotizzo che sia
soddisfatto per il semplice fatto che sono stato premiato, nulla di
più. È Lucifer che ci ha parlato, è
lui che Chuck ha a cuore. Mi spiace Amenadiel, ma nostro padre si sa,
ha le sue preferenze. Io, prima da cherubino e adesso da serafino, me
ne sono sempre fatto una ragione: non sono mai stato abbastanza vicino
a Lui per ricevere altro se non ordini. Mi ha dato la
possibilità di una scelta: continuare a eseguire i suoi
ordini in Paradiso oppure essere libero di seguire le mie sensazioni
qui sulla Terra in mezzo agli umani. Ho scelto, probabilmente se non
avessi optato per la seconda possibilità avrebbe offerto
l’opportunità ad un altro angelo inferiore. Per il
compito di accudire e proteggere i Winchester gli serviva qualcuno in
grado di potersi adattare, di mettersi in discussione, ed evidentemente
io sono quello giusto.
Lucifer
guarda il fratellino sorpreso. Non lo faceva così arguto, e
nemmeno così cinico. -
Quindi u dici che ogni scelta che hai compiuto era già stata
calcolata da papà in pratica, esatto? - vuole
sapere il Diavolo.
-Si...secondo
me si. Io ho fatto esattamente ciò che Chuck si aspettava.
Lucifer
guarda eloquente Amenadiel sperando che, finalmente, capisca e se ne
faccia una ragione: nessuno di loro ha mai avuto veramente il libero
arbitrio, nemmeno lui decidendo di lasciare l’Inferno per
reinventarsi sulla Terra. Tutto calcolato, tutto previsto, stavano
giocando a scacchi con Dio dove Dio è il computer che
prevede almeno 10000 mosse diverse per ognuna di quelle che fanno loro
da semplici giocatori. Tutto questo conferma anche quello che ha sempre
pensato. Rassegnato, torna a guardare Castiel interessato.
-E
dimmi Cassy, ti sei mai pentito di aver scelto di vivere con gli esseri
umani? Come la metti con la contaminazione da sentimenti?
Linda
fissa l’arcangelo chiedendosi da quando abbia deciso di
rubarle il mestiere ma non interviene curiosa di sentire la risposta.
Castiel
rivolge la sua attenzione al fratello. - Onestamente...no.
Sento di far parte di qualcosa di straordinario, adesso ho una vera
famiglia e il provare sentimenti è una nuova avventura: gli
esseri umani sono delle creature uniche, capaci di grande passione,
amano in modo completamente diverso rispetto a noi e a Chuck, i loro
sentimenti, le loro emozioni...sono così totali,
così complesse, così violente, ci si sente vivi e
danno uno scopo. Il mio scopo ora è quello di proteggere la
mia nuova famiglia perché ciò che loro
provano...e che io provo, non voglio che finisca. Ho sempre combattuto
per dovere, ora combatto per amore.
Angolino delle autrici.
Capitolo
di confessioni e risoluzioni problemi, almeno si spera!
Angeli,
demoni, umani... poco importa a quale razza uno appartenga, i problemi
così come i sentimenti, non hanno un genere (sentimenti...
ok, parliamone! Un demone normale non prova altro se non rabbia e odio,
ma Crowley non è di certo un normale demone).
Quindi
il nome del misterioso ladro stregone è Samael, un nome
inusuale ma familiare :D
Chissà
cosa ci riservano il resto delle indagini, se volete scoprirlo
continuate a leggere la nostra storia.
Hugs.
OcaPenna
e Astral
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