CAPITOLO
4: PRIMI APPROCCI...
La
scienziata dai capelli turchini stava fissando da due ore lo schermo
del computer.
Aveva
guardato e riguardato quei file ma non c'era niente da fare.
Non
riusciva proprio a capire come fare per far funzionare di nuovo
l'ascensore in cui Vegeta e Yamcha erano prigionieri da ormai tre
giorni.
La
donna sentì la porta aprirsi, ma non si girò
tanto era immersa nei
suoi pensieri.
“Bulma...”
la fece sussultare la voce del padre.
La
scienziata smise di guardare lo schermo e si girò verso il
padre,
chiedendogli: “Ciao, papà. Come stai?”
“Io bene, ma non posso
dire la stessa cosa di te: sono tre giorni che mangi poco, dormi
ancora meno e non fai una doccia. Non è da te ridurti in
questo
modo...”
Bulma
sospirò e rivelò: “Non posso farci
niente, papà. Sono
preoccupata per entrambi. Vegeta perché è mio
marito e lo amo con
tutta me stessa e Yamcha perché è come se fosse
mio fratello. E'
vero che adesso siamo solo amici ma, prima che arrivasse Vegeta, io e
lui eravamo fidanzati. Tutto sommato, il nostro, era un amore grande
e sincero e, se non fosse arrivato Vegeta, ci saremmo anche sposati e
saremmo stati benissimo insieme, ne sono certa. Non voglio che Vegeta
sappia questo perché, già è molto
geloso di Yamcha per il fatto
che eravamo fidanzati un tempo, se poi sa del nostro bel rapporto che
avevamo, lo ucciderebbe seduta stante, infischiandosene delle mie
minacce. Vorrei che non fosse così freddo e cinico nei suoi
confronti ma che provasse, almeno, a parlargli. Yamcha è un
brav'uomo, anche se un po' immaturo. E vorrei che lo capisse anche
lui.”
Il
dottor Brief lasciò che la figlia si sfogasse.
Tutta
quella faccenda la stava proprio distruggendo.
Proprio
in quel momento, un lugubre lamento si udì e tutto quanto,
persino
il dottore e la sedia su cui era seduta Bulma sobbalzarono.
Quando
il frastuono terminò, il dottor Brief commentò:
“E' la quarta
volta, oggi, che sento lo stomaco di Vegeta.” “Per
questo devo
farli uscire di lì il più in fretta
possibile...” “Mi auguro
che a Vegeta non venga in mente di mangiarsi Yamcha.”
“Tranquillo,
papà. In passato ho avuto più volte occasione di
aver a che fare
con la fame di Goku. A quanto pare, se i sayan non mangiano, perdono
tutte le loro energie e non riescono a combattere con tutta la loro
potenza. Scommetto che Vegeta non ha nemmeno la forza di alzarsi in
piedi.” “Sì, ma temo che se identifica
in Yamcha un potenziale e
ristoratore pasto, le sue forze torneranno magicamente...”
Bulma,
sentendo le parole del padre, sbiancò.
Era
vero, Yamcha correva il rischio di diventare il pasto di un sayan.
Decise,
però, di mantenere la calma e, mentre continuava a lavorare
al
computer, chiese, quasi per caso: “Dov'è la
mamma?” “A
coccolare Bra. A quanto pare, sta diventando sempre più
depressa:
non mangia più, non dorme... non urla più,
persino.”
Bulma
sospirò.
Questa
situazione, era atroce anche per sua figlia.
Bra
era sempre stata legata a suo padre ma, da quando aveva invitato
Yamcha in casa loro, la piccola si era affezionata anche a lui.
Bulma
sospettava che la bambina avesse trovato qualcosa che quei due
avevano in comune... qualcosa che nemmeno lei aveva mai notato...
Un
altro lamento dello stomaco di Vegeta si sentì per tutta la
casa.
Bulma
era, in parte, contenta di sentirli, in quanto erano la prova
lampante che Vegeta non avesse ancora mangiato Yamcha, ma non poteva
negare che tutti quei boati spaventavano a morte tutti, persino i
vicini, che qualche ora prima avevano bussato allo stabile,
chiedendo, a nome di tutto il quartiere, se per caso avevano una
pantera affamata in casa.
La
signora Brief aveva perlustrato tutti i vari condotti di ventilazione
della casa in cerca di quel povero gattino intrappolato e c'era
voluta tutta la pazienza di Bulma per convincerla che quei lugubri
lamenti erano solo lo stomaco di un sayan affamato e, per giunta,
prigioniero in un ascensore.
Bulma
decise di non perdere altro tempo.
I
brontolii dello stomaco di Vegeta erano sempre più potenti e
non
voleva rischiare di trovare le ossa del suo ex quando avrebbe
riattivato l'ascensore.
Un
altro, tremendo, brontolio dello stomaco di Vegeta.
Yamcha
cominciava a non poterne più.
Nonostante
fossero d'aspetto simili ai terrestri, quei sayan erano molto diversi
da loro.
Avevano
tutti, persino Goku, un qualcosa di... animalesco.
Persino
il loro stesso stomaco non era umano.
Quale
essere in tutto l'universo possedeva uno stomaco capace di fare un
simile baccano e capace di contenere, come se niente fosse, cibo che
avrebbe potuto sfamare, per anni interi, un'intera nazione?!
Non
era riuscito a chiudere occhio, non tanto per il freddo, ma per i
versi da colonna sonora da film horror di quel dannato stomaco.
Quando
Bulma avrà fatto partire questo maledetto ascensore, la
prima cosa
che farò sarà quella di andarmene, assieme a
Puar, in albergo!
Si lamentò, mentalmente, il terrestre.
C'era
una cosa, poi, che cominciava a preoccuparlo seriamente.
Vegeta,
da qualche ora, lo stava guardando sorridendo.
Di
solito, la gente aveva un'espressione più rassicurante
quando
sorrideva, ma non Vegeta.
Vegeta
sorrideva raramente, e forse era meglio così... anche
perché, quel
sorriso gli stava facendo venire i brividi.
Ad
un tratto, Vegeta gli disse: “Sai Yamcha, mi sembra che tu
sia un
po' ingrassato.”
Yamcha
era stupefatto.
Vegeta
gli aveva solo chiesto solo alcune piccole cose per poi era piombato
nei suoi famosi mutismi.
E
adesso, di punto in bianco, gli diceva che sembrava ingrassato.
Un
po' imbarazzato, il terrestre rispose: “Forse un po'... sai,
in
questi anni di inattività...” “Oh, non
ti preoccupare... mi vai
benissimo così... anzi, sei perfetto.” lo
zittì il principe dei
sayan avvicinandosi lentamente a lui e, contemporaneamente, pulendosi
con una mano della bava che gli usciva dalla bocca.
In
un attimo, Yamcha capì.
“Vegeta...
ricordati che devo uscire vivo e illeso da qui... altrimenti, Bulma,
non solo ti ammazzerà, ma ti toglierà la Gravity
room...” tentò
di ricordargli Yamcha, indietreggiando, ma il sayan non lo
lasciò
proseguire.
Si
lanciò verso di lui, gridando, come un posseduto:
“CIBO! CIBO!
CIBO! CIBO!” “AAAARRRGGGHHH!!!”
gridò, terrorizzato, Yamcha,
tentando di sfuggire a quella furia.
Il
Vegeta affamato era persino peggio del Vegeta infuriato o del Vegeta
geloso.
Adesso,
Vegeta sembrava sul serio trasformato in quel mostruoso gorilla
gigante: non solo aveva completamente perso la ragione ma era guidato
solo dalla furia... del suo stomaco che voleva essere riempito a
tutti i costi.
Le
urla di Yamcha le sentì solo la signora Brief, che in quel
momento
stava innaffiando i fiori del giardino.
“Cielo!
C'è anche un povero canarino nel condotto di ventilazione.
Povero
caro, lo tirerò fuori da lì.” disse la
signora, abbandonando
l'annaffiatoio, e correndo a prendere una scala, pronta a perlustrare
i condotti di ventilazione della casa per salvare quel povero
canarino.
Nel
frattempo, Yamcha si trovava in una situazione disperata: si trovava
in un angolo dell'ascensore, senza via di fuga, e Vegeta si stava
avvicinando sempre di più, pronto a mangiarselo.
Non
voleva certo morire mangiato, gli era già capitato con Majin
Bu e
non voleva certo ripetere l'esperienza.
Certo,
le sfere del drago l'avrebbero riportato in vita, in quando quella
non era di certo una morte naturale, ma non ci teneva di certo a
crepare.
Ad
un tratto un pensiero, che forse poteva salvarlo, gli
attraversò la
mente.
Ricordò
che qualche ora prima di rimanere intrappolato là dentro, la
piccola
Bra gli aveva dato una caramella.
Grazie
al cielo, Vegeta era impegnato nella Gravity room, altrimenti
l'avrebbe strangolato all'istante.
Yamcha
ricordò anche che non l'aveva mangiata, ma l'aveva
distrattamente
messa nella tasca della giacca.
Mise
velocemente la mano in tasca ed eccola, la sua ancora di salvezza.
Cercando
di rimanere calmo, Yamcha gridò: “Invece di
mangiarmi, mangiati
questa caramella!” e la lanciò.
Vegeta,
immediatamente, dimenticò il suo obiettivo e si
avventò, come un
leone su una gazzella, sulla caramella.
Yamcha
pregò che la caramella lo saziasse abbastanza da fargli
riprendere
il lume della ragione, altrimenti, stavolta l'avrebbe mangiato sul
serio.
Ad
un tratto, Vegeta si bloccò e Yamcha, intuendo che il sayan
avesse
finito di mangiare la caramella, cominciò a sudare freddo.
Finalmente,
il principe dei sayan si voltò e, guardando Yamcha, disse:
“Ehi,
tu! Che accidenti ci fai nel mio angolo?!”
Yamcha
fece un sospiro di sollievo: per un po' era salvo e tutto grazie a
Bra.
Vegeta
guardò in basso e vide la carta della caramella che aveva
tolto in
fretta e furia.
“Cosa
ci fa qui questa carta?” domandò e Yamcha rispose:
“Eri
leggermente impazzito per la fame e volevi mangiarmi, allora mi sono
ricordato che avevo una caramella in tasca. Te l'ho lanciata e una
volta mangiata sei tornato normale.” “Potevi
darmela prima,
spilorcio!” “Me n'ero dimenticato.”
Yamcha
aveva appena finito di dire quelle parole, che si sentì un
tonfo
molto potente.
“Stiamo
per uscire?” domandò, speranzoso, Vegeta ma Yamcha
disse: “Non
credo. Siamo ancora immobili... e poi, questo tonfo mi sembrava
più
la caduta di una vecchia signora da un condotto di
ventilazione.”
“Che idiozia! Nessuna vecchia signora sana di mente se ne
andrebbe
in giro per i condotti di ventilazione senza tenere conto della sua
età.”
Nel
frattempo, quel tonfo aveva svegliato Bulma e suo padre, che in quel
momento stavano schiacciando un pisolino, colti dalla stanchezza.
Non
potevano essere Trunks, Pilaf, Mai e Shu, in quanto erano andati a
nuotare nella piscina e non poteva nemmeno essere la piccola Bra, che
stava dormendo nella sua cameretta assieme a Puar.
Poteva
essere stata solo una persona.
“Mamma,
cosa stai combinando?” domandò assonnata Bulma,
uscendo dal
laboratorio.
Vide
sua madre per terra, circondata da una nuvola di polvere, e in alto
il condotto di ventilazione aperto.
Non
ci mise molto a capire cosa fosse successo.
“Mamma,
non dirmi che stai ancora cercando il gattino nel condotto di
ventilazione. Ti ho già detto che è solo lo
stomaco di Vegeta.”
protestò la donna e la donna, mentre si rialzava, disse:
“Ma io
non stavo cercando un gattino, Bulma. Stavo cercando un
canarino.”
“Un canarino? E cosa ci fa un canarino nel condotto di
ventilazione?” “Questo non lo so, cara. Ho sentito
i suoi lamenti
nel condotto e mi sono precipitata a salvarlo.”
Bulma
impallidì.
Se
per sua madre lo stomaco di Vegeta equivaleva al verso di un gattino
allora significava che il canarino doveva trattarsi di Yamcha.
Ma
non poteva trattarsi del suo stomaco, in quanto doveva aver fame da
molto tempo e non l'aveva mai sentito prima.
E
se...
La
donna si fiondò di nuovo nel laboratorio, prese il
microfono, lo
accese e urlò: “YAMCHA!! CI SEI? E' TUTTO A
POSTO?” “Sì,
Bulma. Non ti preoccupare, siamo a posto.”
La
voce di Yamcha la rilassò.
Suo
marito non aveva ancora mangiato Yamcha.
Ma
allora... cos'era lo strano rumore che sua madre aveva sentito?
“Senti,
Yamcha... mia madre ha sentito uno strano rumore... è
successo
qualcosa?” “Non preoccuparti. Ero solo io. Mi sono
addormentato
un attimo e poi, senza accorgermene, sono caduto di faccia sul
pavimento e, per il dolore, ho urlato. Mi dispiace di aver spaventato
tua madre.”
Vegeta
non credeva alle sue orecchie: nonostante lo avesse preso in giro,
umiliato e persino tentato di mangiarselo, Yamcha aveva impedito a
Bulma di venire a sapere del fatto che era accaduto prima.
Perciò,
quando la moglie spense il microfono, Vegeta gli domandò,
esterrefatto: “Perché non hai detto la
verità a Bulma?” “Perché
non volevo essere responsabile di un suicidio.” fu la
risposta del
terrestre.
In
effetti, senza la Gravity room per Vegeta sarebbe stato come morire,
ma ciò non giustificava un salvataggio da parte di Yamcha.
“Piantala
di fare lo stupido! Dimmi per quale motivo mi hai salvato dalla furia
di Bulma!” “Volevo salvarti dalla furia di Bulma.
E, poi, non
credo che ti sarebbe piaciuto finire nei guai per aver tentato di
mangiarmi.”
Quel
dannato terrestre sembrava conoscerlo troppo bene.
Ma
come accidenti faceva?
“Comunque...”
continuò Yamcha “Io conosco abbastanza Bulma e so
che quando si
mette in testa una cosa non esiste niente capace di farle cambiare
idea.” “Puoi dirlo forte! Una volta mi ha costretto
a cambiarmi
d'abito perché diceva che la mia tuta era da
buttare...” “Beato
te! A me mi ha costretto a tagliarmi i capelli.”
“Sul serio?!”
“Certo. Quando ho conosciuto Goku li avevo lunghi e folti ma
poi
Bulma mi ha detto che dovevo assolutamente averli corti. Diceva che
in città tenerli lunghi era fuori moda.”
Vegeta,
senza nemmeno accorgersene, si mise a ridere a crepapelle.
Ma
allora Bulma aveva fatto passare dei momentacci anche a quel
terrestre.
Quando
si rese conto di ciò che aveva appena fatto,
arrossì e disse:
“Beh... con i capelli lunghi o corti tu sei sempre
ridicolo.”
“Adesso me lo scrivo da qualche parte...” rispose
il terrestre e
si accucciò nel suo angolo.
Inaspettatamente,
Vegeta si avvicinò a lui e si sedette di fianco a lui.
“Che
cosa fai?” gli domandò, incredulo, Yamcha e Vegeta
rispose: “Hai
detto che dormendo vicini si evita di disperdere il calore corporeo,
vero?” “Certo... ma non capisco
perché...” “Ho un debito con
te e se dormi ancora con il freddo che c'è qua dentro rischi
di
crepare. Perciò non voglio assolutamente che Bulma dia la
colpa
della tua morte a me e, in più, non amo avere debiti. Solo
per questo sonno dormiremo vicini, intesi?!”
“Beh... grazie.”
“Non ringraziarmi, terrestre. Se fosse per me potresti
tranquillamente morire congelato!” fu l'ultima risposta del
principe dei sayan, prima che entrambi si addormentassero.
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