Titolo:
Inori
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: fantasy, romantico,
drammatico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.626 (Fidipù)
Note: E salve a tutti! Eccomi qua con un nuovo capitolo di Inori e
la storia va, finalmente va e si scoprono cose, accordi, burrattinai
vari...insomma, vi lascio al capitolo per non spoilerarvi niente!
Prima di passare ai ringraziamenti di rito, vi lascio ai consueti
aggiornamenti della settimana: domani sarà il turno di Laki
Maika'i, venerdì ci sarà un nuovo capitolo di Miraculous
Heroes 3, mentre sabato verrà aggiornato Lemonish.
Mentre vi ricordo che Inori verrà aggiornata il 21
giugno.
E detto ciò, come sempre, ringrazio tutti coloro che leggo, commentano,
inseriscano la mia storia in una delle loro liste!
Grazie di tutto cuore!
Adrien abbozzò un sorriso alle cameriere,
mentre queste gli sistemavano la colazione e rimase a osservare i piatti
pieni di leccornie: aveva passato l’intera notte in bianco e, in quel
momento, non aveva poi molta fame.
Abbassò lo sguardo sulla tazza e il piatto che aveva davanti senza vederli
veramente: il volto di Marinette, fiocamente illuminato dalla luce lunare
e poi di nuovo nel salone, mentre lo guardava dabbasso con le iridi
sgranate e sorprese.
Forse aveva scoperto chi era.
Forse aveva capito che l’aveva veramente corteggiata, sotto la maschera di
Chat Noir.
Ma non gli importava: lui la voleva, la amava, e avrebbe fatto ogni cosa
in suo potere per realizzare ciò.
Durante quella notte insonne aveva deciso che Marinette, la dolce e bella
panettiera, sarebbe stata sua moglie.
E per far ciò doveva parlare con il padre e annullare il fidanzamento con
Chloé Bourgeois.
Sorrise, prendendo una brioche e spiluccandola, mentre solo il pensiero di
porre fine a quella relazione claustrofobica lo metteva di buon umore e
gli faceva tornare un po’ di appetito: senza il legame con la figlia di
André, sarebbe stato libero di corteggiare in maniera consona Marinette.
Certo, sarebbe stato strano che una popolana salisse alla reggenza di
Paris ma tutto era possibile e Marinette, con la sua buona conoscenza
delle sofferenze del volgo, avrebbe potuto aiutarlo a regnare con saggezza
e giustizia.
Doveva semplicemente convincere suo padre e, sebbene sarebbe stato
difficoltoso, era certo di riuscire in ciò.
Quasi come se i suoi pensieri l’avessero invocato, Gabriel Agreste entrò
nella stanza, posando lo sguardo di ghiaccio su di lui: «Buongiorno,
padre» esclamò Adrien, balzando in piedi e osservando il genitore prendere
posto a capotavola: «E’ una giornata splendida, non trovate?»
«Sei stato così tanto tempo con i cortigiani che adesso parli di cose
futili?» Gabriel lo fissò austero, mentre i servitori gli servivano la
colazione: «Se non hai cose importanti da dire, rimani in silenzio.»
«Perdonatemi, padre» mormorò Adrien, sedendosi e riportando lo sguardo sui
propri piatti: doveva farcela, doveva dire quello che aveva in mente al
genitore: «Padre, io…»
«E’ qualcosa di importante?»
«Sì, padre.»
«Parla.»
«Io…» si fermò, inspirando profondamente e alzando la testa, in modo da
dare un’aria sicura al genitore: «Io vorrei sciogliere il fidanzamento con
Chloé.»
Gabriel lo fissò, abbassando poi lo sguardo e iniziando a mangiare la
propria colazione: «Se ti sei infatuato di qualche fanciulla, puoi
tranquillamente farne la tua amante.»
«Io l’amo, padre. E intendo…»
«Tu farai ciò che dico, Adrien. Il tuo compito è sposare Chloé Bourgeois e
lo farai» decretò Gabriel, alzando la testa e fissandolo con astio: «Sei
uno strumento…»
«Io non sono un oggetto, padre!» sbottò Adrien, alzandosi in piedi e
facendo rovinare la sedia per terra: «E non sposerò mai Chloé Bourgeois.
Io non la amo e non la voglio al mio fianco.»
«E allora muori. Se non mi sei utile, non sei mio figlio» dichiarò l’uomo,
picchiando il pugno sul tavolo e alzandosi: «Se non intendi eseguire ciò
che ti chiedo, vattene e non tornare mai più qui.»
Adrien osservò il genitore andarsene dalla stanza, respirando pesantemente
e sentendo le parole che l’uomo gli aveva rivolto una per una: quale uomo
parlava così al proprio figlio? Quale uomo usava in quel modo il sangue
del suo sangue?
Picchiò i pugni sul tavolo, stringendo i denti: se suo padre non accettava
ciò che voveva fare? Andarsene come gli aveva detto? E cosa avrebbe fatto?
Era inutile, non sapeva fare niente.
Ma nemmeno poteva rimanere lì e lasciare che quell’uomo lo usasse a
proprio piacimento.
«Sono arrivato in un momento inopportuno?» domandò la voce di Nathaniel,
facendo rialzare la testa: il cugino era fermo sulla soglia della sala,
indeciso se entrare o meno, con l’album stretto al petto: «Posso…»
«E’ tutto tuo» dichiarò Adrien, raggiungendolo velocemente e uscendo dalla
stanza, decretando con quelle parole ciò che avrebbe fatto da adesso in
poi.
Tutto sarebbe stato di Nathaniel: la mano di Chloé, il ruolo all’interno
della famiglia Agreste e anche l’essere il successore di Gabriel.
Marinette sorrise impacciata all’anziano che sedeva dall’altra parte,
abbassando poi lo sguardo sulla tazza di the che le aveva offerto: «Avete
qualche problema, vostra signoria?» le domandò Fu, facendole alzare di
scatto la testa e fissarlo con lo sguardo celeste sgranato: «Siete
pensierosa. Certo, immagino che la verità sulle vostre vere origini vi
abbia colpito e sorpreso» dichiarò, vedendo la ragazza annuire appena con
la testa: «Non ci aspettiamo che prendiate il vostro ruolo immediatamente
ma…»
«Voi avete conosciuto mio padre?»
«Sì, mia signora» dichiarò Fu, sorridendo nostalgicamente: «Sono stato al
fianco di vostro padre mentre regnava su Paris» continuò, sistemandosi
comodamente sulla sedia e poggiando le spalle contro lo schienale,
intrecciando le mani sull’addome: «Vostro padre aveva un fratello maggiore
e, per molto tempo, Tom Dupain non aveva mai pensato che sarebbe stato il
reggente di Paris, ma poi suo fratello spirò per una terribile malattia
e…» si fermò, lasciando andare un sospiro: «…il peso dell’intera città
finì addosso a Tom Dupain: non si sentiva adeguato e non era stato
preparato, oltretutto. Era un uomo saggio e onesto, forse parecchio
ingenuo ma ha sempre cercato di fare la miglior cosa per Paris. Poi
conobbe tua madre e…»
«Si amavano?»
«Sì. E anche tanto» Fu ridacchiò, socchiudendo gli occhi: «Tom rimase
folgorato da Sabine, la prima volta che la vide e lo stesso valse per
vostra madre: si amavano così tanto ed erano così felici…»
Marinette sorrise mestamente, socchiudendo gli occhi e cercando di non
pensare al ragazzo che aveva subito invaso i suoi pensieri: Chat Noir –
Adrien Agreste – non poteva essere il protagonista dei suoi pensieri. Era
il figlio dell’uomo che aveva ucciso suo padre e, sebbene sapesse
benissimo che le colpe dei genitori non ricadevano sui figli, era anche a
conoscenza del fatto che chiunque dalla parte dei Dupain non l’avrebbe mai
accettato.
Inoltre era fidanzato con la bionda con cui l’aveva visto alla festa.
Non doveva pensare ad Adrien.
Doveva bandirlo dalla sua mente e dal suo cuore.
«Perché Agreste l’ha ucciso?» domandò, alzando la testa e fissando
intensamente Fu: «Voi dovreste saperlo…»
«Non so cosa è successo, Gabriel Agreste è molto cambiato dopo la morte
della moglie, la cara Sophie: era una donna di buon cuore e molto amica di
vostra madre; la sua perdita ha segnato tutti e, in special modo, il
marito ed è stato in quel periodo che si è avvicinato ad André Bourgeois…»
«André Bourgeois?»
Fu annuì, sospirando pesantemente: «Quello è stato l’inizio della rovina:
non so cosa Bourgeois abbia messo in testa a Gabriel, ma da quel momento
l’uomo ha iniziato ad allontanarsi dai Dupain e si è rinchiuso nel suo
maniero, impedendo al figlio di avere contatti con il mondo esterno,
tranne che con la nonna che vive in un convento poco fuori Paris; è
diventato sempre più avido di potere, fino a quando…»
«Fino a quando non ha assaltato la magione dei Dupain, vero?»
«Esattamente, mia signora»
«Ha ucciso vostro padre e sterminato la vostra famiglia, tutto in nome del
potere» dichiarò Fu, battendo il pugno sul tavolo: «E quel povero ragazzo
non è altro che una pedina nelle sue mani…»
«Quel povero…»
«Adrien Agreste» mormorò Fu, sorridendole dolcemente: «Tua madre odia
chiunque porti il nome Agreste e posso capirlo benissimo, ma quel povero
ragazzo non ha nessuna colpa: è semplicemente un tassello nel piano del
padre o meglio nel piano di André Bourgeois. Padre e figlio sono solo
marionette nelle sue mani e anche il cognato di Gabriel c’entra qualcosa.
Chloé, prima di essere fidanzata con Adrien, era la promessa di Nathaniel
Kurtzberg ma questo bloccava la scalata al potere di André.»
«E quindi…»
«Quindi hanno sciolto il fidanzamento con Nathaniel Kurtzberg e intessuto
un nuovo accordo» spiegò Fu, annuendo con la testa: «Ignorando quello
fatto in precedenza da Sophie Agreste.»
«Alya…»
«Cosa?»
«Alya me ne aveva accennato.»
«Lo immagino. Il precedente accordo riguardava voi, Marinette.»
«Cosa?»
«Sophie Agreste e vostra madre avevano stipulato un fidanzamento fra voi e
Adrien Agreste» le spiegò l’anziano, alzandosi dalla sedia e andando al
camino: «Ma, ovviamente, il giorno in cui Gabriel Agreste uccise vostro
padre quell’accordo andò alle ortiche» continuò, allungandosi e prendendo
la spada che aveva appeso al muro, stringendola con entrambe le mani e
voltandosi verso la ragazza: «Ma oggi non vi ho chiamato qui per tutto
questo. Volevo darvi questa» sentenziò, allungando l’arma verso la
ragazza.
«Questa…»
«E’ la spada di vostro padre, Marinette.»
La ragazza osservò il fodero rosso scuro e l’elsa finemente decorata, al
cui centro era stata incisa una rosa: «Io…»
«So molto bene che voi non sapete usarla, ma Theo vi insegnerà» le spiegò
l’anziano, allungandola verso di lei: «E’ vostra di diritto. Voi siete il
nuovo capofamiglia dei Dupain e solo voi potete brandirla e ridare l’onore
e la gloria a questa famiglia sciagurata.»
«Che cosa devo fare? Uccidere Gabriel Agreste?»
«Solo se volete, mia signora. Io vi chiedo solo di combattere quell’uomo
che opprime questa città: se ucciderlo o meno, quello lo rimetto alla
vostra saggezza.»
«E’ un follia» decretò Nino, osservando l’amico sistemare una sacca sulla
sella e controllare poi che quest’ultima fosse salda: «Davvero, Adrien,
tu…»
«Io non posso rimanere qui, Nino. Non voglio sposare Chloé e non voglio
che mio padre mi usi come una pedina.»
«Ma dove andrai?»
«Da qualche parte.»
Nino sbuffò, togliendosi il berretto con la piuma che indossava e
grattandosi la testa: «Ti darò un nome» decretò alla fine, guardandosi
attorno: «Tu sai che mio padre era…beh, era uno dei nobili che
appoggiavano i Du…»
«Lo so. Si è dichiarato alleato di mio padre solo per proteggere la sua
famiglia.»
«Ha ancora qualche contatto.»
«Cosa?»
«Vai nella Paris bassa e chiedi di maestro Fu. D’accordo?»
«Ok. Grazie, Nino.»
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