info
storico: la storia è incentrata nell'anno 1162, quindi in
pieno Medioevo, sia l'Europa che l'Asia erano suddivisi in imperi e
regni, la lingua più parlata era il latino, ma essendo una
storia inventata ho fatto in modo che alcune delle lingue
più comuni come spagnolo, tedesco ecc, insieme ad altre,
fossero già conosciute, il tutto per i fini necessari per la
mia storia. Grazie per l'attenzione, buona lettura :)
Minacce nell'ombra
Morte.
Cos'era la morte per l'uomo?
L'interrogativo più grande, un mistero avvolto dall'ignoto,
qualcosa che chiunque conoscerà ma non potrà mai
tornare indietro per raccontarlo, qualcosa che prima o poi tutti gli
esseri viventi saranno costretti ad affrontare.
Ma lui no.
Aveva dato la sua anima per poter vivere in eterno, il suo corpo
serviva solo a fargli mantenere un aspetto umano, ma solo egli sapeva
quanto in realtà non lo fosse più da molto tempo.
Buio, oscurità, odio e sentimenti negativi, era questo il
segreto dei suoi poteri, tutto ciò di cui aveva bisogno per
dar vita al suo impero del terrore, lo voleva più di ogni
altra cosa, non vi era altro desiderio più ardito che
mettere le mani su quel mondo mortale e piegarlo al suo volere.
Quando decise di ritirarsi fra le montagne per recuperare energia,
meditò a lungo sul modo più efficace per
riprendere piena dimistichezza dei suoi poteri e, allo stesso tempo, di
accrescerli permettendogli di essere il migliore della sua stirpe, ma
per farlo aveva bisogno di un punto di partenza, qualcosa che
contenesse già la magia nera, dunque cos'era meglio del
libro degli stregoni? E da lì tutto iniziò,
finalmente avrebbe avuto la sua vendetta.
Si rilasciò contro lo schienale del trono in pietra, posando
le mani sui braccioli fatti di crani umani, il suo sguardo ben nascosto
dal cappuccio vagò su tutta la sala del trono, dalle grandi
finestre con tende nere; al fuoco scoppiettante del camino al lato
della stanza dove sopra, vi erano esposti crani sia umani che animali
come trofei, finché i suoi occhi scarlatti si posarono come
una calamita, sul libro poggiato sul sostenitore in legno al centro
della sala del trono. Prese il suo bastone da mago con inastonata in
cima una pietra luccicante rossa, e si alzò lentamente
provocando il fruscio della sua lunga tunica marrone scuro legata
intorno alla vita da una cintura di cuoio, da cui pendevano una spada e
un pugnale.
Passò una mano robusta sulla copertina nera e rigida del
libro con possessività, accarezzandone la forma del serpente
prima con il palmo, poi con l'indice, come se stesse bramando il corpo
di una donna.
Lo aprì mettendosi a sfogliare alcune pagine "E' così facile
manipolare l'uomo." pensò
ghignando sadicamente, sfogliando l'ennesima pagina raffigurante
fantasmi urlanti, anime che aveva imprigionato sfruttandone l'energia
vitale. Quando l'animo
umano veniva totalmente sopraffatto dalla sua oscurità,
automaticamente veniva risucchiato nel libro e lì sarebbe
rimasto per l'eternità, o almeno fin quando avrebbe voluto
lui
Arrivato a metà libro, notò con grande orrore,
che alcune erano ancora bianche e il perché lo sapeva bene:
i guerrieri ninja.
Ringhiò di pura rabbia stringendo con forza l'asta del suo
bastone, se non fosse per loro, a quest'ora avrebbe già
portato a termine la sua opera e il suo libro sarebbe stato pieno di
anime, ma da quando erano apparsi, il loro operato aveva rallentato la
sua marcia verso il potere.
Li odiava.
Li odiava e li avrebbe distrutti tutti, anche se era perfettamente a
conoscenza della predizione data dagli antichi maestri, ma
ciò non gli mise paura, era pronto ad uccidere
ogni guerriero con le sue stesse mani facendogli prima patire le pene
dell'inferno, doveva far capire a tutti cosa succedeva se qualcuno
osava mettersi contro di lui.
Un ruggito tonante e un battito d'ali proveniente
dall'esterno lo fece
sospirare pesantemente, chiuse il libro e si affacciò ad una
delle grandi finestre.
"Odio quando disturbano senza motivo." brontolò seccato con
voce roca e profonda, guardando le creature alate volare a cerchio
sopra il suo castello.
Toc toc
"Entra." disse senza voltarsi.
Dalla porta entrò un cavaliere con una robusta armatura nera
che gli ricopriva interamente il corpo robusto e il volto nascosto da
un elmo con le corna, si inginocchiò a pochi passi dal mago
piegando la testa in segno di saluto.
"Mi auguro che sia importante Dark."
"Mio signore, la spedizione contro il villaggio è andata a
buon fine, nessuna traccia dei guerrieri ninja"
"E?"
Dark indugiò per qualche secondo respirando profondamente,
poi rispose "Non c'era mio signore. Abbiamo completamente ribaltato il
villaggio, ma della pietra neanche l'ombra."
Orifus batté con violenza la pianta del bastone a terra "Ne
sei sicuro Dark?"
"Sì mio signore."
Orifus assottigliò lo sguardo, strinse l'asta del suo
scettro portando poi la pietra rossa incastonata al suo interno, alla
sua altezza visiva fissandola intensamente "Dovete trovarla. Senza di
quella il potere assoluto non sarà mai mio!"
"Potente padrone, a che scopo cercare qualcosa di cui non si sa neanche
l'effettiva esistenza? Voi siete già molto forte."
Orifus si girò lentamente verso di lui con occhi omicida,
anche se non aveva alzato lo sguardo, Dark sentì i passi
pesanti farsi sempre più vicini, poteva sentire chiaramente
le vibrazioni negative che emanva il suo signore e si pentì
amaramente delle sue parole, preparandosi ad una punizione imminente.
Sentì qualcosa posarsi all'altezza della sua gola, aprendo
gli occhi da dietro il suo elmo, vide che il mago gli aveva puntato lo
scettro alla gola, con calma gli alzò il volto
così che potesse incontrare quelle iridi che tutti avrebbero
fatto bene a temere, involontariamente fissò la lunga
cicatrice che percorreva il volto del suo signore dall'occhio destro,
fino alla bocca.
"Stai mettendo in dubbio le mie capacità Dark?" chiese con
una calma innaturale, calma che celava istinti assassini
momentaneamente sotto controllo.
"Assolutamente mio signore, non oserei mai" cercò di
scusarsi almeno per evitare il peggio.
Orifus ghignò "Allora rimettiti a lavoro, voglio quella
pietra, ti ho già detto come è fatta e la
riconoscerai a prima vista. Trovala e portamela."
Dark annuì "Sì, potente padrone."
"Vedi di sbrigarti, altrimenti..."
Dark sentì uno strano calore proprio all'altezza del collo
dove era ancora puntato il bastone, in un attimo sentì un
bruciore tremendo espandersi dal collo a tutto il corpo, seguito da un
dolore lancinante, come se qualcuno gli avesse preso il cuore e glielo
stesse strappando con forza dal petto. Strinse i denti trattenendosi
dall'urlare a squarciagola fino a farsi sanguinare le gengive, il fiato
corto stava per fargli perdere i sensi, ma il suo padrone fece cessare
la stregoneria ghignando soddisfatto nel vedere Dark ansimare in cerca
d'aria.
Orifus si girò tornando a guardare fuori dalla finestra "Non
farmi pentire di averti scelto come Generale delle mie forze armate.
Ora vai."
"Co-ome desidera...mi-mio signore." rispose con ancora un po' di fatica
alzandosi in piedi.
"Dark..." lo fermò sull'uscio della porta "Vedi di
provvedere anche al nutrimento dei Draghi, sono stufo di sentirli
starnazzare come oche, ci sarà pur rimasto qualche
cadavere dalle ultime spedizioni."
"Subito, mio signore." rispose dileguandosi.
Una volta solo, Orifus si avvicinò al trono prendendo la
pelliccia d'orso che metteva sempre sulle spalle, aprì la
finestra che dava su un balcone semicircolare in pietra e si
fermò a pochi passi alzando
lo sguardo verso il cielo perennemente nuvoloso del suo territorio.
"So che quei dannati
maghi bianchi l'hanno trovata e nascosta da qualche parte, devo solo
trovare il luogo esatto. Grazie al suo potere mi libererò
anche dei guerrieri prescelti." pensò
passando una mano sulla pietra del bastone, nonostante fosse solo
un'arma provvisoria costruita grazie alla magia nera, lui aveva bisogno
di quella vera e la sua potenza gli avrebbe dato la vittoria,
nonchè capacità magiche oltre ogni limite.
Fissò le nuvole scure davanti a sé, mentre il
ruggito dei Draghi irrompeva nelle ande desolate attorno alla sua
fortezza "Grazie al libro e alla pietra,
diventerò...invincibile!"
***
La mattinata di meditazione fu una vera impresa, non tanto
per il meditare quanto alzarsi e cercare di arrivare in tempo prima che
il maestro entrasse nella stanza. Quella mattina si erano salvate per
un soffio, vestendosi alla svelta e senza fare colazione, tutto per
colpa di una certa ragazza ramata, che non voleva saperne di smuoversi
dal letto continuando a stritolare il suo Panda di pezza; solo quando
Tiara glielo sfilò minacciando di ridurlo a brandelli, Amber
si decise a seguirle verso il dojo della meditazione.
Passarono tre buone ore sedute a gambe incrociate, schiena dritta, le
mani appoggiate in grembo, a rilassare la mente con esercizi
di respirazione. L'obiettivo era calmare la
mente isolandosi dal mondo esterno, concentrandosi esclusivamente sulla
gestione dello stress e delle emozioni.
"Adesso ragazze ascoltate la mia voce: trascendete le emozioni
negative, ciò vi consentirà di superarle rendendo
le vostre menti più solide." disse
il maestro girando intorno a loro con le mani dietro la schiena,
osservandole attentamente controllando anche il più piccolo
gesto.
Le giovani ascoltarono ogni
singola parola respirando profondamente, svuotando le loro menti
rilassandosi più che potevano, ciò permise di
loro di trarne benificio sentendo il loro corpo leggero come l'aria, e
le sensazioni negative scivolare via.
Jitsu era più che
intenzionato a renderle più forti mentalmente, in modo che
potessero tener testa anche alle situazioni più stressanti,
sapeva che le sue allieve ci sarebbero riuscite, lui come tutti,
confidava in loro, a meno che Amber si fosse degnata di smettere di
soffiare per cercare di scacciare via una mosca fastidiosa. La giovane
sentì la presenza del maestro alle sue spalle, senza neanche
il bisogno di aprire gli occhi.
"Amber..."
"Scusi Sensei, ma non vuole saperne di andarsene!" si
lamentò fulminando il piccolo essere alato posato sul suo
naso, le sue amiche aprirono di poco un occhio, dovettero ricorrere a
tutta la loro forza spirituale per non ridere, ma tornarono a
concentrarsi non appena il maestro si girò per
controllarle, tornando poi a dedicarsi ad Amber.
"Rimani concentrata, richiama a te il tuo spirito senza farti
sopraffare dall'impazienza."
Amber provò a fare come le era stato detto e si
concentrò. Le parole del maestro avevano fatto il loro
lavoro dato che la ragazza, sembrò aver finalmente trovato
pace col piccolo esserino decidendo di ignorarlo e tornò
nella sua meditazione, questo atto compiacé molto Jitsu, un
segnale che gli fece capire quanto le ragazze stavano imparando in quel
momento. Per metterle alla prova, decise di metterci un pizzico
di tensione.
"Ora, tornate con le menti alle vostre battaglie. Quanti esseri umani
avete visto soccombere, senza avere la possibilità di
difenderli?"
La provocazione ebbe la sua reazione, si erano irrigidite di colpo
sentendo il senso di colpa salire, respirarono più
profondamente tremando un po' quando nelle loro menti, apparsero quelle
terribili immagini di corpi a terra tagliati da parte a parte, il
sangue che macchiava il terreno e le urla disperate della gente. Il
maestro guardò in silenzio i visi contratti in smorfie di
dolore e tristezza, fu in quell'istante che le incitò a
reagire.
"Non permettete alle sensazioni negative di oscurare il vostro animo,
ciò che vedete rappresenta il passato ormai. Seguite il
suono della mia voce figliole, non permettete che il passato vi divori,
potete superarlo."
Fu difficile, molto difficile.
Seguirono la voce del maestro tentando in ogni modo di appianare i
brutti ricordi anche se fu una tortura, Jitsu voleva far capire loro
che non avevano nessuna colpa, e lasciarsi alle spalle il passato per
pensare al presente. Ci volle un po' di tempo perché le
ragazze ci arrivassero, ma alla fine le vide distendere il viso
contratto e rilassarsi, un piccolo sorrisino soddisfatto apparve sulle
labbra del maestro, le sue allieve sarebbero diventate ancora
più forti, sopratutto sul lato psicologico.
Continuarono finché i raggi solari entrati dalla finestra
semi aperta della stanza, fecero capire a Jitsu che il l'astro del
giorno era alla sua massima altezza, ciò sgnificava una sola
cosa: pranzo.
"Bene mie allieve, per oggi basta così." le vide riaprire
gli occhi respirando liberamente mentre si rimettevano in piedi,
trattenne un piccola risatina appena sentì i loro stomaci
reclamare del cibo.
"Ehm...scusi Sensei, non è che potremmo..." Ann si
bloccò di colpo, sentendo il suo stomaco fare rumori non
proprio consoni per una ragazza.
Jitsu sorrise benevolo "Andate pure. Ricordatevi però che
oggi dovrete rispondere ai vostri doveri di comandanti."
"Si Sensei." risposero insieme e prima di uscire, lo salutarono con il
tipico saluto ninja.
Una volta uscite, Jitsu si girò alla sua destra, dove appeso
alla parete, c'era un dipinto raffigurante il ritratto di suo padre
"Tranquillo papà, ce la faremo." mormorò con voce
malinconica.
Al contrario delle sue allieve, il suo stomaco era muto
come un pesce e non sembrava intenzionato a mangiare neanche
più tardi. Sospirò togliendosi i piccoli
occhiali, massagiandosi con due dita il setto nasale, era sicuro che
sua zia l'avrebbe rimproverato per aver saltato il pasto, ma
sentì il bisogno di meditare un po' per conto suo,
cosa che fece inginocchiandosi al centro del dojo in silenzio; anche lui infondo, sentiva di
averne bisogno.
***
Stavano camminando verso la sala da pranzo con indosso le tute di
allenamento, avevano deciso di non cambiarsi dato che non avevano
neanche versato una goccia di sudore, la meditazione seppur
difficoltosa le aveva aiutate, e speravano davvero che avesse
continuato a farlo garantendo loro, il giusto spirito calmo e
riflessivo. Uscirono dalla zona delle palestre e percorso tutto il
lungo corridoio in legno fino a scendere le scale che portavano al
piano inferiore, arrivando davanti alla porta scorrevole che dava
accesso alla mensa. Quando entrarono, gran parte dei guerrieri era
già seduta a consumare il proprio pasto, la sala era
abbastanza grande da ospitare una trentina di tavolini bassi da quattro
o sei posti; si incamminarono in mezzo ai guerrieri che le salutarono
allegri, ricambiando con sorriso gentile. Avevano un buon rapporto con
molti dei loro coetanei come tutte le ragazze normali, i convenevoli
posti dall'Accademia li usavano solo in missione o davanti ai loro
maestri, per il resto se li rispamiavano volentieri comportandosi
naturalmente.
Si accomodarono al loro tavolino posto al centro della sala, dove erano
già stati sistemati dei vassoi con il cibo.
"Finalmente il mio stomaco finirà di invocare i sacri
spiriti per la fame!" commentò gioiosa Amber afferrando le
bacchette e aprendo la scodella di riso fumante.
"I sacri spiriti non lo avrebbero ascoltato comunque my darling" disse
tranquillamente Berenice soffiando sulla manciata di riso appena presa.
"Sàbhailteadchd?* Allora
sentiranno il mio verso di gradimento dopo mangiato!"
Ann ridacchiò punzecchiandole affettuosamente una guancia
ripiena di riso "Quello lo sentirebbero anche i morti! risero insieme
guardando Amber che cercava di liberarsi dalla presa di Ann volendo
continuare il suo agoniato pasto.
"Che robba è mai questa?" chiese Evelyn guardando storto
della verdura fumante con della carne vicino "A chi toccava il turno in
cucina oggi?"
"Coles y nabos cocidos*." rispose
Tiara non badando al cambio della lingua, anche se le sue compagne di
battaglia la guardavano con aria interrogativa. Ogni
tanto capitava che parlassero nella loro lingua nativa, ma alcune cose
ancora difficili da capire come in quel momento.
Tiara alzò di poco lo sguardo e sbuffò "Non so
come le chiamano qui, io so dirlo solo in spagnolo e non ho la minima
idea su chi ci sia in cucina oggi"
"Era il turno di Saphira e Markus con il loro plotone" rispose
Berenice, la ragazza era sempre la più informata del gruppo
e la maggior parte delle volte era lei a fornire spiegazioni e idee che
spesso, risultavano utili in vari casi.
"Non capisco come fanno nell'Impero Germanico a mangiare questa roba"
continuò guardando con un po' di disgusto il vegetale nella
sua ciotola.
"Gut*, abbiamo
capito che ad Evelyn non piacciono le verdure bollite!"
esclamò Ann facendo ridere le altre.
"A me non sembrano male." Zena sorrise portandosi alla
bocca un po' di quelle verdure, constatando che erano buone "A me
piacciono. Mi ricorda molto un piatto che faceva mia madre solo nella
bella stagione."
Ann la guardò incuriosita "Perché solo nella
bella stagione?"
"Beh, da noi in Finlandia è difficile trovare un certo tipo
di verdura, solo durante l'equinozio di primavera ci è
possibile farlo." spiegò spezzando un pezzo di pane bianco
per accompagnare le verdure.
"Certo che la vita in Finlandia è dura." commentò Berenice.
Zena fece spallucce "Tutta questione di tottomus*,
ossia abitudine."
"Nel Regno di Scozia la verdura non la mangiavamo molto spesso, ci
davamo sempre alla caccia" disse Amber, ricordando le battute di caccia
pomeridiane nel suo paese assieme a suo padre.
"Ti sei già dimenticata quello che ti ho detto?" Ann la
guardò storto picchiettano le bacchette sul tavolino: "La
carne fa bene certo, ma la verdura è la cosa migliore che si
può mangiare" le ricordò.
La ramata roteò gli occhi "Sì, dopo
però ti scappa sempre!"
"Lo sapevo che andavi a parare lì"
"Allora perché me l'hai ricordato?"
"Perché te lo dimentichi sempre, verstaden?*"
Berenice le guardò con un cipiglio perplesso "Potete
smetterla?" chiese con educazione, ma venne beatemente
ignorata dalle due che continuarono a discutere su quale cibo fosse
più salutare.
Decise di lasciar perdere, non potendo fare a meno di notare
però, il tic nervoso di Tiara e il sorriso paziente di Zena,
mentre Evelyn ogni tanto dava un fugace sguardo a destra. Berenice si
sporse di poco per vedere chi aveva catturato l'attenzione della sua
leader, ghignò divertita appena vide chi fosse.
"Magari ad Eveylin non piaceranno le verdure, ma il dolce sì
a quanto pare."
"Eh??" la ragazza la guardò confusa, ma quando si accorse
che anche le altre si erano girate verso di lei, capì di
essere nei guai, da come la guardavano, era meglio prepararsi a prese
in giro a raffica.
"Oh! Guarda un po', mentre noi discutiamo di cibo, la nostra Ev sbava
dietro al fondoschiena di Federico!" Amber la guardò con
occhi maliziosi sbucando da dietro la sua schiena, suscitando un
brivido di terrore nella sua amica.
"Accidenti al tuo vizio di sparire e riapparire Amber!"
"Non provare a cambiare discorso, sappiamo che lo fissavi e come ti ho
già detto, non c'è niente di male."
"Lo so Ann. Ma sai anche come la penso." disse seriamente tornando a
mangiare il riso.
"Invece dovresti buttarti." insistette, non capendo il
perché si rifiutasse di farsi avanti.
Zena seduta al suo fianco, sorrise comprensiva "So che non è
un bel periodo Ev, però non vuol dire che non possiamo avere
delle piccole goie." le disse gentilmente, magari decretare con piccole
goie il sintimento più forte del mondo era la cosa
più stupida, ma la bionda pensò che fosse la cosa
migliore da dirle in quel momento.
Evelyn ci pensò un momento e sorrise radiosa "Giusto! So
bene che siamo in pericolo ogni giorno e i nostri doveri ci tengono
occupate, però chissà...l'idea di non provare mi
fa sentire una ragazzina alle prime armi."
"Tecnicamente lo sei. Per quanto riguarda il lato sentimentale."
specificò Tiara. Lei era sempre stata a conoscenza della sua
cotta, all'inizio non né fu per niente convinta, conosceva
suo fratello, sapeva che non aveva mai avuto relazioni stabili e aveva
paura che potesse ferire la sua amica, ma da quando vennero arruolate,
notò subito l'attrazione di Federico per lei, le rimaneva il
dubbio se fosse solo fisica o qualcosa di più.
Abbandonò questi pensieri quando Amber, apparve
all'improvviso alle sue spalle "Senti un po' tu, perché non
ci dici se Federico..."
"Federico ed io non parliamo mai di queste cose." la zittì
subito premendo l'indice sulla sua fronte e spingendola poco
più distante da lei, almeno da non sentire più il
suo fiato sul collo.
Amber si rimise al suo posto a gambe incrociate "Beh, ci ho provato.
Tornando a te Ev, butta via la timidezza, saltagli addosso e strappagli
la tu.."
"Amber!" la ripresero in coro scoppiando poi a ridere come
delle bambine alla vista di Evelyn imbarazzata al massimo.
Le loro risate spensierate, arrivarono anche alle orecchie di un gruppo
di ragazzi non molto distanti da loro, era formato dai guerrieri maschi
più schivi e forti, seppur di basso rango in confronto alle
ragazze, erano ninja di grande valore di cui faceva parte anche
Federico, proprio quest'ultimo, si era incantato a guardare una di loro
in particolare, finché una pacca sulla testa lo
riportò con i piedi per terra.
"Mi ci voleva proprio, vero?" borbottò infastidito
fulminando Liam, suo amico e compagno di plotone dai capelli
scompigliati e biondo cenere, da cui spiccavano due occhi verde scuro e
un sorrisino divertito.
"Andiamo Fede, le sbavi dietro peggio di un lupo alla vista di una
pecora."
"Magari prima di sbavare anche addosso a noi, potresti andare a
parlarle ogni tanto." si aggiunse Kevin, altro amico di Federico, moro
dagli occhi scuri e una fascia blu sulla fronte, simbolo che
apparteneva al plotone di Berenice.
"Disse quello che non ha quasi mai rivolto la parola alla sua leader."
"1 a 0 per te amico."
"Secondo me, vi preoccupate del fatto che sono i nostri superiori."
disse Liam tranquillamente, incrociando le mani dietro la testa e
stiracchiandosi.
"Anche per quello." ammise Federico voltandosi verso il loro tavolo,
vedendo appena in tempo Evelyn sorridere, ripensando ancora una volta,
che non esisteva niente di più bello.
Finito il pranzo, i guerrieri lasciarono la sala per prepararsi agli
allenamenti pomeridiani, intanto i quattro maestri più
Tomoko, si erano radunati nella stanza delle riunioni dove solitamente,
prendevano il tè e discutevano su vari argomenti, oltre
all'organizzare gli allenamenti di routine.
Alla vista del posto vuoto riservato a Jitsu, Tomoko non si
stupì più di tanto, aveva imparato che a suo
nipote capitavano i momenti di riservatezza e niente lo avrebbe smosso
dalla sua camera.
Sentì
delle risate provenienti dall'esterno, voltandosi vide Hanako guardare
fuori con aria sorniona, seduta sul davanzale in legno della finestra a
gambe accavallate, per quanto il suo cheongsam cinese le permettesse di
farlo. Per avere quarant'anni, Hanako era una donna molto bella, i
lunghi capelli lisci, neri e perfettamente pari, le ricadevano lungo la
schiena dritta, il cheongsam aderente a maniche corte color argento dai
ricami dorati, e con un piccolo spacco laterale, metteva in risalto il
suo fisico allenato e le gambe lisce come la seta, in grado di sferrare
poderosi calci.
"Jitsu-sama ci si
è messo di impegno a quanto pare" commentò
osservando le prescelte allenarsi con gli altri guerrieri, niente di
speciale se solo non avesse notato il largo sorriso stampato sulle
labbra.
Tomoko la raggiunse a passo
lento affacciandosi anche lei, sorrise materna nel vederle euforiche
mentre facevano gli esercizi di riscaldamento, era sollevata che la
meditazioni le avessero aiutate fin da subito, ne avevano
già fatte parecchie volte, anche prima degli allenamenti, ma
era raro vederle così sciolte come in quel momento.
L'anziana si girò
con l'aiuto del bastone, andandosi a sedere su uno dei cuscini vicino
al tavolino "E'
importante questo cambio di umore, le aiuterà a non
arrendersi"
"Mi auguro però che non si mettano a ridere durante i miei
allenamenti, oggi ho intenzione di allenare Berenice-chan ed Ann-chan nell'arte
dei pugnali Sai e del Bo"
"Non essere troppo severa oneesan." le disse
Narumi entrando nella stanza con una teiera calda, anche lei vestita
con un cheongsam rosa chiaro con ornamenti floreali e i capelli
raccolti in una coda bassa "Il buon umore non fa male a nessuno,
neanche a te." la canzonò allegramente passandole un tazza
di tè, ignorando l'occhiataccia della maggiore.
Liang seduto vicino a Tomoko, prese la tazzina ricolma di tè
inspirando l'odore ad occhi chiusi "Vecchio plovelbio cinese
dile: Un solliso ti falà
guadagnale più di dieci anni della vita."
"Ecco, Liang ricomincia con le sue perle di saggezza. Ma non posso che
dargli ragione." commentò Oyun bonariamente, rifinendosi con
l'indice e il pollice, i lunghi baffi che aveva.
Hanako alzò gli occhi al cielo "Liang-san ne ha
sempre una. Ora scusate, ma devo andare a prepararmi per l'allenamento
di oggi" disse finendo di bere il tè e posando la tazzina
sul tavolino.
"Ma è ancora presto per la lezione oneesan, non resti
neanche per la riunione?"
"Non ci sono cose importanti su cui discutere e da quel che ho visto,
mi servirà molta calma per la lezione di oggi. Una
meditazione prima di cominciare, è quello che ci vuole."
rispose semplicemente, uscendo dalla sala con passo calmo, mentre
Narumi la guardava perplessa.
"Certe volte è troppo rigida. Jitsu-sama dovrebbe dare anche
lei, delle lezioni di meditazioni rigenerative."
"Hanako vuole solo che le ragazze non si distraggano troppo, va bene
rilassarsi, ma mai abbassare la guardia."
"Tomoko ha ragione, Narumi."
si fece serio Oyun incrociando le braccia "Quei demoni non
esiterebbero ad ucciderci tutti, figuriamoci se si accorgono che
abbassiamo le difese, ci sarebbero addosso in poco tempo."
Liang si irrigidì all'idea "Potlebbelo tentale un attacco
devastante." si passò una mano sul pizzetto con fare
pensieroso "Ma come dice un altlo plovelbio cinese: Non fasciamoci la testa prima di
esselsela lotta."
Tomoko annuì convinta "C'è ancora tanto da fare,
l'importante è essere sempre pronti." affermò
guardando il cielo azzurro dalla finestra aperta.
***
Era rinchiuso da un'ora nella sala delle mappe, una stanza di medie
dimensioni dedicata interamente a mappe e cartine, in particolare
quelle riguardante il Regno Asiatico. Scrutava con attenzione la mappa
che aveva preso dallo scaffale polveroso, illuminata solo dalla luce
delle candele, con una penna di corvo segnava i luoghi già
predati, rimurginando
in quali altri posti potesse cercare per trovare quella maledetta
pietra.
Doveva sbrigarsi, l'idea di tornare dal suo padrone a mani vuote gli
fece gelare il sangue nelle vene,anche se non era la morte a fargli
paura, temeva di più le torture peggiori e sadiche che il
mago infliggeva a chi solitamente non gli ubbidiva. L'unica cosa che
sapeva della pietra, era che si trovava sicuramente nel loro regno,
depredare e distruggere i villaggi era un modo per coprire il loro vero
scopo senza suscitare sospetti nei guerrieri ninja, per il
momento il piano stava funzionando alla grande, ma la prudenza non
è mai troppa quando si tratta di trovare qualcosa di
così prezioso.
Il rumore pesante di grosse catene proveniente
dall'esterno, fece distrarre il Generale dall'analisi della mappa che
stava studiando e su cui avrebbe concentrato il prossimo attacco. Si
alzò infuriato dalla sedia polverosa, uscendo con passo
pesante dalla stanza, arrivò al cortile del castello,
cirocondato interamente da torri molto alte in mattone scuro,
lì vide la causa della sua distrazione: uno squadrone di
soldati d'ombra, stava tentando di riportare uno dei Draghi di Orifus,
alla sua gabbia e spostarlo nelle profonde caverne sotterranee sotto la
fortezza. Li guardò maledicendoli per la loro incompetenza,
si stavano facendo trascinare e calpestare come delle formiche evitando
per quanto possibile, l'alito infuocato. Se non fosse stato per le ali
ben legate, si sarebbero fatti anche portare via, certe volte erano
davvero delle carcasse senza cervello, bravi solo ad uccidere.
"Voi! Razza di cadaveri idioti che non siete altro! Cosa ci vuole a
rimettere quel Drago al suo posto?"
I diretti interessati si guardarono fra di loro con aria interrogativa,
venendo però sorpresi da un colpo di coda della
lucertola che li scaraventò contro la parete di mattoni;
essendo esseri fatti dalla stregoneria, lo schianto li fece svanire in
un mucchio di polvere e cenere. Dark sbraitò seccato, se
voleva tornare a lavorare, doveva pensarci lui come al solito; si
avvicinò deciso all'animale e quest'ultima, non gradendo
l'impertinenza dell'essere davanti a sé, inspirò
col fiato gonfiando il petto, pronto ad una vampata di fuoco
distruttiva. Ma Dark fu più lesto: con velocità
incredibile si portò a pochi passi dal Drago,
afferrò l'enorme catena legatagli attorno al collo e con una
sfrattonata potente fece sbattere la testa della creatura al suolo,
l'impatto fece vibrare il terreno alzando un grosso polverone, Dark
sorrise compiaciuto alla vista del Drago senza sensi e
lasciò andare la catena a terra.
"Ora che avete visto come si fa, riportate questo ammasso di scaglie
nelle caverne." ordinò freddo ai soldati presenti.
Avendo finalmente sistemato il piccolo intoppo, tornò nel
castello per dedicarsi alla mappa dato che, durante l'azione contro il
Drago, era riuscito a ideare un buon stratagemma per evitare la rottura
di scatole da parte dei soldati ninja, sempre se si fossero fatti vivi.
Angolo della
stramboide
Ciao
a tutti! Rieccomi qui a torturarvi psicologicamente, per quanto possa
farlo XD. Anche questo capitolo è stato abbastanza
tranquillo diciamo, abbiamo conosciuto Orifus e i suoi tirapiedi, ed
altri personaggi, se vi state domandando cosa cerca e
perché, dovrete avere pazienza, lo so sono cattiva, ma non
amo fare spoiler :P
Non
preoccupatevi, dal prossimo capitolo in poi si vedrà
(finalmente) un po' d'azione, ora vi lascio ad alcune foto e delle
spiegazioni, alla prossima ;)
sàbhailteachd*:
"sicura" in scozzese
Gut*: "bene" in
tedesco, a quell'epoca la Svizzera era legata alla Germania.
Tottomus*:
"abitudine" in finlandese.
Verstanden*:
"capito" in tedesco.
Coles y nabos cocidos*: carne con cavolo, lingua spagnola
Orifus e il
suo castello (devo ammettere che mi piace <3 , magari
cambiando il design XD)
Dark.
Paesaggio
attorno al territorio di Orifus.
|