Il dio cane
C'era una volta un dio cane.
Il dio cane usava ogni mattina svegliarsi alle 8 in punto, si alzava
dal letto, apriva la finestra e le scuri del balcone e si affacciava
urlando a gran voce a tutte le troie che passavano di là "mu
mucca dio can 15 e 18 quanto fa!".
Un bel giorno lesse su internet di un contest sul tè ed il
caffè e conscio della sua radicata, irrispettosa, cultura
meridionale decise di prepararne uno terribile al coinquilino
di Sondrio; il punto era far comprendere al mondo la
superiorità indiscutibile del caffè,
rigorosamente espresso, su quella brodaglia bollente e insapore
conosiuta come tè.
Il pensiero era ammazzarne uno per educarne mille, pisciare nel
tè del coimquilino doveva essere interpretato come un chiaro
messaggio di supremazia culinaria, un urlo di libertà
strozzato dall'oscurità delle mere tradizioni nordiche.
Si propose dunque con inconsueta ma adeguatamente mascherata gentilezza
di preparare un "dolce tè" , cosi lo chiamò, al
coinquilino, che quasi incredulo accettò la "dolce",
così la pensò, richiesta del fidato, almeno
così credeva, amico.
Così si diresse in cucina inizialmente a passo lento,
rilassato, per non destare alcun sospetto, il battito cardiaco
aumentava così come il passo s'insveltiva, stava per
compiere un gesto di importaza indiscussa per il futuro
dell'umanità; doveva essere veloce, rapido e preciso
dell'esecuzione, non poteva e non doveva essere scoperto dal
coinquilino, era stato investito di un compito da Dio, il fallimento
non era contemplato.
Aprì di fretta il rubinetto, versò l'acqua
calcarea nella tazza, prese l'infuso al limone, perfetto per il suo
scopo, e mise tutto nel microonde. Trenta secondi, pochi, ma
importanti.
Andò in bagno pisciò in una ciotola e
aspettò,sudava freddo, ogni attimo era infinito, ogni
singolo e ovattato rumore proveniente dalla camera del coinquilino
destava il suo allarme già alle stelle più di
quanto non fosse stato mai nella sua breve vita da 21-enne.
Il silenzio della casa prospettava una tempesta di giustizia
che avrebbe messo fine all'eterno diverbio caffè, espresso,
contro tè; improvvisamente la calma della casa fu squarciata
da un suono, rimbombò forte, come un tuono che si
infrange sulla terra bruciata nella campagna, cupò ultimatum
della faida, come il suono di campane in festa padre di un rinnovata
speranza.
Nemmeno iniziò a suonare quell'arnese infernale che il dio
cane si catapultò in cucina, aprì il microonde,
prese in una mano la ciotola con il piscio e nell'altra il
tè.
Fine.
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