Inchiostro Secco

di Naboyels
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I piedi erano diritti, puntati sulla nuda roccia. Le braccia tese. Spostavo il peso, cercando un appiglio sulla grigia e calda parete sotto il sole di mezzogiorno. Mentre salivo, la mia mente era costantemente sulle prese, studiando ed esaminando un percorso, quando, incredibilmente, alto sopra la mia testa, un urlo acuto e imponente. Un aquila. Con le ali spiegate, sorvolava la vetta su cui si stagliava la parete dove arrampicavo. Ed io lì, a quindici metri da terra, sulla roccia, ho dimenticato tutto.
Mi sono perso, seguendo il volo del rapace, verso la vallata, finché di nuovo mi saluta prima di scomparire dal mio campo visivo. Ed io alzo la mano, e riprendo la salita. Manca pochissimo, non mollo, non vorrei mollare nemmeno un secondo, voglio toccare la sosta su cui è appesa la corda, per la prima, vera, volta.
Ho arrampicato altre volte.
Ma oggi, ho arrampicato per la prima.





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