Scorre la Senna, scorre lenta.

di _Agrifoglio_
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Luigi XV

Nacqui per essere Re e tale diventai,
all’età di cinque anni,
restando sul trono per oltre cinquanta.
Nipote del Re Sole,
lo Stato fu lui, lo Stato ero io.
Il mio regno nascondeva,
sotto una vernice di apparente splendore,
i nefasti segni di una crisi economica
sempre più profonda ed irreversibile,
ma io mi curavo quasi esclusivamente delle mie favorite
e delle mie numerosissime amanti,
tutte donne bellissime, alcune ancora delle bambine,
ma l’epoca lo consentiva ed io ero il Re.
Del resto, mia moglie, i miei figli, i miei nipoti
erano tutti bigotti o brutti o entrambe le cose
mentre io ero bello e colto
e, vivaddio, volevo vivere!
La piccola austriaca, invece, prometteva bene,
con quel suo labbro sensuale,
gli occhi vivaci,
il fuoco nelle vene,
il pepe nelle parole,
quella sua deliziosa ingenuità
e la bellicosa ostinazione.
Quel babbeo, imbelle, di mio nipote ci mise anni a deflorarla.
Avrei dovuto pensarci io e chiudere per sempre la questione.
La madre, l’Imperatrice Maria Teresa,
voleva farmene sposare la sorella,
l’Arciduchessa Maria Elisabetta,
una zitellona di venticinque anni, molto bella.
Intendeva spedirle qui entrambe,
una per me ed una per Luigi Augusto.
L’unione era caldeggiata dalle mie figlie
che mai disperarono di farmi pentire
dei miei molti e gravi peccati
e di sottrarmi alle spire della maliarda tentatrice,
ma il vaiolo deturpò il volto della promessa sposa
ed io colsi il pretesto per rompere il fidanzamento.
Fu il vaiolo ad uccidermi.
Provai, ad un certo punto, ad introdurre delle riforme,
ma fu un tentativo blando,
osteggiato dall’aristocrazia e dal clero
e presto accantonato.
D’altronde, ero già anziano e non volevo altri grattacapi.
Preferivo oziare e godermi Madame du Barry,
una cortigiana che sapeva il fatto suo,
che non mi tediava con pose da intellettuale
né pretendeva di ingerirsi nella vita politica.
Altrettanto interessante era vedersi aggirare,
per i corridoi della Reggia, in tenuta militare,
la figlia minore di quel vecchio pazzo di Jarjayes.
Per il resto, se la sarebbero vista gli altri:
dopo di me, il diluvio.





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