Vi arrivai un grigio mattino, di
corsa, stremata, stanata,
assetata di verità ed al contempo spaventata.
La casa si stagliava su quella cupa
radura, diroccata,
altera, le imposte di legno rosicchiate e cadenti, il perimetro,
solcato dalle
mura bianche come gesso, incorniciato da cespugli e sterpaglie.
Il vecchio portone si presentava
sporco… Intaccato come la
mia coscienza, a dire il vero.
Entrai, consapevole di ciò
a cui sarei andata incontro.
Subito il profumo acuto del bosco
abbandonò le mie narici,
lasciando spazio all’odore rancido proprio degli ambienti
vecchi e malsani.
Lì da una parte, alla mia
sinistra, scale…
Scale che mostravano in tutto e per
tutto il loro bieco splendore:
rugginose, polverose, le linee ondulate che terminavano vorticose in
una
pericolosa oscurità.
Incapace di resistere a quello strano
richiamo mi ci
addentrai, procedendo a tentoni.
E man mano che scendevo saliva la
paura, in una sorta di
tormentato bilanciere.
Paura di una consapevolezza atroce.
Paura di me stessa, di ciò
che ero un tempo, di ciò che
sarei stata in futuro.
E mentre questi pensieri si
alternavano in una pericolosa
roulette, col piede scesi l’ultimo gradino.
Il pozzo si stagliava ambiguo sullo
sfondo, solo qualche
raggio di sole filtrava dal soffitto sconnesso.
L’odore di rancido
colpì ancora le mie narici, non appena
compiuto qualche passo.
Urlava il mio cuore, terrorizzato,
mentre i miei occhi
fissavano sbarrati lo storto cilindro di sassi antichi.
Eppure avanzai.
Perché a volte
l’oscurità funge da spettrale attrattiva, e
non riesci a sottrarti.
Quindi un passo.
Un altro.
L’odore della putrefazione
persisteva nel naso… Nello
sporgermi oltre le pietre mi salì dalla gola
l’orrore più puro.
Ciò che i miei occhi
videro si rifletté con violenza nel mio
stomaco nero.
Un grido acuto e gutturale, allo
stesso tempo, partì dalla
mia gola vibrante.
Il buio più pericoloso ha
il colore immobile dell’inutilità.
Note: grazie a tutti coloro che
hanno letto questo delirio xD
Nonostante l’apparenza
esiste un senso a tutto questo,
credetemi!
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