CAPITOLO
13 – SOLO ACQUA
Il sole iniziò a filtrare dalla finestra, illuminando la
stanza.
Mirai si ritrasse dalla luce, quasi temesse di essere sfiorata da quei
raggi tiepidi e ancora timidi. Si morse il labbro, angosciata.
In quei giorni passati in compagnia di Trunks, aveva ricominciato a
vivere. Forse indispettita dapprima, forse esitante, ma aveva vissuto.
Aveva sorriso, aveva respirato, aveva avuto voglia di ridere. Si era
sentita protetta, e l’esistenza aveva perso un po’
del suo peso.
Ora aveva l’orribile e amara sensazione che tutto fosse
tornato come prima. Si strinse maggiormente alle proprie gambe, quasi
temesse di finire in pezzi se solo avesse allentato la morsa.
In quel momento, Trunks si svegliò. Aprendo gli occhi, si
stiracchiò pigramente, tendendo le braccia. Mirai
sobbalzò.
Il ragazzo alzò su di lei i suoi occhi azzurri e le fece un
sorriso affettuoso. «Dormito bene?»
domandò, per riempire quel silenzio che pareva essere la
maledizione di Mirai.
Lei ripensò con un brivido all’incubo.
Fissò Trunks con aria infelice.
Il giovane le rivolse uno sguardo preoccupato in risposta, ma prima che
potesse dire o fare qualcosa per annullare le distanze, Mirai si
voltò.
Il saiyan fissò la schiena della ragazzina, la sua nuca.
Sospirò, pensando che era incredibile come lei riuscisse a
tagliare fuori il resto del mondo con un semplice movimento. Per un
momento accarezzò l’idea di avvicinarsi a lei e di
voltarla con delicatezza. Si chiese come mai non ne avesse voglia, poi
capì: non era il fatto che Mirai si isolasse dal resto, era
il fatto che la ragazzina desse piena impressione di volersi isolare.
Non sapeva perché, ma percepiva quanto fosse importante per
lei rimanere sola in alcuni momenti. Ed era quello che lo bloccava.
In certi istanti, riusciva a raggiungerla comunque, a decidere, in un
certo qual modo, che non era così che lei doveva stare.
Altri, la volontà di Mirai era troppo disperata, e lui non
riusciva a opporsi.
Perciò rimase in silenzio per qualche attimo. Infine si
alzò, ed allo scricchiolio lieve prodotto dalle molle del
letto Mirai si voltò.
Trunks sorrise appena, tentando di infonderle calore.
La ragazzina si irrigidì.
«Vieni, coraggio» mormorò Trunks,
cercando di utilizzare un tono tranquillizzante. Fece per prenderle la
mano, ma lei si scostò, scendendo dal letto.
Lo seguì in cucina, ma teneva le mani intrecciate tra loro,
scoraggiando ogni contatto.
Bulma li salutò calorosamente, ma le linee di preoccupazione
sul suo viso sembravano essersi moltiplicate, e si mordeva il labbro
con frequenza.
Mirai non volle mangiare nulla. Trunks notò anche che
sembrava maggiormente inquieta del solito. Negli occhi della ragazzina
era evidente un forte nervosismo, e più di una volta la
sorprese con una smorfia (non capì se di tristezza o
sofferenza) sul viso. Il giovane tentò di distrarla
parlandole di Bruck, ma le parole non sortirono l’effetto
desiderato. Mirai lo fissava assente o con la paura nello sguardo,
senza dare l’impressione di prestare davvero attenzione a
ciò che accadeva.
Quando la colazione poté dirsi conclusa, perciò,
Trunks si avvicinò a lei e, prima che la ragazzina potesse
sottrarsi, le posò una mano sulla fronte. Mirai
tremò a quel tocco fresco.
«È bollente» affermò Trunks,
voltandosi verso sua madre. «Mamma»
proseguì, preoccupato, «credo proprio che abbia
l’influenza».
Bulma osservò apprensiva la ragazzina e portò il
termometro. Risultò che Mirai aveva circa trentotto di
febbre. Trunks prese la mano di Mirai. La ragazzina non si sottrasse,
ma lui non lo prese come un buon segno: sembrava infatti solo troppo
esausta e sconfortata per continuare ad imporre la propria solitudine.
La portò in camera e la convinse a sdraiarsi.
La ragazzina prese a scrutare il soffitto con un’espressione
scoraggiata dipinta in viso. Finalmente si addormentò, ma fu
un sonno breve e angoscioso.
Quando si destò Trunks le diede una pillola che lei
inghiottì senza problemi.
Il giovane aveva appena fatto in tempo a constatare sollevato che la
febbre pareva in via di abbassarsi che lei fece una smorfia e corse in
bagno.
Trunks non si fece
attendere, ed un attimo dopo era accanto a me, a
reggermi la fronte mentre vomitavo. In quel momento desiderai come non
mai di strappare le sue mani sollecite dalla mia fronte, ma non potei
far altro che continuare a squassarmi sotto nuovi conati.
Nella mia mente, lui
elencava (con un certo divertimento che mi
raggelò) le possibili sofferenze alle quali avrebbe potuto
sottoporre Trunks. Le possibili torture che io avrei potuto fare al
ragazzo. Presi a tremare con violenza, ed i tremiti non se ne andarono
nemmeno quando il mio stomaco si tranquillizzò.
Ed i tremiti si
trasformarono in violente torsioni, mentre crollavo sul
pavimento cercando di resistere alla sua pressione. Da qualche parte
sopra di me, sentii la voce di Trunks chiamarmi, ed aveva una scintilla
disperata. «Mirai!»
Si chinò su
di me e cercò di circondarmi con le
braccia, ma io mi dimenai più forte, gli occhi pieni di
lacrime. «Mirai, piccola, basta. Sono qui. Ci sono io, non
preoccuparti».
Il contatto fisico mi
quietò, e misi a fuoco il volto di
Trunks, avvilita.
Sì, lui era
accanto a me. C’era sempre, e mi
preoccupava.
Erano tutti preoccupati
per me. Bulma mi chiese se volevo lavare alcuni
panni, e nei suoi occhi azzurri era evidente una scintilla che faceva
capire la sua intenzione. Voleva solo che mi distraessi un poco.
Annuii e accolsi tra le
mani la bacinella che mi porgeva.
Mi voltai verso Trunks.
Lui si aspettava che il mio sguardo gli
rivolgesse la muta richiesta di starmi accanto. E io lo volevo accanto,
ma mi allontanai senza voltarmi indietro.
Uscii in terrazza e
iniziai a inzuppare quei piccoli panni. Osservai
ammutolita, per qualche attimo, i raggi di sole giocare sulla
superficie dell’acqua.
Guardai il cielo e mi
sembrò assolutamente identico agli
occhi di Trunks.
Tornai a guardare a
terra, stordita. Avevo la febbre... Mi domandai
cosa stesse facendo il mio corpo, se stesse cercando di cacciarlo come
un virus. Ma lui non era un virus.
Mi sentivo come se
avessi avuto qualcosa dentro il petto, qualcosa che
graffiava, graffiava, e faceva un male insopportabile.
Guardai la bacinella
colma d’acqua. “È
facile” pensai, fissando come ipnotizzata la superficie del
liquido, increspata dal vento lieve.
Sarebbe stato
semplicissimo.
Con gesti automatici mi
slegai la banda blu che mi ricopriva la fronte.
Non volevo che si bagnasse; la poggiai su una piastrella abbastanza
distante.
Badando appena al cuore
che mi martellava furiosamente tra le costole,
pompando con forza il sangue nelle mie vene, urlandomi
quant’era vivo tutto il mio corpo, mi avvicinai al recipiente.
Fissai ancora
l’acqua riflettere i timidi raggi del sole.
Alzai le spalle. Non
avevo di che perdere. Avrei solo guadagnato. Avrei
chiuso con la sofferenza. Sarebbe stato semplicissimo.
Cosa avrei perso, se non
il suo fiato, i miei brividi, la mia
solitudine?
Inghiottii una boccata
d’aria e tuffai con forza il viso
nell’acqua.
Pian piano scollai una
palpebra, poi l’altra. Non vedevo
molto. Ma che ci sarebbe stato da vedere? Tutti i sensi iniziarono a
farmisi attutiti, mentre le tempie cominciavano a pulsare.
I polmoni reclamavano
aria, ma li ignorai.
Non avrei perduto nulla.
Se non due occhi color del cielo e del male.
“Ti metto al sicuro, Trunks” pensai, ed era un
pensiero leggero, quasi come un profumo svanito nel vento.
Sarebbe stato
semplicissimo, ripeteva la mia mente, in
un’assordante cantilena.
Sarebbe stato solo acqua.
Maryana:
Sono felice che il
capitolo ti sia piaciuto e che ti abbiano
colpito così tanto gli stati d’animo di Mirai...
Non posso che essere felice della tua felicità (sempre che
sia ancora intatta dopo questo capitolo).
Cri92: Ciao^^ In
effetti la situazione non è decisamente
delle migliori, anzi! Si può dire che sia delle peggiori.
Non solo quel mostro fa soffrire Mirai, ma minaccia anche di far
soffrire Trunks... Sì, è proprio lui...
Son Kla: Come al
solito le tue recensioni sono belle dettagliate! Il
distacco è quello che volevo far avvertire maggiormente, la
distanza che torna ad esserci tra Trunks e Mirai, quindi sono
felicissima che tu lo abbia percepito così. Davvero hai
qualche sospetto sul mostro? Ecco, adesso sono io quella curiosa... Hai
individuato perfettamente ciò che Trunks sta donando a
Mirai. Grazie mille
Carol2112: Un
po’ è stata complicata quella parte
del sogno, ma soprattutto il decidere bene cosa poteva farle di orrendo
quel mostro... Una volta scelto, descrivere non è nemmeno
stato molto difficoltoso. Anche io sono una
“fanatica” dell’introspezione. Un bacio
FullmoonDarkangel:
Ti sei ripresa dal raffreddore, ormai? Spero
decisamente di sì. Dato che sarebbe l’obbiettivo
dello scrittore far sì che il lettore si immedesimi, direi
che sono contenta di esserci riuscita! Ciao
Giusiemo291: Grazie
mille. Ecco l’aggiornamento e ti
ringrazio (ti ringraziamo) molto per l’aiuto che hai dato per
far continuare questa storia... Un bacio
Bene, dalla Francia,
con il supporto del portatile, vi saluto. Au revoir
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