Melanine Vallenari.
Melanine era una ragazza dai capelli
rossi come il fuoco,
più scuri di una semplice tinta carota, erano colore del
sangue. Lisci lunghi
fluenti che si adagiavano sulle spalle cadenti dolci pallide e sul viso
di un
innata carnagione bianca imperlata che al sole brillava come fosse di
cristallo. Gli occhi erano verdi smeraldo con delle lunghe ciglia scure
da far
aumentare le palpitazioni del cuore di un ragazzo ad un solo battito.
Il corpo
era sinuoso e delicato come quello di una ballerina classica, il
portamento
elegante e l’andatura fiera paragonabili a quelli di una
regina. La pelle
liscia e morbida sembrava di porcellana e la sicurezza che traspariva
dai suoi
delicati lineamenti era in grado di stregare chiunque, donna o uomo,
adulto o
bambino, portandolo ad innamorarsene perdutamente. Le guance come
petali di
rosa rossi illuminavano quella pelle diafana rendendola viva e colorita
teneramente.
La ragazza era consapevole della sua
innata bravura e della
sua spregiudicata bellezza. Questo sin da piccola l’aveva
portata ad avere e
ottenere tutto quello che voleva con il minimo sforzo. Bastava uno
sguardo che
suo padre la contemplava, un sorriso che suo padre la lodava e una
parole per
essere accontentata. Era imperiosa, elegante e egocentrica per natura
ma di
certo tutte le attenzioni che i maggiordomi di casa, il padre stesso e
tutta la
gente che la incontrava, le rivolgevano avevano irrimediabilmente
suggellato
quello che sarebbe stato il suo carattere. Perché Melanine
era una diciassettenne
di tutta regola, con una bravura in tutte le materie grazie alla sua
memoria
fotografica, alla sua dote di eccellente oratrice e con discorsi
demagogici
riusciva a condurre anche il più furbo dei suoi
interlocutori dove la mente
della ragazza ramata desiderava.
Aveva sempre ricevuto molte
attenzioni dall’altro sesso,
della sua età come da persone più grandi che
coglievano nel suo profilo
infantile quella bellezza sospesa tra egocentrismo e innocenza, sempre
pronta a
scaturire dai suoi tratti dolci. I ragazzi facevano a gara per
conquistarla e
non ve ne era uno che in fondo la cuore la desiderasse. Cambiava con la
stessa
frequenza con la quale cambiano le ore il proprio compagno e tutto con
estrema
facilità, quasi come un gioco, un suo dolce passatempo. La
moda la creava lei e
nessuno osava contestare, dato che qualsiasi abito indosso alla ragazza
sembrava il più bel capolavoro di tutto il mondo.
Era conosciuta da tutti e ammirata da
tutti. Melanine era la
persona più popolare della sua scuola, ovunque si sapeva di
lei e della sua
bravura. Quando passava tra la gente, il silenzio era sovrano
accompagnato da
sguardi sognatori o indagatori, innamorati o deliziati. Tuttavia con il
passare
degli anni vederla girare con tenerezza tra le persone era diventato
abitudine
ma restava per tutti la ragazza più bella che avessero mai
visto.
Melanine era opportunista, troppo opportunista.
“Solo ora mi rendo conto di
quanto ero sciocca. Sentivo che
il mondo girava attorno a me così come l’universo
intero. Bastava un cenno
della mia mano e subito mio padre accorreva in mio aiuto. Ero viziata e
bella,
dannatamente bella. Tutti mi amavano di quell’amore velato da
ammirazione: ero
una creatura divina, colta e intrigante, cosa si poteva chiedere di
più?
Persino i ragazzi che lasciavo con tanta leggerezza nonostante tutto
potevano
riuscire a prendersela con me. Io mi crogiolavo in quel mio essere
amata con
gioia senza nemmeno valutare che le mie gesta in futuro avrebbero
significato
molto, per me…e per la mia gemella.”
|