Piccola storiella scritta per
distrarmi un po’, spero sia di vostro gradimento…Buona lettura a tutti.
Iago
Galeotto fu quel visitatore!
Erano due settimane che non
facevo altro che studiare, tutta colpa di quel malefico Piton, che aveva deciso
di perseguitarmi. Non solo ero colpevole di essere una Weasley, sorellina
minore di Ron, il secondo iscritto sulla lista nera di Mr.-Oleoso-lo-Schifoso.
No, pensava oltretutto che fossi la fidanzatina di Harry. Io? Ma dico,
stiamo scherzando? Ginevra Weasley, la morosa del Ragazzo Perennemente
Imbambolato? Ma via, nel tempo libero a me piaceva divertirmi, non pensare
perennemente a come salvare il mondo, combinando più catastrofi possibili.
Giusto per svagarmi un po’
decisi di avventurarmi per il castello qualche ora dopo il coprifuoco. Era un
vero toccasana, nessuno in giro per tediarmi con le sue chiacchiere inutili,
nessuno a raccontarmi pettegolezzi su persone che a malapena conoscevo, ma
soprattutto nessuno che si azzardava a parlarmi di quel maledetto effemminato
di Zabini, né tanto meno di quel borioso di Malfoy. Già, perché le mie compagne
di scuola erano tutte ammattite, da un po’ di tempo a questa parte vigevano due
partiti: c’era chi sbavava dietro a mio fratello (ma come si fa? Assomiglia
sempre di più ad un fiammifero) ed al suddetto San Potty, di cui naturalmente
con me non facevano mai parola e l’altro che osannava quei due cretini convinti
che non erano altro che Draco e Blaise.
Tutto ciò era veramente insostenibile, soprattutto quando
c’entrava quel coglione di Malfoy, che probabilmente istigato da Piton
l’Untuoso, mi perseguitava ogni volta che gli capitavo a tiro. Non aveva
ancora capito che io non ero mio fratello, che poteva passare tutto il tempo
che voleva a punzecchiarmi, palleggiarmi e denigrarmi. Non c’era verso né modo:
non gli avrei risposto mai, non m’interessavano né lui né le sue stupide
provocazioni. Non era nemmeno per la Coppa delle Case, fan domo anche quella,
era per principio, non avevo nessuna intenzione di abbassarmi al suo livello,
perché per quanto si ritenesse superiore, per me non era altro che un perdente
che si nascondeva dietro ad un cognome sperando di sentirsi grande e potente.
In realtà era solo un povero scemo, troppo pieno di sé, per accorgersi che per
me valeva quanto una cingomma spiaccicata per terra.
Tanto per sgranchirmi un po’ le gambe mi diressi in
guferia, potevo salutare Leo. Era da un po’ che non gli portavo un bel biscotto
gufico, seconda ma non meno importante cosa in quel meraviglioso luogo c’era un
enorme finestra e l’odore di fumo non vi sarebbe rimasto a lungo. Ah che
bello, mi sarei finalmente fumata una cicca dall’inizio alla fine senza gli
occhi delle mie compagne di stanza puntati addosso come fari accusatori. Se
c’era un motivo (a dir la verità ce ne erano molti) per cui odiavo i Grifondoro
era il loro perbenismo cronico. Maledizione, una sigaretta non aveva mai
ucciso nessuno, e poi, Cristo!, ero libera di fare quello che mi pareva
della mia dannata vita.
-Leo?-
Lo vidi, era lì che mi fissava con i suoi occhioni
ambrati, era veramente minuscolo in confronto agli enormi allocchi che si
trovavano a scuola. Lo chiamai un'altra decina di volte, ma non ne voleva
sapere di scendere.
-Vieni qui inutile pennuto, sono dieci minuti che ti
chiamo!- tipica sfaccettatura della famiglia Wealsey: carattere pessimo e
iroso. Al diavolo anche lui, mi sfregai le mani, pregustando il momento tanto
atteso: sigaretta.
Estrassi lentamente il pacchetto dalla tasca, ne presi lentamente una… adoravo il rito
iniziale. La posizionai accuratamente fra le labbra, estrassi l’accendino dalla
tasca e quel decelebrato di un uccellaccio me lo soffiò dalle mani.
-Leo, giuro che ti ammazzo se non me lo ridai! Vieni
subito giù!-
Saltella invano per un buon quarto d’ora, poi inveii
contro quel obsoleto animale per i restanti venti minuti. Volevo fumere, VOLEVO
fumare, era da quella mattina che pregustavo quel meraviglioso momento. Cercai
la bacchetta nella tasca del mantello, scomparsa anche quella. Per essere più
precisi l’avevo persa accidentalmente in camera, dopo averla scagliata addosso
alla parete con poca grazia. Sapete in trasfigurazione non ero un gran che, e
mi innervosisco decisamente troppo quando non riesco a fare ciò che vorrei.
-
Weasley, se hai finito di comportarti come una scimmia, levati
dalla finestra che anch’io ho da fare.- Voce inconfondibile, ci mancava solo
lui ora. Quasi quasi preferivo Piton sotto la doccia. No, va bene scherzavo
quello era probabilmente troppo anche per Voldemort.
-Malfoy, la scuola è enorme sai? Proprio qui dovevi
venire? Cerca di essere gentile, se ti riesce, striscia da un’altra parte!-
All’una non aveva il potere di togliermi dei punti, ma soprattutto in quel
momento non avevo intenzione di averlo fra i piedi.
Mi rivolse uno sguardo sprezzante, invece di andarsene,
com’era facilmente prevedibile, raggiunse la finestra e vi si appoggiò
ignorandomi completamente. Estrasse dalla sua tasca una sigaretta e l’accese.
Mi morsi ripetutamente la lingua, non glielo avrei mai e
poi MAI chiesto. Rimasi lì, sadica come non mai a fissarlo, mentre poteva fare
quello che a me era stato negato da quel cretino del gufo di Ron. Tale padrone,
tale animale.
-Non mi fissare in quella maniera, sembri una bambola di
porcellana!- Non assomigliava proprio ad un insulto!
–Questo, mio caro è un evento da scrivere sul
calendario!- non potevo proprio fare a meno di farglielo notare, in fondo
anch’io mi divertivo a infastidirlo un po’. Potevo considerarlo una sorta di
sport personale, un passatempo che praticato ogni tanto fa piacere.
-Non ti seguo, cosa è che dovresti scrivere?- è scemo o
cosa?
-Due frasi, una di fila all’altra in cui non ti sei
dilettato nell’offendermi! Se non mi stupisse ormai più nulla, sarei stata
probabilmente colpita da un infarto fulminante per l’unicità dell’evento-
Senza proferir verbo mi passò il tanto agognato
accendino. Sapeva essere sagace a volte quel ragazzo.
Illuminato dalla luna, dovevo ammettere, riuscivo a
capire come mai la maggior parte della popolazione femminile di Hogworts, lo
considerasse affascinante. Non era propriamente bello, il naso e il viso
affilati gli conferivano un aspetto sofferto, quasi arcigno, ma i suoi occhi di
un azzurro elettrico gli donavano però un non so ché di magnetico.
Aspirai completamente soddisfatta la prima boccata, il
tanto sofferto momento era finalmente arrivato.
-Una grifondoro che fuma, è un evento da ricordare!
Sempre tutti così casti e puri voi!- La sua voce strascicata mi colse di
sorpresa, non pensavo che mi avrebbe più rivolto la parola, era pur sempre il
più stronzo della sua casa, anche se ora così viscido non sembrava proprio.
-Loro, Malfoy, loro! Io sono la pecora nera della
situazione- ammisi, rammaricandomi un istante dopo di essere stata sincera, per
la prima volta dopo tanto tempo, proprio con lui.
-E’ vero, probabilmente saresti stata bene fra di noi.-
Cos’era un insulto? O un complimento? Non sapevo bene
come prenderlo, il volto del ragazzo era sempre rivolto verso la finestra. Il
fumo creava curiosi giochi intorno alla sua faccia, sembra terribilmente vero
quella sera, e per lui non era certamente usuale. Provai per qualche istante
una leggera soddisfazione alle sue parole.
-Ti ho osservata in questo periodo Ginny, anzi a dir la
verità ti ho messa forse alla prova, con quel minchione di tuo fratello e la
sua patetica combriccola non c’entri proprio un bel niente.-
Chiamate un medimago Malfoy è impazzito! Lo stavo
realmente quasi per urlare, ma decisi che non era il momento adatto. Aveva
pronunciato il mio nome, aveva ammesso di aver focalizzato la sua attenzione su
di una Weasley e qualcuno aveva capito finalmente che con i Tre Santi non
c’entravo proprio nulla.
-Notevole che te ne sia accorto, Piton sembra convinto
del contrario in questo periodo-
-Tutti a scuola credono che tu vada a letto con
quell’allocco di Potter, scema dove vivi sulle nuvole? Ma mi duole ammetterlo lui non è alla tua
altezza-
Ok, ora basta, Malfoy mi stava sinceramente preoccupando,
che cazzo gli era preso? Maledetto il momento in cui decisi di uscire dal mio
dormitorio, maledetto vizziaccio di fumare, maledette soprattutto le mie
compagne di stanza che non me lo lasciavano fare in santa pace.
Non feci in tempo a ribattere, poiché si aprì la porta
cigolando rumorosamente. Paralizzata dalla paura non riuscii a muovere un
muscolo. Draco, fortunatamente era un serpentello che sapeva mantenere il
sangue freddo, e mi tirò assieme a se dietro la colonna. Era fondamentale non
muoversi, non fare nemmeno un passo, senno saremmo stati sicuramente un
bersaglio facilmente individuabile.
I passi echeggiavano nella stanza, il tempo sembrava
essersi fermato. Il mio cuore sembrava impazzito, o era quello di Draco? Malfoy
aveva un cuore? Lo annotai mentalmente, chissà perché ma mi era sempre sembrato
un automa riuscito piuttosto male. Sempre, ma non in quel momento, non
stritolata dalle sue braccia, non con la testa appoggiata sulle sue spalle, non
con il naso che sfiorava il suo collo. In quel momento, tutto poteva essere,
tranne che un essere non vivente.
L’odore acre di fumo, la delicatezza della sua pelle, il
calore del suo abbraccio, il profumo forte e deciso che emanava, mi
trasportarono in un altro pianeta, non mi ricordavo bene perché mi trovassi lì
in quella posizione ma il desiderio incontrollabile di assaggiare il suo sapore,
di provare un nuovo giochino, un po’ troppo pericoloso forse, fu irrefrenabile.
Così senza domandarmi né perché né come mai, inizia lentamente a baciargli il
collo, risalendo senza pormi nessun problema, al viso fino a raggiungere le
labbra. Un sapore dolce e deciso mi assali, non mi sarei aspettata che
rispondesse con tanta passione. Le sue mani giocavano instancabilmente con i
miei capelli, il suo torace era schiacciato contro il mio.
Avrei voluto che continuasse ancora un po’, ma la porta
si aprì di nuovo. Chi ci aveva unito per qualche attimo, ora andandosene ci
aveva di nuovo diviso. Non riuscii a guardarlo negli occhi, ero un po’ pentita
di quello che avevo fatto effettivamente. Sentii i suoi passi che si
avvicinavano all’uscita.
-Non vorrei avere il dispiacere di incappare un'altra
volta in te, ma se proprio non resisti ricordati che vengo sempre qui la
notte!-
E vi assicuro di incontri clandestini ce ne furono,
molti, ma veramente molti altri.
The end