Do you know what sucks about dying?
I problemi di Reed e Golaski a causa di Lambda e Wau. Come si
comportano tra loro? Cosa può accadere se...
Non
è completa, almeno per quello che volevo, ma attualmente la
storia
finisce in un capitolo solo. Se posso inserisco altro dagli appunti di
tutti i pezzi che avevo preparato per un progetto.
Ricordo che ogni
fanfic che propongo è preparata tempo fa per altri progetti
e li
ripropongo come sono, con elementi che secondo me potevano essere
chiariti nel gioco.
Do you know what sucks about dying?
Tutte
le mie fanfiction sono materiale che serviva per altri progetti per la
pagina. le storie sono intese come possibili accadimenti ove poco o non
specificato nell'opera, seguendo il gioco e info del sito. Non valuto
molto Transmission perchè sembra sia stato montato per
adattarsi meglio
al gioco finale, perchè registrato prima e con fatti
diversi, inoltre è
inteso dalla Frictional come 'spirato'. Pertanto, in base a file e
fatti nel gioco, presento come potevano essere situazioni e storie per
la versione finale che abbiamo tutti giocato.
Fan fiction
Autor: Deia Chades
(for english version use the translator to facebook or google)
Characters: Imogen Reed, Adam Golaski, characters hints
Type: for all
based
on: Game, Lambda, others.. Events and scenes are earlier of game story.
This is a fanfiction with hypothetical facts and game data.
Attenzione: la storia originale e i diritti appartengono a Frictional
games. La storia in fan fiction
presenta
accadimenti dal mio punto di vista, con qualche piccola aggiunta, ma
cercando di essere accurata con le informazioni date in gioco,
immaginando cosa è accaduto dove non specificato...
Il personaggio
di Reed è trattata come io l'ho avvertita dal gioco (art e
informazioni
di Catherine) e l'opzione del robot che modifica il corpo dietro
istruzioni di Wau è una delle ipotesi su come è
stato creato.
Adam
Golaski in Transmission è indicato come scan in Ark.
Tuttavia non è
sicuro, visto che Catherine non ha mai fatto scan a Golaski e non
è
indicato se lei ha mai caricato le scan di Reed e Golaski di Ark.
QUindi io l'ho inserito solo per fini della storia legati al gioco e
accadimenti.
Lambda - Novembre 2103
Imogen Reed è
distesa su un lettino da infermeria che aveva portato nella
Observation Room, quando lei e Golaski si erano accorti che era un
problema per lo spazio ridotto nell'infermeria. Così lei
aveva deciso,
prima dell'arrivo degli altri al sito, di allestire un'area relax,
lasciando solo il lettino più attrezzato a disposizione di
Holland e
ri-arredare la nuova zona per il personale.
Disposto di fronte a
una grande vetrata panoramica, il lettino era stato causa di piccole
discussioni. Trasportato tramite il cargo dello Shuttle station da
Theta, era un elemento scelto per la missione di recupero ad uso
esclusivo del medico, anche se per sbaglio era etichettato per Lambda
ma non risultava nella disposizione reale nel sito.
La scelta di
Reed, dettata dall'idea di un uso migliore che un polveroso luogo nel
livello sottostante, non era piaciuta ad alcuni colleghi come
Cronstandt, ma alla fine avevano accettato il cambio d'uso invece di
trasportarlo al livello magazzino, nonostante lo usava quasi sempre e
solo lei nei momenti di pausa o morti.
Reed sospira, con gli
occhi puntato sul grande blu punteggiato di luci rosse e bianche, presa
dai pensieri che vorticano nella sua mente.
L'oceano ormai non è
più come lo vedeva e amava lei. I pesci sono
irrimediabilmente presi da
Wau, sicuramente morti, che continuano a muoversi simulando gli istanti
di vita, per non parlare dei tentacoli e agglomerati di gel che
deturpano ogni cosa.
Nonostante tempo prima non avrebbe mai
smesso nel tempo libero di ammirare la Vista, leggere davanti una
Panoramica o uscire nei campi, iniziava a causa di Wau e le
sue
azioni, a non trovare nulla là fuori a darle pace o
sensazioni come
prima. E questo iniziava dal deflusso della camera d'equilibro, prima
di mettere piede nei capi antistanti, e inizia a chiedersi se non
è
solo un problema mentale o nervoso. Un crescente senso di smarrimento
la prende uscita dopo uscita, sente un opprimente senso di
disagio e
peggio, ha come l'impressione che qualcosa sia dietro ogni angolo. Dopo
i primi tempi, ha deciso di evitare sopralluoghi esterni, cosa che
faceva sempre fino a un mese e qualche settimana prima a Theta, cosa
che faceva innervosire Strohmeier.
Un sorriso timido compare
sulla sue labbra, ripensando ai rimproveri e occhiatacce del Capo della
sicurezza che non capiva come lei potesse trovare straordinario e
affascinante il mondo oceanico fuori dalla sicurezza del sito. 'Non
puoi capire...' gli aveva sempre detto, a quell'uomo che era sempre
presente per tutti e per qualunque motivo ma trovava impensabile
qualcosa oltre il suo modo di vedere. Aveva semrpe adorato Stromheier e
non se la prendeva per qualche lavata di capo o il suo scuotere la
testa come deluso da un'altra sua richiesta di uscire o quanto tempo
aveva perso prima di tornare. E in effetti, era così. Lui
preferiva la
tranquillità di Theta, non gli piaceva mai andare nelle
altre stazioni
o simili, diffidava delle situazioni in cui era obbligato. Lei invece
non vedeva l'ora di essere là, osservare tutto quello che
solo lì
poteva apparire, nel fondo dell'oceano, e sapeva che in pochi potevano
goderne. La sua famiglia, amici e conoscenti sulla terraferma non
vedevano le cose come lei, che considerava, l'oceano ancora nel
22°
secolo, come un mondo tutto da scoprire. Ogni anno si scoprivano, anche
grazie a Omicron, nuove specie, informazioni o novità che
mozzavano il
fiato. Aveva visto foto mandate da Omicron di cosa compariva
all'obiettivo già dalla zona del crepuscolo, seconda zona o
fascia
dell'abisso dove la luce non arrivava e vivevano creature che
sembravano uscite da un film di fantascienza. Eppure erano veri. E
appunto erano... erano.
Amava così tanto fin da piccola il mondo
dell'abisso che era riuscita a giungere lì, a Pathos, non
solo per
vedere tutto quello che poteva apparire davanti il suo casco della
duttil suit, ma anche per occuparsi di tutto ciò che
comprendevano le
sue specializzazioni e competenze. E trovava assurdo come Stromheier e
gli altri vertici potessero non capire cosa cèra di unico
là fuori. Per
lei studiare animali marini, fauna e creature varie era non solo
interessante ed emozionante, ma perfetto per i suoi progetti, cercando
di emulare proprio ciò che viveva in quel mondo sommerso, la
loro
'casa'. Gli altri colleghi invece, non ne erano impressionati, forse
perchè uscivano giornalmente per svolgere i propri
compiti e vi si
erano assuefatti? Assuefatti. Era la parola che le veniva sempre quando
si chiedeva perchè per gli altri i campi non erano niente di
che... E
ora, a Lambda e presa da paura o nervosismo, non esce più.
Restando
relegata dietro una Panoramica e nulla più.
Stringendo il pad
tra le dita, distesa cercando di stare comoda, riflette osservando il
mondo oltre il vetro. Per lei come umana ostile e insidioso. Gli ultimi
luoghi, i siti di Pathos, per tutti l'unico baluardo vitale per l'uomo,
hanno ormai grossi problemi strutturali. Brecce in vari punti, settori
divelti, strati dell'armatura esterna o interna che necessitano di
riparazione, falle a causa del gel e molti altri problemi, riempiono la
scheda di danni strutturali da sistemare con massima
priorità.
Se
prima tutti davano la colpa alla scossa tellurica seguita all'impatto,
che aveva fatto tremare non solo i siti ma chi ospitava all'interno, da
sentire tutto fin nelle ossa e gengive, ora sapevano che nonostante
riparazioni e missioni di riarmatura dei siti per resistere alla
pressione, Wau non era quello che credevano. Il gel
programmato dalla
AI premeva e si insinuava da mesi in ogni lastra , sezione, pertugio,
tubo, incavo. I siti, anche se riescono esternamente a fare il loro
lavoro per proteggere e preservare i residenti dall'oceano, non sono
stati studiati e possono contenere l'ormai allarmante perdita
del gel
che sembra come il modo quasi fisico di Wau di giungere a loro.
Reed
si volta quando si accorge che qualcuno è entrato nella
stanza. Golaski
si avvicina e si guarda intorno, poi la guarda, mentre si pulisce le
mani piene di gel in un pezzo di stoffa.
Reed lo osserva senza mutare espressione, seria e nello stesso tempo
dubbiosa, poi l'attenzione torna alla zona panoramica.
"Credevo che Holland fosse qui, almeno Hart mi aveva detto
così. NOn sapevo che stessi leggendo o lavorando
tranquilla..."
Reed alza le spalle, tenendo ancora il pad poggiato in grembo, stretto
tra le dita.
Il
silenzio aleggia nella stanza per un pò, mentre Golaski
guarda ora lei
ora le mani che tenta di ripulire, sporcando completamente il tessuto
un tempo bianco.
"Sai cosa fa schifo del morire?"
Reed rompe il silenzio con quella frase, lasciando l'uomo a fissarla
smettendo cosa stava facendo.
Volge gli occhi su di lui, senza voltarsi, lo fissa mentre lui scruta
lei, ancora fermo nel tentativo di ripulirsi.
"A cosa ti riferisci...."
"E'
la frase che avrei voluto dire a ogni collega che ha deciso di
suicidarsi finora... Avrei voluto dirgli, mentre lo facevano, che tutto
quello che li determinava, che li rendeva lui o lei è andato
per
sempre... nessuno sa nel 22° secolo, se davvero la
reincarnazione
esiste. Ricordi quando ti dissi che prima dell'inizio delle scansioni
per Ark e dopo, molti pensavano che con le scans non sarebbe finito
nulla e altri si reincarnavano in pesci e insetti? Adesso, vorrei
chiedere a tutti questi, se mi fosse possibile, cosa la
Continuità ha
dato a ciò che li rendeva umani e unici, se davvero dei dati
possono
sostituire ciò che è un cervello umano e... se,
come penso io, non solo
non possono sostituirci in toto, che non posso essere o fare
determinate cose, ma non saranno mai noi perchè saranno
copie
dell'originale e ognuno di loro sarà un nuovo..." non
finendo la frase,
scuotendo la testa.
"Cosa stai leggendo" controllando le mani
mentre alcune ciocche gli cadono davanti gli occhi "per uscirtene con
questi discorsi..."
"Nulla, sono rimasta a fissare l'oceano...
considerato da quanto tempo non parliamo, non come prima, pensavo
volessi sapere cosa mi attanagliava per ora..."
"..."
"Già... discorsi edificanti..."
"Che succede Reed..." mostrando un sorriso che a lei pare schernitore.
"Cosa
vuoi che succeda! Da quanto sono arrivati tutti, mi sembra di essere in
un albergo con estranei... tutti estranei..." fulminandolo con lo
sguardo.
Alza il pad e lo accende, sentendo lo sguardo di
Golaski su di se. Lui si avvicina di più, a pochi centimetri
dalla
Panoramica, osservando il mondo fuori, voltandosi poi a
guardarla in
viso.
"Sembri arrabbiata..."
Lei alza gli occhi dal pad.
Golaski appare come negli ultimi tempi, sia ai suoi occhi che per gli
altri. Stanco, scompigliato, barba stranamente lunga che non teneva
mai, trasandato, con abiti sporchi di gel e grasso per macchine e altro
che lei non vuole indagare. Neanche nei momenti bui prima e dopo la
missione di Lambda, a causa di sua figlia e la cometa, era in quelle
condizioni.
"Adam... Non dovresti fare una pausa, una doccia o riposare?"
"Perchè... così non sono accettabile?" allargando
le braccia indicandosi.
Lei
gli lancia un'occhiata di disapprovazione, sospira e torna a guardare
il pad. Golaski si allunga e le preme il pad sul petto, fissandola con
occhi che a lei sembravano spiritati.
"Cosa cè..."
"Mi
sembra che cè un pò di aria tesa. Dimmi, Reed,
cosa non va in quello
che faccio?" usando un tono duro e offeso "Controllo ogni macchinario,
generatore, settore della zona manutenzione, provvedo alla Machine Rep
e magazzino, spostamento viveri e altro che arriva da Theta e mi
assicuro che ogni perdita sia fermata...da più di un mese...
cosa cè
che non va in come sono per ora, eh, Reed?"
"Smettila"
allontanandolo con una smorfia e controllando il pad se sporco di gel
"ho solo proposto un pò di riposo, visto che sembri
così stanco da aver
sicuramente lavorato per ore... inutile che ti dica di nuovo che non
sei più tu..."
Si fissano negli occhi, a Golaski scendono alcune ciocche sugli occhi
che si riporta all'indietro con la mano sinistra.
"Io sono sempre io, anche se il gel mi sporca gli abiti..."
"Non è il gel. O almeno, non per il lavoro che fai..."
"Allora
spiegami cosa non va..." puntandole il dito indice della mano sinistra
contro, stringendo con le altre il tessuto ormai sporco
"perchè mi
sembra che tu resti un pò troppo qui a rilassarti o nella
tua stanza,
mentre gli altri si danno da fare!"
"Sul serio? Stai forse dicendo che non svolgo il mio lavoro?"
mettendosi a sedere.
Lui la fissa con quell'aspetto emaciato e strano, strofinando il
tessuto su ogni dito, facendo poi un sorriso strano.
"Che diavolo ti succede, Adam..." sussurrando "perchè..."
Ma
si zittisce quando qualcun altro entra nella stanza. Jessica,
sorridente e tranquilla, rallenta quando vede entrambi e le loro facce.
"E' successo qualcosa?"
"No, solite notizie di perdite di gel..." esclama Reed sorridendo a
mezza bocca "sono sempre di più..."
"Oh, accidenti. Speravo che fermando quelle già presenti,
riuscissimo a tamponare la cosa..."
Golaski scuote la testa e lei smette di sorridere.
"Stavo
giusto dicendo a Reed..." voltandosi a guardarla "che è
meglio che
torni a lavoro, perchè cè il rischio che se non
riesco a fermare le
grosse perdite, le pareti potrebbero implodere e sarebbe rischioso. Con
permesso..."
Golaski esce salutando Jessica, la quale si volta verso Reed
chiedendole se andava tutto bene prima di arrivare.
"Si
certo, sono solo preoccupata per il gel. Cronstandt vuole il sito a
pieno regime, privo di falle e perdite di gel per muri e paratie di
contenimento... ammetto che ho paura di probabili conseguenze e..."
"Stai
tranquilla. Ci stiamo lavorando e Golaski è impegnato in
questo da
giorni... ero qui per leggere un pò ma è
già occupato quindi ti lascio
tranquilla. So che ami questa stanza e le zone panoramiche, quindi..."
"Oh
no, io ho finito. Il lettino è tutto tuo... non voglio che
pensiate che
lo uso a mio esclusivo interesse. E' solo che... invece di trasportarlo
in magazzino, lo vedevo meglio qui ma... Prego, e buona lettura..."
Reed scende e si avvia nel corridoio, quando Jessica la ferma
stringendole un braccio.
"Sicura
che va tutto bene? Perdona se lo dico ma... per caso ci sono grossi
problemi che vuoi dire, o dovrebbe farlo Golaski? State cercando di
sistemare qualcosa di brutto evitando preoccupazioni a noi o..."
"No,
Jessica. Credimi. Semplicemente mi stava elencando i problemi attuali
ma non sono così negativi. Sono solo io che sono
preoccupata... "
"Sembravate... nervosi..."
Reed fissa la donna davanti a lei, poi sorride e le poggia una mano
sulla spalla, scuotendo la testa.
"Va
tutto bene, se non mi credi, chiedi a Golaski. Ora vado, credo che la
mia pausa sia finita e cè molto lavoro in arretrato. A
dopo..."
Salutandola con una mano e uscendo, per poi perdere il sorriso dopo
pochi passi.
Dieci ore dopo - camera di Reed a Lambda
Imogen
apre gli occhi confusa,. Svegliatasi da un incubo, non è
riuscita a
mettere a fuoco il luogo dove si trova e osserva intorno, poggiandosi
sui gomiti. Si era letteralmente buttata sul letto stanchissima,
pensando di non riuscire a dormire, dopo aver cercato di
sistemare
tutti i problemi che Cronstandt le aveva snocciolato, chiedendole di
fare tutto in fretta.
"Cavolo, devo essere proprio a pezzi se
non ricordo dove mi trovo...." ridendo nervosamente e scuotendo la
testa "... sogno Theta così tanto che adesso non riconosco
la mia
camera qui... eh he"
Si mette a sedere sul materasso poggiando i piedi a terra e stringe la
testa tra le mani puntellandosi con i gomiti sulle cosce.
"Sono io o questo posto? scuotendo la testa "è per questo
che prima Adam e ora io..."
Sospira
e si alza, apre un armadietto e utilizza una spazzola per sistemarsi i
capelli. Poi prende la giacca dall'altro armadietto e si siede al
computer. Sorride e allunga un dito verso il Leone marino, uno degli
animali marini che collezionava fin da bambina, tutti da premere e
schiacciare.
"... pensi anche tu che io stia peggiorando, Lio? Eh?"
Reed
ride tristemente ricordando la prima volta che Golaski aveva visto i
suoi gadget soffici che al tatto erano particolarmente morbidi e
vellutati. Lui li aveva guardati negativamente, dopo che lo aveva
convinto a toccarli e non ne era rimasto contento. Letteralmente Adam
aveva detto "è appiccicoso, molliccio... ma
che..." e lei aveva riso
divertita, mentre si rifiutava di avervi di nuovo a che fare, qualunque
forma avessero, mentre gli spiegava che era proprio ciò che
significava
il nome del materiale. Erano toranti di moda dopo cento anni, gli aveva
detto, ma lei collezionava solo tutto ciò che riguardava il
mare o
l'oceano.
Teneva in giro la foca, il pinguino, il delfino, aveva
preso dalla sua camera a Theta solo quelli a cui teneva maggiormente e
il leone marino bianco, disteso sulla pancia, le strappava sempre un
sorriso perchè era l'unico con l'aspetto carinissimo,
più sul fumetto
che realistico. E poi se premeva la schiena, si alzava la coda in aria
e lei si divertiva a farlo muovere con il solo dito.
Ma certe cose,
anche se riescono normalmente a stemperare i momenti bui, non riescono
alla lunga... così era è lei in questo momento.
"Ho dimenticato
Penguin di là... non sei arrabbiato vero?" stirando un
sorriso "Tu cosa
pensi... ha ragione Adam sul fatto... che in questo periodo faccio meno
il mio lavoro?"
Il leone marino continua a muovere la coda verso
l'alto a ogni movimento del dito e sconfortata, si sistema meglio nella
poltrona e butta la testa indietro, a osservare il tetto.
Reed
sorride, ripensando improvvisamente a una discussione con alcune
colleghe a Theta, riguardo a un problema sentimentale di una di loro.
Non voleva ricordare il nome o viso perchè non voleva far
tornare alla
mente l'idea che era morta o meno, non le interessa. Ma
è davanti a
lei, nella mente, il momento in cui disse una frase.
'Lasciare
andare è la parte facile. Andare avanti è
difficile, ragazze. Se
ritieni importante una persona, se a questa colleghi momenti belli e
importanti della tua vita che non riesci a pensare a nulla e nessun
altro per momenti come quelli... allora è difficile pensare
che non
avrai altro nello stesso modo in futuro. Perche sono importanti proprio
perchè cèra quella persona... e ora
sento che è molto difficile
pensare a situazioni magnifiche, senza di lui...'
Sarebbe stato
così anche per lei? Se Adam era in quella situazione per
altri motivi
da Lambda e Wau, doveva preoccuparsi? Si è sempre detta
capace di
considerare prima se stessa del resto, che se mai avesse incontrato una
persona speciale, che avesse considerato adatto a lei, non avrebbe mai
permesso che si creasse una situazione come per la sua collega. Non
voleva rivedere se stessa al posto di quella ex collega.
Il problema
è che negli ultimi tempi, mentre lo vede quasi trasformarsi
in un uomo
che non riconosce, non sa cosa pensare. E' il dolore per la figlia?
Wau? La lontananza da un luogo sicuro e conosciuto per Lambda? O
semplicemente lui ha deciso di intraprendere il viaggio verso il futuro
da solo e a modo suo e l'ha lasciata indietro, trattandola di
conseguenza? Oppure lei aveva detto o fatto qualcosa di sbagliato?
"Sai cosa fa schifo del morire?"
NOn
riesce a non pensarci. E' impossibile per lei togliere dalla mente
quella frase che sussurra o abbozza con le labbra senza pronunciarla
veramente. Lambda non è come si aspettava. A parte una Vista
diversa e
interessante, a parte le brutture di Wau, è giorno dopo
giorno
agghiacciante. NOn importano i colleghi giunti con Cronstandt da Theta
e Omicron. NOn importa Adam che si è alienato
chissà dove nel sito. Tra
quello che cè raccapricciante nell'oceano per il gel e tutto
lo
spaventoso di lambda e cosa contiene, come rumori e strani accadimenti,
per lei è diventato un incubo.
E incubi erano le immagini che la
rapivano quando dormiva, per farla svegliare terrorizzata e stressata.
Da mesi. Ricordi, momenti a Theta che la fanno ancora rabbrividire,
scene che il suo cervello crea per metabolizzare tutto e non
è
possibile per lei evitare momenti neri e una leggera depressione. Che
Adam non fa che peggiorare.
"Sai cosa fa schifo del morire, Adam?... Che noi svaniamo, i nostri
ricordi ed elementi che ci rendono cosa sono..."
Osserva
il suo riflesso nello specchio dentro un cassetto, cercando gli altri
animali che si era portata e si accorge di non essere quella che
ricordava. Gli occhi verdi sembrano tristi, più spenti del
solito.
Appare sfinita nonostante si è alzata poco prima e la bocca,
come gli
occhi, non mostrano nulla di positivo. NOn sorridono o mostrano
più il
suo carattere.
Butta lo specchio di nuovo nel cassetto, cerca di
sistemarsi i capelli e rilassarsi, sperando di riuscire a cancellare la
negatività e riuscire a rivedere solo il buono.
Facile a dirsi, pensa...
Torna
ad osservare Lio, candido e con musetto sorridente e tenta di sorridere
anche lei, ripensando ai primi tempi con il Mockingbird, quando lei e
Adam si erano conosciuti. Alcuni colleghi a Lambda, sia di Theta e
Omicron, che quelli definiti ospiti dai siti evacuati, non li
conosceva. Altri invece li aveva incontrati solo una volta e nonostante
le settimane passate insieme, dopo il loro arrivo nel sito, non era in
buoni rapporti da sentirsi come in quel momento. Con Adam.
Molto
prima non sarebbe mai successo... rapporti freddi e distaccati come a
Lambda. Con tutti i colleghi aveva sempre ottimi rapporti, nonostante
non potesse dire di avere migliori amici o gruppi di preferenza. Era
amica con tutti, le piaceva rilassarsi nella living room o sala mensa e
parlare di ogni cosa. Trovava interessante però, il lavoro
in gruppo,
così da lavorare in una bella atmosfera e rendere
quelle ore meno
pesanti.
Nonostante lei amasse il suo lavoro e Pathos, non vi era
nulla di meglio che stemperare ogni nervosismo quando possibile. Per
sua fortuna, si ritiene, o meglio dire si riteneva, una persona non
solo estroversa il giusto ma era il tipo da esagerare
determinate
parti della personalità. Come alcuni colleghi che cercavano
di apparire
in troppo, esagerando visibilmente. ma alla fine le erano simpatici
comunque.
Una chiamata nell'intercomm la ricollega alla realtà.
Hanno bisogno di lei per un test su alcuni computer giunti da Theta.
Indossa la giacca e si avvia, accorgendosi che non è
riuscita come
sperava a cancellare parte della tristezza. Avanzando con passo veloce
per i corridoi, passando davanti un laboratorio con la porta aperta, si
ferma di colpo e torna sui suoi passi. Adam, di spalle, si occupa di
una perdita di gel. Si appoggia allo stipite, decidendo di perdere
qualche minuto e lo osserva.
Golaski pulisce il muro e con un
attrezzo sigilla la perdita e poi procede al blocco della fessura che
si era aperta nella parete. Si alza, si pulisce la fronte con un
braccio, sporcandosi un pò di gel e poi si volta per buttare
in un
contenitore gli attrezzi sporchi.
Si accorge di lei quando si volta
per cercare qualcosa e la osserva accigliato. Si pulisce la mani sui
pantaloni, come se, le era sembrato, volesse sfidarla a dire qualcosa.
Raddrizza la schiena, chiude la cassetta degli attrezzi con un piede,
facendole emettere un tonfo metallico molto forte e la guarda, tenendo
le mani sui fianchi.
Per un attimo, a lei è parso il solito
Adam, quando la osservava contrariato per qualcosa che aveva detto o
fatto per scherzo, aspettandosi un'occhiataccia. All'epoca, le cose tra
loro andavano molto meglio, così tanto da averle fatto
credere che
aveva trovato un altro motivo per il futuro. Il primo era vivere al
meglio, non sopravvivendo alla meglio, ma dimostrare a se stessa, al
destino e a coloro che avevano pensato a loro fino all'ultimo, che
potevano rialzare la testa e andare avanti.
Ma ora?
Reed
sorride, vedendolo sempre accigliato, senza muoversi, in attesa che di
qualcosa. Si stacca dallo stipite e si avvicina, sotto il suo sguardo
serio, verso la cassetta degli attrezzi. Prende un asciugamano
più
pulito degli altri, che lui aveva usato per detergersi il sudore e lo
piega facendolo diventare un quadrato. Lo guarda, sorride e gli pulisce
la fronte. Lui non si muove, non dice nulla, la lascia fare. Reed
sorride di più e scuote la testa come per dire 'sei sempre
il solito'.
"Ti sei riposato?"
Restano
a guardarsi, lei si avvicina di più, pochi centimetri tra i
loro visi,
continuando a sorridergli. Gli pulisce una guancia dal gel, dolcemente,
mentre con l'altra mano gli sposta le ciocche della sua guancia
sinistra, per evitare di sporcarle maggiormente. Quando lei sta per
spostare le ciocche dell'altra tempia, lui le afferra il polso,
facendola trasalire e si avvicina così tanto che i loro nasi
quasi si
sfiorano. Lui percepisce il suo respiro caldo, ma anche ritmato dalla
sorpresa, quasi spaventato.
Abbassa la mano di Reed, quando lei
sta per parlare. Le prende il mento con decisione con tutta la mano,
senza farle troppo male e resta a fissarla negli occhi. Vedendo che lei
non dice nulla, le porge una domanda.
"Cosa cè, Reed. Pensavo che fossi arrabbiata e non volessi
rivolgermi la parola..."
"Se
aiutarti ti crea fastidio, non lo faccio più, Adam...
pensavo solo che
fossi stanco e che volessi ripulirti dal gel... a quanto pare mi
sbagliavo..."
Nonostante voleva apparire seria e risentita, si
accorge dalle sue parole di essere risultata troppo dolce e gentile.
Addirittura quasi implorante. Invece di irrigidirsi nervosa sotto lo
sguardo indagatore dei suoi occhi azzurri, alza il mento con decisione
e lo fronteggia. Lui ride, le passa la mano dal mento alla nuca e la
attira a sè, facendole appoggiare la guancia sinistra sul
suo petto.
POi abbassa la testa e le sussurra nelle orecchie.
"Non cambi
mai, eh?... Ci sono cose molto importanti, Reed. perchè ti
ostini in
questi gesti gentili ma che in realtà non servono a niente?
Se pensi
che io abbia qualche problema, parlane con Holland, o no... meglio...
chiama Stromheier e chiedigli se il suo ingegnere meccatronico
preferito può prenotare un colloquio psicologico per me...
sicuramente
accetterà! Quello però che mi darebbe fastidio,
Reed... "scendendo la
mano lungo la schiena, percependo il suo nervosismo e il battito del
cuore, impedendole però di allontanarsi "... è
che ultimamente mi
tratti come se avessi qualcosa di sbagliato... mi hai rivisto rivedere
i video di mia figlia..." riportando la mano sulla nuca e
allontanandola
il giusta per guardarla negli occhi, mentre lei cerca chiaramente di
apparire forte "... qualè il problema!?! Tu non hai figli,
mi hai detto
tu di non avere persone veramente importanti da farti soffrire per la
loro mancanza, quindi... non ti intromettere..."
Reed afferra il suo braccio e lo allontana, scostandosi da lui,
mantenendo lo sguardo duro e arrabbiato.
"Sul
serio? NOn dovrei intromettermi nella tua autodistruzione?... Dio,
Adam... GUARDATI!" Arrettrando sistemandosi i capelli "Ti rendi conto
che mi hai bloccata per dirmi in un orecchio che ti sto dando fastidio
su azioni che ti hanno reso... reso così!" indicandolo con
una mano
"...Cosa accade Adam. E' una settimana che te lo chiedo... visto che la
situazione peggiora da prima e invece di essere quello che conosco sei
diventato brusco e negativo, che sa solo isolarsi e guardare torvo
me... ME, ADAM! Io non sono loro..." avvicinandosi a lui di nuovo
sfidando il suo sguardo, mentre indica con il braccio destro verso la
porta alle sue spalle "Io sono io, guardami... posso capire verso di
loro, va bene... a parte i tuoi colleghi di Omicron, gli altri sono
estranei, mi sta bene... ma non puoi pensare a queste azioni su di me,
che..."
Respira affannosamente, si raddrizza più
possibile, si sistema gli abiti e osserva la porta.
"Hai
ragione, hai detto la cosa giusta quando... mi hai ricordato le mie
parole... anche se sono dispiaciuta per la mia famiglia e mi mancano,
non cèra nessuno fino a mesi fa che per me fosse
così importante da..."
cammina dalla porta a lui, nervosamente, sperando che non arrivi
nessuno "... se pensi che di te non mi importa nulla, ti sbagli. Non
voglio sprecare fiato... è chiaro che per te non
è la stessa cosa e
capisco... va bene. Non ho figli, hai ragione! NOn posso sapere cosa si
prova e sinceramente sono felice così, perchè
sarebbe stato terribile,
te ne do atto, essere consapevole del peggio. Che lui o lei sarebbe
stato là sopra e io qui, sopravvivendovi... ma non ho figli,
la mia
famiglia è morta e l'unica persona a cui tengo
più di ogni cosa sta..."
"IMOGEN REED... SONO CRONSTANDT, PER FAVORE VIENI NEL TECH DEPOT PER
QUEL LAVORO... MI SENTI? TI STIAMO ASPETTANDO!..."
"Cazzo...!"
"Reed...."
"Reed...
Reed... Reed... Ok, mi ha già fatto capire chiamandomi
così qualè il
mio posto, nessun problema... Ti lascio nel suo dolore e buio
interiore. Ho cose da fare..."
"Aspetta...." portando di nuovo le mani sui fianchi "devi..."
"Devo
andare... Siamo al 15 Dicembre, Golaski e da oggi io, Reed,
sarò
impegnata solo con il lavoro e miei turni decisi sa Cronstadt, quindi
non sarò intorno a te ancora come prima..."
"Reed..."
" Buona lavoro..."
"REED, VIENI QUI... REED!!"
Lascia
la stanza velocemente, chiudendo la porta, sciandolo da solo nella
stanza, dopo che stava per seguirla. Golaski si volta,
maledicendosi,
ma sente la porta riaprirsi e lei compare con le braccia conserte e
seria.
"Sai cosa fa schifo del morire, Adam?... Che noi
svaniamo, i nostri ricordi ed elementi che ci rendono cosa sono se ne
vanno... dove, non lo so, ma se ne vanno. Sai cosa fa schifo del
morire, Adam?... Che qualunque cosa Catherine o un seguace
della
Continuità potranno dire, il bello di essere umani
è la capacità e
forza di reinventarsi, ricrearsi e affrontare anche il peggio
davanti...Sai cosa fa schifo del morire, Adam?... Che noi come umani
possiamo creare un nuovo futuro non solo con decisioni e azioni, ma
anche con l'unica cosa che meri dati non possono fare veramente... dare
al mondo un nuovo individuo che può nascere in due modi,
perchè la sua
esistenza ha un significato per chi li ha generati, perchè
era
necessario o altri... Qualunque sia la motivazione, NOI come umani
reali possiamo generare e lasciare al mondo qualcosa che vale
più di
alcuni bit di dati. E diciamolo... anche se una mente umana
può vivere
per sempre e essere copiata, così da avere una persona
sempre e quando
si vuole, questo rende l'idea delle scan ancora più
stupida... Non ci
sarebbe nulla di bello per me in una scan che dice di essere te e
pensavo che, ragionando nella stessa maniera anche tu, vedessi me come
qualcosa di unico e importante che non potrà mai essere
sostituito o
equiparato... Capisco il tuo dolore per tua figlia, ma lei non
è più
qui, io si... Ho deciso che appena i sei mesi saranno finiti qui,
chiederò a Cronstand di essere la prima per la
missione a Delta o
Upsilon. Cosa tu puoi decidere non mi interessa più. Ho
fatto ogni cosa
per te, contro la tua scan e contro i miei colleghi di Theta. Ho fatto
il possibile perchè ti avessi al mio fianco e sapere che tu,
ora, mi..."
"IMOGEN REED... PER FAVORE VIENI NEL TECH DEPOT ? ORA!..."
Si
avvicina all'intercom e risponde. POi si volta verso Adam, che si
è
avvicinato ma sembra incerto su cosa fare, restando a fissare il
pavimento.
"A quanto pare gel e pavimento sono più interessanti...
buona fortuna, Adam... Golaski!"
Lei
esce, nonostante Golaski la chiama arrabbiato, vedendosi chiudere di
nuovo la porta davanti. Si porta una mano tra i capelli e li stringe
arrabbiato, gridando e dando un calcio alla cassetta degli attrezzi che
si ribalta, rovesciando molti utensili a terra.
Si avvicina alla
parete e molla un pugno vicino alla vecchia crepa riparata,
procurandone una nuova con il fluido nero che si riversa a terra.
Crolla sul pavimento, strisciando con la schiena sul freddo metallo e
sporcandosi di gel la giacca.
Reed intanto giunge nel laboratorio,
riceve una strigliata da Cronstandt e quando è sola, si
butta sulla
poltrona e si da della stupida, più volta.
Vorrebbe piangere dal
nervosismo ma decide di lasciar perdere e pensare al lavoro. Respinge
quello che sarebbe stato un pianto liberatorio, si morde il labbro
inferiore per non pensarci e si mette al lavoro.
passano i minuti e
crolla sulla poltrona esasperata. Inizia a riflettere, Vorrebbe poter
vedere le telecamere di Lambda per sapere se quello che ha detto ha
sortito effetto ma sa bene che è meglio evitare. Adam, per
lei, è ormai
qualcosa da far cuocere nel proprio brodo, sperando di averlo fatto
ravvedere.
"Sai cosa fa schifo del morire, Adam?..." sussurra,
sapendosi sola, guardando ciò che cè nella stanza
con gli occhi "Vuoi o
non vuoi, i dati possono essere modificati, copiati, raggirati, possono
finire ovunque... Non sono più ciò che siamo.
Individui unici e
speciali, capaci di grandi cose proprio per cosa sono eppure desiderosi
di diventare qualcosa che può essere sfruttato in mille
modi. Puoi
amare dati che dicono di essere me? Puoi unirti a una persona sapendo
che, come lei, può essercene un'altra? Puoi pensare di
vivere una vita,
cancellando le cose che ci permettono di capire cosa siamo, eliminando
sentimenti che ti fanno vibrare ogni cellula del corpo, eliminando
tutto quello che puoi provare con un corpo umano, dimenticando ogni
cosa che hai prvoato con il tuo corpo e ti rendeva umano
davvero?... e
scegliendo di non volere la strada della nuova vita che puoi creare se
sei quello che sei? Ti sei allontanato, ma se noi un giorno moriamo,
cosa resta di e per noi? Sei pronto a perdere ogni cosa che ti permette
di dire che sei tu e 'vivi'? Eh, Adam?"
Qualcosa dentro Adam si spezzò. Divenne un'altra persona. ma
quando, veramente? E come? Perchè?
Imogen Reed si chiede questo, vedendo nella sua mente tutto quello che
voleva ancora dirgli o sfogarsi perchè la opprimeva.
"Siamo persone, abbiamo sentimenti ed è qualcosa in
più... cosa sei, ora, Adam? E io? Cosa sono, ora?"
|