SWEET
DREAMS OF MISTLETOE
Sommario
Cosa
potrebbe rendere
le vacanze invernali peggiori per Arthur che dover intrattenere il
grande re
Olaf e sua figlia Lady Vivian, ancora perdutamente innamorata di lui?
Tutto
ciò durante un
attacco di vischio magico in tutto il castello di Camelot, ovviamente!
Racconto
fedele al
Canon, ambientato tra le serie 4 e 5, pieno di un sacco di battute e
umorismo
in generale.
Grazie,
come sempre,
alla meravigliosa beta reader BlueSimplicity.
Nota
della traduttrice:
la storia è autoconclusiva e può
essere letta come storia a sé stante, però
contiene riferimenti alla long “And
like the cycle of the year, we begin again”, di cui
può considerarsi il
prequel. Se ne consiglia vivamente la lettura!
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"C’è
qualcosa che
vi preoccupa, sire?" chiese Gaius.
Arthur
si voltò al suo
fianco, la sua cotta di maglia che tintinnava. "Certo che no.
Perché?"
«Nessun
motivo in
particolare», rispose Gaius mentre osservava la delegazione
di re Olaf condurre
i loro cavalli nel cortile del castello, verso i cavalieri di Camelot
riuniti sui
gradini della cittadella.
Re
Olaf cavalcava in
testa, con un’espressione impassibile e una pesante pelliccia
sopra le vesti
per proteggerlo dalla rigida giornata invernale. Lo affiancavano cinque
cavalieri, tutti seri come il loro re. Dieci servitori camminavano
dietro,
alcuni portando le bandiere del suo regno, altri ceste piene di
provviste e
regali per le feste.
Dietro
il gruppo,
circondata da cinque dame di compagnia su pony bianchi, cavalcava lady
Vivian.
Gaius
notò che Arthur
si ritraeva di nuovo, regolando il mantello sopra la sua armatura, poi
risistemandolo
proprio lì dove era prima.
Anche
da quella
distanza, era chiaro che lo sguardo di Lady Vivian fosse fissato su
Arthur. I
suoi occhi azzurri sembravano affamati come quelli di un lupo rabbioso,
dopo
aver scoperto una grande quantità di carne succulenta. E se
ciò non fosse stato
sufficiente per tradire il suo interesse, allora il suo vestito lo era
certamente, con il suo raso rosso di Camelot e i suoi draghi gialli
ricamati
lungo l’orlo.
Beh,
pensò Gaius. Questo
risponde
sicuramente alla mia domanda.
"Qualche
notizia
da Elyan?" chiese Arthur a Sir Leon, che stava a guardare dietro di lui.
Leon
non fece altro che
un piccolo movimento quando rispose in una voce che solo il re poteva
sentire.
"No, sire. Ma lui e la Regina dovrebbero tornare domani mattina,
secondo i
loro piani originali ".
La
stretta di Arthur
sulla sua spada era forte abbastanza da far scricchiolare il suo guanto
di
cuoio. «Dov'è Merlin?»
gracchiò, con la testa inclinata sottilmente in direzione
di Gaius. "O è troppo chiedere al mio pigro servitore di
stare proprio
dove dovrebbe essere?"
Gaius
sentì che il suo
stomaco si contraeva al pensiero di Merlin nella Foresta Oscura, alla
ricerca
dello spirito maligno che solo la notte prima aveva cercato di uccidere
il re.
"Dovrebbe essere qui tra poco, sire."
"È
di nuovo in quella
maledetta taverna, non è così?"
"No,
sire, lui
..."
«Sta
raccogliendo erbe,
sì, naturalmente»,
replicò Arthur,
con uno sguardo che suggeriva che Merlin non era l’unico in
procinto di essere
gettato alla gogna per aver mentito al suo re.
Ma
Gaius aveva
affrontato i ben peggiori sguardi indagatori di Uther. "Certamente,
sire," disse, la sua espressione che non tradiva nulla.
Arthur
fece un
borbottio in risposta, un suono che suggeriva un intero paragrafo di
recriminazioni, poi si avviò alla cittadella per salutare la
delegazione reale.
Mentre
re Olaf scendeva
dal suo stallone, lady Vivian si precipitò a fare lo stesso,
affrettandosi a
salutare Arthur, un sorriso sconnesso sul viso pallido.
"Re
Olaf,"
disse Arthur, allungando il braccio verso Olaf in segno di saluto.
"Siamo
molto contenti della vostra visita a Camelot in questo periodo di
feste".
Il
re restituì il
sorriso cortese di Arthur, la sua pelliccia che si apriva sulle spalle
mentre
stringeva il braccio di Arthur. "È bello vedervi, Re Arthur.
Posso dire
che sono stato molto sollevato da sapere della fine dei recenti scontri
qui a
Camelot".
«Posso
assicurarvi che
quei tempi sono finiti» disse Arthur, senza dar segno di
essere impressionato dall’accenno
alla lotta di Morgana e Agravaine per il potere. "Non vediamo l'ora di
celebrare le festività in pace e prosperità con
voi. Con tutti voi",
aggiunse, con un cenno a Lady Vivian.
"Il
mio signore Re
Arthur!" esclamò Vivian, cogliendo l'opportunità
per saltare avanti e
afferrare entrambe le mani di Arthur. "Le parole semplicemente non
possono
esprimere la gioia
pura del mio cuore nel vedervi ancora una volta! Così tante
volte ho supplicato mio padre ...
"
"È
stato un lungo
viaggio", la interruppe Olaf, afferrando Vivian per il braccio e
tirandola
indietro. "Credo che la mia figlia preferita possa trarre giovamento da
un
po’ di riposo".
"Non
sono stanca!"
protestò Vivian.
Olaf
le rivolse uno
sguardo feroce che avrebbe massacrato eserciti.
Vivian
incrociò le
braccia, tirò su il mento e sbuffò in risposta.
Arthur
aveva fatto un
passo indietro, strofinando il palmo delle mani sui pantaloni, come se
avesse
voluto potersi ritirare molto più indietro, notò
Gaius. Forse nel regno vicino.
"Posso scortare entrambi nelle vostre stanze?" Suggerì, con
voce non tanto
ferma come prima.
"Oh,
mi piacerebbe!"
disse Vivian, avanzando verso di lui, costringendo suo padre a tirarla
ancora
una volta al suo fianco.
Gaius
udì parecchi
colpi di tosse tra i cavalieri dietro di lui, tutti che sembravano
risate malamente
mascherate.
Arthur
fissò i gradini
della cittadella.
La
tosse si fermò all’istante.
Re
Olaf tirò Vivian
dietro di lui mentre si avvicinava. "Dov’è, se
posso chiedere, la nuova regina di
Camelot?" domandò, con la
guancia che si contraeva in un sorriso chiaramente forzato. "Spero che
non
ci siano problemi con la vostra bella moglie?"
Lady
Vivian fece un
rumore soffocato, le braccia incrociate più strette,
guardando all'architettura
del castello come se l'avesse offesa personalmente.
Gli
occhi di Arthur le
lanciarono una breve occhiata prima di rifocalizzarsi piuttosto
disperatamente
sul viso di re Olaf. «Non avete idea
di quanto avrei voluto che la regina Guinevere fosse qui per salutarvi
con me»
disse, un po’ troppo enfatico, pensò Gaius. "Lei e
suo fratello Sir Elyan si
stanno ancora affrettando a tornare dopo aver fornito il necessario
aiuto ai
nostri alleati sul confine settentrionale".
Gaius
sentì un profondo
moto di orgoglio per Arthur per aver parlato di Ealdor in quel modo e
ancora
più grande per l'aiuto inaspettato che aveva mandato al
villaggio, dopo aver
sentito la distruzione perpetrata dagli uomini di Agravaine.
Re
Olaf, comunque, non
fu colpito. "Non vedo l'ora di incontrarla al suo ritorno", disse,
nel modo in cui si potrebbe parlare di un trattato da firmare, per
cessare una
guerra.
Arthur
lasciò correre il
sottile velo di ostilità, facendo invece un cenno ai gradini
della cittadella.
"Dopo di voi, sire."
Con
un brusco cenno di
assenso, re Olaf trascinò la figlia sui gradini.
I
cavalieri e i
cortigiani riuniti si sparpagliarono per cedere il passo alla
delegazione reale
che entrò nel castello, tutti ai fianchi di re Olaf e a lady
Vivian mentre
passavano.
Arthur,
salendo le
scale, si fermò accanto a Gaius.
"Sarà
meglio che Merlin
porti le sue chiappe alla festa stasera", disse, più nel
panico che arrabbiato.
"Se non lo farà, passerà tanti di quei giorni
alla gogna che il regno
esaurirà le scorte di verdure!"
"Ci
sarà, sire, ne
sono certo", lo rassicurò Gaius.
Ma
parecchie ore dopo, quando
i nobili, i cavalieri e i cortigiani di entrambi i regni cominciarono a
riempire
la sala da pranzo per la festa, Merlin non era ancora tornato.
Gaius
cercò di toglierselo
dalla mente mentre sedeva al lungo tavolo con gli altri consiglieri di
Camelot.
Al suo fianco, Geoffrey stava piluccando il suo piatto pieno di torte
di
frutta, patate e altre pietanze, parlando senza fermarsi
dell’antica famiglia
reale di re Olaf. Di tanto in tanto le sue parole erano coperte da
sprazzi di
conversazioni e risate provenienti dai quattro lunghi tavoli posti
lungo
ciascuna delle pareti della stanza. Ognuno di essi era stato riempito
completamente,
con almeno trenta persone o più.
Soltanto
i reali al
tavolo centrale avevano lo spazio per i gomiti, notò Gaius,
mentre studiava
Arthur seduto accanto a re Olaf alla testa della stanza. Nessun altro
condivideva il loro lungo tavolo. Neanche Lady Vivian.
Una
cosa piuttosto
insolita, pensò Gaius, mentre si girava a guardare dove
sedeva la giovane
donna, a un tavolo esattamente antistante ai due re,
all'estremità opposta
della stanza. Tutta la tavola di Lady Vivian era piena di donne, o
cortigiane o
dame di compagnia. Una fila di servette era allineata dietro di lei,
come per
prevenire la sua fuga.
Ovviamente
questo era
stato fatto di proposito, pensò. Poteva facilmente
immaginare la richiesta di
re Olaf, per tenere Lady Vivian lontano da Arthur.
O
forse la richiesta
proveniva dallo stesso Arthur, per la medesima ragione.
Si
chiese se il re
avesse intuito che la posizione attuale di lady Vivian le dava il punto
di
vista perfetto da cui fissare Arthur tutta la notte, che era
esattamente quello
che stava facendo, con un'intensità impossibile da
sopportare.
Gaius
prese un sorso di
birra e si voltò dalla giovane francamente inquietante,
invece si mise a
osservare le decorazioni di festa che riempivano la grande sala.
Il
Ceppo del Solstizio[1]
si
trovava su una piattaforma nel centro della stanza, ornata di
sempreverdi, agrifoglio
e nastri rossi, tutti rimossi quando sarebbe stato acceso la notte
successiva
per la festa. Quella sera solo le candele bruciavano, rosse, bianche e
verdi,
che corrispondevano alle centinaia di candele che bruciavano nei
candelieri e
sulle tavolate, trasformando la stanza buia in una luminosa come il
giorno.
Al
di sopra del rumore
della conversazione, Gaius sentì che re Olaf, tuonando un
comando agitato, mandava
via i musicisti della corte che si erano offerti di suonare per lui.
Mentre i
menestrelli si allontanavano con i loro liuti e violini, Arthur
concesse loro un
sorriso e li indirizzò al tavolo dove erano seduti i
cavalieri, che già reclamavano
le canzoni delle feste.
Re
Olaf si accigliò in
risposta, ma Arthur si appoggiò appena in avanti sul tavolo,
il suo sorriso pieno
di fascino, parlando con tale entusiasmo e animatamente che il re in
visita si
lasciò facilmente trascinare nella conversazione.
Gaius
guardò l'interazione
tra i due re, piuttosto impressionato dalla sempre crescente
abilità di Arthur
di usare la diplomazia. Non era più il giovane che aveva
lasciato che le sue
emozioni governassero la sua ragione, e sul cui volto si leggevano
tutti i suoi
sentimenti.
Anche
se in quel
momento, intuì Gaius, Arthur sembrava piuttosto irritato,
mentre il suo
servitore si precipitava a ricaricare il suo calice di vino per la
quinta volta
in pochi minuti, dopo che ne aveva bevuto appena un sorso.
"Basta, George," disse Arthur
bruscamente, con la voce che tradiva la sua irritazione.
Ah
sì certo, George,
pensò Gaius. Un ragazzo piuttosto piacevole, aveva sempre
pensato. Sebbene Merlin
parlasse sempre di lui con il naso arricciato, come se stesse sentendo
l'odore
di sterco di pecora.
Arthur
si voltò sulla
sedia per affrontare re Olaf. "Le mie scuse. Il mio solito servitore
è ...
indisposto. "
"Non
capisco
perché vi state scusando per un servizio così
attento", gli disse re Olaf.
Dietro
Arthur, George gonfiò
il petto e si morse le labbra per sopprimere un sorriso, con lo sguardo
fisso
sul pavimento.
"Certo,"
mormorò Arthur, prendendo un altro sorso di vino. Quando
mise giù il calice,
saltò sulla sua sedia, perché ancora una volta
George si era precipitato per
riempirlo. «Maledizione, George,»
mormorò, allontanando via il calice,
spargendo vino su tutto il tavolo. "Vuoi andare a trovarti qualcos’altro da fare?"
George
sobbalzò come se
fosse stato colpito, ma fece come gli era stato ordinato, mentre Arthur
lo
guardava come se avesse commesso un atto di tradimento invece di
occuparsi del suo
re.
Tutta
colpa di Merlin,
pensò Gaius, e nascose il suo divertimento con un lungo
sorso di birra. Molto
probabilmente Arthur non si sarebbe mai sentito a suo agio a essere
trattato
come un re. Cosa che era davvero un bene per il regno.
"Gaius,
mi stai
ascoltando?"
Gaius
spostò la sua
attenzione su Geoffrey, che era seduto accanto a lui al tavolo da
pranzo e oscillava
nella sua sedia, gli occhi già a mezz’asta sotto
le spesse sopracciglia
bianche. "Normanni, stavi dicendo?"
«Dalla
terza ondata di
invasori», disse Geoffrey, schiarendosi la voce. "Quasi
un'antica famiglia
per il ..."
Un
rumore di piatti e
argenteria interruppe ogni conversazione. Nel silenzio che
seguì, ognuno si
voltò nel suo posto, osservando due servitori che si
abbracciavano
appassionatamente nell'ingresso ad arco della stanza, con i vassoi e il
cibo gettati
ai loro piedi.
Accanto
a Gaius,
Geoffrey fece una smorfia e distolse lo sguardo.
Al
tavolo principale,
Arthur fece un cenno a George e gli parlò con voce bassa,
indicando l'arco.
Una
risata sguaiata arrivò
dal tavolo dei cavalieri, mentre Gwaine si alzava in piedi, il suo
boccale di
birra in alto. "Sembra che le feste siano iniziate in anticipo!"
I
cavalieri di entrambi
i regni risero e sollevavano i loro calici in un brindisi. I cortigiani
seguirono un attimo dopo, e presto tutti si scambiarono brindisi
festosi attraverso
la stanza.
Mentre
il rumore della
conversazione e della musica riprendeva, Gaius guardò George
e uno degli altri servitori
del castello che fisicamente separavano la giovane coppia. I due
innamorati si
scostarono l'uno dall'altro, prima di essere guidati fuori dalla stanza.
«Non
è la persona
giusta», disse tristemente il giovane amante, mentre George
lo conduceva via
passando vicino a dove era seduto Gaius.
La
sua giovane innamorata
fu portata via in uno stato simile. "Non è quello giusto,"
disse lei,
con la voce rotta.
"Non
è la persona
giusta", le fece eco Lady Vivian cantando, guardando le donne sedute
accanto a lei. Squittì in risposta, batté le mani
felicemente, poi si dedicò alla
cena come se avesse notato solo in quel momento che era lì.
"I
giovani d’oggi,
eh, Gaius?" gli disse Geoffrey, dandogli una gomitata così
forte che rischiò
di perdere l'equilibrio. "Non hanno alcun senso del pudore, vero?"
Gaius
guardò lady Vivian
che strappava con i denti il pollo arrosto, gli occhi ampi e febbrili
fissi su
Arthur.
"Questo",
replicò
Gaius a Geoffrey, "resta da vedere".
Mentre
la notte era calata,
la festa diventava sempre più gioiosa e informale. Le tavole
furono spinte
sulle pareti, la musica diventò più forte e
più rumorosa, e intorno si
formarono piccoli gruppi di danzatori. Cavalieri e nobili di entrambi i
regni
si mescolavano liberamente, i loro servitori che si trovavano nelle
vicinanze,
pronti a riempire i calici vuoti.
Gaius
stava fuori dal
flusso principale della stanza, una spalla appoggiata contro un
pilastro di
pietra, mentre Geoffrey gli parlava degli antichi festival del
solstizio
d'inverno e di come la vita fosse molto meglio allora.
"Quando?"
chiese
Gaius, la terza volta che Geoffrey aveva rimpianto i giorni passati.
«Ti
ricordi, Gaius»,
disse Geoffrey, colpendogli nuovamente la spalla mentre si metteva in
piedi.
"I vecchi tempi".
"Vuoi
dire i
vecchi tempi di annegamenti e decapitazioni?"
"Sì"
disse
Geoffrey con entusiasmo. Poi le sue sopracciglia enormi si unirono.
"Voglio dire no. Non allora. Prima di allora. Quelli più
vecchi. Tempi”.
«Penso
che tu abbia bevuto
abbastanza, vecchio amico», disse Gaius, raggiungendo il
boccale traboccante di
birra di Geoffrey.
Geoffrey
lo rimproverò
e si allontanò dalla portata di Gaius, mentre la sua birra
si rovesciava dal
suo boccale e schizzava tutto Merlin, che era appena arrivato accanto a
loro.
Merlin
imprecò e si
asciugò la faccia gocciolante con entrambe le mani,
lanciando a Geoffrey uno
sguardo incredulo.
Gaius
provò un enorme
sollievo a vederlo, sollevato come sempre che il ragazzo fosse di nuovo
sopravvissuto a chissà quale genere di pericolo. "Merlin",
disse, il
nome più un sospiro che un saluto.
"Gaius",
fece
Merlin, guardando il volto sorridente di Geoffrey mentre scuoteva via
la birra
dalle sue dita sottili.
"Ti
ho fatto il
bagno, vero?" rise Geoffrey, pulendo con slancio la camicia di Merlin
con
una mano, spargendo ancora più birra su di lui.
«Sto
bene», disse Merlin
bruscamente, uscendo
dalla portata di Geoffrey, tirando via la tunica e la giacca.
"Non
dovresti
andare dal re in quel modo", lo informò Geoffrey
allegramente. "Sua maestà
non è già tanto contento di te, direi!"
«Che
altro c’è di
nuovo?» chiese Merlin, setacciando la stanza fino a quando
non vide Arthur che
stava accanto al tavolo principale, parlando con re Olaf.
"Tutto
bene?"
chiese Gaius, guardando la sporcizia sul collo di Merlin e gli strappi
nei
pantaloni.
"Tutto
a posto",
disse Merlin, fissando preoccupato Arthur, apparentemente meno turbato
da
qualsiasi incubo avesse affrontato nella foresta di quanto lo fosse
dell'umore
attuale del suo re.
«Sei
sicuro?» lo
incalzò, desiderando di poter controllare meglio Merlin, se
non altro per
chiedergli se il sangue sui suoi stivali fosse il suo.
"Sì,
sì, va tutto bene",
disse Merlin assente, aggrottando la fronte al modo in cui Arthur stava
parlando
con una certa serietà con re Olaf, nonostante la festa che
li circondava. Molti
dei consiglieri di Olaf si erano avvicinati, e anche alcuni di Arthur.
"Sarà
meglio che vada a vedere di cosa si tratta," disse, e
cominciò ad
allontanarsi.
Gaius
lo prese per un
braccio. "Arthur ha George a servirlo stanotte."
"George?" sputò fuori Merlin,
arricciando il naso.
"Un
gran bel giovane",
osservò Geoffrey, e prese una sorsata di birra, sgocciolando
un po’ su se
stesso nel farlo. "La sua famiglia ha servito i signori di questo
castello
per quattro generazioni. È abbastanza famoso tra i suoi
colleghi.".
"Davvero?",
mormorò Merlin, sbirciando attraverso la stanza verso George
che era dietro
Arthur, con un enorme brocca di vino in mano.
"Va
bene, ragazzo
mio" disse Geoffrey, e diede un buffetto al braccio di Merlin. "Hai
anche tu i tuoi meriti. Nel tuo modo speciale. "
"Nel
mio ..."
Merlin si interruppe allarmato, mentre Geoffrey si appoggiava
pesantemente
contro di lui, premendo le spalle sulla sua, gli occhi chiusi come se
avesse
intenzione di schiacciare un pisolino proprio lì.
Gaius
schioccò la
lingua e posò il bicchiere su un tavolo vicino. "Andiamo,
non puoi dormire
lì" disse, prendendo Geoffrey per le spalle e raddrizzandolo.
«Va
bene, Gaius» disse
Geoffrey, e spinse via il suo boccale di birra come per metterlo
giù, ma poi lo
lasciò andare a mezz'aria. Quello cadde sul pavimento con un
rumore sordo, il
suo contenuto tutto spruzzato sugli stivali di Merlin.
Merlin
fece un suono strozzato
di indignazione, guardando Geoffrey con gli occhi che - Gaius avrebbe
giurato -
lampeggiavano d'oro.
"Forza
andiamo,
vecchio amico", disse Gaius, facendo a Geoffrey un cenno verso
l'ingresso
della sala. "Vai a cercare le tue camere, mentre sei ancora abbastanza
in
forma per farlo".
"Se
vado io, anche
loro dovrebbero farlo," disse Geoffrey indignato, indicando la sala.
In
un angolo oscuro
della stanza, una nobildonna e uno dei cavalieri di re Olaf erano
allacciati in
un abbraccio appassionato.
"Giovani
d’oggi",
disse Geoffrey a nessuno in particolare, mentre scivolava attraverso la
folla.
«Nessun senso di deca ...
deci ...
decenza».
Merlin
fece un fischio
basso mentre osservava Geoffrey che si faceva strada in modo instabile
attraverso la stanza. “Se ne pentirà domani,
questo è certo. "
"Oh
non sta così
male", lo rimproverò Gaius.
"Salute!"
disse
Geoffrey, salutando Gwaine, Leon e Percival che stavano cantando
allegramente
con i musicisti.
"Buone
feste a
te!" rispose Gwaine, sollevando il suo boccale così in alto
che cadde
lateralmente su Percival, anche se non abbastanza in alto da
raggiungere la
considerevole altezza dell’uomo.
"Salute!
Salute!"
continuò Geoffrey, inciampando nelle sue vesti mentre
camminava.
"Davvero", disse Merlin gravemente.
"Ridursi in un tale stato alla sua
età".
Che
era sinceramente
troppo, pensò Gaius. "Nonostante quello che pensi, Merlin,"
disse,
"la vita non finisce a trent’anni. Le persone più
anziane possono ancora godere
di tutti gli stessi piaceri dei giovani. "
"Speriamo
non
proprio tutti" disse Merlin,
facendo
un cenno verso l'arco che portava ai giardini, dove due persone si
baciavano
appassionatamente nell’ombra.
Gaius
studiò le due
forme. Poi sentì arcuarsi il suo sopracciglio, completamente
senza il suo
permesso.
“Aspetta
un attimo”,
disse Merlin, guardando le due silhouette. "Sono due ...?"
"Sì,
credo che lo
siano."
Una
delle figure si
muoveva, scivolando contro l'altra in un modo che rendeva ancora
più chiaro che
erano due uomini abbracciati, intrecciati con tutta la disperazione di
due
amanti riuniti dopo molti anni di separazione.
"Non
dovrebbero
farlo qui," sussurrò Merlin, scandalizzato. "Questo non
è un accampamento
di battaglia!"
Gaius
notò che le
guance di Merlin erano diventate paonazze dopo aver pronunciato quelle
parole,
come se si fosse lasciato scappare qualcosa che Gaius non avesse
già saputo
prima. "Sul serio, Merlin
..."
Merlin
si schiarì la
gola e si sfiorò la tunica imbevuta di birra. "Sono, um,
della delegazione
di re Olaf, vero?"
"Sì.
Ma questi due
dalla finestra non lo sono. "
"Non
è ... Lord
Bedowyn e Lady Elderwood? Ma ... pensavo che ...
"Entrambi
stanno
per sposarsi e con altre persone, sì" disse Gaius, una
preoccupazione che
cresceva dietro la sua mente. "E molto felicemente, credevo."
"Salute!"
Tornò nuovamente la voce di Geoffrey, scendendo verso
l'ingresso.
La
cuoca dalla cucina
si avvicinò verso di lui dall'altra direzione, il grembiule
sopra la pancia
sporco di farina, il suo volto tondo rosso e sudato, i capelli
attaccati alle
guance.
"Eccovi
qui!"
Gridò, indicando due servi che si stavano baciando a destra
in mezzo alla
stanza. "Tornate nelle cucine! C'è il pudding da servire! "
Geoffrey
entrò
nell'arco contemporaneamente alla cuoca. Subito si bloccò
sul posto, con gli
occhi spalancati. Accanto a lui, la cuoca fece lo stesso.
Poi,
senza una parola,
si abbracciarono e si baciarono come se le loro vite dipendessero da
quello.
«Al
diavolo!», disse Merlin,
fissando la
scena.
Gaius
non poteva biasimare
il suo shock, perché in tutti i suoi anni non aveva mai
visto Geoffrey
esprimere alcun interesse in tali attività. Semplicemente
non lo faceva. E non
lo aveva mai, mai fatto.
"C’è
decisamente qualcosa che non va"
disse Merlin.
«Sì,
è così» concordò Gaius.
Ma
prima che potesse
fare qualcosa, vide due servi passare attraverso la porta d'accesso
accanto
alla coppia, ognuno con un vassoio pieno di pudding.
Nel
momento in cui si
avvicinarono all'arco, lasciarono cadere i loro vassoi e i piatti con
un rumore
sordo che fermò tutta la conversazione. Nel silenzio
stordito che seguì, i
servi si gettarono l'uno sull'altro, abbracciandosi e baciandosi con un
tale
trasporto che caddero a terra.
Quando
divenne evidente
che non avrebbero arrestato le loro attività amorose, Arthur
si avvicinò a
loro, chiaramente furioso. "Qualcuno li divida!"
"Sire,
fermati!" gridò Gaius.
Le
parole congelarono
Arthur in posizione e gli fecero afferrare la sua spada, gli occhi che
scrutavano
nella stanza in cerca di eventuali minacce. I cavalieri di Arthur lo
seguirono
immediatamente, e così re Olaf e i suoi cavalieri, i boccali
di birra
sostituiti rapidamente dalle spade.
Senza
il rumore della
conversazione e della musica, i gemiti delle coppie abbracciate erano
abbastanza rumorosi nella stanza. Nessuna delle persone che si
baciavano avevano
interrotto quello che stavano facendo, nonostante le diverse dozzine di
cavalieri in piedi tra loro con le lame sguainate.
"Cosa
sta
succedendo?" chiese Arthur.
Dal
centro dei
cavalieri di Olaf arrivò un altro clangore, questa volta di
acciaio che
colpisce pietra. Tutti gli occhi si girarono verso quel rumore, per
vedere due
cavalieri di re Olaf che si afferravano l'un l'altro, le dita che
scavano tra
la cotta di maglia ed i vestiti, per attirarsi l’un
l’altro in un bacio
appassionato.
"Sir
Arinor! Sir
Jamison! "strillò re Olaf, andando verso di loro, indignato.
"Non
muovetevi!" gli gridò Merlin.
"Come
osi?" urlò
re Olaf.
«Un
momento, vostra
maestà, vi prego», disse Gaius al re, il suo
sguardo che seguiva quello di
Merlin, fino al soffitto ad arco alto sopra le loro teste.
"C'è
un ramoscello
sopra ogni coppia", disse Merlin, girando cauto sul posto per esaminare
i
soffitti sopra di lui.
"Fermate
quello
che state facendo in questo istante!" gridò Re Olaf ai suoi
cavalieri, che
cercavano apparentemente di assaggiarsi le tonsille a vicenda. "Vi
farò frustare!"
"Maestà,"
disse Gaius, "non credo che abbiano il controllo delle loro azioni.
Credo
che, insieme a tutti gli altri, siano probabilmente sotto qualche forma
di
incantesimo, causata da ciò che stiamo vedendo sui soffitti
e sugli archi sopra
di noi».
«Che
cos’è?» chiese
Arthur, fissando il ramoscello verde sopra i cavalieri di Olaf.
"Se
non sbaglio,
sire, è Album Viscum", gli disse Gaius. "Comunemente
conosciuto come
vischio".
"Vischio"
ripeté Arthur, uno sguardo di incredulità sul
viso.
"Si
sire."
Arthur
fissò la spada e
sollevò un forte sospiro irritato. "Dimmi che stai
scherzando."
"Temo
di no, sire"
disse Gaius.
"Arthur,
non
muovetevi" disse Merlin bruscamente. "C'è un ramoscello
quasi sopra
di voi, a destra di dove siete".
«Gentile
da parte tua
concederci l’alto onore della tua presenza,
Merlin», disse Arthur, piantando la
mano sulla sua spada. "Naturalmente ti presenti ora,
proprio nel mezzo questa sciocchezza. E puzzando come se la
taverna intera ti fosse caduta addosso, potrei aggiungere. "
"Non
ero nella
taverna-"
"Allora
perché puzzi
come l'interno di un boccale di birra?"
"È
colpa di
Geoffrey!"
Gaius
si schiarì la
gola, a voce alta. Sia Arthur che Merlin guardarono prima lui, poi la
stanza,
entrambi capendo che la loro conversazione era diventata il centro
dell'attenzione.
“Guardate,
"disse
Merlin a voce bassa, "basta che passiate a sinistra, va bene?"
"Bene",
mormorò Arthur, facendo un passo lateralmente.
Merlin
si precipitò in avanti
e afferrò il braccio di Arthur, tirandolo nella direzione
opposta. "Ho
detto a sinistra".
«Pensavo
che volessi
dire la tua sinistra»
esclamò Arthur,
scrollandosi di dosso la mano di Merlin.
"Se
avessi voluto
dire la mia sinistra, avrei detto la mia sinistra, no?"
"No,
non lo avresti
detto, avresti ... Lo hai visto?"
"È
... si muove,
non è vero?", disse Merlin, lanciando a Gaius uno sguardo
preoccupato.
Gaius
sbirciò il
soffitto, dove la pianta più vicina ad Arthur stava
allungando i suoi vitigni
sulla pietra, quasi raddoppiando le proprie dimensioni, prima di
tornare immobile.
«Non
ho mai visto
niente crescere così», disse Merlin.
"Non
solo",
disse Arthur. "Ma -"
"Si
è spostato
verso di voi, lo so."
"Verso
entrambi,
in realtà".
Merlin
e Arthur si guardarono
l’un l’altro, erano quasi spalla a spalla. E poi
osservarono le altre coppie
abbracciate. Quindi si allontanarono di diversi passi l'uno dall'altro.
"Ci
sono diverse
piante nuove anche su quella parte del soffitto" disse Gaius indicando
i
cavalieri di Camelot.
Percival,
Leon e Gwaine
guardarono in alto allarmati. E poi Leon e Percival misero una certa
distanza
tra loro e Gwaine.
Gwaine
scosse la testa
mentre rinfoderava la spada. "Avete urtato i miei sentimenti adesso,
signori, non posso mentire."
Nel
mezzo della stanza,
i cavalieri di re Olaf gemevano a voce alta, baciandosi
appassionatamente, le
loro cotte di maglia che si scontravano tra loro.
Il
volto di re Olaf divenne
rosso dalla furia. "Esigo che qualcuno mi spieghi cosa sta
succedendo!"
Gaius
aspettò il cenno
del suo re prima di spiegare. "Temo, sire, che abbiamo a che fare con
una
pianta incantata. Una pianta che costringe ad attività
amorose chiunque cammini
sotto di essa ".
"Vischio
magico", mormorò Merlin, senza preoccuparsi di nascondere il
suo
divertimento.
Arthur
lo guardò.
"Cosa
c’è?" chiese
Merlin. "È divertente."
"Non
lo è affatto,
Merlin," lo rimproverò Gaius. "Specialmente considerando che
dopo che
le persone colpite vengono separate, entrambe rimangono in uno stato di
semi intontimento,
a giudicare da quello che ho visto prima".
"Oh,"
disse
Merlin. "Beh. Non sapevo quella parte.
Sotto
la porta, la
cuoca si mise a gemere, e anche Geoffrey, le loro labbra che
schioccavano forte.
"Per
la miseria,
qualcuno può separarli?" domandò Arthur, evitando
di guardare la scena.
"Non
passate sotto
la pianta", Gaius avvertì i servi che si precipitarono al
comando di
Arthur. "Infatti, sarebbe meglio distruggere la pianta, prima di fare
un
tentativo. Le torce dovrebbero servire allo scopo. E tenete gli occhi
puntati
sul soffitto. Ce ne potrebbero essere altre".
"Fate
come dice il
medico di corte", abbaiò re Olaf al suo staff. "E fate
attenzione,
per dio! Non voglio vedere altri cadere preda di questa diavoleria!"
"Diavoleria
dice
lui", replicò Gwaine a voce bassa, mentre Olaf continuava a
urlare ai suoi
cortigiani. "Per me, è solo un comune sabato sera."
"Per
te è solo un comune
martedì sera", disse Leon, rinfoderando la spada.
"O
qualunque altra
notte, se è per questo," convenne Percival.
"Non
so, ragazzi"
disse Gwaine. "Non sembra un modo così brutto per essere
sotto incantesimo".
"Certo
che la
pensi così", disse Percival. "Baceresti un asino se stesse
fermo
abbastanza a lungo".
"Vieni
qui e
scopriamolo, che dici?" replicò Gwaine e gli
ammiccò.
"Gwaine",
sospirò Arthur, sfregandosi la fronte con le dita stanche.
"Le
torce sono pronte,
sire!" disse George dalla porta, tenendo in alto due fiaccole. "Devo
bruciare le piante adesso?"
"Sì,
George, per l’amor
del cielo, fallo subito", ordinò Arthur.
"Come
comandate,
sire!" rispose George e si affrettò a obbedire.
"Leccaculo",
mormorò Merlin, guadagnandosi uno sguardo di Arthur molto
più divertito che scandalizzato.
Quando
George diede
fuoco alla pianta, Gaius notò che bruciava molto
più velocemente di quanto qualsiasi
cosa così verde avrebbe dovuto. Scintille d'oro si levavano
da essa mentre la
fiamma la lambiva e le foglie scomparivano anziché
trasformarsi in cenere.
Quando
la pianta al di
sopra della porta d'ingresso sparì, Geoffrey e la cuoca si
staccarono. Sul
pavimento, i due servitori si allontanarono l'uno dall'altro, e
rimasero immobili,
fissando il soffitto.
Geoffrey
sospirò ad
alta voce. "Non è la persona giusta", disse.
La
cuoca spinse in fuori
il suo labbro inferiore, le lacrime scintillavano nei suoi occhi.
«Non è la
persona giusta» concordò lei.
Mentre
Arthur ordinava ai
servitori di bruciare il resto delle piante o di bloccare il pavimento
sotto di
loro se erano troppo alte da raggiungere, Gaius si avvicinò
attentamente a
Geoffrey. Con l'aiuto di Merlin, guidò il suo vecchio amico
a una sedia e lo fece
sedere.
"Geoffrey,
mi senti?"
chiese.
Geoffrey
fissò la
stanza, con gli occhi vitrei e il viso stanco. "Non è la
persona giusta".
"Non
è giusto che
cosa?" chiese Merlin.
"Non
lo so. Non
sono del tutto sicuro di sapere quello che sta dicendo. Le sue pupille
sono
estremamente dilatate, come se fosse sotto l'effetto di un veleno. E la
sua
pelle è calda al tatto, come se avesse la febbre ".
Merlin
si chinò in
avanti e premette una mano sulla schiena di Geoffrey. "C'è
ancora magia dentro
di lui."
"Sei
sicuro?"
"È
davvero
forte." Merlin si raddrizzò, incrociando le braccia sul
petto.
"Abbastanza forte che la posso sentire".
«Che
cosa è abbastanza
forte per sentirla?» chiese Arthur, comparendo a lato di
Merlin, facendolo sobbalzare
così tanto che si mise in ginocchio sul tavolo.
"Che
dolore",
ringhiò Merlin, sfregandosi la gamba. "Ecco quello che
sento. Dolore. E
irritazione. "
Arthur
gli diede uno
sguardo raggelante, ma prima che potesse riprendere il discorso,
Geoffrey disse
ancora "non è la persona giusta" con voce spezzata.
"Stanno
tutti
dicendo la stessa cosa", disse Arthur, guardando la gente che veniva
guidata fuori della stanza, mormorando tutti le stesse parole.
"Questo
non è un
buon segno" disse Merlin, aggrottando la fronte a un nobile che era
stato
portato via.
"No,
davvero,"
convenne Gaius. "Infatti, finché non conosciamo
completamente l’effetto di
questo incantesimo, consiglio di trattarlo come una minaccia. Una
ricerca
completa del castello sarebbe un’idea saggia, per individuare
e distruggere
tutte le piante".
"Sono
d’accordo,"
disse Arthur, e chiese a Sir Leon di avvicinarsi. "Leon, prendi due
dozzine di cavalieri e setaccia il castello per cercarne altre. Voglio
che spariscano,
e voglio sapere quante ne hai dovuto distruggere per farlo, e prima che
la
notte sia passata. E per l’amor del cielo”,
aggiunse con voce bassa, mentre
Leon si voltava per andare, "assicuratevi di stare attenti ai soffitti.
Non voglio che nessuno di voi finisca come loro
".
Tutti
guardavano i
cavalieri di re Olaf, seduti contro il muro, avviliti, confusi e
tremanti.
"No,
certo che no,
sire", disse Leon con enfasi, prima di andare a richiamare il resto dei
cavalieri.
«Davvero
troppo per una
festa rilassante» mormorò Arthur, sbirciando la
pianta sul soffitto.
"Almeno
nessuno
può dire che sia stata noiosa" disse Merlin.
Arthur
lo fissò un
lungo momento. Poi lo schiaffeggiò sulla nuca.
"Per
che cos'era
questo!"
«Ti
leggerò più tardi
la mia lista di ragioni» lo informò Arthur.
Dall’altro
lato della
stanza, re Olaf stava facendo la ramanzina alla sua corte per il loro
comportamento. Una corte che, realizzò Gaius, aveva una
persona in particolare in
meno. "Sire", disse ad Arthur, "posso chiedere dove è lady
Vivian?"
"Lady
Vivian è
stata accompagnata nelle sue stanze un'ora fa", disse Arthur, poi
guardò
dove re Olaf era in silenzio e aggiunse: "Grazie agli dèi".
«Lady Vivian è qui?»
domandò Merlin ad Arthur, nel tono che avrebbe
usato per chiedere informazioni circa lo scoppio di una pestilenza.
"Sì," disse Arthur, nello
stesso
tono.
Le
sopracciglia scure
di Merlin si sollevarono in alto, e in risposta, l'espressione di
Arthur si
contorse per alcuni secondi, una comunicazione silenziosa che Merlin in
qualche
modo capiva, a giudicare dalla risata che seguì.
«E
con il vischio
magico nel castello» disse Merlin, come per concludere un
pensiero che Arthur
aveva espresso ad alta voce.
"Esattamente."
Arthur concentrò la sua attenzione al soffitto. "La domanda
rimane
..."
"Come
è arrivata
lì?" disse Merlin.
"Forse
è stata
portata accidentalmente con le altre decorazioni. Ma da chi? E come si
sta
diffondendo? I soffitti del castello sono di solida pietra. Non poteva
mettere
radici. Ma sta crescendo, non è così?"
«Cresce
e si moltiplica»,
disse Merlin indicando la parte anteriore della stanza, nel punto in
cui prima
Arthur aveva parlato con re Olaf. "Se quel ramoscello fosse stato
lì
qualche minuto fa, allora voi e re Olaf sareste ..."
"Fermati
lì,"
lo interruppe Arthur.
"Sto
solo dicendo
..."
"Sì,
e ti sto
dicendo di smettere di dirlo".
"Merlin
ha ragione,
sire", si intromise Gaius.
«Su
cosa, esattamente?»
chiese Arthur, con le labbra che si contraevano in chiaro disappunto.
"Se
voi e re Olaf foste
caduti preda dell'incantesimo," disse Gaius, "allora entrambi sareste
inabili a governare".
"Cosa
che
renderebbe vulnerabili i nostri regni", disse Arthur, esausto.
"Allora questo è un attacco".
"Non
ne sono
certo" disse Gaius. "Ho bisogno di ulteriori studi prima di poterlo
dire con certezza."
«Fallo
subito» disse
Arthur. "Perché ..." si allontanò, la sua
attenzione catturata da
qualcosa in mezzo alla stanza.
Gaius
e Merlin si
girarono, vedendo due nobildonne che si abbracciavano selvaggiamente
vicino al
Ceppo del Solstizio, le loro mani che vagavano sui corpi l'una
dell’altra, le
dita sottili che scivolavano sulle loro spalle strette e le schiene
curve,
prima di muoversi più in basso.
Le
sopracciglia di
Arthur si alzarono fino a toccare l’attaccatura dei capelli.
La
bocca di Merlin si spalancò
e si fermò in quel modo.
Gaius
diede loro un
momento per ricordarsi le buone maniere ed evitare di guardare.
E
poi dovette schiarirsi
la gola. Ad alta voce.
Entrambi
sobbalzarono,
guardando all'improvviso lontano da quella scena e arrossendo
vistosamente
quando videro lo sguardo che Gaius stava lanciando loro.
"Forse
dovrei
cominciare la mia ricerca su questa minaccia contro Camelot", disse
Gaius
seriamente.
"Sì,
naturalmente" gli disse Arthur. "Assolutamente."
"Ricerche",
concordò Merlin. "Certo."
Dietro
di loro, le due donne
mugolavano dolcemente, il suono che echeggiava nella stanza semivuota.
"Tornate
alle vostre
camere!" ordinò Arthur a coloro che erano rimasti. "I miei
cavalieri
avranno ripulito il castello entro domattina!"
Gaius
annuì e si voltò
per uscire, poi si fermò bruscamente, perché
George era al suo posto, le mani strette
dietro la schiena, un sorriso largo sul viso, tutta la sua attenzione
concentrata su Arthur.
«Vostra
maestà!» disse
George allegramente. "Devo preparare le vostre camere e la vostra reale
persona
per la serata?"
"No
no," disse Merlin. "È il mio lavoro."
George
lo guardò con
uno sguardo di sdegno sottilmente velato. "Credo di aver fatto la
domanda
all’illustrissima reale maestà ".
"Sì,
e poiché sono
il servo personale dell’illustrissima reale
maestà, ti dico in sua vece che la
risposta è no".
"Credo
che vostra
maestà possa parlare da sé".
"E
io credo di
averti detto di levarti dai piedi."
Arthur
fece un rumore
soffocato e si portò la mano alla bocca come per pulirsi,
anche se non fece
molto per nascondere il suo sorriso.
"Re
Arthur",
la voce di re di Olaf arrivava da vicino, facendo cessare il battibecco
tra Merlin
e George.
"Re
Olaf,"
disse Arthur portando indietro le spalle e atteggiando la voce nel suo
tono
regale. "Le mie scuse sincere per gli eventi di questa sera. I miei
cavalieri stanno già occupandosi di questa ... seccatura
magica ... nel
castello. Vi assicuro, domattina, tutto sarà in ordine".
"Vorrei
sperarlo,"
borbottò Olaf e fece un cenno ai cavalieri che lo
circondavano per
accompagnarlo nella sua stanza.
Arthur
lo guardò con
aria inquieta. "Questa è proprio una buona idea. Merlin.
George.
Accompagnatemi nelle mie camere. Entrambi in testa. "
I
due uomini si
guardarono, poi si voltarono verso il loro re, l’orrore
riflesso nei loro
volti.
"Ma
cosa succede
se c'è il vischio?" esclamò Merlin.
"E
cammino sotto
di esso!" proseguì George sbalordito. "Vicino a lui!"
"Come
pensi che mi
senta?" disse Merlin.
“Meglio
voi che io”,
disse Arthur, indicando la porta.
Merlin
imprecò silenziosamente,
ma si avviò in avanti, il suo sguardo incollato sul
soffitto, il braccio
stretto al suo fianco per mantenere George a una discreta distanza.
«Buonanotte,
Gaius»,
disse Arthur, seguendo i suoi servitori fuori della stanza, sembrando
più
soddisfatto di quanto Gaius lo avesse visto in tutta la notte.
"Dormite
bene,
sire", disse Gaius, desiderando di seguire quel consiglio. Ma non era
probabile. Non finché non avesse trovato la fonte di quella
follia.
Ci
impiegò metà della
notte immerso nella lettura a lume di candela prima di trovare anche un
piccolo
indizio su quell’enigma del vischio. Anche se non gli dava
risposte su come la
pianta fosse arrivata lì, gli dava un’indicazione
su cosa aspettarsi. E
purtroppo non era una buona notizia.
Si
era addormentato sui
libri prima di riuscire a leggere altro, risvegliandosi all'improvviso
all'alba, quando Merlin lasciò una ciotola di porridge
davanti al suo naso.
«Dormito
bene?» chiese
Merlin, sedendosi di fronte a lui al tavolo della colazione,
già lavato e
vestito di fresco e troppo energico per essere mattina così
presto.
Gaius
si alzò, sofferente
per i dolori al collo, alle spalle e alla schiena. "Mi sento come se
fossi
rotolato giù da un carro di fieno", mormorò,
maledicendo le vecchie ossa e
la posizione che aveva mantenuto durante il sonno.
"Hai
trovato
qualcosa?" domandò Merlin, con la bocca piena di porridge.
«Poco»,
disse, girando
il libro per far leggere Merlin. "Guarda qui. Il vischio per sua stessa
natura
è un parassita, prende le sostanze nutritive dal suo ospite.
Il nostro vischio
è ovviamente dotato di magia. Quindi deve essere alimentato
dalla magia per
diffondersi così rapidamente ".
«Ma
a Camelot non c'è
magia», disse Merlin.
Gaius
inclinò la testa,
sollevò il sopracciglio e aspettò che il cervello
di Merlin raggiungesse la
bocca.
"Oh,"
disse
Merlin, con un sorriso timido. "Beh. Sì. Eccetto me. E te,
naturalmente."
"E,"
aggiunse
Gaius pazientemente, "le centinaia di manufatti magici conservati
all'interno delle segrete del castello".
Merlin
lasciò cadere il
cucchiaio nella sua ciotola di porridge, spruzzando grumi di cibo sulla
pagina.
"Stai dicendo che il vischio si nutriva della magia contenuta nelle
segrete
attraverso il castello stesso?"
"Non
guardarmi
così sorpreso. Il vischio è da tempo utilizzato
nei riti più antichi
dell’Antica Religione. È profondamente connesso
alle forze dell’Antica Religione
stessa. Qualsiasi magia posta su una tale pianta sarebbe sia altamente
potente
che estremamente imprevedibile ".
"Un
bene che ce ne
siamo liberati, allora."
Gaius
bofonchiò
pensieroso, e tirò a sé la sua ciotola per
cominciare a mangiare.
"Cosa?"
chiese
Merlin, appoggiandosi in avanti sul tavolo. "Andiamo, che cosa
c’è? Conosco
quello sguardo, Gaius.
"Niente.
O, beh,
probabilmente niente, comunque. Sospetto che lo sapremo presto."
"Sei
misterioso
come il vecchio drago".
"Lo
prenderò come
un complimento."
"Non
è quello che
intendevo".
Prima
che Gaius potesse
discutere, si sentì un forte bussare alla porta.
"Avanti!"
disse
Gaius.
Ma
non ci fu risposta.
"Avanti!"
urlò
Gaius.
Ancora
niente.
Merlin
si alzò da
tavola e si avvicinò ai gradini, poi aprì la
porta.
Sir
Leon era immobile
nell'arco della porta, ondeggiando sui piedi, con gli occhi che si
concentrarono immediatamente su Merlin come se fosse la cosa
più preziosa del
mondo.
"Leon?"
fece
Merlin, e iniziò a camminare in avanti.
"Non
muoverti!" gli gridò Gaius, alzandosi faticosamente in
piedi. Ma le sue
dannate ginocchia erano rigide e si rifiutarono di sostenerlo, e si
sedette
indietro duramente, sbattendo la sua ciotola di porridge sul pavimento.
Merlin
tornò al suo
fianco. "Stai bene?"
"Quando
dico non
muoverti significa non muoverti,
Merlin, seriamente!" sbottò Gaius, mentre Merlin lo aiutava
ad alzarsi in
piedi. "È solo una fortuna che sei andato nella giusta
direzione".
"Fortuna?"
chiese
Merlin con curiosità, tornando verso la porta.
Un
sottile strato di
vischio era cresciuto sopra l'intero ingresso, proprio sopra la loro
spessa
porta di legno. Sir Leon stava oscillando sotto, una mano stringeva
l'arco in
pietra, le dita perse in una massa di foglie.
Gli
occhi di Merlin si
allargarono. "Se fossi passato da quella porta ..."
"Infatti,"
disse Gaius.
"Perché
sta lì in
piedi così?" chiese Merlin con voce bassa, facendo un passo
nervoso
all'indietro.
"Probabilmente
perché è entrato nella porta da solo", disse
Gaius, desiderando di aver
almeno bevuto una tazza di tè prima di affrontare un
cavaliere armato e sotto
incantesimo alla sua porta.
"Gli
faremo del male
se distruggiamo la pianta?"
"Solo
se non
spostiamo la mano dalle foglie prima di bruciarle. Ecco, portami quella
scopa.
Ci
vollero pochi
minuti, ma dopo aver colpito Leon con il manico della scopa, riuscirono
a fargli
togliere la mano dall'arco. Un altro colpetto al petto fece cadere il
cavaliere
di schiena nel corridoio, così Merlin poté
distruggere la pianta con le candele
vicine.
Quando
le fiamme si placarono,
Leon si sedette nel corridoio, gemendo. "Oh, la mia testa."
"Beh,
è un buon
segno" disse Gaius a Merlin, mentre raggiungevano Leon nel corridoio.
"Che
cosa è
successo?" chiese Leon.
"Non
ti
ricordi?"
Leon
aggrottò la fronte
un lungo momento, chiaramente ancora confuso. "Ricordo di aver lasciato
il
re. Sono venuto qui per chiamarti al suo cospetto. È sveglio
e vuole sapere
cosa hai trovato. "
«Cosa
è successo dopo?»
Chiese Gaius. "Che altro ti ricordi, prima di esserti svegliato sul
pavimento?"
"Ricordo
... di
aver oltrepassato la tua porta .... E poi ... niente. Mi sono svegliato
qui con
voi due accanto ... "Leon si interruppe, con gli occhi spalancati.
"Per favore non ditemi che io ... con uno di voi ..."
"No,"
gli
disse Merlin. "Assolutamente no, no."
"Bene",
disse
Leon con enfasi, e poi aggrottò le sopracciglia alle sue
parole, chiaramente incerto
di avere o meno arrecato offesa a qualcuno di loro.
"La
sensazione è assolutamente
reciproca, credimi", lo rassicurò Merlin.
Leon
gli fece un sorriso
sgangherato mentre si tirava in piedi, spazzolando la polvere dal
mantello
rosso. "Sarà meglio che chiami a raccolta i cavalieri per
ispezionare il
resto del castello in cerca di altre piante. Gaius, dirai tu al re cosa
sta
succedendo? "
«Vai
pure, Leon», disse
Gaius, e il cavaliere gli fece un cenno rigido e si
allontanò, attento a tenere
gli occhi fissi al soffitto mentre andava.
Gaius
sospirò dopo che
se ne fu andato, rendendosi conto che non solo il suo tè ma
anche il suo
porridge erano entrambi cause perse. "Vieni, Merlin. Andiamo a
incontrare
il re. "
Il
loro cammino verso
le camere di Arthur fu lento, perché ad ogni arco dovevano
controllare la
sezione successiva del soffitto per cercare la pianta. Le piante erano
sporadiche per la maggior parte, ma quando arrivarono al corridoio di
Arthur,
intere sezioni di soffitto erano coperte di foglie, rendendo difficile
il loro
passaggio.
«Guardie!»
gridò Arthur
dalla sala.
"Guarda
lì",
disse Gaius a Merlin, indicando la rientranza vicino alla porta di
Arthur, dove
entrambe le sue guardie si trovavano sul pavimento, con le braccia e le
gambe
avvolte le une con le altre, e si baciavano con passione.
"Guardie!"
gridò
di nuovo Arthur, sembrando nel panico questa volta.
Merlin
si guardò intorno
velocemente, poi spinse una mano in avanti sussurrando: "Bæl
on bryne!"
Le
torce disposte sulle
pareti si levarono in alto, il fuoco che si diffondeva per l'intero
soffitto, incredibilmente
brillante e impossibile da non scorgere se qualcuno avesse girato
l'angolo.
Ma
prima che Gaius
potesse rimproverare Merlin per la sua leggerezza, il ragazzo si
lanciò in
avanti e si intrufolò nelle camere di Arthur. Gaius si
affrettò dopo di lui,
scoprendo lady Vivian che inseguiva Arthur intorno al suo tavolo da
pranzo, con
Arthur che si fermava solo quando lei faceva altrettanto, con il tavolo
sempre
tra loro.
Nella
mano di Vivian, notò
Gaius, c’era un folto groviglio di vischio. Anche Merlin
l'aveva notato e lo
stava fissando con uno sguardo perplesso sul suo volto, cercando
chiaramente di
decidere cosa fare.
"Per
favore siate
ancora il mio amore!" gridò Lady Vivian ad Arthur, e lo
inseguì di nuovo,
la sua biancheria da notte bianca che svolazzava dietro di lei, i
lunghi
capelli biondi sciolti sparsi intorno alle spalle.
Gaius
guardò Arthur
intorno al tavolo e si rese conto che il re era appena vestito, ancora
scalzo e
in pantaloni da dormire, la tunica bianca slegata e sciolta.
“Gaius! Merlin!
"esclamò Arthur. "Grazie al cielo!"
"Non
mi riconosci,
amore mio?" disse Vivian ad Arthur, mentre si avvicinava. "Sono io,
il desiderio del tuo cuore, il tuo unico vero amore, la tua Vivian!"
"Dove
diavolo sei stato?"
sbottò Arthur rivolto a
Merlin mentre correva. "Dove sono le mie guardie?"
"Sono
un po’ occupati"
disse Merlin, guardando lady Vivian che si affrettava a rincorrerlo.
"Occupati!"
gridò Arthur, chiaramente oltraggiato. "A fare cosa?"
"Lo
sapete,"
disse Merlin, con le sopracciglia arcuate, cercando piuttosto
comicamente di
suggerire vari atti osceni.
"Oh
no!" grugnì
Arthur, mentre cambiava bruscamente direzione, perché Vivian
aveva fatto la
stessa cosa.
"Sire,
sopra di
voi!" urlò Gaius, rivolto al soffitto, dove una macchia di
verde si stava
rapidamente espandendo verso dove Arthur era diretto.
Arthur
alzò lo sguardo,
imprecò e si precipitò dietro a Merlin, con le
mani sulle sue spalle,
spingendolo incontro a Vivian mentre si avvicinava.
«Non
voglio baciarla!»
protestò Merlin, spingendosi indietro e contro Arthur.
"Non
osate!"
sbottò Vivian, fermandosi nel suo inseguimento per mettere
le mani sulle sue
anche e guardarlo "Mio padre ti infilzerà con una spada se
lo fai! Cosa
stai facendo qui comunque? Va via!"
«È
qui per
accompagnarti alle tue stanze!» la informò Arthur
da sopra la spalla di Merlin.
"Ma
io appartengo a
te!" insistette e si lanciò in avanti.
Fece
solo un passo
prima che i suoi piedi si sollevassero sotto di lei per nessuna ragione
apparente,
e lei cadde sulla schiena. Merlin si avvicinò
immediatamente, spingendo via il
vischio, facendolo scivolare dall’altra parte della stanza.
"Lasciami
andare!" sbottò Vivian, mentre Merlin la tirava in piedi.
«Portala
alle sue stanze»
disse Arthur, sedendosi pesantemente sul bordo del suo tavolo da pranzo.
"Oh,
per favore
non mandarmi via!" disse ad Arthur. "Per troppo tempo siamo stati
separati! Le nostre anime si appartengono, la tua e la mia! Tu sei
quello
giusto per me! "
«La
persona giusta»,
disse Merlin, e guardò Gaius.
Gaius
incrociò le
braccia pensieroso. "O non
quello giusto".
«Che
cosa c’è?» chiese
Arthur.
"Credo
che abbiamo
scoperto la fonte dell'incantesimo lanciato sul vischio", disse Gaius,
e
inclinò la testa verso Lady Vivian.
La
mascella di Arthur si
contrasse mentre i denti stridevano insieme, il volto paonazzo di
rabbia.
"Mi stai dicendo che è lei la responsabile di questo
incantesimo
d'amore?"
"Non
è un
incantesimo d'amore", disse Vivian, sembrando offesa all'idea.
"È un
incantesimo di unità, per riunire due anime divise e due
cuori che si appartengono!
Oh, ti prego, Arthur, baciami sotto il vischio e saprai che sto dicendo
la verità!
«L'unica
cosa che so»,
disse Arthur con voce roca, «è che hai violato la
legge e hai usato la magia
nel mio regno, facendo correre a me e alla mia gente un grande
pericolo».
"Per
favore non
essere arrabbiato con me" disse Vivian, i suoi occhi azzurri pieni di
lacrime. "Ti prego, oh mio
signore, amore mio...". Lei fece un suono strozzato e si
coprì il viso con
le mani, piangendo con una tale angoscia che le sue ginocchia
cedettero, e
Merlin dovette prenderla intorno alla schiena e guidarla per farla
inginocchiare
sul pavimento.
"Sire",
disse
Gaius, "prima di giudicarla troppo duramente, c'è qualcosa
che dovete
sapere."
"Che
cosa, che la
figlia di uno dei cinque re ha violato la legge più
importante di Camelot e
dovrà pertanto essere messa a morte?"
"No,
sire. Che la
figlia di uno dei cinque re è ovviamente ancora in preda
dello stesso
incantesimo d'amore che tempo fa aveva colpito voi stesso".
"Non
può essere
vero", disse Arthur, la confusione che istantaneamente raffreddava la
sua
rabbia. "È successo ... anni
fa".
"Si
sire."
Arthur
s'avvicinò,
mentre fissava la donna piangente. "Vuoi dire ... che per tutto questo
tempo ..."
"È
rimasta sotto
un incantesimo che la obbliga ad amare voi e soltanto voi. Temo di
sì."
«Non
può essere»,
ripeté Arthur, ma con tenerezza, e come tra sé,
chiaramente addolorato.
Vivian
alzò la testa,
con gli occhi rossi e brillanti di lacrime. "Mio signore",
singhiozzò,
guardando Arthur in adorazione. "Per favore ... vi prego state sotto il
vischio con me".
Arthur
si inginocchiò accanto
a lei, chiaramente perdonandola, offrendole anche un sorriso gentile.
"È
questo che romperà l'incantesimo?" Chiese: "Dovremo stare
insieme
sotto il vischio?"
"Sì,
oh sì!"
disse Vivian, liberandosi dalla presa di Merlin per premere le sue
piccole mani
sul petto di Arthur. "La magia vuole solo quello che è
giusto! Non ci
causerà alcun male, mio
signore.
La vecchia me
lo ha giurato prima di morire. Era così
grata nei confronti di mio padre perché
ha salvato il suo villaggio. Voleva solo che la sua principessa fosse
felice.
La sua principessa e il suo amore ... la regina Vivian e re Arthur ...
insieme
per sempre ... "
Arthur
le prese le mani
e la guidò in piedi. "Merlin, riporta lady Vivian nelle sue
stanze."
"Oh,
per favore
no!" gridò Vivian, gettandogli le braccia intorno alle
spalle, tenendolo
stretto.
"Solo
per un po’ "
disse Arthur, guidandola via. "Perché anche se sono sicuro
che non volevi,
hai messo il regno in grande pericolo. Entrambi i nostri regni. Ho
bisogno di occuparmi
di questo prima. Poi affronteremo il resto. "
Vivian
fece il broncio,
ma lo lasciò andare. "Mi metterò a contare i
secondi finché non ti vedrò
di nuovo, amore mio", disse in disparte, mentre Merlin la
guidò via.
Dopo
che furono
scomparsi nel corridoio, Gaius si rivolse ad Arthur, che era seduto sul
tavolo
da pranzo, strofinandosi il viso con le mani. "È stato molto
gentile da
parte vostra, sire."
"È
come hai detto
prima. Lei non è in sé.»
Lanciò uno sguardo fermo sulle macchie di verde sul
soffitto. "Anche se nessuno di noi sarà in sé
molto presto, se non
troviamo un modo per affrontare questo problema".
"Credo
che lady Vivian
ci abbia dato la risposta al nostro problema. Tutto quello che dobbiamo
fare
per porre fine all'incantesimo è dare alla magia quello che
sta cercando.
Riunire due cuori che sono divisi".
"Come
possiamo
trovare due persone che si adattino a questa descrizione?"
"Credo
che una delle
due sia già presente in questa stanza" disse Gaius, facendo
un
sopracciglio ad Arthur, perché apparentemente Merlin non era
l'unico a non cogliere
l'evidente chiarezza della situazione.
"Naturalmente"
scoppiò Arthur. “Guinevere. Quando
tornerà oggi, avremo esattamente quello che
vuole l'incantesimo. Due cuori che si riuniscono. Pensi che
funzionerà? "
"Il
vostro amore è
già stato abbastanza forte da rompere
l’incantesimo in precedenza", lo rassicurò
Gaius.
"Che
amore ha
rotto l’incantesimo?" chiese Merlin, entrando nella stanza,
con l’evidente
mancanza della principessa tra le sue braccia.
"Dov'è
Vivian?" chiese Arthur.
"L'ho
consegnata a
George nel corridoio. Starà bene - aggiunse Merlin, quando
Arthur gli lanciò uno
sguardo severo. "George è un modello di correttezza e
comportamento cavalleresco,
non è vero?"
Gaius
non mancò di
notare il modo in cui la guancia di Merlin si era contratta alle ultime
parole.
"Bene",
disse
Arthur, una mano esausta tra i capelli. "Vieni, aiutami a vestirmi, ti
spiace? Poi prendi la colazione per piacere. Voglio essere pronto per
quando
Guinevere ritornerà, in modo da poter infrangere questo
dannato incantesimo immediatamente".
"Oh!
Certo! Il bacio
del vero amore "disse Merlin, dando una pacca a Gaius sul braccio,
prima
di trotterellare dietro ad Arthur, sbirciando con lo sguardo verso
l'alto,
mentre si dirigevano verso il suo guardaroba. "Spero solo che
tornerà presto."
Presto,
scoprì dopo Gaius,
ma non abbastanza. A mezzogiorno, quando la delegazione della regina
tornò,
gran parte del castello era già stato invaso, i soffitti
alti erano una solida
massa di verde. I corridoi interi erano pieni di servi, tutti nervosi,
muniti
di lunghe torce, per bruciare la maggior parte delle infestazioni che
potevano.
Ma
le piante si
moltiplicavano più velocemente di quanto potessero essere
distrutte. Quando Gaius
fu chiamato alle camere reali, quaranta persone erano state colpite.
Gaius li
aveva visitati tutti e li aveva mandati tutti via. Non c'era niente che
potesse
fare per rompere l'incantesimo. Quel compito spettava solo al Re e alla
Regina.
Quando
Gaius condusse
Merlin nelle camere reali, trovò Arthur ai piedi del suo
letto, sotto una delle
poche aree pulite del soffitto.
Una
decina di piccole
piante punteggiavano i soffitti delle stanze di Arthur, in mezzo a
diverse
macchie di pietra bruciata. Oltre il letto di Arthur c’era
un'altra pianta
enorme, le foglie coprivano l'intero soffitto sopra il baldacchino, i
vitigni
erano avvolti intorno al suo letto.
"Quella
è apparsa
solo cinque minuti fa", disse Arthur indicando il letto. "Penso che
si stiano diffondendo ancor più velocemente di prima".
«Non
per molto», disse
Gwen, uscendo da dietro il paravento, in un abito violetto pulito che
sostituiva il suo precedente abbigliamento per cavalcare. Dopo aver
sistemato i
lunghi capelli sulle spalle, si avvicinò con cautela al lato
di Arthur,
guardando il soffitto mentre camminava.
"Sei
sicura di
volerlo fare?" chiese Arthur.
"Sembra
fatto su
misura per noi due, vero?" disse lei, con un sorriso timido. "Due
cuori che erano separati, riuniti?"
«Se
sei sicura, allora lo
sono anche io», disse Arthur, rivolgendosi a lei e
prendendole le mani. "Sei
pronta?"
«Sempre»,
disse,
inclinando il mento, per ricevere il bacio di Arthur.
Gaius
abbassò gli occhi
per concedere loro un po’ di privacy e diede una gomitata a
Merlin perché facesse
lo stesso.
Dopo
pochi istanti,
Arthur disse: "Non sembra funzionare".
"Il
vischio",
sottolineò Merlin. "Voi e Gwen dovete stare sotto il
vischio."
"Proviamo
qui" disse Gwen, e tirò Arthur per mano verso il comodino,
finché non si
avvicinarono sotto la massa di vegetazione che si diffondeva
lì sopra.
Sia
Arthur che Gwen si
bloccarono, poi si voltarono l'uno verso l'altro, con gli occhi ampi e
sorpresi. Senza dire una parola, si buttarono le braccia al collo,
baciandosi
con ardore.
Passarono
diversi
momenti in cui Gaius studiò i soffitti.
Le
piante, notò, non si
erano ritirate. Anzi, continuavano a crescere.
"Non
funziona" disse Merlin.
"No
non va."
"Non
capisco", disse Merlin, guardando Arthur e Gwen, che si stavano
baciando
con la stessa intensità di tutti gli altri. "È
quello che vuole l'incantesimo.
Dovrebbe funzionare. "
Arthur
fece un gemito
basso, e Gwen un piccolo sorriso, mentre rimanevano abbracciati a lato
del
letto.
"Forse
dovremmo
separarli?" domandò Merlin.
"Forse.
Basta che non
vai troppo vicino. La pianta sopra di loro si sta ancora allargando ".
"Devo
...?" sussurrò
Merlin.
"Fai
attenzione"
mormorò Gaius.
Merlin
annuì e mormorò tra
sé, con gli occhi chiusi per nascondere il bagliore dorato.
Gwen
e Arthur si
allontanarono l'uno dall'altro, separati da una mano invisibile.
"Non
è quello
giusto", disse Gwen, sospirando. Con un sospiro, si sedette sul
pavimento
in pietra in uno svolazzo di seta viola.
Arthur
si sedette sul
bordo del letto, con gli occhi vitrei. «Non è la
persona giusta», disse, e sospirando
pesantemente si sporse di lato contro il montante del letto.
La
pianta sopra di lui
si scosse violentemente, i suoi vitigni che si mossero come serpenti su
un
palo, avvolgendo il collo di Arthur.
"Arthur!"
urlò
Merlin, e si precipitò sotto la massiccia pianta per
strapparne i viticci.
Un
fulmine si abbatté
nel chiaro cielo invernale, e un tuono scosse le fondamenta del
castello, mentre
si alzava un vento che si diffuse nella stanza, scrollando le piante al
di
sopra, in cui stavano crescendo nuove foglie, fiori e bacche rosse e
dorate.
All'altezza
del letto,
Merlin era rimasto fermo e stava fissando Arthur.
Ignorando
la violenta tempesta,
Arthur si alzò dal letto, sollevando le mani per coprire i
lati del viso di
Merlin, gentile e riverente come un amante. "Merlin", disse, la parola
quasi perduta nel sussurro del vento attraverso le foglie.
L'espressione
di Merlin
si era trasformata in pura beatitudine che illuminava i suoi
lineamenti.
"Arthur", disse, la voce rotta a pronunciare quel nome.
Gaius
li osservò con
stupore mentre una luce dorata scendeva dalle piante, scivolando sui
corpi di Merlin
e Arthur come acqua, prima di riversarsi in cascate scintillanti sul
pavimento.
Arthur
avvolse le
braccia intorno alla schiena di Merlin, attirandolo a sé.
Merlin si rivolse a
lui con entusiasmo, guardando in perfetta adorazione il suo re.
"Sono
tuo",
disse Merlin ad Arthur, con la voce che rimbombava nel tuono.
«Sono
tuo», fece Arthur
in risposta, le parole che facevano eco attraverso le pietre del
castello.
L'espressione
di Merlin
si sciolse in angoscia e strinse le braccia intorno al corpo di Arthur,
chiudendo la distanza tra di loro, premendo la fronte su quella del suo
re.
"Resta con me", lo supplicò.
"Non
posso",
disse Arthur, come se le parole venissero strappate da lui.
"Arthur",
mormorò
Merlin, le lacrime che gli scivolavano sulle guance.
"Aspettami", sussurrò Arthur
"Merlin-"
"Sempre,"
disse Merlin, le labbra contro quelle del suo re.
"Sempre,"
gli
disse Arthur e inclinò la testa verso Merlin, per sigillare
il suo giuramento
con un bacio.
Al
di là delle finestre
i fulmini si abbatterono di nuovo nei cieli invernali, il tuono scosse
il
mondo, mentre Arthur e Merlin si baciavano come se si fossero ritrovati
dopo
secoli, o dovessero dividersi per un'eternità. Ogni loro
tocco era pieno di
adorazione e gioia, dolore e pena, lacrime che scivolavano su entrambi
i loro
volti, lasciando tracce brillanti di magia nel loro cammino.
La
magia era dappertutto, intorno a
lui, terrificante
e vertiginosa, facendo tremare le ginocchia di Gaius, che cadde
pesantemente su
una sedia.
Ma
fu solo vagamente
consapevole di quella sensazione.
Perché
la sua mente fu
catturata da visioni. Visioni di cose che non aveva mai visto prima.
Di
un lago, di una
torre, di una spada e di un castello.
Vide
il suo giovane stregone
e il suo giovane re che si trovavano sulla riva del lago, entrambi
vestiti con
abiti strani, abbracciati proprio come in quel momento, eccetto il
fatto che
sorridevano e ridevano, le loro espressioni piene di amore e di
devozione.
Erano
liberi, Gaius si
trovò a pensare, anche se non aveva idea del
perché. Erano liberi, ed erano
felici, e insieme con loro la totalità del mondo e le sue
magie.
Un'altra
antica ondata
di potere spinse Gaius a sollevare una mano in avanti per puro
riflesso,
sussurrando un incantesimo di protezione senza pensare, per deviare
un'esplosione
di magia che si levò su di lui, spargendosi nel mondo
circostante.
Quando
i suoi echi si
allontanarono, sentì che il tessuto del mondo tornava in
posizione con un sussulto
la cui eco egli sentì nelle sue stesse ossa.
Gaius
abbassò il braccio
al tavolo e si appoggiò pesantemente alla sua superficie di
legno, respirando
troppo rapidamente per un uomo della sua età, confuso e
disorientato da ciò che
era appena accaduto.
Gli
ci volle qualche
minuto per tornare completamente in sé. E ancora di
più per fare minimamente ordine
nei suoi pensieri.
Con
vivo stupore, Gaius
guardò nel punto in cui stavano Arthur e Merlin. Ma non
erano più lì. Arthur
era adagiato sul suo letto. Merlin stava al suo fianco, apparentemente
caduto su
di lui. Entrambi erano incoscienti come Gwen.
Per
diversi lunghi
momenti, Gaius fissò la scena davanti a lui.
Per
tutta la mia vita
ho percepito la magia, pensò. Ma non ho mai sentito niente
di simile. Non
sapevo nemmeno che la magia potesse
far sentire così. Per tutti gli dei, che cosa era successo?
Sul
pavimento Gwen fece
un piccolo sospiro, agitandosi sulla pietra scomoda sotto di lei.
Con
un grugnito per lo
sforzo, Gaius si alzò in piedi, ancora instabile dalla
potenza che si era
riversata su di lui. Poteva ancora sentire l'aria vibrare, una grossa
onda
d'urto magica che apparentemente si era originata dai due uomini
svenuti sul
letto.
Gaius
si fermò accanto
al letto e li fissò. Erano ancora allacciati in un abbraccio
disperato. Come se
avessero paura di separarsi. Le loro braccia erano avvolte strettamente
l’uno intorno
all'altro, i loro corpi erano stretti come due amanti, i loro visi
erano
rivolti l'uno verso l'altro anche nel sonno.
Due
anime si erano
riunite, Gaius si trovò a pensare. Due cuori che si
appartengono.
Nel
letto, Merlin
sussultò.
Arthur
inclinò la testa
in giù, il naso premuto nei capelli di Merlin.
In
risposta, un piccolo
sorriso tirò le labbra di Merlin, e si avvicinò,
rilassandosi nell'abbraccio di
Arthur.
Gaius
gli mise la mano
sul petto. Sentì il suo respiro alzarlo e abbassarlo.
Oh
Merlin, pensò.
Gwen
fece un altro
rumore, questa volta suonava abbastanza distintamente come se stesse
per
rinvenire.
Gaius
si precipitò in
avanti, afferrando il braccio di Merlin. Mi dispiace tanto, ragazzo
mio, pensò,
e lo tirò su con tutta la sua forza. Merlin
grugnì a quel movimento ma Gaius lo
tenne, prima lo mise seduto e poi lo spinse in avanti, in modo che
finì
ammucchiato sul pavimento in pietra. Atterrò con un
grugnito, abbastanza forte
da far agitare Gwen, che sbatté gli occhi.
«Mia
signora», disse Gaius,
accostandosi al suo fianco, una mano appoggiata delicatamente sul suo
braccio.
"Ow,"
mormorò
Merlin, e piantò una mano sul pavimento per sollevarsi. Dopo
alcuni tentativi
falliti, si schiantò sulle pietre. “Ow.”
"Oh
la mia testa", mugolò
Arthur, tirandosi sui
gomiti.
"Gaius?"
lo
chiamò Gwen, sedendosi con il suo aiuto, sbattendo le
palpebre chiaramente
disorientata.
"Chi
mi ha colpito?" mormorò
Arthur mentre si
sedeva.
Merlin
si era rotolato
sulla schiena e aggrottò la fronte al soffitto.
«Sono sul pavimento», disse
brusco. "Perché sono a terra?"
"Quando
l'incantesimo si è rotto, tutti noi abbiamo perso
conoscenza", disse loro,
mentre aiutava Gwen ad alzarsi in piedi.
"L'incantesimo"
ripeté Arthur, sbattendo gli occhi contro la luce del giorno
in camera.
"Non
vi ricordate,
sire?" chiese Gaius, guardando nervosamente Merlin e Arthur.
"L'ultima
cosa che
ricordo," disse Arthur, "è ..."
"Camminare
sotto
il vischio", finì Gwen.
«Giusto»,
disse Arthur confuso.
"Abbiamo fatto un passo sotto il vischio ... e poi ..."
"Abbiamo
rotto
l'incantesimo," disse Gwen, guardando al soffitto. "Guarda, Arthur,
le piante sono sparite."
Merlin
stava scuotendo
la testa. "Non penso ..."
"-
che sarebbe potuto
andare meglio, vero?" finì Gaius per lui.
Arthur
aggrottò la
fronte rivolto a Merlin. “Cosa stai facendo sul pavimento?
Santo cielo, Merlin,
non è il momento di fare un sonnellino».
Merlin
afferrò il
materasso e cercò di tirarsi in piedi, solo per cadere in
ginocchio accanto al
letto. "Anche voi siete svenuto."
"Certamente
non
sono svenuto" disse Arthur,
alzandosi,
poi ondeggiando e sedendosi di nuovo.
Merlin
gli sbuffò e si
aggrappò al letto, appoggiando il mento sul materasso, gli
occhi sbarrati e
chiaramente disorientati come il suo re.
Arthur
fissò Merlin,
con le sopracciglia aggrottate. Il suo sguardo era fisso sulle dita di
Merlin,
dove stavano stringendo il copriletto.
Gaius
notò lo sguardo
di Merlin al viso di Arthur, che poi scivolò sulle sue
labbra. Stava
aggrottando la fronte, come se cercasse di inseguire un pensiero.
Arthur
allungò la mano,
afferrando il polso di Merlin, come per tirarlo in piedi. Invece rimase
seduto
lì, tenendo la mano di Merlin, fissandolo con stupore. "Tu
sei...?"
"Sì
... io
..." Merlin aggrottò la fronte alla mano di Arthur sulla
propria, ma non
si ritrasse. Fissò un lungo momento le loro mani
intrecciate, sbattendo
lentamente le palpebre, prima di trascinare gli occhi al volto di
Arthur.
"Il letto," disse bruscamente. "Non è successo qualcosa..."
"Vieni,
Merlin,"
disse Gaius sbrigativamente, alzandosi per afferrargli il braccio e
tirarlo in
piedi. "Dobbiamo vedere come stanno gli altri colpiti dall'incantesimo
".
Merlin
scivolò mentre veniva
tirato verso la porta. "Aspetta ... Io ... state bene?" chiese sopra
la sua spalla.
«Certo»
disse Arthur,
mentre Gwen gli si sedeva accanto sul letto.
"Certo",
ripeté
Merlin assente, lasciandosi guidare fuori dalla stanza.
Gli
ci volle fino a
metà del corridoio prima che Merlin potesse camminare da
solo.
"Che
cosa è
successo esattamente?" domandò Merlin.
"Arthur
ha rotto
l'incantesimo", disse Gaius.
Merlin
gli lanciò uno
sguardo stranito. "Non funzionava però. Giuro, mi ricordo
che non
funzionava. Non è vero? E poi…"
"E
poi
l'incantesimo si è dissolto con un'esplosione magica
piuttosto
spettacolare".
"Se
è vero, allora
perché non sei caduto a terra come me?"
Gaius
guidò Merlin
nelle loro stanze, poi chiuse la porta dietro di loro. "Non
c'è niente di strano
perché ho usato un incantesimo di protezione per difendermi".
Gli
occhi di Merlin si spalancarono.
"Gaius", disse, scandalizzato. "Hai usato la magia
nelle camere del re?"
"È
stato un
incidente", disse Gaius, con un piccolo sorriso. "Non che debba
giustificarmi proprio con te".
Merlin
grugnì e si
strofinò il viso con entrambe le mani. "Penso che devo
riposare. Mi sento
svenire. "
"Perché
non vai a
riposarti. Posso controllare da solo quelli che sono stati infettati
dalla
magia. Vai e riposati."
Merlin
abbassò le mani
e gli lanciò uno sguardo molto sospetto. "Prima usi
apertamente la magia
nel castello, ora mi dici di riposare nel bel mezzo della giornata ...
Qualcos’altro?
Vuoi lavare i calzini di Arthur al posto mio? "
"Non
ci conterei",
disse Gaius, e spinse Merlin verso la sua camera da letto.
Quando
Merlin si
svegliò, era quasi passato il tempo per entrambi di
partecipare alla festa del
Solstizio. La sala da pranzo era due volte più piena della
notte precedente, il
Ceppo bruciava al centro, le decorazioni erano state sostituite con una
notevole mancanza di verde, e tutti i presenti erano vestiti con i loro
migliori abiti della festa e tenevano comportamenti molto distinti.
Dopo
che i piatti erano
stati sbaraccati e i tavoli spinti sulle pareti, Gaius si mise a vagare
per la
stanza, con un calice di vino in mano. Ogni tanto, si svolgeva un
incontro imbarazzato
nelle vicinanze, tra quelle persone che erano state incantate dal
vischio.
Sebbene non si ricordassero di quello che avevano fatto, i loro amici
certamente lo facevano, e coglievano ogni occasione per raccontarlo nel
modo
più imbarazzante possibile.
Gaius
guardava sia
Arthur che Merlin che intercettavano quelle storie raccontate, ognuno
di loro
nascondendo la propria reazione a causa della loro rispettiva
posizione. Ma pochi
minuti dopo, si ritrovavano in mezzo alla folla e condividevano una
conversazione
privata piena di sorrisi e risate, prima di vagare in direzioni
separate,
nuovamente richiamati ai loro doveri.
Gaius
notò che Gwen li
osservava affettuosamente accanto al tavolo principale, apparentemente
indifferente
all'assenza di Arthur. Molto probabilmente era perché lady
Vivian stava
offrendo un ottimo intrattenimento nelle vicinanze, urlando a suo padre
da
quasi mezz'ora e davanti a gran parte della sua corte.
"Sembra
che
qualcuno sia tornato al suo vecchio io" disse Merlin mentre si
avvicinava
a Gaius, un enorme calice di vino tenuto con entrambe le mani. "Anche
se non
so se sia una cosa positiva o negativa ...".
Gaius
schioccò la
lingua. "Secondo me, è una vista rassicurante. Molto meglio
del modo in
cui è entrata nel castello ".
"Se
la metti
così," disse Merlin, alzando un sopracciglio dubbioso.
"Cosa
che mi ricorda", aggiunse Gaius.
"quanto
sia una cosa piuttosto curiosa, non credi, che anche Lady Vivian sia
finita sotto
incantesimo".
Merlin
fece un rumore soffocato
e girò sui tacchi, guardando nella stanza con un'espressione
vaga fin troppo
familiare.
"E
proprio con George, tra tutte le
persone", continuò
Gaius.
"George,
davvero?
Non mi dire."
«Quel
giovane è sempre così
coscienzioso», disse Gaius, arcuando un sopracciglio.
«È difficile credere che
avrebbe accidentalmente guidato lady Vivian sotto un ramoscello di
vischio. Si
potrebbe dire quasi impossibile da
credere
".
«Non
so nulla di questa
cosa impossibile»,
cominciò Merlin,
lanciandogli uno sguardo, alla fine cedendo ad un sorriso.
"Merlin",
sbuffò
Gaius.
«Cosa?»
domandò Merlin,
chiaramente per nulla pentito. «Secondo me, è una
cosa positiva. È stata
liberata dal suo incantesimo d'amore quando l'incantesimo sul vischio
si è
rotto, vero? "
"Non
è questo il
punto", disse Gaius, cercando di sembrare severo, ma con troppo
divertimento nella sua voce per ottenere l'effetto desiderato.
In
tutta la stanza, la
voce di Lady Vivian si levò bruscamente al di sopra del
rumore della
conversazione e della musica, acuta anche a quella distanza.
"È
veramente
arrabbiata, non è vero?", disse Merlin.
"Puoi
biasimarla?"
chiese Gaius, allungando la coppa a Merlin per farsela riempire. "Non
ha
memoria di tutti gli ultimi anni, sai. Quando si è svegliata
dall'incantesimo,
pensava ancora di essere ai negoziati del trattato tra i cinque re. Ci
sono
volute tutte le dame di compagnia per impedirle di buttare
giù il castello dalla
rabbia quando ha scoperto che cosa le era accaduto e da quanto tempo continuava".
Merlin
fece un fischio
basso mentre versava a Gaius un po’ di vino. "Sono contento
di non esserci
stato quando è successo".
"E
come ti
senti?" chiese Gaius, guardando Merlin, ma scoprendo solo i suoi soliti
occhi allegri. "Un po’ meglio dopo il tuo riposo?"
"Molto
meglio" disse Merlin, avvolgendo le braccia intorno alla pesante brocca
di
vino. "Non riesco ancora a credere di essere svenuto per rompere un
semplice incantesimo sul vischio. Non ha alcun senso.
Gaius
mormorò una
risposta e sorseggiò il suo vino.
Merlin
lo studiò per un
lungo momento, chiaramente sospettoso. "Tu non vuoi dirmi cosa
è
successo".
Gaius
pensava alla luce
dorata che danzava intorno al suo giovane mago e al suo re, alle parole
che si
erano scambiati, alla tenerezza del loro abbraccio e alle strane
visioni di un
luogo che in qualche modo conosceva che non avrebbe mai visto nella sua
vita.
«È
meglio così, Merlin»
disse alla fine.
"È
solo che sembri
un gatto che ha ingoiato un topo, tutto qui" disse Merlin, sollevando
un
sopracciglio. "Sei sicuro di non avere niente da dirmi?"
«Merlin»,
rispose la
voce di Arthur, e subito dietro di loro, abbastanza forte che il
ragazzo sobbalzò
e si rovesciò il vino sulla tunica e sul collo.
"Lo
avete fatto apposta,"
mormorò Merlin, strofinando
via il vino dai suoi vestiti.
Arthur
si avvicinò al
fianco di Merlin e si chinò ad annusarlo. "Puzzi come una taverna, perché devo sempre
sentire
l'odore di una taverna?"
Merlin
roteò gli occhi
e sospirò ad alta voce mentre Arthur si chinava ad annusarlo
sul collo.
Il
re era in piedi
abbastanza vicino al ragazzo come faceva sempre, notò Gaius.
Sì, molto vicino.
«Non
ho sempre l'odore
di una taverna», protestò Merlin, «e
comunque, l'ho già detto:
l'altra notte, era Geoffrey ...».
"Sì,
sì, non
importa", lo interruppe Arthur e strinse un braccio sulle spalle di
Merlin, afferrando con le dita la giacca cerimoniale di Merlin. "Mi
spieghi più tardi. Prima, devo solo raccontarti questo pezzo
importante di
informazioni che ho appena ascoltato ".
"Informazioni
importanti?" chiese Merlin, con le sopracciglia scure che si
allargavano
con evidente malizia.
"Informazioni
molto importanti", disse Arthur, guardandolo come se stesse per
scoppiare
a ridere.
"Certo,
informazioni
molto importanti," concordò Merlin, annuendo con fermezza a
Gaius, come se
fosse una cosa seria.
"Scusaci,"
disse Arthur a Gaius, poi tirò a sé Merlin,
scivolando con la mano sulla
schiena di Merlin, mentre si appoggiava a parlare proprio accanto al
suo orecchio.
"Quindici",
osservò Gaius, mentre sorseggiava il suo vino. Quindici
volte il re aveva
toccato Merlin in un modo o nell’altro quella sera. Come mai
non aveva mai
notato che Arthur aveva spesso le mani su Merlin? O quanto spesso
l'attenzione
di Merlin fosse tutta focalizzata su Arthur, escludendo tutto il resto?
"Sedici" aggiunse, quando Arthur mise la mano sulla nuca di Merlin.
Prima di andare, Arthur seguì il tocco con due pacche sulla
schiena.
"Diciotto" concluse Gaius con stupore. E la serata era lungi
dall'essere conclusa.
"E
cosa conti con
precisione, vecchio amico?" chiese Geoffrey, sedendosi accanto a lui,
tenendo un piatto con un enorme pezzo di torta.
"Dove
l'hai
preso?" domandò Gaius, guardando attorno ai servitori con i
loro vassoi
pieni di piccole fette.
"Agatha,
nelle
cucine. È bello avere amici nei luoghi giusti ", aggiunse,
con un occhiolino.
"Quindi
è tutto a
posto?" chiese Gaius, che era il massimo che avrebbe mai potuto dire su
quello
che aveva visto fare a Geoffrey e Agatha nell'arco della porta la sera
prima.
"Oh
sì. Abbiamo fatto
una bella chiacchierata questo pomeriggio mentre stava lavorando. Donna
affascinante, davvero. Non ricordavo niente di tutto quello che era
successo.
Così l’abbiamo fatto di nuovo, solo per
curiosità. "
Gaius
sputò il suo
vino, poi si coprì la bocca con il dorso della mano.
Le
sopracciglia di
Geoffrey si sollevarono divertite. "Onestamente, Gaius" disse, facendo
un cenno ai nobili e ai cavalieri intorno a loro. "Comportati
bene."
"L’hai
baciata di nuovo?" chiese Gaius,
perché non
poteva evitarlo. “Intenzionalmente?”
"Volevo
solo
capire tutto questo interesse", disse Geoffrey, guardando la folla in
compagnia, leccando un po’ di glassa dalle dita. "O la
mancanza, dovrei
dire. Ho sempre detto che i libri erano più interessanti di
tali attività. Agatha
è d'accordo. Per lei è la cucina, naturalmente.
Sai che non ha mai letto un
libro di ricette? Non sapeva nemmeno che esistessero simili cose! "
Gaius
pensò alle molte
cose interessanti che erano stato servite a corte, alcune delle quali
avrebbe
giurato, ancora in movimento, ma si trattenne dal commentare a causa
della gioia
sul volto del suo amico. "Davvero?" chiese con cautela.
"È
quasi svenuta
quando le ho parlato di tutti i libri di ricette che ho in biblioteca.
Domani verrà
a trovarmi in modo che possa mostrarglieli. Naturalmente
dovrò insegnarle a
leggere prima di poterli usare. Cinque generazioni di cuochi a Camelot
e
nessuno di loro sapeva leggere! Perché, sua nonna Evelyn ...
"
Gaius
si voltò a
ridacchiare mentre Geoffrey continuava a raccontare le generazioni di
cuochi
che avevano occupato le cucine di Camelot.
Una
mezz'ora più tardi,
nel bel mezzo del racconto di Geoffrey sulla sorprendente storia della
torta di
frutta speziata, Gaius finalmente si scusò, per andare a
prendere il suo pezzo
di torta. Quando raggiunse il tavolo dei dessert, trovò
Arthur che stava lì con
Olaf, rassicurando molto chiaramente l'uomo più anziano di
qualcosa, con una
mano sulla spalla.
"È
molto gentile
da parte vostra, sire", diceva re Olaf, ed era la prima volta che Gaius
lo
sentiva usare quel titolo con Arthur.
"È
l'unica
decisione giusta", gli disse Arthur. "Lady Vivian non era in
sé,
quindi non doveva essere ritenuta responsabile".
Re
Olaf chinò la testa
in segno di gratitudine e rispetto. "Sono in debito con voi, io e il
mio
regno."
«Tutto
quello che vi
chiedo è la vostra amicizia», gli
assicurò Arthur. "I buoni amici sono
difficili da trovare, soprattutto in tempi come questi".
«E
voi ne avrete,
quando avrete bisogno», disse Olaf, stringendo l'avambraccio
di Arthur, che lui
aveva allungato verso il re.
Dopo
che Olaf se ne era
andato via con due piatti di torta, Gaius si avvicinò al
fianco di Arthur.
"È stato molto generoso da parte vostra, sire" disse.
"Quello
che Lady
Vivian ha fatto non era colpa sua", disse Arthur, guardando attraverso
la
stanza dove Vivian gridava a suo padre mentre si avvicinava.
"Né lei né re
Olaf dovrebbero essere puniti per questo".
Merlin
apparve dall'altra
parte di Arthur, un piatto di torta mezzo consumata in mano. "Non
c'è
niente di male ad avere un re grato al vostro fianco",
osservò.
Arthur
prese la forchetta
di Merlin e prese un pezzo della sua torta. «Meglio un re
grato di un re
arrabbiato» disse, portando la forchetta piena di torta alla
bocca e annuendo ai
cavalieri di re Olaf. Quella sera i suoi uomini stavano partecipando
poco ai
festeggiamenti. Soprattutto i due cavalieri che erano stati colpiti
dall’incantesimo il
giorno
prima.
"Domani
non avranno un bel viaggio di
ritorno a
casa", fece Merlin.
"I
loro tempi
infelici", aggiunse Gwen mentre si univa a loro, "probabilmente
inizieranno
ancora prima. Perché Lady Vivian ha chiesto che tutti si
riuniscano nelle sue
stanze dopo la celebrazione, per spiegare perché nessuno di
loro ha rotto il
suo incantesimo d'amore prima d’ora ".
«Ricordami
più tardi di
tapparmi le orecchie con un panno per non sentire le sue
grida» disse Merlin a Gaius,
riprendendosi la forchetta da Arthur, per tagliare un altro pezzo di
torta.
"Non
credo che ci
sia abbastanza stoffa in tutto il regno per farlo", osservò
Arthur, osservando
con palese divertimento le orecchie di Merlin.
Merlin
sbuffò e sollevò
un pezzo di torta per mangiarla. Arthur afferrò il boccone
dalla sua forchetta
e se lo mise in bocca.
Gaius
sollevò il
bicchiere, nascondendo il sorriso che gli era nato sulle labbra.
"Voi
due, seriamente",
Gwen li rimproverò entrambi e si avvicinò per
baciare Arthur sulla guancia:
"Vado a letto, sono semplicemente esausta oggi. Buonanotte Gaius,
Merlin".
Dall'altra
parte della
stanza, la voce stridula di Lady Vivian trafisse la conversazione e la
musica,
mentre chiedeva un pezzo di torta molto più grande,
perché per amor del cielo non
era un contadino e se non avessero sentito, aveva semplicemente
trascorso il giorno peggiore che avesse mai
avuto
nella sua vita.
"Questa
è una
donna formidabile", disse Arthur, con i toni ammirati ma cauti di chi
era
contento che non fosse un suo problema.
"Questo
è
prenderla alla leggera" disse Merlin a voce troppo alta.
Arthur
lo colpì
dolcemente con il gomito, e Gaius prese un altro sorso di vino,
pensando tra sé:
'Venticinque'.
In
tutta la stanza, la
voce di Lady Vivian ancora una volta oltrepassò la musica
piuttosto forte che i
musicisti suonavano.
«Santo
cielo», disse
Arthur, anche se sorrideva cordialmente, mentre lo diceva, e
allungò la sua
coppa per farla riempire da Merlin.
"Siete
sicuro di
non volere questa invece?" chiese Merlin, consegnandogli l'intera
brocca.
Arthur
sbuffò e lo colpì
sulla fronte con il bicchiere.
"Stavo
solo scherzando", disse Merlin,
versando
lentamente il vino nella coppa di Arthur.
"Idiota
maldestro",
disse Arthur, cercando di ripulire il vino dalle sue vesti cerimoniali.
"Babbeo
arrogante".
"Asino
insolente."
"Reale
bambino
viziato".
"Irritante-"
Gaius
si schiarì la
gola.
Arthur
e Merlin lo
guardarono come se non avessero idea di cosa avessero fatto.
Gaius
non poté fare a
meno di sorridere, ricordando qualcosa che Merlin gli aveva detto molto
tempo
fa. Una descrizione usata dai druidi per entrambi. Qualcosa che non
aveva
capito in quel momento. Ma che in quel momento era ridicolmente ovvio.
«Che
cosa c’è?» chiese
Arthur.
"Gaius?"
mormorò
Merlin.
"Credo
che mi
ritirerò anch’io" disse Gaius. "È stata
una lunga giornata, e sono un
vecchio."
Merlin
lo rimproverò.
"Sopravvivrai a entrambi, Gaius."
«Assolutamente»
concordò Arthur.
Gaius
sentì un attacco
di vertigini, e dovette chiudere gli occhi.
Per
un istante, vide
Arthur e Merlin in piedi sulla riva di un lago, il cielo illuminato con
i
colori blu e viola della sera, le rovine di una torre su un'isola in
lontananza. Una luce dorata si avvolse intorno a loro mentre si
abbracciavano,
ridevano e si tenevano stretti l'uno all'altro.
"Gaius?"
chiese
Merlin.
Gaius
sbattè le
palpebre, e la visione sparì, c’erano solo Arthur
e Merlin in piedi davanti a
lui, confusi e preoccupati.
«Troppo
vino, temo»,
disse Gaius, consegnando la coppa a Merlin. "Sarà meglio che
vada a letto.
Buona notte, sire. Merlin.”
Per
nessuna ragione che
potesse spiegare, Gaius si inchinò ad entrambi, sentendosi
stranamente
sorpreso, e ancor più stupito, i suoi pensieri pieni di
meraviglia e di magia.
Merlin
e Arthur
guardarono Gaius camminare, aggrottando la fronte alla sua schiena
mentre
andava.
"Di
cosa si
tratta?" chiese Merlin.
«Non
ne ho idea», rispose
Arthur.
Per
un po’ rimasero lì
insieme, guardando la festa che si svolgeva intorno a loro. Dopo
qualche
minuto, Merlin sbadigliò a lungo.
Accanto
a lui, Arthur
fece lo stesso.
"Devo
..."
cominciò Merlin.
"Sì,
penso di
sì" disse Arthur. "E assicurati di ..."
"Giusto,
re Olaf e
Lady Vivian, non vorrei che credessero ..."
"No,
davvero, esattamente
quello che pensavo. Vieni allora", disse Arthur, e mise una mano sulla
schiena di Merlin, tirandolo per la giacca.
"Questo
è stato il
miglior festival del Ceppo che mi ricordi", disse Merlin felicemente,
mentre si lasciava trascinare a fianco di Arthur, la brocca di vino
ancora in
mano.
"Penso
che la tua
definizione di 'migliore' abbia bisogno di qualche aggiustamento," gli
disse Arthur. "Anche se è stato certamente interessante".
"Che
dite di lady
Arinor?"
"E
non dimenticare
lord Greenbriar"
"E
quello che è
successo nella lavanderia tra ..."
"Oh
cielo,
dimenticavo ..." disse Arthur ridendo. "Dovrai raccontarmelo ancora
una volta".
"Vedete?"
disse
Merlin con voce brillante, fermandosi un passo accanto a lui mentre
attraversavano la stanza insieme. "È
stato un grande festival del ceppo".
"Lo
sarebbe stato
se non avessi visto re Olaf che si sbaciucchiava il suo servo come se
non
avesse niente di meglio da fare nella vita".
«Lo
avete visto davvero?»
domandò Merlin, terrorizzato.
"Nelle
sale del
consiglio", disse Arthur con voce bassa.
«Ugh,
è terribile»,
disse Merlin, depositando la sua brocca di vino e il bicchiere di
Arthur su un
tavolo mentre passava.
"È
stato veramente
terribile," disse Arthur, arricciando il naso in segno di disgusto.
Merlin
aggrottò la
fronte. "Aspettate. Perché voi
pensate
che sia stato terribile? Sono io
quello
che dovrebbe pensare che sia terribile. "
«Ti
assicuro che è
completamente reciproco», disse Arthur con enfasi. "Santo
cielo, darei un
bacio a una vacca prima di baciare te."
"Beh,
io prima bacerei un asino."
"Si
può fare",
lo informò Arthur.
Merlin
lanciò ad Arthur
uno sguardo scandalizzato.
Arthur
si sentì avvampare,
rendendosi conto di quello che aveva appena detto. "Sai cosa voglio
dire!"
"Una
buona cosa che
non fosse quel tipo di vischio!"
disse Merlin, con un sorriso malvagio.
Arthur
aprì la bocca,
spalancò gli occhi, e poi scoppiò a ridere.
Alzò gli occhi, arruffò i capelli
di Merlin, poi lo spinse giocosamente.
Merlin
lo spinse a sua
volta, sbattendo Arthur nell'arco della porta mentre passavano.
Arthur
restituì il
sorriso di sfida di Merlin, si guardò attorno per
assicurarsi che non fossero visti,
poi si mise a rincorrere Merlin, che stava già scappando
lungo il corridoio,
ridendo.
Protetto
dall’ombra nel
corridoio, Gaius li guardava, ascoltava le loro risate che echeggiavano
nelle
pareti in pietra come se fossero parte del castello stesso, come se
dimorassero
lì accanto allo spirito di Camelot, al cuore della magia e
alle leggende di un
futuro lontano.
Un
bambino nato dalla
magia, si ritrovò a pensare. E un bambino pieno di magia.
Per
tutti gli dei del
cielo e della terra, non c'era da meravigliarsi che l'incantesimo
avesse
reagito in quel modo.
Perché
era così ovvio, quello
che c'era tra i due, se solo si fosse preso due secondi per guardare.
Gaius
fece un respiro
profondo, con la speranza che riempiva veramente il suo cuore. Non solo
per
lui, per il suo mago e per il suo re, ma per tutta Albion e per il
futuro, incurante
delle prove che avrebbero dovuto affrontare.
"Come
stai, vecchio
amico?" fece la voce di Geoffrey, uscendo dalla sala da pranzo, con le
guance rosse e con un boccale di birra in mano.
"Sto
molto
bene", disse Gaius, ancora sorridendo alla calda sensazione che gli
riempiva il petto. "Sì, direi che sto davvero bene".
"Questo
è lo
spirito giusto per le feste" disse Geoffrey, e alzò il
boccale in un
brindisi silenzioso.
"Naturalmente,
naturalmente," disse Gaius, dando una pacca amichevole alla spalla di
Geoffrey, sentendosi positivamente strano e completamente incapace
anche solo di
considerare di andare a dormire. "Dimmi, perché non ci
ritiriamo nella tua
biblioteca? Puoi raccontarmi alcune di quelle storie di cui mi stavi
parlando
prima questa sera".
"Quali
storie?" chiese Geoffrey, anche se sembrava deliziato dalla prospettiva.
"Tutte quelle che vuoi", gli disse Gaius
allegramente. "La notte è ancora giovane, amico mio. E il
mondo, sai, è così
pieno di promesse ".
Note
finali dell’autrice
Quando
ho letto il
piccolo innocente prompt "vischio magico a Camelot" per la
WinterKnights
Writing Fest, ho colto l’occasione di scrivere una storia
basata su Camelot.
Ho
scritto questa sia
come una storia autonoma, ma anche come un prequel / opera correlata a And
Like The Cycle
of The Year, We Begin Again, (tradotta in italiano qui
e
anche su Efp
n.d.T.) che è la mia
storia incentrata
sul ritorno di Arthur post-serie-5 (completa di happy ending come
meritano
tutti gli appassionati di Merlin).
Se
ti è piaciuta questa
storia, penso che l’altra ti piacerà ancora di
più. C'è ancora più umorismo, ironia,
lunghe chiacchierate, giochi sfrenati di quanti ce ne siano qui. Oh, e
Vero Amore.
C'è sicuramente un sacco di quello pure lì.
Note
della traduttrice
La
storia, lo so, è
parecchio natalizia.
Vischio,
tronchetto di
Natale, agrifoglio, feste e brindisi... e infatti è stata
pubblicata da
Katheryne appena prima dello scorso Natale. Ma certo non potevo
resistere fino
al prossimo Natale per tradurla e pubblicarla!
Non
è meravigliosa? Scherzi,
risate, battibecchi, tra i nostri due non è cambiato niente.
E
la visione di Gaius? Stupenda
e toccante, una meravigliosa anticipazione di quello che ci aspetta in
“And
like the cycle of the year, we begin again”. Mi ha scaldato
il cuore immaginare
che Gaius, pur essendo testimone e partecipe di tutte le sofferenze del
suo
giovane mago, fosse stato in qualche modo messo a conoscenza del fatto
che in
un futuro molto lontano i due si sarebbero ricongiunti e amati.
Bene
amiche, come
promesso, ecco il prequel.
Per
un po’ di tempo non
dovrete più sopportarmi, ma direi che a partire dalla fine
di agosto tornerò ad
intasare i vostri schermi con il seguito...
Buone
vacanze!
[1]
In inglese “Yule Log”. Occorre fare una breve
premessa: con la festa di “Yule”
nel paganesimo e nel periodo precristiano, si festeggiava il solstizio
d’inverno, intorno al 21 dicembre. Quando poi
iniziò la conversione dei popoli
germanici al cristianesimo ad opera dei missionari, molte feste della
tradizione cristiana vennero adattate alle feste locali e pagane, e, in
particolare, la festa di Yule fu trasformata nel Natale. Il ceppo del
solstizio, quindi, corrisponde al ceppo di Natale,
che è considerata una
delle più antiche tradizioni natalizie risalente almeno al
XII secolo e che
fino al XIX secolo-inizio XX secolo era molto diffusa in vari Paesi
europei,
dalla Scandinavia e la Gran Bretagna fino alle Alpi e le penisole
balcanica e
iberica. L'usanza aveva luogo la Vigilia di Natale, quando il
capofamiglia -
con una particolare cerimonia di buon augurio (in genere un brindisi) -
bruciava nel camino di casa un grosso tronco di legno, che poi veniva
lasciato
ardere anche nelle successive dodici notti fino all'Epifania; i resti
del ceppo
venivano poi conservati, in quanto si attribuivano loro
proprietà magiche (si
credeva che favorissero il raccolto, l'allevamento, la
fertilità delle donne e
degli animali e la salute e che proteggesse dai fulmini) e spesso
venivano
riutilizzati per accendere il ceppo dell'anno successivo.
Che
si trattasse di una
tradizione molto antica e diffusa è testimoniato dal fatto
che in alcune lingue
il termine con cui si indica il ceppo si ritrova nei termini per
indicare il
Natale (come il lituano kalėdos, che significa letteralmente "sera del
ceppo") o la vigilia di Natale (come il croato badnjak, che significa
anche "ceppo") o da altri soprannomi per il Natale come "Festa
del Ceppo" (usato in Toscana).
Da
questa tradizione deriva
anche quella del dolce chiamato tronchetto di Natale (quella torta a
forma,
appunto, di tronco, fatta con pasta biscotto e crema ganache al
cioccolato...
buono, no?), molto diffuso nei Paesi di lingua francese, dove
è chiamato - come
il ceppo - bûche de Noël.
Anche
in Italia era diffusa
questa tradizione, in particolare in Lombardia, il capofamiglia usava
aspergere
sul ceppo del ginepro e porvi sopra delle monete recitando una
preghiera in
nome della Trinità. In seguito, si beveva a
volontà e il vino rimanente veniva
gettato dal capofamiglia sul ceppo; era poi anche usanza, durante la
cerimonia
del ceppo, tagliare tre panettoni e conservarne un pezzo a scopo
taumaturgico
per tutto l'anno successivo. In Toscana, in particolare in Val di
Chiana
(provincia di Arezzo), era usanza intonare durante la "cerimonia del
ceppo" la seguente preghiera: "Si rallegri il ceppo: domani
è il
giorno del pane […]". In seguito, alcuni bambini bendati
(poi ricompensati
con dolci e altri regali), dovevano colpire il ceppo con delle
tenaglie, mentre
il resto della famiglia intonava una particolare canzoncina, chiamata
"Ave
Maria del Ceppo".
(n.d.T. fonte: Wikipedia)
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