Cody
Travers, per alcuni istanti, fissò la figura di Guy, che si
allontanava verso la base di Shadowlaw. Erano passati tanti anni, ma
lui non era cambiato.
Anzi,
i suoi ideali si erano rafforzati.
Il
suo amico era disposto a qualsiasi sacrificio pur di proteggere la
giustizia.
Non
aveva ancora capito che il mondo non meritava di essere protetto, a
causa delle sue innumerevoli storture.
D’istinto,
l’ex eroe corse verso la base di Shadowlaw e cercò di
raggiungere lo shinobi.
- Perché
sto facendo questo? - si chiese. Aveva detto a Guy che non gli
importava niente di quello che sarebbe successo, se Bison avesse
trionfato.
Eppure,
mentre cercava di arrivare alla base di Shadowlaw, non era più
convinto delle sue stesse parole.
Spinto
da un istinto incoercibile, aveva deciso di affrontare il capo di
quell’organizzazione criminale assieme al suo vecchio
compagno.
Perché
aveva preso una simile decisione?
Aveva
dunque ragione Guy?
Forse,
nel suo cuore inaridito da una prigionia ingiusta, c’era ancora
spazio per dei sentimenti positivi, come l’amore per la
giustizia?
- Cerca
di non morire. O verrò nell’Aldilà solo per
prenderti a sberle. - mormorò.
Qualche
tempo dopo, il giovane raggiunse la base di Shadowlaw e,
freneticamente, si guardò intorno.
Della
struttura, in quel momento, giganteggiavano contorte rovine
metalliche, simili alla carcassa, ormai divorata dai predatori, di un
immenso cetaceo spiaggiato.
Dai
cumuli di metallo si levavano esili volute di fumo grigiastro, che si
alzavano verso il cielo notturno, privo di stelle e illuminato dal
bagliore della luna.
Lo
sguardo del giovane, ad un tratto, fu attirato da due figure umane,
che erano impegnate in uno scontro.
- Sono
loro. Per fortuna, non sono arrivato tardi.- si disse. Guy, animato
dal suo indomito spirito, non aveva ceduto al demoniaco potere di
Bison.
Era
degno erede dello stile del Bushinryu.
Ancora
non era tutto perduto.
Fulmineo,
saltò e, con un forte calcio aereo, colpì Bison alla
testa.
Il
capo dell’ organizzazione criminale, colto di sorpresa, non
riuscì a difendersi dall’ attacco del giovane e venne
sbalzato a diversi metri di stanza.
- Avevi
ragione tu… Quest’individuo è pericoloso. - pensò
sorpreso. Era sicuro che fossero passati pochi minuti da quando aveva
preso la decisione di affiancare il suo compagno, eppure il corpo di
Guy era ricoperto di ferite e lividi.
Inoltre,
il suo respiro era affannoso e, di tanto in tanto, spostava il peso
del corpo sulla gamba sinistra.
- Ti
ringrazio di essere venuto, Cody… Ora, però, dobbiamo
stare in guardia. Si sta rialzando. - mormorò il ninja con voce
decisa e, stretti dei kunai tra le lunghe dita, si rimise in
posizione di guardia.
Cody,
con un lieve cenno del capo, annuì e lo imitò.
Bison,
furioso, si rialzò.
- Insetti,
come avete osato? - ringhiò e il suo sguardo, carico d’odio,
si posò sui due giovani.
Poi,
rapido, girò su se stesso e si lanciò contro di loro,
simile ad una cometa fiammeggiante mentre attraversa l’atmosfera.
-Psyco
Crusher!- tuonò.
I
due guerrieri vennero colpiti con forza e furono sollevati in aria.
Poi,
con un tonfo, ricaddero.
- Che
botta... - mormorò Cody. L’impatto, a quella velocità,
era stato tremendo ed era sicuro di essersi rotto qualche costola.
Tuttavia,
non era il momento di recriminare.
Con
fatica, si rimise in piedi e tossì del sangue. Come potevano
contrastare quel mostro, dotato d’un potere tanto terrificante?
- Un
modo ci sarebbe, Cody... - sibilò ad un tratto la voce di Guy.
L’ex
eroe di Metro City, d’istinto, si girò verso il
compagno.
- Cosa
intendi? - domandò. Guy era ferito ben più gravemente di
lui, eppure non cedeva.
Era
convinto che la loro vittoria fosse possibile!
Quale
era la sua idea?
Un
mezzo sorriso sollevò le labbra, rosse di sangue, del ninja e
i suoi occhi, simili a due frammenti di quarzo, brillarono.
Cody
sussultò. Guy aveva sempre un’espressione seria e
risoluta e non ricordava di avere visto sul suo volto un tale,
malinconico sorriso.
Sembrava…
No,
non voleva pensarci.
Certo,
il loro rapporto si era raffreddato, ma a Guy voleva ancora bene.
- D’accordo. -
affermò. Non era certo della riuscita della loro disperata
azione, ma non avevano scelta.
Con
un urlo belluino, Cody si lanciò contro Bison e cercò
di colpire l’avversario alla testa e al tronco con forti calci.
Bison,
con semplici movimenti laterali del corpo, evitò gli attacchi
dell’ avversario, come se stesse danzando.
- Cosa
succede? - si domandò il giovane guerriero, perplesso, senza
smettere di attaccare. Poteva sentire una strana energia blu
circondare il campo di battaglia e non era lo Psyco Power di Bison…
Da
dove giungeva quel potere? Era opera di Guy?
Quando
aveva imparato a servirsi dell’ energia spirituale?
- Verme!
Mi stai stancando!- urlò ad un tratto Bison e martellò
di pugni l’addome dell’ex vigilante.
Cody,
per alcuni istanti, annaspò e sputò saliva mista a
sangue. Dannazione, che scopo aveva Guy?
Perché
esitava?
All’ improvviso,
il ninja, quasi fosse stato richiamato dal pensiero dell’ amico,
spiccò un balzo, simile a quello di un felino nel momento
della predazione.
Il
suo corpo, in quel momento, scintillava di un’intensa luce blu,
che diventava più densa nelle mani.
- Ora! -
gridò il guerriero e le sue mani si posarono sulla testa del
capo di Shadowlaw.
L’emissione
di energia aumentò sempre di più e, un po’ di
tempo dopo, il corpo di Bison esplose, in una mescolanza torbida di
sangue e visceri.
Per
alcuni istanti, i due amici rimasero immobili.
Un
leggero vento si sollevò, portando gli aromi penetranti del
mare, e l’isola risuonò dei canti di diverse specie di
uccelli e dei richiami delle scimmie.
- Sembrano
contenti della fine di quest’incubo... - sussurrò Guy e
fissò lo sguardo verso la foresta, che verdeggiava sulle
montagne.
- Già…
Ed è tutto merito tuo, amico mio.- mormorò Cody con
tono di voce all’ apparenza calmo. Di nuovo, aveva rivolto a Guy
quell’ appellativo, che pareva scomparso, a causa dei loro
contrasti.
Eppure,
non poteva negare la realtà.
L’affetto
per lo shinobi nippo-statunitense non era stato annientato dalle loro
strade, così diverse.
Gli
era sembrato di tornare indietro nel tempo, quando, assieme a lui,
combatteva il crimine nelle strade di Metro City.
Eppure,
fino a pochi minuti prima, quei giorni gli sembravano lontani, quasi
estranei.
Come
era possibile un tale cambiamento?
Forse,
anche se il tempo era passato, il loro legame non era stato
distrutto.
Guy,
sorpreso, si girò e, per alcuni istanti, tacque, gli occhi
lucidi di lacrime.
- Che
cosa hai? Perché stai piangendo?- domandò Cody,
turbato. Doveva essere un momento meraviglioso per entrambi…
Eppure,
il suo amico piangeva, ma le sue lacrime non erano di gioia.
Perché?
- Cody…
Mi dispiace di doverti lasciare… proprio ora che sei tornato…
Perdonami...- sussurrò e, con lentezza, il suo corpo, privo di
forze, cadde.
Sollecito,
l’altro lo sorresse, lo appoggiò sul suolo dell’ isola
e gli sollevò la testa con una mano. Perché il suo
amico era crollato?
- Ehi,
non dire stupidaggini. Starai meglio, con le cure adeguate e un po’
di riposo. - mormorò e una risata gracchiante salì sulle
sue labbra. Voleva credere che il suo ritrovato amico si sarebbe
salvato, eppure avvertiva la falsità di una simile
affermazione.
Gli
sembrava di credere ad una illusione insensata, anche se dolce.
Quando
l’aveva stretto tra le braccia, aveva avvertito un freddo di
morte che lo aveva congelato.
Il
destino di quel ninja tanto coraggioso era segnato?
Guy
sentì le parole dell’ amico e, malinconico, scosse la
testa, facendo ondeggiare un poco le ciocche castane.
- No…
So bene che, ormai, il mio destino è segnato… Il mio
controllo dell’ energia spirituale non è perfetto e il
mio corpo non ha sopportato quello sforzo… - confessò
l’erede del Bushinryu.
L’altro
sbarrò gli occhi. Come aveva potuto essere così
stupido?
Solo
in quel momento capiva la sua assurda tattica di combattimento.
Certo,
aveva permesso a entrambi di eliminare l’incubo di quel pazzo,
ma a quale prezzo era stata ottenuta tale vittoria?
Con
la mano libera, gli nettò le labbra. Quel sogno si era
tramutato in un incubo, dal quale però non poteva uscire,
perché era la cupa, dolorosa e crudele realtà.
Non
avrebbe mai voluto che la vita del suo fraterno amico terminasse
così, perché non meritava una sorte tanto dolorosa.
Guy
era serio e, in alcune occasioni, pedante, ma il suo animo era
limpido, alieno a qualsiasi bassezza.
Invano,
cercò di frenare un singhiozzo e reclinò di scatto la
testa, per non mostrare le lacrime incipienti. Avvertiva un desiderio
forte di piangere, perché il suo migliore amico si stava
spegnendo.
Eppure,
si vergognava di tale sua tristezza.
Con
uno sforzo supremo, Guy sollevò il braccio destro e lo posò
sull’avambraccio sinistro dell’ altro.
Cody
sentì quel tocco e, con un movimento istintivo, girò la
testa, fissando i suoi occhi cerulei nelle iridi castane dell’amico.
- Che…
Cosa c’è? - chiese.
Guy
mosse le labbra, ma, per alcuni istanti, non riuscì ad
emettere alcun suono.
- Quando
me ne sarò andato, non essere triste… Mi piacerebbe che
tu riprendessi a batterti contro i crimini, come un tempo… -
sussurrò con un filo di voce.
Cody
si irrigidì. Certo, ci aveva pensato, ma, in quel momento,
gli sembrava tutto assurdo.
Non
voleva essere un guerriero solitario.
- Non
posso… Tu eri il paladino della giustizia, non io. - rispose
con ironica tristezza.
L’altro
scosse lievemente la testa in senso di diniego.
- No…
Cody, sei molto più forte di quanto tu creda… Il tuo
cuore è rimasto puro… nonostante tutto… perché
un vero eroe non si lascia contaminare dalle disgrazie… Non si
fa abbassare dal dolore... - ribatté.
Spostò
la testa dall’ altra parte e un sorriso felice arcuò le
sue labbra.
Cody
sollevò la testa e spalancò gli occhi, sorpreso.
A
poca distanza dai due amici, sulla terra rossiccia, nereggiavano
diversi fiori di orchidee, che risplendevano di bagliori serici, in
precario equilibrio su lunghi steli verdi, che ondeggiavano a causa
del lieve vento che si era alzato.
- Che
belli… Non ho mai visto delle orchidee d’un simile
colore… Sono splendide e sono sopravvissute allo scontro…-
mormorò il ninja, estasiato.
Con
fatica, distese il braccio destro, ma l’arto, privo di forza,
si abbandonò sul terreno.
- Vuoi
che te le porti qui? - chiese Cody con premura.
L’altro
scosse la testa.
- No,
non preoccuparti… Volevo sfiorare quel miracolo, ma non
importa… Sono felice di potere anche solo contemplare questo
spettacolo… Quei fiori sono fragili, eppure sono ancora vivi e
non smetteranno mai di fiorire... - mormorò, un tenue sorriso
sulle labbra sottili.
- Già… -
rispose Cody, malinconico. Guy, probabilmente, delirava, ma non
voleva distruggere la sua serenità.
Il
suo amico meritava di trascorrere quei suoi estremi momenti
tranquillo.
- Cody…
Promettimi che proteggerai questa bellezza… Il mondo è
stato duro e crudele con te, ma, credimi, ci sono ancora tante
meraviglie... - sussurrò.
Cody,
con un gesto deciso, gli afferrò la mano destra e gliela
strinse. Aveva sofferto tanto, ma non poteva negargli nulla.
Ormai,
quella maschera di cinismo e indolenza si era dissolta e la sua vera
anima, affamata di giustizia, era riemersa.
Lui,
anche se, per tanto tempo, non lo aveva mai ammesso, aborriva certi
crimini, ma non si sentiva degno di proseguire sulla medesima strada
di Guy.
Come
poteva farlo, dopo quello che era accaduto?
Eppure,
il suo fraterno amico non si era mai arreso e, alla fine, era
riuscito a fare emergere la sua natura più vera.
Alla
fine, la sua testardaggine aveva vinto.
- Farò
quanto dici, amico mio. Proteggerò ciò che di bello c’è
nel mondo. - mormorò, tristemente risoluto e la stretta della
sua mano attorno a quella di Guy s’accentuò.
Lo
shinobi sorrise e i suoi occhi scintillarono di lacrime di gioia,
che, lente, stillarono sulle sue pallide gote.
- Grazie…
Io sarò sempre con te... - soffiò.
Qualche
istante dopo, il suo corpo si abbandonò tra le braccia di
Cody, senza vita.
Il
giovane, per alcuni istanti, rimase immobile, pietrificato.
Guy
era morto.
Aveva
smesso di soffrire.
Era
morto seguendo con coerenza i suoi ideali di giustizia e di
protezione dei deboli.
Un
tremito scosse le sue spalle e le lacrime ruscellarono sulle sue
guance. Il dolore, fino a quel momento gelato nell’anima,
erompeva violento e lo sopraffaceva.
D’istinto,
strinse il corpo dell’amico contro il petto.
- Perdonami
Guy… Farò quanto vuoi, ma, almeno per ora, lasciami
sfogare... - singhiozzò. Avrebbe mantenuto la promessa fatta a
Guy, ne era sicuro.
Avrebbe
combattuto con fermezza per difendere gli splendori che il suo amico
tanto amava.
Ma,
in quel momento, non aveva la forza di rialzarsi.
Voleva
piangere e abbandonarsi all’ onda impetuosa del dolore.
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