Une vie ordinaire

di Be_My_Friend
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                   LENA

Mi rigiro per l'ennesima volta tra le lenzuola, senza riuscire a riprendere sonno. E' dalle 8 che ci provo senza, però, ottenere il risultato sperato. Decido allora di alzarmi e cominciare a fare qualcosa, vado in bagno e cerco di rendermi presentabile e poi mi comincio a vestire. Mentre mi sfilo il pigiama l mio sguardo viene catturato dal mio riflesso nello specchio davanti a me. Mi sono sempre definita una ragazza normale; bocca abbastanza carnosa, naso piccolo, occhi grandi e castani comi gli stessi capelli corti che mi incorniciano il viso. Andando più giù con lo sguardo c'è un fisico nella norma, con e forme al unto giusto. Mi sono sempre identificata una ragazza “tipica”, non credo di avere niente che mi distingua nel mio aspetto esteriore. Ora non voglio dire che l'aspetto fisico è la cosa più importante ma, sarei un'ipocrita a dire che un po' non conti. Si trova però, sempre, dietro al carattere, agli interessi e agli ideali di una persona. Rendendomi conto di ciò che sto pensando scuoto la testa e cerco di distrarmi cominciando a sistemare la mia camera. Ma non riesco a fare a meno di sorridere al pensiero che invece caratterialmente non sono assolutamente “tipica”. Mi ritengo infatti una persona molto complicata , con molte sfaccettature alcune delle quali non conosco neanche io. Sono sensibile e sognatrice, aspetto che mi ha portato e mi porta tutt'ora molti problemi, ma sono anche razionale e meticolosa. Certe volte non mi capisco neanche io, figuriamoci se mi aspetto che ci riescano gli altri. Decido di lasciar perdere definitivamente il discorso e mi avvio verso la cucina per fare colazione. Qui girato di spalle c'è mio padre. Uomo sulla cinquantina che ne ha passate molte, forse anche troppe, nel dover crescere due figlie da solo. A lui devo tutto e infatti sin da piccola mi sono ripromessa che non gli avrei mai dato una delusione perché non se la merita; lui si è fatto in quattro per crescermi e quindi io lo voglio rendere fiero di me, della sua bambina. Che bambina ormai non è più.

“Giorno” lo saluto sorridendo.

“Giorno, come mai già sveglia?” mi chiede sorridendo.

“ Non riuscivo a dormire. Oggi che fai?” gli chiedo mentre prendo una banana dal frigo.

“Oggi lavoro. Te dovevi uscire con le altre, no?”

“Si, eco verso le sei”

“ Okay, ci sentiamo dopo che ora devo andare. Salutami Cecile” mi saluta con un bacio sulla guancia e poi si chiude la porta alle spalle.

Cecile è mia sorella maggiore, più grande di un anno e tre giorni, lei è la “ribelle” della casa. Litiga spesso con papà, combina guai, ritorna tardi a casa ma, alla fine chiarisce e risolve tutto. Abbiamo un rapporto molto buono, siamo complici e riusciamo ad intenderci con poco, anche solo uno sguardo. Sicuramente non si sveglierà prima di mezzogiorno. La mattinata e il pomeriggio passando veloci. Quando manca circa un'ora alle sei mi comincio a preparare. Maglia bianca, un paio di pantaloni neri molto leggeri, visto il caldo, che si abbinano ad un paio di sandali dello stesso colore. Per il trucco solo un po' di mascara e lucidalabbra. Dopo aver finito prendo le chiavi e mi avvio da Agnes.




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