Ed eccomi qui per questo fandom.
Di questa storia non c'è molto da dire se non che
è bello trattare un rare-pair, se non che mi sono
molto divertita a scriverla e a maltrattare Dia.
L'abito di riferimento per Yohane è ovviamente questo.
E niente, vi auguro buona lettura ~
★ Iniziativa: Questa
storia partecipa alla challenge “Notte
di Tanabata” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero
Parole: 1389
★ Prompt: A
accompagna B a scegliere lo yukata per la festa di Tanabata
+ Bacio rubato
Di certo essere la costumista
delle Aqours le riduceva le ore di sonno. You sapeva, sapeva benissimo,
che non doveva accettare al tempo suo di occuparsi del vestiario di
tutto il gruppo. Aveva avuto un brutto presentimento, quasi come una
tempesta prima che si abbatta sul mare, ma poi Chika le aveva sorriso e
il mondo aveva smesso di essere così tetro e minaccioso.
Dovevano essere solo tre, si era detta, non era chissà quale
problema.
Si era sbagliata.
Accidenti se si era
sbagliata. Poteva benissimo dire di aver preso un abbaglio grosso come
una rete da pesca. Per primo, perché il numero delle ragazze
era lievitato fino a triplicare il suo lavoro sui costumi. E per
secondo perché, ormai, pareva essere lei la responsabile di
qualsiasi vestiario che ognuna ragazza si metteva anche fuori dai pv,
anche in occasioni banali come una fiera estiva del loro paesino.
Dia aveva urlato
sconcertata nel vedere come era vestita Yohane. A lei simile vestiario
non aveva fatto né caldo né freddo, era troppo
presa dall’ammirare tutti quei yukata che sfilavano durante
il Tanabata. Non le importava granché degli scatti isterici
della senpai, soprattutto se coinvolgevano Yohane. Per lei la ragazza
poteva benissimo vestirsi come più desiderava senza rendere
conto a nessuno. Anzi, dimostrava di avere una buona stima di
sé nel portare un abbigliamento eccentrico anche in pubblico.
Dia però non
sembrava dello stesso avviso. Continuava a strepitare, sotto gli occhi
esterrefatti della sorella e quelli di Hanamaru che stava
giocherellando con il cellulare di questa, completamente meravigliata
da esso.
Quello che You non si
aspettava però era il perentorio ordine di far cambiare
l’inappropriato vestiario di Yoshiko. Lei aveva battuto le
ciglia, non capente, e poi aveva osservato la ragazza che era a
metà tra lo shock e il vivo imbarazzo. Dia l’aveva
distrutta.
Non era riuscita a
sottrarsi alla situazione, di Kanan nemmeno l’ombra
– sicuro era andata con Chika, tanto era la sua cocca quella
ragazza – e nemmeno di Mari che aveva il pessimo vizio di
arrivare in ritardo.
Non le era rimasto che
sospirare e prendere per mano Yohane, rimasta ormai pietrificata dallo
sfogo di Dia, in cerca di abiti più consoni per simile
festività. Impresa ardua, ma più distanza metteva
tra lei e quella matta meglio stava. Le era persino svanito il
buonumore nell’allontanarsi da quel luogo pieno di magici
abiti.
La kohai non aveva
spiccicato parola, era improvvisamente ammutolita, fino alla casa di
Chika. La sorella maggiore di questa, compresa la situazione, le aveva
liberamente aperto la porta della stanza dell’amica in cerca
di qualche yukata ma You aveva riso nervosa, offrendosi di essere lei a
cercare. Conosceva la stanza di Chika e non aveva alcun problema ad
orientarsi in essa.
Yoshiko era rimasta
alla porta, tanto che le ci vuole un po’ per accorgersene.
« Che fai
lì fuori? Entra! » le dice, armeggiando con un
cassetto difficile da aprire.
La ragazza le obbedisce
mesta, sedendosi accanto al tavolino. Alla luce della lampada la
osserva meglio. Non era poi vestita in maniera così oscena,
se proprio doveva parafrasare le parole di Dia – e doveva,
eccome se doveva –. Certo qualche accessorio di
quell’abito da lolita era forse un po’ stravagante,
eppure lei non riusciva a trovare niente di particolarmente eclatante
nella figura della ragazzina di fronte a sé.
« Non pensavo
che Dia-san si arrabbiasse così tanto. » You
reprime uno sbuffo.
« Si
sarà svegliata male. Ultimamente è troppo
stressata, non devi darle troppo peso. » non sente una
replica alle sue parole, e la cosa la preoccupata. Yohane non taceva
mai. « Per me non stai nemmeno vestita male, ma se la grande
presidentessa ha qualcosa da ridire non possiamo fare altro che
sottometterci. » mormora più a se stessa mentre
fruga tra le vesti di Chika. Le cose dell’amica erano fin
troppo vivaci e colorate, non sarebbero mai state bene addosso al
fisico magro e pallido di Yoshiko.
Sospira,
improvvisamente arresa, e si volta in direzione di Yoshiko. Questa si
tocca l’orlo della gonna, improvvisamente infastidita da
qualcosa. Le sembra ancora più piccola di quanto non sia in
realtà.
Dia sicuramente non
sapeva trattare con persone più giovani di lei. Sorride,
intenerita.
« Non ti
preoccupare, Yohane-chan. Ti renderò favolosa, parola mia!
»
Belle parole, certo, ma
povere di fatti. Di certo nel vestiario di Chika non c’era
niente che poteva adattarsi ad una come Yoshiko. Sospira, cercando di
fare mente locale. Non era un’impresa facile, la sua.
Poi un colpo di genio.
Chika aveva un yukata
particolare. Uno che non aveva mai indossato perché
eccentrico per i suoi gusti. Uno perfetto per la sua occasione.
You scatta in piedi,
quasi folgorata da tale rivelazione, e si getta
nell’armadio-ripostiglio alla ricerca del tesoro tanto
ambito. Sente lo sguardo indagatore di Yohane su di sé, che
sembra essersi finalmente ripresa da quella ridicola scenata che Dia
aveva messo in piedi.
Quando la sua mano
raggiunge un particolare pezzo di stoffa sorride vittoriosa, tirandolo
verso di sé nel tentativo di evitare che tutti i capi di
Chika le cadessero addosso come una valanga.
Era proprio quello che
lei cercava. Lo stende proprio di fronte al naso
dell’angelo caduto, che lo osserva con vago cipiglio critico.
« Allora, che
ne dice la creatura bandita? » la guarda, e nonostante
l’espressione non troppo convinta You sa bene che
l’altra ragazza ormai ha accettato quel vestiario. Lo stende
sul letto, in attesa. Yohane la fissa e lei fissa Yohane.
« Non
dovresti… voltarti? » You piega la testa di lato,
non capente.
« Dopo aver
condiviso almeno una decina di camerini sei in imbarazzo? »
ridacchia, godendo del lieve rossore sulle gote di Yohane. Questa
arrossisce ancora di più, cogliendo la provocazione e non
esitando ad iniziare a slacciare uno dei tanti nastri che compongono il
suo corpetto. You smette di ridere, decidendo di aver tirato troppo la
corda, e si volta per lasciarle almeno un po’ di privacy
mentre cercava un obi da accompagnare allo yukata.
Quando si gira di nuovo
verso Yoshiko è lei a dover sopprimere un forte rossore. In
effetti ora capiva perché l’altra non fosse
desiderosa di svestirsi. Sotto all’abito portava ben poco, e
riusciva a vedere chiaramente tutte le poche curve del suo fisico.
Deglutisce, tastando lo yukata sul letto quasi come per imporsi un
controllo.
« Do-dovresti
metterlo. » mormora You, porgendoglielo. Per fortuna era
della sua misura, altrimenti sarebbe stata disperata. La kohai si
lascia vestire come una bambola senza protestare, e quando You termina
di allacciarle l’obi con un carinissimo fiocchetto ne
è soddisfatta. Se Dia si lamentava anche di quello non si
sarebbe fatta alcun problema a buttarla in mare, conseguenze o non.
Comunque le veniva voglia di sfidarla, tanto che dopo qualche momento
prende uno degli accessori che Yohane aveva lasciato sul tavolino, e lo
osserva. Le si avvicina, accostandolo al suo viso.
« Questo
forse lo possiamo mettere. » dice, accarezzandole i capelli.
Yoshiko la osserva felice, acconciandosi i capelli e lasciando che You
le sistemi il fermaglio tra i capelli. Sono molto vicine.
Il risultato finale le
piace. Forse quello è uno dei suoi lavori migliori come
costumista. Con calma piegano il vestito di Yoshiko e mettono accanto
gli accessori, optando per il riprenderli quando sarebbero tornate a
casa.
La serata era ancora
tutta alla scoperta del divertimento e del cibo delizioso che le
bancarelle vendevano.
You si avvia per prima,
desiderosa di tornare in quel paradiso di abiti fruscianti, tenendo di
nuovo Yohane per mano. Ormai per lei era diventata
un’abitudine a cui non riusciva a rinunciare.
Per questo non si rende
all’improvviso conto che la sta baciando.
Certo, è un
bacetto, ne ha già dati a qualche altra ragazza del club di
nuoto e non è niente di strano, ma sta baciando Yoshiko.
Yoshiko. La sua compagna di squadra, la sua kohai.
Dovrebbe gelarsi il
sangue nelle sue vene, eppure l’altra non sembra dare segno
di volersi allontanare. Era uno dei contatti più casti che
aveva mai avuto, eppure le sue labbra pizzicavano dal piacere. Quando
si allontanano si guardano negli occhi.
« Forse
dovremmo raggiungere le altre. » mormora Yohane, stringendo a
sé il piccolo little demon portachiavi fino a far sbiancare
le nocche.
«
...sì, lo credo anch’io. »
Quel Tanabata era
davvero destinato a rimanere impresso nella sua memoria.
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