Titolo: Inori
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: fantasy, romantico, drammatico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 2.367 (
Fidipù)
Note: Salve salvino, vicini! Eccoci qua con un nuovo aggiornamento di Inori (vi ricordo che il prossimo sarà il 1 agosto) e...beh, non è che abbia molto da dire come sempre, quando si tratta delle storie del mercoledì: la storia va, più o meno, capitolo dopo capitolo verso la sua naturale conclusione.
E quindi parto subito con le solite informazioni di rito: come sempre, vi rimando la
pagina facebook per ricevere piccole anteprime e restare sempre aggiornati. Vi ricordo che domani ci sarà un nuovo capitolo di
Laki Maika'i, mentre venerdì sarò il turno di
Miraculous Heroes 3 e sabato, invece, verrà aggiornata
Lemonish.
E, dulcis in fundo, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre liste!
La ragazza inspirò, sentendo l’aria bloccarsi in gola mentre il suo sguardo si alternava dalla testa del giovane china, in attesa del suo giudizio, verso l’anziano che, con un sorriso in volto, la fissava in attesa di un verdetto che quasi sembrava già conoscere: «Io…» mormorò, sentendo la voce tremare su quella breve parola: «Io…» ripeté, facendo un passo indietro e negando con la testa, lo sguardo celeste sgranato e fisso sul ragazzo davanti a lei.
Perché era lì?
Perché, fra tutti i luoghi di Paris, Adrien Agreste si trovava proprio davanti a lei?
Perché aveva parlato in quel modo?
Le domande affollavano la sua mente, rimbalzando da un punto a un altro, senza darle tregua mentre continuava a scuotere il capo, come a voler scacciare tutto, continuando a indietreggiare e seguendo quella voce insistente che le diceva di fuggire, andarsene da quel posto.
Allontanarsi da lui.
«Principessa.»
Una parola e la voce ferma di Fu la bloccarono, quasi ancorandola al suolo: deglutì, sentendo difficoltoso mandare giù la saliva, mentre il suo sguardo saettava per tutto il cortile, quasi come se stesse valutando e cercando una possibile via di fuga, scuotendo la testa poi di fronte a ciò che stava solo pensando.
Non poteva fuggire.
Non era…
Da lei.
Socchiuse gli occhi, lasciando andare un sospiro breve e riaprì le palpebre, osservando il giovane ancora chino davanti a lei: «Perché sei qui?» mormorò con un filo di voce, insicura che lui avesse sentito le sue parole, fino a quando non lo vide alzare la testa e lo sguardo verde incontrò il suo: «Tu…»
«Il principe Adrien…»
«Non sono più un principe» dichiarò secco il ragazzo, voltandosi e fermando l’anziano dal continuare: «Io ho abbandonato il mio ruolo al fianco di mio padre» Adrien si fermò, storcendo le labbra in un sorriso che nulla aveva di allegro: «Per quanto quella posizione non sia mai stata della famiglia Agreste, ma rubata e macchiata nel sangue dei Dupain» continuò, riportando la sua completa attenzione su Marinette: «Per questo, mi rimetto a voi, vostra altezza.»
«Sei…» Marinette si fermò, mordendosi il labbro inferiore e respirando pienamente: «Siete il benvenuto in questa casa» mormorò, traballando sulle proprie parole, voltandosi prima che lui rialzasse la testa e sentendo lo sguardo verde trafiggerle la schiena: «Mi ritiro nella mia camera, maestro Fu» mormorò, girando appena la testa e guardando gli uomini dietro di lei da sopra la spalla: «C-ci vediamo per la cena.»
«Come desiderate, vostra maestà» bisbigliò l’uomo, chinando appena il capo e osservando la giovane raggiungere velocemente l’interno dell’abitazione e sparirne all’interno; vagliò il cortile interno con lo sguardo, notando la spada dei Dupain abbandonata contro il muro lì vicino: «Theo, puoi occuparti della lama della principessa?»
Il giovane annuì con la testa, recuperando velocemente l’arma sotto lo sguardo vigile di Adrien che, rialzatosi, osservava in silenzio il tutto: «La spada della principessa?» domandò, ripetendo le parole di Fu e fissando l’uomo: «Che cosa vuol dire?»
«Abbiamo bisogno di un condottiero, mio signore» decretò l’ometto, raggiungendolo e facendogli cenno di seguirlo all’interno dell’abitazione: «E chi meglio di una Dupain? Il popolo la seguirà, ricordando il regno del padre.»
«E poi? Assalterete il palazzo? Farete ciò che fece mio padre?» la sequela di domande uscì dalle labbra di Adrien, mentre scuoteva la testa, quasi voglioso di mandare ogni cosa all’inferno: «Marinette è una ragazza! Ha solo diciotto anni, non può…»
«Pensate che non ci abbia pensato? Che non comprenda il peso che le ho messo addosso?» Fu si fermò, posizionandosi davanti a lui con la testa alzata e lo sguardo che lo sfidava, fermandolo appena dopo la porta che dava sul cortile: «Ma la regina Sabine è decisa e Marinette è l’unica scelta che abbiamo: vorrei avere un’altra opzione, vorrei davvero poter toglierle tutto di dosso e farla vivere come ha vissuto finora, ma non posso. Semplicemente non posso.»
«Usate me.»
«Non posso, Adrien» bisbigliò Fu, scuotendo la testa e sorridendogli mesto: «Lo farei volentieri, ma Sabine vorrà la tua testa, non appena saprà che sei alla sua portata: quella donna, ormai è accecata dall’odio e dal bisogno di sangue…»
«Ricorda incredibilmente mio padre» mormorò Adrien, inspirando l’aria e avvertendo l’odore di polvere che impregnava il luogo, alzò la testa e osservò i muri, fissando le crepe che lo attraversavano: «E tutto questo per cosa?»
«Voi sapete di André Bourgeois?»
«Il mio futuro suocero?» domandò Adrien, storcendo le labbra in un ghigno: «Ho sempre saputo delle sue mire al trono di Paris. Farmi sposare Chloé per poi manovrarmi come un burattino? Sì, avevo un certo presentimento.»
«Siete più intelligente di…»
«Di quel che sembro, vero?» continuò il ragazzo, scuotendo la testa e posandosi le mani sui fianchi, mentre un sorrisetto divertito gli attraversava le labbra: «Ho imparato velocemente a fingere che non m’importasse niente dell’operato di mio padre, ma in verità ascoltavo tutto ciò che si diceva a palazzo…»
«Quindi è così che siete giunto fino a me?»
«In verità no» Adrien si fermò, sorridendo all’uomo e poggiandosi con le spalle al muro: «E’ stato il mio amico Nino a dirmi di voi. A palazzo non si parla molto dei Dupain e di chi vuole rovesciare il governo.»
«Posso immaginare.»
Adrien poggiò la testa contro la parete, notando le scale poco lontane da dove loro stavano parlando e alzò lo sguardo verso il soffitto, quasi immaginando Marinette che, nella sua stanza, stava cercando di ritrovare la calma per la sua comparsa in quel modo.
Era agitata quanto lui?
Anche lei aveva sentito il cuore battere furioso nel petto?
Non sapeva ancora doveva aveva trovato la calma, come avessero fatto le sue gambe a condurlo fin davanti a lei e inginocchiarsi sotto il suo sguardo: quando l’anziano gli aveva rivelato il nome della principessa dei Dupain non aveva voluto crederci, non aveva voluto unire quel nome maledetto alla dolce e preziosa panaia che aveva ghermito il suo cuore.
Eppure se l’era trovata davanti: bellissima e maestosa, nonostante gli abiti umili e dal taglio maschile che indossava.
L’istinto gli aveva suggerito di correre da lei, stringerla fra le braccia e baciarla con tutto sé stesso, ma aveva messo velocemente a tacere quella voce, dando a lei la scelta di accettarlo o rinnegarlo.
E lei lo aveva accolto.
«Lei…»
«I vostri sentimenti sono dunque cambiati, adesso che conoscete la verità?» domandò Fu, assottigliando lo sguardo e lisciandosi la barba: «Certo, finché si trattava di una sguattera di una panetteria era molto più facile.»
«Io l’amo» decretò Adrien, incontrando lo sguardo dell’altro: «Che sia una panaia o la legittima erede al trono di Paris a me non importa: lei è la donna che voglio al mio fianco e che voglio proteggere con tutto me stesso.»
Fu accolse le parole, annuendo con la testa e lasciando andare un lento sospiro: «Ah, l’amore» mormorò, scuotendo il capo e alzando lo sguardo verso il cielo: «Il sentimento che muove ogni cosa: è per amore che tuo padre e sua madre sono così assetati di sangue, sai? Gabriel non riesce a perdonare il mondo per la morte della sua amata Sophie e Sabine non perdonerà mai gli Agreste per avergli portato via Tom. E’ questo l’amore che cerchi?»
«E’ forse amore questo?» domandò Adrien, sorridendo appena: «Oppure è odio o vendetta? Forse mio padre e Sabine amavano veramente i loro rispettivi compagni, ma quell’amore si è macchiato e adesso non posso più dire che si tratti veramente di quello. Non è il sentimento che io provo…»
«Ti ho veramente sottovalutato.»
Adrien sorrise appena, chinando il capo in segno di accettazione di quelle parole e poi voltandosi, quando il rumore di passi affrettati giunse alle sue orecchie: «Un messaggio» mormorò Theo, comparendo alle sue spalle e attirando su di sé le attenzioni dei due: «Da palazzo Agreste. Un nostro informatore non ha belle notizie per noi.»