Memory 2
Un ragazzo di
undici anni si trovava raggomitolato in un angolo della stanza mentre
osservava la figura paterna fare a pezzi la videocamera regalatogli
l’anno precedente dal suo migliore amico e a cui teneva molto.
Con essa, aveva girato molti video e ,adesso, vedere quella scena gli
faceva male. Aveva gli occhi lucidi e un labbro spaccato, procuratosi
quando aveva tentato di riprendersi l’oggetto e il padre gli
aveva tirato uno schiaffo in pieno volto. E adesso se ne stava in
quell’angolo, costretto ad ascoltare le dure parole che
l’uomo gli rivolgeva, rosso in volto.
- Sei il disonore di questa famiglia. Non perderai più tempo
dietro a queste sciochezze. Studierai per diventare avvocato e lascerai
che sia Honey ad occuparsi di queste cose. Sono stato chiaro?-
A sentire quelle parole, Chris McLean avvertì il suo cuore
sgretolarsi in mille pezzi e a quel punto fu difficile trattanere le
lacrime. Era lui quello che voleva diventare un conduttore, non Honey.
Non la sua sorellina di dieci anni. Le lacrime presero a rigargli
il viso e lui rimase in silenzio.
- Allora, non rispondi? E smettila di piangere come una femminuccia Sii
uomo – l’incalzò il padre – Honey sì
che è una McLean. Tu sei solo un errore -
Sei solo un errore. Un errore. Un errore.
Queste parole rimbombavano nella mente dell’undicenne e avevano
la forza di un proiettile, facendogli male, molto male. Aveva sentito
il suo cuore rompersi definitivamente e provò una fitta di
gelosia e rabbia nei confronti della sorellina. Non riuscì
a rispondere alle parole paterne perchè, per via delle lacrime,
non riusciva a
respirare.
Dopo che il padre fu uscito dalla stanza, Chris rimase per qualche
minuto nel suo angolino. Le lacrime continuavano a rigare il suo viso,
nonostante stesse cercando di trattenerle con tutte le sue forze, e il
labbro gli pulsava dal dolore. Fece un paio di respiri profondi e,
quando si senti abbastanza calmo, si mosse. Con un nodo in gola, gli
occhi ancora lucidi e il cuore a pezzi, l’undicenne si
avvicinò ai resti di quella che fino a pochi istanti prima era
la sua videocamera e ne prese in mano un pezzo, guardandolo con
l’espressione di chi ha appena perso qualcosa di
prezioso. Sentì le lacrime pungere e, per impedire ad esse
di uscire un’altra volta, chiuse gli
occhi.
– Chris…- lo richiamò una vocina femminile e
infantile.
- Che cosa vuoi, Honey?- sbottò Chris, riaprendo di scatto gli
occhi.
Non voleva risultare cosi brusco ma, in quel momento, l’ultima
persona che voleva vedere era proprio lei. La sua sorellina si trovava
sulla soglia della sua stanza e lo stava guardando con aria dispiaciuta
e spaventata dal tono che aveva
usato.
– Chris,io...- incominciò lei, mordendosi il labbro
inferiore – Mi dispiace per quello che ti ha detto pa-
tentò di aggiungere prima di venir bloccata dal fratello
maggiore.
– Basta Honey! Non capisci che in questo momento non ti voglio
vedere?- urlò lui, in preda alla rabba – Non potrò
mai realizzare il mio sogno e solo perché sei tu la preferita di
papà e io non sono nessuno. E’ solo colpa tua! Sparisci
dalla mia vista! Ti
odio!-
Dopo il suo sfogo, Chris aveva il respiro affannato ed era rosso in
volto mentre Honey lo fissava con gli occhi sgranati e lucidi. La
bambina abbassò lo sguardo e,quando il suo labbro inferiore
prese a tremolare, mormorò uno – Scusa – prima di
correre a rifugiarsi nella sua stanzetta.
Rimasto da solo, l undicenne regolarizzò il proprio respiro e
avvertì una fitta di senso di colpa. Anche se era arrabbiato,
non aveva il diritto di sfogare la sua frustazione sulla sua sorellina
nel modo in cui aveva fatto. Doveva chiederle scusa e l’avrebbe
fatto, solo più tardi.
Sospirando, si alzò e recuperò una scatola di scarpe da
sotto il letto, abbastanza grande per contenere i pezzi del suo tesoro.
Finito di sistemarlì nel contenitore, lo appoggiò sul
comodino di fianco al letto, su cui si buttò a peso morto e si
raggomitolò su se stesso. Sentendosi improvvisamente stanco,
chiuse gli occhi e crollò addormentato dopo pochi secondi.
Si stava dirigendo a passo di carica verso la camera del figlio. Dopo
esser rientrata in casa e aver trovato e consolato la sua bambina in
lacrime, la donna era decisa a dare una bella strigliata ai due uomini
di casa. Possibile che quando non c’era, scoppiasse il
finimondo?
Arrivata davanti alla stanza del primogenito, si affacciò e i
suoi lineamenti si addolcirono. Il suo bambino si era chiuso a riccio
ed era profondamente addormentato sul letto. Le stava dando le spalle e
la donna notò la scatola sul comodino e in cui immaginò
esserci i pezzi della videocamera del giovane.
Facendo piano, si avvicinò e si sedette di fianco al figlio, che
si mosse appena senza però svegliarsi. Alla madre dispiaceva
svegliarlo ma dovevano parlare. Mentre passava una mano tra i capelli
neri di Chris, sussurrò con tono dolce:- Chris, tesoro. Sono la
mamma -
McLean, mugugnando, si voltò dalla sua parte, dando cosi modo
alla donna di vederne il volto. Si vedevano ancora i segni lasciati
dalle lacrime e il labbro superiore era gonfio e arrossato. Quella
vista fece salire in Layla un moto di rabbia verso il compagno e lo
maledi per aver ridotto in quello stato il loro bambino.
– Mamma?- biascicò Chris, ancora assonnato e intontito dal
sonno.
– Si, tesoro.- rispose lei,
sorridendogli.
Il ragazzo la guardò ancora un attimo prima di dire con voce bassa:- Immagino che Honey ti ha detto tutto-
Layla annuì e il figlio, abbassando la testa, continuò:- Mi odierà, lo so. Non sono stato gentile con lei -
- Già ma l’ho convinta a perdonarti - replicò
– So che non avevi intenzione di dire quelle cose anche se le
pensavi, vero?-
Sentendo quelle parole, Chris sussultò: era vero. La madre aveva
centrato in pieno il punto e forse era questa la cosa peggiore.
Si mise a sedere e,visto che era stato scoperto, rispose con un cenno
affermativo del capo mentre sentiva le lacrime formarsi nuovamente nei
suoi occhi. Layla sospirò e, osservandolo con aria dolce e
rassicurante, inziò:- Tesoro, sono sicura che tuo padre non
volesse dirti quelle cose. Sai che è molto orgoglioso ed
esigente nei vostri confronti-
- Già però sono sempre io quello costretto a dover
rinunciare a qualcosa per farlo contento – controbattè
Chris, arrabbiato – Cos’ha Honey che io non ho?
Perché devo essere io quello che papà
odia?-
Il suo tono era basso e tremolante, segno che era pericolosamente
vicino a piangere e cosi fu. La donna lo strinse a sé,
sentendolo tremare tra le sue braccia, e prese ad accarezzargli la
testa. Non aveva la risposta alla domanda di Chris e, soprattutto, non
capiva perché il marito ce l’avesse cosi tanto con lui e
che non si accorgesse di quanto il suo comportamento freddo e
autoritario ferisse Chris.
– Non lo so, tesoro. Non lo so – mormorò lei,
sospirando e lasciandogli un bacio – Ascolta, perché non
vai da William? Parlerò io con tuo padre -
- Perché?- chiese Chris, alzando la testa di scatto.
– Hai bisogno di cambiare aria, capisci? Sarà solo per
qualche giorno, tesoro – lo rassicurò, guardandolo negli
occhi.
Il giovane ci pensò un attimo su prima di ammettere che la madre
aveva ragione. Aveva davvero bisogno di cambiare aria e andare a casa
del suo migliore amico avrebbe aiutato a farlo
riprendere.
– Va bene, mamma -
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