ReggaeFamily
QUARTA CLASSIFICATA della squadra Fluff e vincitrice del premio "Aww" al contest "Angst vs Fluff" indetto da Claire roxy sul forum di EFP.
Firenze
di Kim WinterNight:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3684773&i=1
Fireworks
Era
una serata calda e impregnata di umidità, proprio come tanti
anni prima. Si respirava un'atmosfera tranquilla e festosa; il
vociare della folla si perdeva nell'aria e donava una nota di colore
all'oscurità della notte.
La
luna scintillava in cielo, un cerchio perfetto, e si rifletteva sulle
quiete acque dell'Arno.
Camminavo
lentamente sul ponte, le tenevo la mano e ogni tanto sbirciavo nella
sua direzione; lei si guardava attorno meravigliata con un sorriso a
illuminarle il volto roseo e paffuto.
“Papà,
quando inizia la sorpresa?” mi domandò con impazienza,
una volta giunti sulla terraferma.
“Tra
poco.”
“Uffa,
mi dici almeno se è piccola o grande?”
“Grandissima!”
La
vidi sgranare gli occhi e accennare qualche saltello. “E tutta
questa gente è qui per la sorpresa?” chiese ancora,
accennando al gran numero di cittadini e turisti che si era riunito
lungo la riva del fiume.
Emma
era sempre stata così: sveglia, attenta e tremendamente
curiosa. Aveva preso molto da me, con la differenza che non esitava a
esternare i suoi dubbi e i suoi pensieri.
“Certo.”
Lei
ammutolì per qualche secondo e si limitò a scrutare
l'Arno, persa in chissà quali pensieri; poi sollevò i
suoi grandi occhi nuovamente su di me. “Quando sarò
grande vivrò qui, a Firenze, vicino al fiume. E aprirò
una scuola di batteria, tutta di batteria!” esclamò in
tono serio e determinato.
Non
potei fare a meno di sorridere e le arruffai affettuosamente i lunghi
capelli. “La apriremo insieme, qui a Firenze.”
Ancora,
a distanza di quasi dieci anni, mi piaceva pronunciare il nome della
città in italiano; mi ricordava la serata passata con Shavo
sulla terrazza dell'albergo e la nostra incredulità di
trovarci veramente in quella magica città.
La
città che mi aveva rubato il cuore e che mi ero ripromesso di
far conoscere a mia figlia. Quando c'era stata, era ancora troppo
piccola per potersela ricordare.
Un
boato squarciò l'aria e la prima cascata di luci illuminò
il cielo. Emma, presa alla sprovvista, sobbalzò e si strinse
al mio braccio. Io le circondai le spalle con fare protettivo e
mormorai: “Non ti preoccupare. Adesso guarda su.”
L'inizio
dello spettacolo ebbe su di me lo stesso effetto di quel 24 giugno
2017: il cuore prese a fare le capriole nel mio petto e gli occhi mi
si illuminavano mentre osservavo l'esplosione di colore sulla mia
testa. Schizzi di blu, rosso, arancio, verde; il cielo era la tela di
un pittore folle, che amava sfumare le sue tempere fino a farle
svanire.
Gli
scoppi rimbombavano come tuoni per tutta la città e seguivano
un ritmo tutto loro, un ritmo che si fondeva con i battiti del cuore
e che solo l'anima sapeva recepire.
Nella
città dell'arte, anche i fuochi d'artificio erano arte.
“Che
belli!” strillò Emma in preda alla gioia. Fissava il
cielo e le luci si riflettevano sulle sue iridi, mentre un sorriso
radioso si faceva largo sulle sue labbra.
“Guarda
il fiume” le suggerii.
Lei
abbassò lo sguardo e fece istintivamente qualche passo in
avanti quando si accorse che l'acqua catturava quello strabiliante
gioco.
Dopo
qualche minuto la affiancai e le domandai: “Ti piace?”
“Papà,
è bellissimo! Grazie!” strepitò, stringendomi in
un abbraccio.
Ero
profondamente commosso. Quella lontana sera di giugno, nel bel mezzo
del tour, avevo desiderato che Emma potesse assistere a uno degli
spettacoli più belli che avessi mai visto, ma lei era ancora
troppo piccola e dormiva serenamente all'interno della mia camera
d'albergo.
“Emma
avrà tempo per vederli. Ora non li ricorderebbe nemmeno”
aveva tentato di rassicurarmi Shavo. Aveva avuto ragione.
Quel
giorno i giochi pirotecnici erano stati il più grande
spettacolo.
Ora
il più grande spettacolo per me era il viso luminoso di mia
figlia.
Non
era da me farmi prendere dall'emozione, ma in quel momento non potevo
farne a meno.
“Ma
sono tantissimi, non finiscono più! Guarda, a forma di
stella!” cinguettò Emma, battendo le mani in preda
all'euforia.
“Questi
sono silenziosi” osservai io subito dopo, seguendo con lo
sguardo dei fasci di luce.
“Ci
cadono addosso!”
“No,
non ci cadono addosso. Il vento li porta via” le spiegai.
“Uh,
guarda questi! Fanno il suono dei popcorn quando scoppiano, vero?”
fece notare Emma quando nel cielo vennero lanciati in gran quantità
dei fuochi d'artificio particolarmente chiassosi.
Continuammo
a commentare per tutto lo spettacolo; quest'ultimo durò circa
mezz'ora, proprio come ricordavo.
“Ma
come, sono già finiti?” domandò Emma.
Scoppiai
a ridere. “Non hanno fatto che lanciare fuochi d'artificio per
mezz'ora! Ne volevi ancora?”
“Ma
l'anno prossimo torniamo a vederli di nuovo?” Cominciò a
girarmi attorno con entusiasmo e facendo oscillare i suoi lunghi
capelli da una parte all'altra.
“Adesso
che ne dici di prendere un gelato?” proposi, lasciando in
sospeso la sua domanda.
“Sì!”
accettò lei.
La
presi nuovamente per mano e ci dirigemmo alla più vicina
gelateria, un locale colorato che sfoggiava al suo interno ben due
banchi frigo.
“Buonasera!
Cosa vi posso preparare?” ci accolse il commesso in un inglese
stentato e dal forte accento italiano.
Mi
era proprio mancato quel posto: amavo quella pronuncia dalle vocali
aperte, senza contare che gli italiani erano per natura espansivi e
simpatici.
“Che
gusto vuoi?” mi rivolsi a Emma.
“Vaniglia
e cocco!” affermò lei. Non avevo alcun dubbio: erano i
suoi gusti preferiti.
“Cono
o coppetta?”
“Cono!”
decise. “Papi, tu non prendi niente?”
“Non
lo so...”
“Dai,
prendilo anche tu!”
Sospirai.
“E va bene. Uno anche per me: cioccolato e caffè”
mi arresi, intercettando il ragazzo intento a riempire il cono per
Emma.
“Papi,
è per questo che mi hai portato a Firenze? Per i fuochi
d'artificio?”
Io
e mia figlia avevamo preso posto su una panchina da cui potevamo
intravedere l'Arno ed eravamo intenti a consumare i nostri gelati.
“Sì.
Quando venni per la prima volta a Firenze, per un tour, tu eri ancora
molto piccola. Il caso volle che proprio il giorno prima del nostro
concerto si festeggiasse il patrono della città, e in
programma c'erano proprio questi fuochi d'artificio. La sera io, te e
Shavo eravamo rimasti in albergo: tu ti eri addormentata, quindi non
li avevi potuti vedere. Sapevo che però ti sarebbero piaciuti,
quindi ti ci ho portato lo stesso, anche se con un po' di ritardo”
raccontai.
Nel
frattempo la osservavo: le labbra erano già impiastricciate di
crema e i suoi occhi svegli erano puntati su di me. La squadrai
velocemente per controllare che i pantaloni bianchi e la maglietta
viola non si fossero macchiati.
“Attenta,
sta colando. Dall'altra parte, giralo!” la informai.
“Papà”
mormorò mentre combatteva con il gelato che iniziava a
sciogliersi. Poi lo lasciò perdere e si scaraventò su
di me, stringendomi in un abbraccio e facendomi quasi cadere il cono
dalle mani. Mi lasciò un affettuoso bacio sulla guancia, un
bacio al sapore di cocco e vaniglia.
L'Arno
scorreva accanto a noi e i suoni della città riecheggiavano
tutt'intorno, avvolgendoci e rendendo quel momento ancora più
indimenticabile.
E
io ero lì, a gustarmi la magia di Firenze in compagnia della
gioia più grande della mia vita.
♥ ♥ ♥
Ciao
a tutti ^^ Non so bene cosa dire e come commentare questo scritto.
Posso solo dirvi che mi è venuto in mente e qualche minuto
dopo ho dovuto scriverlo, assistita da un'ispirazione irrefrenabile.
C'è
da dire che amo i bambini e vedere i nostri cari System con i loro
piccoli mi manda in brodo di giuggiole; come potevo non scriverci su
qualcosa? ;)
Devo
ovviamente ringraziare Kim_Sunshine e la sua storia citata
nella presentazione, di cui vi ho lasciato il link sopra.
Infatti
è stato proprio leggendo questa one shot, in particolare la
citazione sopracitata (XD), che ho avuto quest'idea. Si può
dire che questo sia una specie di sequel :)
Le
storie di Kim sono sempre magnifiche e fonte di ispirazione, io la
ammiro molto e non posso che dedicarle questa piccola creazione! ♥
Perché
questa storia (oltre perché adoro immaginare John alle prese
con sua figlia)?
Come
molti di voi avranno capito, sono molto legata a lui; è uno
dei miei batteristi preferiti, un grandissimo esempio per me, e a
furia di leggere e scrivere sul suo personaggio mi ci sono parecchio
affezionata. Sentirlo dal vivo ha accresciuto ancora di più la
mia stima nei suoi confronti ed è stata un'emozione unica, che
mi ha strappato sorrisi e lacrime.
Ecco,
oggi John Dolmayan compie gli anni, e questo è il mio dolce
augurio di buon compleanno. Molte volte mi sento stupida perché
dedico delle storie a delle persone che non le potranno mai leggere,
di sicuro mi sentirei ancora più stupida se le leggessero, ma
non importa: per me è importante, è uno sfogo, è
l'unico modo che ho per perdermi nei miei sogni.
Non
mi resta che aggiungere:
BUON
COMPLEANNO, JOHN ♥
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