Optimus Prime rimase impietrito. “Come mi hai chiamato?”
Negi fece qualche passo in avanti. “Hai sentito benissimo, fratello. Posso
capire il tuo stupore, sono molto, troppo diverso rispetto all’ultima volta che
ci siamo visti. Ma ti assicuro che sono proprio io. E poi anche io sono stupito,
ti credevo ormai morto. Evidentemente Primus vuole che ti dia una sonora lezione
alla vecchia maniera”.
Prime si ricordò dei dati visionati poco prima nel database Decepticon. “Lo
hai fatto… ti sei fuso con Negi Springfield”.
“Esatto. Un sacrificio necessario, fondermi con questi miserabili ammassi di
carne per poter usufruire di quella strana e potentissima energia che loro
chiamano magia. Forse te ne sarai accorto anche tu, che noi cybertroniani siamo
per qualche ragione completamente immuni. Ma non possiamo neppure usarla.
Orbene, con questa fusione ho eliminato l’handicap e mantenuto il vantaggio.
Lascia che te lo dimostri”.
Megatron/Negi alzò un braccio e decine di scariche energetiche simili a
fulmini partirono dalla sua mano raggiungendo in un istante Prime e facendolo
schiantare contro una parete.
Prime stramazzò al suolo, gli cadde il fucile, la vista e l’udito
cominciarono a venir meno e sentì i suoi arti sempre più deboli.
Effettuò una scansione interna: l’energia magica era penetrata nel suo corpo
e interferiva col suo sistema energetico.
La fusione con Negi aveva raggiunto i suoi scopi.
“Ti senti male, debole, vero?” riprese Megatron/Negi “Ora non solo posso
usare la magia, ma se la faccio emettere dalla mia Scintilla, posso annullare
l’immunità degli altri cybertroniani. L’ho usata anche su di me, quell’aspetto
da bambino non mi andava affatto. E guarda cos’altro posso fare!”
Sotto il Decepticon dalle fattezze umane si creò un buco nero, vi cadde
dentro e si materializzò dietro Prime. “E c’è pure un’altra cosa” aggiunse: si
lanciò contro Prime, gli tirò un pugno sul viso. E il pugno fece volare l’Autobot
per qualche decina di metri.
“Anche mantenendo l’aspetto umano, sono in grado di utilizzare la mia forza
fisica originaria” spiegò sogghignando.
Asuna aveva adagiato Konoka e Hakase ad una parete.
Le ragazze sembravano stare bene e iniziarono a riprendersi.
“Uh… dove…. Dove sono?” mormorò Konoka.
“Sei al sicuro” la tranquillizzò Asuna.
“A… Asuna… sei tu?” domandò Hakase socchiudendo gli occhi.
“Si. Ora vi porterò via da qui”.
Dalla porta sfondata giunse l’eco di un forte schianto.
Asuna si voltò agitata. “Optimus!!”
Megatron aveva afferrato Prime per una gamba. E aveva cominciato a sbatterlo
più volte contro il pavimento.
Era una scena sia surreale che terribile vedere un ragazzo adolescente
sollevare come niente un gigante metallico di almeno dieci metri.
Infine lo lanciò lontano e Prime atterrò in piedi: i suoi sistemi interni
aveva finalmente smaltito l’energia magica.
Prontamente recuperò il fucile e sparò alcuni colpi mirando non a Megatron ma
vicino.
Non voleva fare del male all’ospite umano, intendeva creare un diversivo per
potersi ritirare da Asuna.
Forse insieme avrebbero avuto più possibilità.
Ma Megatron alzò la mano: i colpi di Prime si infransero contro una barriera
invisibile.
“Questo è un incantesimo che si chiama Deflexio. E’ persino più comodo dei
nostri scudi protettivi” spiegò soddisfatto Megatron.
“Dannazione” pensò Prime cercando un altra strategia. Nella sua memoria
cominciarono a scorrere le possibili tattiche, ma nessuna risultò utile, almeno
al solo Optimus.
Il già enorme potenziale di Megatron unito all’altrettanto enorme potenziale
della magia sembravano averlo reso davvero imbattibile sul piano tattico.
Megatron lo intuì. “Non sai come reagire, vero? Ovvio, come reagire di fronte
ad un nemico che può fare questo!”
Il Decepticon si moltiplicò, ne apparvero dieci come lui, che si lanciarono
velocissimi contro Prime bersagliandolo con pugni e calci devastanti.
Una copia gli strappò di mano il fucile, e un altra squarciò il compartimento
sulla spalla che custodiva il secondo fucile, prese quest’ultimo e lo stritolò
con le mani.
Infine tutte le copie diedero a Prime un calcio sulla testa, facendolo
schiantare sul pavimento.
Su quest’ultimo rimase la maschera facciale di Prime.
L’Autobot si rialzò e il nemico con un nuovo calcio lo fece finire con la
schiena a terra.
Le copie di Megatron sparirono. “Ti vedo in difficoltà, Prime. E pensare che
non ti ho ancora mostrato tutto il mio nuovo potere. Le umane che abbiamo rapito
possedevano un incredibile potenziale magico. Ma in quella classe c’erano in
particolare quattro soggetti che mi interessavano: Negi Springfield, Evangeline
McDowell, Konoka Konoe e Asuna Kagurazaka. Ah, ti ringrazio per avermi riportato
il quarto soggetto”.
Prime si sforzò di rialzarsi. “Non mi dirai che…”
Megatron alzò un braccio: sopra di lui apparve una ragazzina con lunghi
capelli biondi, quasi evanescente come un fantasma.
“E guarda cosa sa fare questa cosiddetta vampira!” esclamò Megatron puntando
le mani verso Prime.
Quest’ultimo venne sollevato in aria da una forza invisibile.
E subito quella forza cominciò a sbatterlo sulle pareti della caverna e a
farlo roteare in aria come un pupazzo, il tutto seguendo il movimento delle mani
di Megatron, che ghignava soddisfatto.
“No…” mormorò Asuna.
La ragazza, nascosta vicino all’ingresso della caverna, osservava sbigottita
quello spettacolo.
Non aveva creduto ai suoi occhi quando aveva visto Negi massacrare Optimus.
Negi aveva l’aspetto da adolescente utilizzato durante il loro finto
appuntamento, per aiutarla ad uscire con Takamichi.
Riavutasi dalla sorpresa, la ragazza stava per intervenire.
Quando sopra Negi era comparsa Evangeline!
Questo aveva totalmente frastornato Asuna, che non sapeva proprio cosa fare.
Megatron fece cadere Prime a terra di botto.
L’Autobot era devastato: il suo corpo era ammaccato in più punti, alcuni
pezzi della corazza erano divelti lasciando intravedere i meccanismi interni,
parecchio danneggiati.
Eppure Prime tentò ancora di alzarsi.
E il suo nemico inarcò un sopracciglio meccanico.“Sono contento che ce la fai
ancora, Prime. Se adesso usassi tutti i poteri di Evangeline, moriresti troppo
presto. Invece io voglio che tu soffra a lungo. Osserva questo!”
Megatron mutò ulteriormente, aumentò le sue dimensioni, gli abiti sparirono,
la pelle si trasformò in metallo.
Il leader dei Decepticons aveva riacquistato il suo aspetto originale di
gigantesco robot.
Proprio in quel momento Optimus si rimise con difficoltà in piedi.
E Megatron sembrò svanire per poi riapparire faccia a faccia col suo nemico.
Optimus rimase stupefatto. “C-cosa?! Come hai…”
La risposta giunse sotto forma di pugno sul petto che sollevò ancora Prime
dal suolo per una ventina di metri.
Stavolta però anche Megatron saltò e lo raggiunse, dandogli un calcio che lo
scagliò a sinistra.
Megatron sembrò sparire ancora e ricomparve davanti alla parete rocciosa
verso cui era diretto Prime.
Lo intercettò con un secondo calcio e lo mandò nella direzione opposta.
Di nuovo Megatron scomparve e apparve ancora dietro Prime anticipandolo.
E lo colpì ancora.
E ancora.
Optimus sembrava quasi un pallone che un gruppo di giocatori si passavano
l’un l’altro calciandolo.
Solo che i giocatori in realtà erano uno solo.
Il quale decise di concludere il tutto afferrando Prime per la testa e
tuffandosi verso il basso tenendo l’Autobot in avanti.
I due giganti impattarono al suolo con un tremendo fracasso e aprendo un
enorme voragine.
“Basta….” disse Asuna impietrita.
Doveva fare qualcosa.
Ma cosa?
Se quell’essere di metallo, probabilmente Megatron, aveva assorbito i poteri
di Negi ed Evangeline, allora sarebbe stato troppo forte per chiunque, anche per
lei.
E fu allora che si ricordò di una cosa.
Megatron in piedi osservava soddisfatto Optimus Prime immobile a terra.
Ormai non c’era componente interna ed esterna che non fosse danneggiata
gravemente.
Scintille e scariche energetiche erano emesse dal corpo di Prime, i cui occhi
avevano cominciato a perdere luminosità.
“Ecco l’altra cosa che volevo farti vedere. Anche se torno al mio aspetto
originale, mantengo la velocità e l’agilità degli umani. Che sono nettamente
superiori alle nostre, devo ammetterlo. Per quest’ultimo attacco non mi sono
teletrasportato, mi sono mosso cosi velocemente da risultare invisibile.
Notevole, non trovi?”
Prime non rispose.
Megatron si chinò su di lui. “I tuoi circuiti vocali sono rimasti distrutti,
Prime?”
Fu allora che dal braccio di Prime uscì fuori una lama che scattò verso la
testa di Megatron.
Quest’ultimo evitò per un soffio il colpo indietreggiando.
Dalla sua mano scaturì una spada di energia magica.
Che spezzò quella di Prime.
Megatron si toccò la fronte.
Era scheggiata.
“C’è mancato poco. Se non fosse stato per la mia nuova velocità, mi avrebbe
tagliato in due la faccia”.
Megatron afferrò Prime per sotto le spalle e lo sollevò. “Quello che hai
fatto adesso, dimostra che non ti sei arreso. Sei coraggioso, fratello. Quindi
ti darò un ultima chance: unisciti a me. Potrai ottenere anche tu un potere come
il mio, e cosi potremo di nuovo servire insieme Primus”.
Optimus parlò, con una voce molto flebile a causa dei danni. “Non…. mi….
unirò mai a te….”
Megatron lo tenne in piedi con una mano, mentre con l’altra afferrò le sue
piastre pettorali e le staccò, portando alla luce la Scintilla vitale
dell’Autobot.
Ancora lucente, sebbene la sua luminosità avesse dei disturbi.
Megatron scosse la testa. “Stupido! Stupido! Perché ti ostini a rifiutare
l’evidenza? Io agisco per conto di Primus. Dammene la possibilità e te lo
dimostrerò concretamente! Tu non sai cosa è successo su Cybertron. Quel portale
che tutti abbiamo attraversato, in origine l’intento era quello di sondare il
nostro pianeta per trovare l’Allspark.
Quando ecco che all’improvviso abbiamo scoperto la possibilità di viaggiare
presso altre dimensioni per trovare versioni alternative del Cubo.
Primus ci aveva finalmente indicato la via.
E ne ho avuto la conferma, Optimus.
Ho sempre avuto ragione io!
Il viaggio su questo mondo e’ stato necessario per prepararsi adeguatamente
all’adempimento del volere di Primus. Io e le mie schiave con i loro poteri
magici, le Dolls, apriremo il multi verso al nuovo avvento.
E sarà Primus a guidare la nostra razza verso la dominazione di tutti gli
abitanti di tutte le dimensioni.
Vieni con me, ti concederò un onore che neanche i miei Decepticons hanno mai
avuto: parlare col nostro dio, il dio che ci ha affidato l’Allspark perché
eravamo i migliori. Perché dominassimo su tutto e tutti!”
Megatron mise la mano libera sulla Scintilla di Optimus. “Se non accetti,
allora dovrò proprio distruggerti!”
Optimus aveva ascoltato quel monologo con la testa piegata di lato. Anche
volendo, non poteva tenerla dritta. Aveva qualcosa di rotto nel collo.
Ci provò comunque e guardò Megatron negli occhi. “Ti stai illudendo…. Ti stai
ingannando… Primus ci affidò….l’Allaspark affinché lo proteggessimo dal male. Ed
egli è un dio giusto…. Non può ammettere… quello che stai facendo… Schiavizzare
innocenti…. Conquistare mondi…. Distruggere…. Quello che dici di aver
incontrato…. Non può essere Primus!”
Megatron ruggì la sua rabbia e lanciò lontano Optimus. “Non dovevo illudermi!
Credevo che sapessi essere ragionevole, che potessimo tornare a lavorare insieme
come una volta! Ma hai dimostrato la tua vera natura ancora una volta! Sei tu,
il male!”
Il capo dei Decepticons sollevò le braccia, l’energia cominciò ad accumularsi
crepitando sopra le sue mani.
“Questa è una delle tecniche più potenti di quella Evangeline: il drago di
ghiaccio. Il tuo corpo si trasformerà in ghiaccio e man mano si scioglierà!
Un’agonia atroce che meriti interamente. Addio!”
Dalle mani di Megatron eruppe, attraverso un mare di folgori, un enorme e
terrificante drago di ghiaccio, che ruggendo si gettò contro Optimus, ormai
immobile e col petto e la Scintilla vitale scoperti.
Le folgori creavano molte ombre sulle pareti della grotta.
E tra queste sembravano esserci ombre sfuggenti munite di vita propria.
Un attimo dopo, il drago di ghiaccio colpì, ricoprendo una vasta porzione di
caverna con una spessa coltre di ghiaccio, incluso Optimus.
Megatron fissò severamente quel cumulo di ghiaccio. “Stavolta è proprio
finita, fratello. Addio!”
Megatron si diresse verso l’uscita della grotta.
C’era un problema da risolvere. Soundwave lo aveva informato che qualcosa era
andato storto con le ultime due schiave.
Ma la Konoe doveva comunque essere marchiata, in modo che lui potesse poi
assorbirla in se.
Prima di questo però Konoka avrebbe dovuto stringere un cosiddetto Pactio con
l’altra ragazza da marchiare, Hakase, in modo da conferirle dei poteri magici
che avrebbe usato come agente singolo.
Tanto chi stipulava quel contratto magico non doveva essere per forza un mago
ufficiale, bastava che ne avesse il potenziale.
Avrebbe potuto farlo lui con la forma di Negi Springfield, ma quella cosa
chiamata… bacio… cosi diffusa tra quei luridi sacchi di carne, lo ripugnava.
Proprio per questo aveva prima fatto siglare il Pactio a tutte le altre
schiave da Negi, e dopo lo aveva assorbito.
E c’era ancora Asuna Kagurazaka da marchiare, in modo da fonderla con la sua
Scintilla.
Poi c’era quel caso particolare…
E infine sarebbe andato incontro al suo destino glorioso.
Megatron era appena arrivato all’ingresso della grotta, quando
improvvisamente si voltò.
Avvertì dietro di lui una energia intensissima, accompagnata da una luce
azzurra altrettanto forte, talmente forte che il vasto strato di ghiaccio sembrò
cambiare colore, da bianco ad azzurro.
E si riempì di crepe.
Megatron istintivamente indietreggiò. “Cosa sta succedendo?!”
Il ghiaccio esplose, una pioggia di frammenti investì Megatron, senza fargli
nulla.
Ed esauritasi tale pioggia, Megatron vide la causa di tutto.
“Tu?!” esclamò stupefatto e furente. “Ma che significa?!”
Optimus Prime non rispose.
Hakase e Konoka, se ne stavano rannicchiate in un angolo nascosto del
laboratorio.
Erano ancora abbastanza scosse e si guardavano in giro smarrite in
quell’ambiente fatto per giganti.
Rammentavano di essere in pericolo, senza però ricordare i dettagli.
Asuna aveva detto loro di nascondersi lì mentre lei andava da un certo
Optimus.
Ma ormai era passato diverso tempo.
Forse Asuna e quell’Optimus erano stati catturati.
O forse erano morti.
Tutto ad un tratto Hakase avvertì qualcosa di famigliare: uno strano
cambiamento di pressione nell’aria.
“Konoka, chiudi gli occhi!” gridò Hakase abbassando le palpebre della sua
compagna e facendo altrettanto.
Ci fu una forte luce, simile ad un flash.
Tutto finì istantaneamente come era iniziato.
“Ma cosa…. Cosa è stato?” domandò Konoka riaprendo gli occhi.
“Non lo so” rispose Hakase “ma quel fenomeno l’ho già visto. E non penso
indichi qualcosa di buono. Forse dovremmo cercare un luogo più sicuro”.
Le due ragazze sgattaiolarono via da quell’angolo, indietreggiando e
strisciando per terra, fino a passare sotto un piccolo arco formato da due
colonne metalliche.
Però Hakase notò che quelle colonne avevano qualcosa di strano: avevano tutta
l’aria di essere semmai le gambe di un enorme robot.
E quando guardarono in alto, videro degli occhi robotici puntati su di loro.
Indietreggiarono precipitosamente, ma altri robot sbucarono fuori come dal
nulla, circondandole.
Prime restava immobile.
Megatron si accorse che tutti i danni subiti erano spariti.
E che il suo nemico appariva più in forma che mai.
“Prime, che storia è questa?” volle sapere il Decepticon.
Prime lo ignorò.
“Che cosa hai fatto?”
Ancora niente.
“Dannazione, Prime! Rispondimi!!”
Finalmente l’Autobot sembrò accorgersi del suo avversario. “Ero impegnato in
una discussione, che proseguiremo dopo. Ora mi prenderò la rivincita, Megatron!”
“Non farmi ridere. Non potresti mai essere potente quanto…”
Megatron non finì di parlare che un calcio fenomenale piombò sulla sua testa,
scaraventandolo lontano.
“Devo ringraziarti per le tue spiegazioni sulla fusione, fratello. Ci hanno
permesso di sapere molte cose” continuò Prime avanzando verso di lui.
Passo dopo passo cominciò a correre, Megatron scagliò altri fulmini magici
contro l’Autobot.
I fulmini colpirono Prime.
E non sortirono effetto.
Come se fossero stati annullati.
Megatron saltò verso l’alto, Optimus fece altrettanto: il Decepticon sferrò
un colpo con la mazza incorporata nel braccio, Prime parò afferrando la mazza al
volo.
Fu allora che una copia di Megatron apparve dietro Prime, sferrando un
secondo colpo con una lama magica.
Che a contatto con la schiena di Prime, si annullò.
Prime poggiò le mani sulle spalle di Megatron e contemporaneamente diede un
calcio all’indietro alla copia: ottenne cosi la spinta e il punto d’appoggio
necessari per sollevarsi velocemente, girare su se stesso e con grande agilità
sferrare un doppio calcio dall’alto sulla testa del suo nemico.
E stavolta fu il turno di Megatron di schiantarsi contro il pavimento.
Prime atterrò senza problemi, Megatron si rialzò furente.
“Non capisco! Non capisco! Avevo il potere! Questo potere non può andare a
te! Tu sei il male!” sbottò quasi indignato il leader dei Decepticons.
“Adesso siamo praticamente pari: tutti gli incantesimi che hai rubato a Negi
ed Evangeline sono ora inutili contro di me. E possediamo delle capacità
atletiche davvero notevoli, come hai appena visto. Spero solo che questo possa
farti riflettere, Megatron. In caso contrario…” Prime sfoggiò la sua spada.
Non era solo tornata integra, era diventata più lunga e con un aspetto più
minaccioso.
“Se uccidi me, ucciderai anche i due organici che ho assorbito” obbiettò
Megatron.
“E chi ha detto che ti uccideremo? Possiamo benissimo neutralizzarti senza
bisogno di eliminarti. A te questo può sembrare impossibile, ma io lo faccio da
una vita ormai” replicò Prime.
Megatron mugugnò qualcosa, poi improvvisamente si aprì un buco nero nel
pavimento, vi scomparve dentro e ricomparve davanti ad uno dei grossi portali.
“Questo non era assolutamente previsto. Non voglio correre rischi combattendo
contro di te. Ma ho ancora un modo per eliminarti: il meccanismo di
autodistruzione di questa base. E’ istantaneo, quindi non potrai né fuggire né
trovare le cariche. E non potrai neppure seguirmi, questo portale si attiva solo
se lo voglio io. Spero dunque che questo sia veramente l’addio definitivo,
fratello!”
Una luce azzurra si formò davanti a Megatron, e non appena la attraversò,
essa scomparve insieme a lui.
Prime corse verso il corridoio che conduceva al laboratorio: se Megatron
aveva detto il vero, bisognava tentare di salvare Konoka e Hakase.
Mentre correva, ad un tratto si fermò. “Hai ragione. Se l’esplosione doveva
essere istantanea, allora come mai non è successo nulla?”
“Perché hanno disattivato il detonatore” disse qualcuno.
Un qualcuno che parlava cybertroniano.
E che Prime mai si sarebbe immaginato di sentire ancora. “Ma questa voce…”
Dall’altro lato del corridoio arrivarono sette figure, piuttosto grandi,
anche se meno di Prime.
E tutte avevano gli occhi illuminati da una luce azzurra.
“Prowl!?” esclamò Optimus in cybertroniano.
“In persona” rispose l’altro “E come vedi, intrepido leader, non sono solo”.
“Bumblebee! Ratchet! Jazz! Ironhide! Ma come può essere?!”
Prowl era in testa al gruppo, mentre Ratchet stava in fondo, quasi nascosto
dagli altri.
Altri due giganti robotici, con gli occhi azzurri, stavano perlustrando il
laboratorio dei Decepticons.
“Sai Hot Rod, era da tempo che non vedevo un laboratorio cosi” esordì uno dei
due.
L’altro annuì. “Proprio vero, Sunstreaker. Chissà quali malefatte hanno
compiuto quei maledetti qui dentro. Ehi, guarda lì”.
Hor Rod indicò una porta a livello del terreno, che si differenziava dalle
altre perché più piccola.
Sunstreaker prudentemente esaminò la porta, individuò un sensore nascosto e
lo toccò, facendo aprire l’accesso appena trovato.
“Che mi prenda un cortocircuito!” esclamò l’Autobot.
“Di che si tratta?” domandò Hot Rod affiancando l’amico.
Dietro la porta c’era un corpo meccanico sezionato: braccia, gambe, tronco,
erano l’uno affiancato all’altro.
Dalle dimensioni, quel corpo doveva essere grande più o meno quanto quello
dei due esseri non meccanici che avevano soccorso poco prima.
Sopra quei pezzi, c’era una testa, con gli occhi chiusi, dalla quale pendeva
un lungo materiale biondo, simile a fili.
E affianco alla testa, c’era una piccola gabbia con dentro una minuscola e
bizzarra creaturina bianca a quattro zampe.
“Andiamo Optimus” disse Ironhide al suo stupito leader “ti sei dimenticato
cosa hai fatto prima di partire per questo pianeta? Hai detto a Bumblebee dove
era custodito l’Allaspark, in modo che ricostruissimo il pianeta. E lo abbiamo
fatto, anzi, lo stiamo ancora facendo. E per farlo abbiamo riportato alla vita i
nostri, o almeno quelli di cui era rimasto abbastanza. Ora il comando di
Cybertron è affidato a Ultra Magnus”.
“Ma potevamo dimenticarci del nostro eroico capo? Ovviamente no” continuò
Jazz “E allora abbiamo ricostruito, con maggior cura, il portale dei
Decepticons, ti abbiamo localizzato ed eccoci qui”.
“E’ magnifico! Magnifico!” esclamò raggiante Optimus “Non posso esprimere la
gioia che provo nel vedervi, compagni. E’ anche provvidenziale il fatto che
siate venuti qui. La minaccia dei Decepticons è più forte che mai!”.
“Lo abbiamo immaginato vedendo questa base. A tal proposito, sai chi sono
questi esseri?” domandò Ratchet facendosi avanti.
Nel palmo delle mani teneva Konoka e Hakase, che osservavano timorose quei
giganti di metallo.
“Gli abitanti di questo pianeta si chiamano terrestri, o umani. Queste due
ragazze sono delle vittime dei Decepticons. Ma soprattutto molte loro amiche
sono state schiavizzate dai nostri nemici. Quindi dobbiamo aiutarle. E per farlo
ci servirà anche la collaborazione degli umani” spiegò Prime.
“Che cosa? Vuoi coinvolgerli? Ma non può essere troppo pericoloso?” obbiettò
Prowl “Se non ricordo male, tu sei sempre stato restio a coinvolgere altri. E’
cambiato qualcosa mentre ero morto?”
“Sono già stati coinvolti dai Decepticons. E sono già stati commessi diversi
crimini contro la libertà dei terrestri a cui bisogna rimediare. E inoltre non
dovete farvi ingannare dall’aspetto degli umani. Anche in loro c’è più di quello
che vedi” chiarì Optimus.
“Il capo sei tu” concluse Prowl alzando le spalle.
“A proposito. Prowl” Optimus gli andò vicino “prima hai detto che i
detonatori sono stati disattivati. Non siete stati voi?”
Prowl scosse la testa. “Lo sappiamo solo perché mentre ci guardavamo in giro
nel laboratorio là dietro si è acceso un allarme. Avvertiva che l’ordine di
autodistruzione non poteva essere eseguito perché i detonatori erano stati
scollegati dalle cariche”.
Optimus si portò una mano sul mento. “Mmh. Un evidente sabotaggio. E un nuovo
mistero. Ci sarà bisogno di un mucchio di spiegazioni, sia per voi che per gli
umani quando li avvertiremo. Speriamo che i computer dei Decepticons ci dicano
tutto”.
“Ehm… scusate…”. Konoka alzò timidamente la mano. Lei e Hakase non avevano
capito nulla di quella discussione in una astrusa lingua aliena. Però quei robot
non sembravano voler fare loro del male, quindi voleva tentare un qualche
approccio. “Ehm…. Signori robot, spero che possiate capirmi. Nessuno di voi ha
visto una ragazza con i capelli rossi raccolti in due lunghi codini? Si chiama
Asuna Kagurazaka e sono sicura che è qui”.
“Asuna è qui” rispose allora Prime in giapponese e indicandosi il petto.
Konoka e Hakase rimasero perplesse.
“Be… questo sarà una sorpresa anche per voi, miei Autobots” avvertì Prime.
Che cominciò a trasformarsi: le sue dimensioni si ridussero, il metallo
cambiò forma fino a diventare muscoli e pelle umana.
Si trasformò in Asuna, nuda solo per un secondo, poi anche degli abiti
apparvero.
Sia gli Autobots che Konoka e Hakase rimasero a bocca aperta.
“Dunque sarebbe questa l’olomateria? Molto utile” esordì Asuna. Poi si
rivolse alle sue amiche: “Sono qui Konoka, e sto bene. Spero di riuscire a
spiegarti tutto e spero che capirai, sia tu che gli altri”.
Asuna si voltò verso la grotta. “Ci aspetta un lungo viaggio. Anzi, dei
lunghi viaggi”.