la_proporzione_perfetta47
*Ecco qua il finale di una fic
chemi ha tenuto compagnia per molto tempo fra il scriverla prima e il
pubblicarla poi, sarà un anno in tutto? Penso di sì... La mia
conclusione arriva col desiderio di scrivere qualche fic ancora su
questo nuovo futuro, vediamo se mi uscirà qualcosa, state sintonizzati
sulla mia pagina facebook per aggiornamenti di vario genere. Spero che
la fic sia piaciuta, così come il finale e questo splendido manga, uno
dei più belli mai fatti di sempre. Grazie per avermi seguita. Buon
finale. Baci Akane*
47. IL GIORNO PERFETTO
"Ho
trovato un modo per farti entrare ma non avevo mai davvero avuto
un dubbio restando nella luce della tua aureola ho il mio
angelo, adesso E' come se tu mi avessi svegliata ogni mia
regola che tu hai infranto è il rischio che sto correndo
non ti respingerò mai Ovunque guardi adesso sono circondata
dal tuo abbraccio tesoro riesco a vedere la tua aura sai che sei la mia
unica buona qualità sei tutto quello di cui ho bisogno e di più è
scritto su tutto il tuo viso tesoro riesco a sentire la tua aura
prego che non svanirà mai (Riesco a sentire la tua aura) aura"
/Halo - Beyonce/
“Smettila di grattarti!” Disse Lag
a Zazie.
- Ma mi gratta! - Rispose lui
arricciando il naso, grattandosi a tutto andare mentre si avviava per
strada accanto a Wasiolka.
“Però stai benissimo!” Esclamò
entusiasta Lag nella sua testa.
- Ma mi gratta! -
- Zazie, smettila, sembra che hai
le pulci! - Disse Connor raggiungendolo dalla propria via che si
incrociava con quella di Zazie. Questi lo guardò e sbuffò smettendo di
grattarsi. - Stai bene, sembri una persona normale! - Aggiunse
guardando il suo amico vestito sorprendentemente bene, con un completo
serio di colore nero. La camicia bianca, la cravatta ancora slacciata.
- E quella? -
- Hai finito col terzo grado? -
Sbottò Zazie sulla difensiva trattandolo male perché si sentiva
ridicolo con quel completo.
Connor ormai era abituato e lo
ignorò attaccando a parlare di tutto quello che gli passava per la
testa, a ruota libera.
I due arrivarono davanti
all’Alveare dove alcune carrozze erano in fila pronti per partire una
volta che tutti gli invitati sarebbero arrivati.
Radunati c’erano già quasi tutti.
Zazie vide Aria più bella che mai
accanto ad un raggiante ed anche lui ben vestito Largo Lloyd. Lloyd
dopo ulteriori giorni di elioterapia era migliorato ancora ed i due
sembravano essersi messi finalmente insieme.
Il dottore Thunderland Jr stava
tormentando Lode, Sun e Chiko perché voleva vivisezionarle, Garrard e
Valentine parlavano con Aria e Lloyd e quando arrivarono Zazie e Connor
si radunarono per salutarli, Lloyd si mise a ridere della cravatta
aperta di Zazie, Aria si offrì di chiuderla, ma lui sventolò la mano
dicendo che sarebbe stata l’ultima cosa prima di entrare in chiesa, o
sarebbe morto soffocato.
- Comunque sei un figurino! - Disse
il dottore sistemandogli una ciocca di capelli neri, perfettamente
pettinati e quindi con una forma per una volta normale. - Anzi, sei
irriconoscibile! - Zazie si girò con una smorfia. - Quasi da mangiare!
- Il dottore amava fare il maniaco con lui perché lui reagiva sempre
male ed infatti gli lasciò un pestata nel piede che lo fece ululare e
ridere insieme.
- Dov’è Jiggy? - Chiese sperando di
poter partire presto.
- Mio fratello lo sta convincendo a
venire! - Silvet spuntò da dietro, arrivata in quel momento. Il
gruppetto si girò a guardarla. Silvet era lì sola ed era anch’ella
molto bella, quel giorno. Un bell’abito sbarazzino che probabilmente
non aveva mai messo, i capelli raccolti in un’acconciatura ed un filo
di lucida labbra.
- Cosa significa che lo sta
convincendo? - Chiesero tutti in coro in allarme. Silvet chiuse gli
occhi e sospirò.
- Non lo so esattamente, siamo
passati a prenderlo e lui ha detto di andare che non poteva uscire, non
so bene. Mio fratello ha detto di andare avanti. -
- Non se ne parla nemmeno, non si
parte senza gli sposi! - Esclamò Lloyd.
- Probabilmente è un po’ di ansia,
dopotutto è il loro grande giorno! -
Lode alzò gli occhi al cielo
seccata mentre Sun non capiva cosa ci fosse da allarmarsi. Chiko
rideva.
- Ha scelto lui la location! Ha
voluto a tutti i costi sposarsi nella sua cattedrale, dalla sua
famiglia. Che ha, ora? - Si lamentò Garrard che non amava molto
aspettare senza fare nulla.
- Vado a vedere… - Disse Lloyd il
quale era amico di Jiggy da molti anni.
- No lascia, vado io! - Lo superò
Zazie. - Sono più veloce! - Con questo si mise a correre verso casa di
Jiggy, lasciando un contrariato Lloyd a lamentarsi dell’insolenza dei
giovani.
- Giovani? Sei tu che sei vecchio!
Io mi sento ancora giovane! - Esclamò il dottore lanciandogli una
frecciatina al suo amico.
- Lo dici solo perché così ti senti
più libero di provarci con Zazie! Ti ricordo che questo non toglie i
dieci anni di differenza che avete! E poi lo sai che è proprietà
privata! - Per quanto scherzasse, Lloyd conosceva bene Thunderland.
Proprio per le sue stravaganze non andava sottovalutato o dato per
scontato. Era effettivamente in fissa con Zazie.
In risposta lui rise ma non disse
nulla, con Garrard che alzava gli occhi al cielo e Valentine che si
lamentava dell’attesa.
- Un matrimonio! E che sarà mai?
Tutte queste cerimonie! -
Zazie arrivò presto da Jiggy e vide
fuori appoggiato alla porta Gauche, ben vestito di bianco e pettinato
anche lui.
Per un momento Zazie ebbe una
visione e sovrappose il viso di Lag al suo che gli sorrideva
mortificato.
“Credo che se fossi rimasto umano e
fossi cresciuto, saresti diventato come lui, sbaglio?” Chiese Zazie
ebete. Lag sorrise.
“Ho preso molto da lui quando mi
sono formato, perché quando io prendevo forma, lui perdeva un pezzo del
suo cuore, nello stesso identico momento.” Zazie annuì alla
spiegazione, così si avvicinò a Gauche e gli mise una mano sulla
spalla.
- Che dice? - Gauche si strinse
nelle spalle senza capire.
- Che devo andare e che non può
venire con me. Non mi fa entrare, è chiuso a chiave. -
- Ma ha detto che non vuole
sposarsi? - Era così assurdo che gli veniva da ridere nel dirlo, Gauche
fece un’espressione preoccupata.
- No, certo che no, ma… - Zazie
capì che doveva prendere le cose nelle sue mani, per una volta, e
affrontarle alla sua maniera, sebbene di solito nessuno voleva che lo
facesse.
- Ok, ci penso io, vai dagli altri.
- Gauche lo guardò esitando, ma Zazie sorrise spingendolo poco
gentilmente.
- Forza forza, fra simili ci si
intende, te lo spedisco subito! -
Così dicendo, con un calcio che per
poco non lo sporcò nel suo bel vestito bianco, lo allontanò.
Quando fu andato, Zazie bussò coi
pugni come per buttare giù la porta, poi spazientito chiamò a gran
voce:
- Avanti Jiggy, sono Zazie, è
andato via! Se non apri butto giù la porta, lo giuro! E guarda che sono
capace! Volevo essere io oggi a sposare Lag invece sei tu che sposerai
Suede, scusa se ho le palle girate! Esci subito o… - Finalmente la
porta si aprì, per poco il pugno non colpì il viso di Jiggy, ma si
fermò in tempo. Zazie lo guardò sorpreso, convinto di trovarlo in
pigiama.
Invece indossava il suo vestito da
cerimonia, trovato grazie ad un utile Largo Lloyd che aveva ben pensato
di fargli un bel regalo di nozze.
Se non fosse stato lui il
cerimoniere, in quanto unica guida ufficiale di Amberground ne aveva il
potere, avrebbe scelto lui come testimone di nozze, invece aveva
‘ripiegato’ su Zazie.
Vestiva perciò bene, col suo abito
di nozze color blu, perfino i capelli quel giorno erano
sconvolgentemente a posto. Tutto perfetto. E dunque?
Jiggy buttò la cravatta e Zazie
provò il forte istinto di fare la stessa cosa, poi prese gli occhiali
da corsa e le chiavi del cavallo di ferro.
- Cosa vuoi fare? - Chiese senza
parole Zazie mentre tornava dal suo imbambolamento. Jiggy vestito da
sposo stava maledettamente bene e Lag gli diede un colpo in testa per
il rossore particolarmente accentuato, una cosa che non gli sarebbe mai
andata via.
- Cosa ti sembra? - Zazie spalancò
gli occhi vedendolo chiudere la porta e andare al suo mezzo, non ci
stava credendo nemmeno vedendolo, non poteva essere come sembrava.
- Scappi e lasci Suede? Sei pazzo?
È l’amore della tua vita, lo hai aspettato cinque anni, poi quando è
tornato nei panni di Noir hai fatto di tutto per riaverlo al meglio che
potevi ed ora che è tornato lui al cento percento e che ti ha chiesto
di sposarlo, dopo che hai detto sì, scappi? Non è un comportamento
degno del mio Dio! - Zazie non si rese nemmeno conto d’averlo detto.
Non aveva mai fatto mistero della sua adorazione nemmeno davanti a lui,
ma non era mai andato oltre un certo limite.
Sentì la gelosia bruciante di Lag
che si limitava ad ascoltare incredulo a quel che succedeva.
“Lag, vuole davvero andarsene?”
Chiese mentre Jiggy saliva sul cavallo di ferro col suo bel vestito
elegante.
“Non lo so, non mi fa mai entrare,
è uno dei pochi che non mi ha mai permesso. Devono lasciarmi entrare e
così posso leggere in loro e posso comunicare…” Zazie sospirò
impaziente constatando che nemmeno un vero Dio poteva essere d’aiuto.
Effettivamente le cose che Lag poteva fare a parte illuminare il mondo
e dare una serie di benefici anche a livello salutare, erano ben pochi.
Jiggy avviò il motore, poi lo
guardò in attesa.
- Non vieni? - Zazie rimase senza
parole di nuovo. Il suo Dio, il suo idolo, la persona che aveva sempre
venerato gli chiedeva di passare il resto della sua vita con lui?
Da un lato si trovò seriamente
allettato dalla cosa, per quanto fosse impossibile crederci ci pensò.
Lag era una sorta di spirito divino inconsistente, c’era, ma non
fisicamente. Sarebbe stato solo tutta la vita e lì che altro aveva?
Amici, un lavoro che gli piaceva, ma la sua vendetta personale era
stata consumata, i gaichu probabilmente erano morti per sempre… cosa
c’era lì per lui? Solitudine, rimpianti. Quando andava in giro a
consegnare lontano, ci pensava. E se non tornava più? Perché tornare?
Però Lag gli diceva che comunque
ormai aveva la sua vita, la sua vita era il Bee e gli piaceva rendere
felici gli altri, gli piaceva molto quel che aveva indietro e lui lo
sentiva. Zazie rispondeva che però gli mancava davvero. Davvero molto.
Troppo per fare quel che faceva prima come niente fosse, ora lui non
c’era, non c’era davvero. Non come voleva che ci fosse.
Guardò così Jiggy che gli chiedeva
di seguirlo e pensò che forse con lui potesse andarsene nonostante
tutto.
Poi però immaginò Gauche piangere e
immaginò Lag piangere di conseguenza, perché se Gauche piangeva, apriti
cielo. Il dolore di un Dio Sole poteva essere devastante! E poi lui non
poteva saperlo triste.
- Jiggy, si affrontano i problemi,
me lo hai insegnato tu. Nella vita si può conquistare tutto quello che
si vuole, a patto che si sia disposti a perdere tutto. E questo Jiggy è
il momento di conquistare! Hai l’amore della tua vita a portata di
mano, il Jiggy che adoro e che venero e che mi fa andare avanti
sperando di poter essere come lui, il Jiggy che a volte è l’unica
ragione di vita rimasta, non scapperebbe! - Esagerò di proposito, però
era vero che lo vedeva come il suo modello da sempre ed ora che Lag era
il dio del sole e che i gaichu erano morti, compreso il responsabile
della morte dei suoi genitori, poche cose, davvero poche, gli
rimanevano. L’adorazione per Jiggy era una di queste. Il volerlo
emulare, l’essere il più possibile come lui.
Jiggy lo guardò colpito da quelle
sue parole, dai suoi sentimenti. Rimase serio per un istante soppesando
il suo stato d’animo che doveva essere ben più devastante di quel che
desse a vedere, infine chiuse il motore del cavallo di ferro, gli
occhiali di gomma non ancora infilati pendevano intorno al collo.
- Zazie, non voglio scappare. Si
può sapere perché diavolo l’hai pensato? Non lascerei mai Gauche
nemmeno se lui mi respingesse e tornasse ad essere Noir! - Zazie si
irrigidì facendo il broncio.
- Beh, tu hai mandato via Suede
dicendo di andare che non potevi venire con lui… - Jiggy chiuse gli
occhi lasciando andare la testa all’indietro, rivolta verso il cielo,
snervato.
- Ed è così! Non si può fare il
viaggio verso la chiesa insieme, porta male! Dannazione, Zazie! E
dannazione a lui! Cosa ha capito? - Solo lì si rese conto che
probabilmente Gauche insisteva nell’andare insieme perché aveva capito
che non volesse più sposarlo.
- Beh, non è che sei stato tanto
specifico quando hai detto ‘non posso venire con te!’ - Saltò su sulla
difensiva Zazie. Jiggy scosse la testa esasperato e prese carta e penna
dal taschino interno, dove su un tovagliolo scrisse a Gauche che si
sarebbero visti direttamente in cattedrale e che lui e Zazie andavano
col cavallo di ferro, perché gli sposi non potevano viaggiare insieme
prima delle nozze.
Poi diede il biglietto ad Harry che
volò a pochi isolati, andando da Gauche.
Zazie rideva insieme a Lag.
- A volte la tua stitichezza di
parole è leggendaria, Jiggy! - Ormai aveva una certa confidenza con
lui, anche se continuava a fargli lo stesso effetto di sempre.
- Andiamo? - Zazie sospirò e salì
in moto decidendo che i capelli ordinati non erano cosa che faceva per
loro.
Il paesaggio scorreva veloce come
avevano potuto ammirare altre volte, un paesaggio però diverso, non più
arido e notturno. Il cielo era terso ed azzurro, il sole li scaldava e
l’erba cominciava a mutare l’aspetto di quegli spazi sconfinati.
- Stai bene, Zazie? - Chiese da
davanti, mentre guidava.
- Sì, certo. E tu? - Rispose di
rimando.
- Bene, è ovvio. - Domanda strana,
si disse. - Ma come stai senza Lag? - Zazie si aggrottò.
- È sempre con me… - Diede la prima
risposta, quella che dava sempre. Ma Jiggy non si fece sfuggire quello
che vedeva fra le righe.
- Prima quando pensavi che ti
proponessi di scappare insieme hai esitato. - Zazie fece una smorfia
nascondendo il viso contro la sua schiena, strinse la presa intorno
alla sua vita istintivamente, sentendosi meglio.
- È che a volte vorrei poterlo
stringere ancora. Lo sento ed emotivamente non mi manca, anzi. Però…
però mi mancano le braccia che mi stringono, mi manca il suo corpo da
abbracciare, la sua bocca. Certe cose, sai… - Jiggy sapeva bene, sapeva
anche meglio di lui anzi.
- Ad un certo punto mi sono
rassegnato. Quando Gauche era disperso. Mi sono rassegnato, dopo un po’
che lo cercavo senza notizie. Ed ho aspettato la fine inesorabile,
speravo di morire in qualche missione, mi buttavo in quelle peggiori ma
nessuna era abbastanza difficile. - Zazie sollevò il volto a guardare
la sua nuca dove i capelli rossicci volavano al vento, spettinandosi di
nuovo.
- Come ci sei riuscito? A rimanere
vivo, intendo. - Chiese piano capendo che la risposta poteva aiutarlo,
sperando che lo facesse.
- Era troppo vivo in me. Ogni volta
che la fine era vicina, ogni volta che bastava una mia piccola spinta
ed il gioco era fatto, lo sentivo. Sentivo che mi diceva di alzarmi e
di muovermi, che non era ancora ora. Non era ancora ora. E non sapevo
perché, però mi alzavo e riprendevo. Non ho mai saputo perché in cinque
lunghi anni di assenza totale, io dovessi andare avanti. Ma l’ho fatto.
Solo dopo ho capito. Gauche non era morto, sarebbe tornato da me. -
Zazie si rattristò appoggiando la fronte sulla sua schiena, sulla sua
giacca liscia che si gonfiava con l’aria.
- È diverso, io so che non tornerà.
Lag è il sole e sentirlo con me è già un grande regalo. A volte però
vorrei solo… fare così! - Strinse la presa intorno al suo corpo e lo
fece con una tale nostalgia che a Jiggy vennero le lacrime, mentre
Zazie sentiva dentro di sé quelle di Lag, silenzioso e dispiaciuto per
quella sua mancanza che mai in nessun modo avrebbe potuto colmare. Mai.
- Quello che volevo dire è che non
puoi sapere perché è giusto resistere e andare avanti. Però dentro di
te lo senti. Senti che devi. E segui quella forza invisibile che ti
dice di andare avanti comunque, perché un giorno troverai la risposta.
Un giorno capirai perché dovevi resistere. - Zazie non rispose, lasciò
che le parole potenti e penetranti di Jiggy gli entrassero dentro e vi
si aggrappò. Se il suo dio in terra diceva di tenere duro, valeva la
pena tenere duro. Lui ci era riuscito ed oggi si sposava. Oggi colmava
la sua felicità ai massimi storici.
Valeva la pena dargli retta.
Jiggy e Zazie arrivarono per primi
alla cattedrale dove la sorella Neri ed il fratellino, cresciuti a
vista d’occhio in poco tempo, li accolsero con un bel sorriso.
Dopo aver finito la costruzione
della cattedrale, era stato disposto un rifugio per bisognosi e loro
due ne erano a capo, se ne occupavano su richiesta del benefattore
della cattedrale, Jiggy Pepper.
Dead End era rinata.
Jiggy e Zazie scesero dal cavallo
di ferro e si sistemarono i capelli ormai sparati in mille direzioni
come sempre. Neri scosse il capo ed invece di abbracciare Jiggy chiese
all’altro fratellino di recuperare un pettine.
- Dai non serve… -
- Certo, ti sposi facendo il
porcospino, sai che bello! Potevi venire in carrozza almeno oggi? -
Chiese lei seccata guardando poi Zazie. - E tu? Bello il testimone con
la cravatta aperta! Non chiedo nemmeno che fine ha fatto la tua! Vi
siete trovati, non poteva essere una coppia diversa di sposo e
testimone! Ah vieni qua e sta zitto! - Così dicendo prese Zazie per il
colletto della camicia e iniziò a legargli la cravatta intorno al
collo, mentre Zazie si lamentava del fatto che non voleva minimamente
avere un guinzaglio al collo.
- Non ti ho chiesto il parere!
Almeno tu sii decente! - Ordinò Neri stile generale. Jiggy fece segno a
Zazie di non ribattere, infine arrivò il fratellino con il pettine e
Neri pettinò entrambi rendendoli di nuovo decenti.
- Adesso si ragiona! Su entrate! -
Con questo li spinse dentro. - Andate all’altare! -
- E la canzone? - Neri alzò gli
occhi al cielo esasperata e facendo un cenno al famoso fratellino
minore, gli disse di andare a suonare.
Il piccolo corse a lato dell’altare
ed iniziò a suonare l’organo rendendo sacro quel luogo estremamente
bello.
La cattedrale da fuori era grande e
presentava un campanile molto alto, la campana d’oro rintoccava a
festa. Dentro era ancora più bello, ogni dettaglio era curato ad arte e
sebbene Zazie non se ne intendesse, rimase a bocca aperta a percorrere
la navata centrale, fra i sedili di legno.
Si emozionò camminando accanto a
Jiggy, pensò che aveva un suo modo di voler bene.
Non era stato molto accanto alla
sua famiglia, ma aveva lavorato duramente per costruire un luogo così
bello e carico di una sacralità che riempiva di speranza. Si fermò
davanti all’altare insieme a Jiggy e guardò l’affresco lì davanti. Una
donna con un bambino, l’imperatrice e Lag, tali lo vide Zazie. Sorrise
con gli occhi lucidi.
“Questo posto è come te, Lag.
Rappresenta la speranza per tutti i poveracci di questo mondo. Ed ora
tu, come sole, rappresenti la speranza per i poveracci di tutto il
mondo. Sono fiero di te. Anche se mi manchi da morire.”
Lag non rispose, ma due braccia lo
strinsero forti e sicure togliendogli il fiato. Zazie spalancò gli
occhi e per un momento pensò che Lag si fosse incarnato per un istante,
un breve istante. Poi sentì le braccia troppo adulte per essere le sue
e realizzò che era Jiggy. Questo non rese il momento meno emozionante,
perché capì come mai lui, proprio lui, faceva una cosa simile. Si
abbandonò all’abbraccio più incredibile di sempre e lo ricambiò
stringendo gli occhi, mentre una lacrima scappava fugace.
“Ti amerò per sempre anche io,
Zazie. E lo sai.”
- Non puoi avere l’abbraccio di
Lag, ma puoi avere l’abbraccio di ogni altra persona. Non è la stessa
cosa. Ma è un abbraccio. Ed in ognuno c’è un pezzo di lui, no? -
Mormorò contro la sua testa. Jiggy lo fece solo perché in quel momento
quel posto era completamente vuoto ad eccezione per il fratellino che
suonava all’organo una dolce sonata.
Il mondo andava avanti, così come
la vita ed anche se non era perfetta, poteva ancora valere la pena di
essere vissuta.
La carrozza arrivò con una certa
calma, con la ferrea convinzione di Lloyd che le spose dovessero farsi
attendere. Gauche dopo la seconda volta che ribadiva che erano due
sposi uomini, ci aveva rinunciato.
Scesero tutti quanti e Lloyd chiese
di aspettare qualche istante ad entrare per dargli modo di sistemarsi e
prepararsi.
Gauche e Jiggy non avevano voluto
un prete, nonostante Jiggy avesse fatto costruire una cattedrale non
era particolarmente credente.
Avevano deciso per un matrimonio
civile, però avevano scelto la location per motivi prettamente
sentimentali. Quel posto era caro a Jiggy.
Neri, vicino alle porte aperte,
indicò agli invitati di entrare e disporsi nelle prime file dei banchi.
Entrando videro Jiggy e Zazie con sollievo, sorpresi nel vedere un
Jiggy così ben vestito ed entrambi così ben pettinati.
Gauche e Silvet si guardarono, soli
davanti all’uscio.
Il sole splendeva alto, Lag era lì
con loro ed entrambi lo sentivano chiaramente.
- Sto bene? - Chiese Gauche a
Silvet. Lei sorrise con gli occhi pieni di lacrime che stentava a
fatica a trattenere, la risata altrettanto lacrimosa di Lag.
“Non piangere Silvet!” Le disse con
la voce rotta di pianto.
“Nemmeno tu, Lag!” Gauche sorrise
pulendole una lacrima che scivolava traditrice da sotto l’occhio
lievemente truccato.
- Sei perfetto, fratellone! -
- La mamma sarebbe contenta… -
Disse poi, felice di poterla ricordare, mentre si rendeva conto cosa
gli era mancato dal giorno del balenio in poi. Quel calore nel ricordo
di lei. - Le somigli molto, lo sai? - Aggiunse poi lasciando perdere
l’idea di asciugarle tutte le lacrime che ormai scendevano copiose.
- Davvero? - Chiese piangendo. Lui
annuì sorridendo. - Jiggy è fortunato a sposarti, sarete felici! -
Rispose lei a quel punto sistemandogli una ciocca di capelli bianchi.
Gauche annuì e si girò porgendole
il braccio.
- Andiamo? - Lei annuì e lo prese,
insieme varcarono la soglia percorrendo la navata, insieme ad un
felicissimo Lag, davanti agli occhi raggianti di tutti i loro amici.
Ed era bello farlo sulle proprie
gambe, insieme, fratello e sorella, entrambi con ogni cosa al proprio
posto.
Gauche alzò gli occhi, notò
brevemente tutti che li guardavano sorridenti, poi finalmente vide
l’altare davanti cui c’erano Lloyd vestito per bene pronto a celebrare
il matrimonio civile, poco distante c’era Zazie col suo tenero broncio
e l’aria sempre un po’ malinconica.
Poi lì, in mezzo a loro, c’era lui.
Jiggy vestiva di blu, un bel blu
oltremare, pantaloni e giacca lisci di una stoffa molto più pregiata di
quel che avrebbe potuto immaginare per lui. La camicia classica,
bianca. Nessuna cravatta o farfallino. Gauche sorrise notandolo. I
capelli rossicci erano pettinati, era forse la prima volta che li
vedeva così in ordine che gli incorniciavano il viso ed il collo. La
cicatrice sotto l’occhio destro simbolo del loro amore. Come
dimenticare ogni istante così prezioso?
Gauche percorrendo la chiesa
accanto a sua sorella, verso l’unica persona che aveva davvero amato,
si emozionò nel capire la differenza da prima. Da ogni versione di sé
ad ora, gli era comunque sempre mancato qualcosa, c’era sempre stata
una sorta di nostalgia incomprensibile. Sempre.
Ed ora che ogni pezzo era tornato
al proprio posto, solo ora lo capiva. Solo ora vedeva la differenza.
Essere davvero vivi, completamente
vivi, essere veramente sé stessi era ben diverso dall’accontentarsi di
quel che si poteva essere, di quel che si poteva avere.
Aveva vissuto sempre pensando che
un giorno forse avrebbe trovato quello strano qualcosa che gli mancava,
ed ora che percorreva la chiesa verso la persona che amava e che stava
per sposare. Ora capiva che quel giorno era arrivato. Il giorno in cui
si sentiva pieno e completo.
Si fermò davanti a Jiggy lasciando
Silvet dall’altro lato dell’altare rispetto a Zazie, in quanto sua
testimone.
Si presero poi per mano, davanti a
un Lloyd sorridente, pazientemente in attesa di quel momento forse da
molto più tempo di tutti gli altri.
- Sei bellissimo. - Mormorò Gauche
sorridendo felice, davvero completamente felice.
Il giorno in cui si poteva sentire
pieno.
Jiggy sorrise ed un suo sorriso
poteva valere tutte le fatiche che si dovevano fare per ottenerlo.
Lo guardò vestito di bianco, un
abito elegante, in pantaloni, giacca e camicia dal taglio semplice ma
perfetto. I capelli dello stesso colore, ordinati intorno al viso, un
po’ più in parte del solito sulla fronte. Meraviglioso come sempre. Gli
occhi viola brillavano pieni di una felicità che gli aveva visto
identica solo prima del giorno del Balenio, quando si era innamorato di
lui per la prima volta.
Jiggy riconobbe quella luce che per
anni, poi, gli era mancata.
Il suo Gauche era tornato.
- No, tu sei bellissimo. - rispose
indicando che lo era per quella parte che ora splendeva in lui.
Così Jiggy si protese e gli lasciò
un bacio sulla guancia, dopo di che si girarono verso Lloyd, pronti a
fare quel passo importante e tanto agognato.
Il girono in cui ogni risposta
trovava luogo, ogni promessa vedeva la luce.
Il giorno in cui la felicità era
totale e non solo a metà.
Il giorno in cui i sorrisi erano
pieni e di desideri non ne nascevano più.
Il giorno in cui chi si amava
l’avrebbe fatto per sempre e senza nuvole all’orizzonte.
Il giorno era quello.
Zazie li vide uno accanto
all’altro, felici e raggianti, meritevoli di quel giorno perfetto.
Un po’ triste guardò fuori da una
delle alte vetrate colorate, una era un po’ aperta e da lì vide un
piccolo pezzo di cielo ed un piccolo pezzo di sole, i raggi penetravano
la cattedrale in quel luogo sacro.
Infine sospirò e sorrise a Lag,
comunque sempre lì con lui.
FINE
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