Il mio destino

di s4nflow3r
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  "Come diamine fai a sapere che ho appena dato il mio numero a un ragazzo?" questa cosa mi sta davvero spaventando.
  "Non sono affari tuoi!- mi urla contro -digli di cancellarlo!" 
  "Enrico, senti, proviamo a ragionare. Come hai fatto a saperlo? Perché non vuoi che gli dia il mio numero? Lo conosci? Cos'è successo? Ti prego dammi risposte!"
  "Non ne meriti. Pensavo fossi una brava ragazza e invece appena rimani sola, guarda cosa fai!"
  Riaggancio. Mi sta mettendo ansia. Non ho bisogno di altra ansia in questo momento. Saluto Fabio e torno a casa.
  Che strana la vita: desideravo così tanto un ragazzo come Christian Grey, che mi facesse regali costosi, pagasse sempre per me, mi sollevasse da qualsiasi difficoltà. Uno che fosse così innamorato da stalkerarmi ed essere geloso possessivo da far paura. Uno che potesse avere chiunque, ma si innamorasse perdutamente solo di me.
  Eppure guarda qui, appena ne ho avuto uno come mi sono sentita.
  Non lascerò mai più un uomo pagare per me. Non lascerò mai più che qualcuno mi compri, come ha fatto Enrico. Taglierò tutti i ponti con lui, anche se so che è pericoloso come Christian, che potrei ritrovarmelo ovunque senza sapere come fa.
  Dicono che ci sia una linea sottile tra il romanticismo e lo stalking. Che lo stesso gesto ti sembra romantico se la persona ti piace, se non ti piace sembra da stalker.
  Nel mio caso, Enrico mi piace da morire. Mi stavo quasi innamorando, ma giuro che ho sentito un cappio stringersi intorno alla mia gola a quella telefonata. A quelle parole.
  "Tu sei mia", non esistono parole più brutte, secondo me. Annullare una persona rendendola oggetto per poterla possedere. Ma io non sono così. Non apparterrò mai a nessuno. Domani lascerò il mio lavoro, ne cercherò un altro. Per il momento devo mettermi a studiare. Ho troppo a cui pensare, non riesco a concentrarmi... però la sessione d'esame inizierà a breve. Meglio che mi sbrighi.


  Sono passate due ore, e sono riuscita solo a rileggere lo stesso capitolo continuamente. Non capisco nulla.
  Improvvisamente, Camilla piomba in camera mia: "dobbiamo andare!"
  "Dove vuoi andare? Non vedi che sto studiando?"
  "Chi se ne frega! Tanto dovrai lasciare quella stupida università, comunque."
  "Cosa? Che stai dicendo?" 
  Anche mio padre entra affannato in camera mia, come dopo una corsa, i vestiti stropicciati: "Lucia, che diamine stai facendo? Ti sembra il momento di studiare?"
  "Scusatemi, ma da quando esiste "il momento" per studiare? Guardate che è difficile anche per me", rispondo sospirando.
  "Lucia,-sussurra mio padre, disperato -prendi quello che riesci e salta in macchina. Hai, tipo, 30 secondi. La casa sta per esplodere."




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