Hyperversum. Il gioco continua

di Carme93
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Capitolo II
 
Troyes, Contea della Champagne, Francia Nord-Orientale, Marzo 1242
«Thierry!».
Il ragazzino, dai folti capelli castani, si voltò al richiamo e non poté fare a meno di sorridere. «Marianne! Quando siete arrivata?».
«Or ora» replicò la giovane, che a malapena dimostrava i suoi quattordici anni. Era così bella che per un attimo Thierry rimase a fissarla quasi ipnotizzato. Ella giocava con i capelli biondi e ridacchiava. Rideva di lui! Si riscosse arrossendo. Oh, se l’avessero visto i suoi genitori!
«Faresti qualunque cosa per me, vero?» domandò Marianne maliziosa.
«Naturalmente, madamoiselle» rispose e fu contento di non aver balbettato.
«Magnifico! Andiamo a fare una passeggiata a cavallo» propose la ragazza con un ampio sorriso.
Thierry sgranò gli occhi e si sentì a disagio. «Madamoiselle, né vostro padre né il mio ci daranno il permesso» mormorò imbarazzato.
«Non lo sapranno! Sono tutti in attesa dell’arrivo di Sua Maestà e di Marc. Madama Alexandra è la più in ansia. La gravidanza ormai avanzata la rende particolarmente suscettibile».
«Madamoiselle!» replicò preoccupato Thierry. «Non ho il permesso di uscire dal castello!».
«Suvvia, Thierry. Renderai felice una dama!».
«Mi dispiace, madamoiselle. Credo che sia più consono che io vada a salutare i vostri genitori, invece».
«Sei noioso. Hai solo dodici anni! Marc non ti ha insegnato nulla?» lo provocò Marianne. «E comunque i miei genitori non sono ancora arrivati. Io li ho preceduti».
Thierry ebbe l’impressione che Marianne non avrebbe dovuto farlo. La sua espressione era tutto tranne che innocente.
«Ah, capisco. Comunque vi chiedo scusa, ma padre Mathieu mi attende per la lezione di latino».
Marianne alzò gli occhi al cielo e in maniera ancor meno elegante lo prese per un braccio e lo trascinò lungo il corridoio.
«Madamoiselle!» si lamentò indignato, ma con sua onta non riuscì a liberarsi dalla sua presa. Era un ragazzino molto gracile e dalla debole salute. Per i suoi primi anni di vita i suoi genitori avevano a lungo disperato che sopravvivesse. L’unico maschio del casato. L’erede. Però ce l’aveva fatta per la felicità di tutti.
«Ti insegnerò a divertirti» disse solamente Marianne e lo liberò solo quando raggiunsero le scuderie. «Ora dimostra la tua cavalleria e sellami il cavallo».
Thierry la fissò sconcertato. Non sapeva come comportarsi. L’ultimo suo desiderio era quello di far adirare il padre, ma non era solo questo il problema: aveva il terrore di far arrabbiare anche il padre di Marianne, che sarebbe dovuto diventare il suo tutore. Sospirò e si affrettò a prendere la sella per Marianne prima che lo facesse da sola. Sarebbe stato poco cavalleresco da parte sua. E così, suo malgrado, si ritrovò ad assecondarla.
«Torneremo prima che qualcuno si accorga della nostra assenza. Te lo prometto» disse Marianne saltando in groppa al palafreno color nocciola che si era scelta personalmente. Thierry non poté non ammirarne l’eleganza e la semplicità. Sapeva che molti avevano già chiesto la sua mano, ma il padre, o lei (cominciava a sospettare che potesse essere così), non aveva acconsentito, affermando che non era ancora abbastanza matura. Quando aveva sentito queste parole, Thierry non vi aveva dato peso, ma ora che faticava a seguirla lungo le vie della cittadella, ne comprese il significato: si stava comportando come una bambina disubbidiente e poco giudiziosa. E tu le stai andando dietro gli ricordò immediatamente la sua coscienza. 
«Rallenta!» la pregò. Era da veri irresponsabili correre al quel modo in mezzo alla folla!
«Tranquillo!» replicò ella, che sembrava divertirsi molto.
 




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