Il primo amore di Ignis Scientia

di Red_Coat
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Per un pugno di cavoli


L'estate a Insomnia non era mai stata così calda. L'aria era torpida, avvolta da una pesante cappa che ingrigiva perfino l'azzurro del cielo, e il sole si specchiava anche troppo scintillante sulle pareti di vetro e ferro dei grandi grattacieli e sul nero dell'asfalto che ricopriva le strade.
Erano le undici e quaranta del mattino e già si sudava di brutto, solo respirando.
Di certo non le condizioni ideali per lavorare all'aperto, pulire o restare ai fornelli, eppure quest'ultimo era proprio il motivo per cui la ventiquattrenne Jane Alexandra e sua sorella Monica si trovavano in quel momento tappate in una macchina senza aria condizionata, tappate nel traffico di punta.
Il sole batteva forte in testa superando l'ostacolo inesistente del vetro del finestrino aperto, e Jane con le note di una sinfonia classica nelle orecchie cercava di sopportarlo riuscendoci sempre di meno, mentre sua sorella seduta al posto di guida canticchiava tranquilla e aspettava paziente ma non troppo che la coda si dovesse.
In fin dei conti, cosa avrebbe dovuto fare? 

- Dici che ce l'avranno qui tutta quella roba che ti serve? - le chiese ad un certo punto.

La ragazza sbuffò.
Le girava terribilmente la testa,  e il solo pensiero che se non fosse stato per via di quel seccante impegno che sua sorella si era presa a nome suo coinvolgendola senza neanche chiederle un parere a quest'ora sarebbe di sicuro restata a casa a godersi la frescura dovuta alle vecchie mura spesse e alla posizione vicino al fiume,  magari con un po' di succo di frutta ghiacciato da bere e qualche snack da sgranocchiare.
Invece stava sudando fino a ritrovarsi anche gli occhiali bagnati, li aveva dovuti togliere e per questo era aveva mal di testa e vedeva male.
Il supermercato era proprio dietro l'angolo, se solo fossero riusciti a svoltarlo.
Invece i clacson continuavano a starnazzare e lei si sentiva al limite della sopportazione.

- È un supermercato, Monica. - rispose sarcastica e spazientita, continuando a guardare fuori dal finestrino senza la forza di voltarsi e chiudendo gli occhi - Vuoi che non abbiano gli ingredienti per una banale torta al cioccolato?  - rispose.

Di solito adorava cucinare,  era una delle cose che le riusciva meglio dopo scrivere e intrattenersi coi bambini.
Ma in una giornata come quella era davvero, davvero assurdo anche per lei anche solo il pensiero di dover accendere un forno.
Invece sua sorella aveva accettato di partecipare a una festa di compleanno di una sua amica, che per Jane era invece una perfetta sconosciuta, e aveva pensato a lei per preparare qualcosa da portare.

-Comunque pensavo  ... - seguitò a quel punto la maggiore,  e lei già si preparò mentalmente a resistere agli istinti omicidi che le sarebbero venuti a sentire la fine di quella frase -Non è che una torta è troppo? Potremmo fare dei pasticcini, tu li sai fare, no? -

"Ora la strozzo."
Come previsto il nervosismo crebbe a dismisura fino a manifestarsi in uno sguardo furente che la giovane rivolse alla sorella voltando lentamente il capo verso di lei.
Questa sorrise.

-No,  perché stavo pensando... - provò a dire
-Non pensare e guida, voglio uscire da questo forno. - la interruppe invece Alex, seccata, per poi tornare a voltare la testa verso il finestrino e scuoterla un paio di volte - Certo che lo so fare,  ma in inverno, con un bel the caldo e un camino e la neve fuori, magari. - aggiunse poi,  più parlando a sé stessa - Tse, mi ha preso per una pasticceria? Quelli si fanno pagare, a loro almeno vanno i soldi. Ci credo che non gli dispiace lavorare così. Siamo bravi tutti. –
 
L’altra rise.
 
-E dai, non farla così lunga. Tanto lo so che ti piace cucinare.- disse.
 
Ma ormai la macchina era entrata finalmente nel parcheggio del centro commerciale e Alexandra non aveva neanche più la forza per ribattere.
 
-Prendiamo il maledetto cacao amaro e andiamocene a casa.- sospirò, inforcando di nuovo i suoi occhiali rossi sul naso e afferrando la lista della spesa appoggiata sul cruscotto.
-Oh, perfetto!– esclamò sua sorella – Abbiamo anche trovato un bel posto all’ombra, che fortuna!-
 
Ma non fece neanche in tempo a dirlo che una macchina spuntò dal lato opposto e si sistemò agilmente nel suddetto.
Era una fuoriserie nera, una di quelle autovetture di lusso coi cerchioni cromati, le rifiniture pregiate e i finestrini appannati. Jane la guardò con astio mentre Monica protestò contrariata.
 
-Aaah, no! Per la miseria, adesso mi toccherà stare a girare sotto il sole fino a che non se ne libera un altro. Maledizione! –
 
La giovane sospirò spazientita per l’ennesima volta. Si sporse cercando di vedere chi fosse alla guida ma ovviamente non vi riuscì. “Sarà uno di quei soliti ricconi montati.” Pensò con disappunto, poi aprì lo sportello e scese dalla macchina.
 
-Io comincio a entrare, fammi uno squillo quando mi raggiungi così c’incontriamo. – le disse infine, prima di richiuderselo alle spalle lasciandola sola per poi avviarsi in direzione dell’entrata, strizzando gli occhi a causa della luce intensa e sentendo la testa pulsare.
 
Proprio nel momento in cui lo sportello dell’altra autovettura si aprì, e da essa scese il responsabile del loro mancato posteggio all’ombra.
 
***
 
Fuori l’afa più totale, dentro il piacevole gelo dei condizionatori.
I due amici entrarono da una delle due entrate principali, quella sulla sinistra, e immediatamente una ventata fresca li accolse.
 
-Aaaah, ora sì che si ragiona!- esclamò soddisfatto Gladiolus Amicitia, buttando la testa all’indietro e unendo le mani dietro la nuca mentre chiudeva gli occhi sorridendo felice.
 
Ignis Scientia annuì e sorrise a sua volta.
 
-E’ piacevole, si.- commentò allegro.
-Iggy, tu vai pure, io resto ancora un po’ qui a godermi il paesaggio.- scherzò l’altro, esordendo poi in una risata contagiosa.
-Lo sai, adesso sembri proprio Prompto.- lo canzonò quello voltandosi a guardarlo divertito e contribuendo al suo buon umore.
-Eheh, hai ragione ma sfido chiunque a sopravvivere con quaranta gradi all’ombra. Per fortuna che a palazzo abbiamo un bel po’ di condizionatori, o non avresti neanche bisogno dei fornelli per cucinare.- rispose allora Amicitia, scoccandogli un occhiolino.
-Mh.- si fece serio a quel punto il biondo, guardandosi intorno – Mi chiedo se questo caldo non influisca negativamente sulle prestazioni scolastiche del principe. L’esame di oggi è molto complicato e ci vuole concentrazione per superarlo.-
-Ah, non preoccuparti inutilmente, Iggy.- replicò Gladio, battendogli una pacca sulla spalla –Nocto sarebbe in grado di addormentarsi sul banco con qualunque tempo, in qualunque stagione, a qualsiasi ora e con qualunque temperatura.- ridacchiò, e a quel punto anche Ignis non poté impedire di farlo.
-Probabilmente hai ragione.- concordò, quindi estrasse fuori dalla tasca dei pantaloni il foglietto su cui aveva stilato la breve lista per la spesa e concluse propositivo, consegnandogli un altro foglietto che stava sotto a quello a cui aveva rivolto un breve sguardo –Bene, diamoci da fare. Tu occupati degli ingredienti per la portata principale, io penso al dolce. E non dimenticare il vino. – lo raccomando.
-Agli ordini.- ribadì obbediente e pronto l’altro, portandosi indice e medio della mano destra alla fronte e poi prendendo in consegna la lista –Qualcosa mi dice che quello sfaticato avrà la cena di compleanno più buona della sua vita, stasera.-
 
Ignis sorrise appena, sistemandosi gli occhiali sul naso con l’indice, fingendo molto bene modestia.
Sfida accettata.
 
-Farò del mio meglio perché sia così.-
 
***
 
Dopo quasi un’ora passata a destreggiarsi tra i vari scaffali e banconi pieni di leccornie e utensili di vario tipo, le due sorelle non erano ancora riuscite a venirne a capo perché all’ultimo minuto la mamma aveva chiamato la maggiore e le aveva dettato a voce la lista della spesa.
 
-Mamma vuole la minestra di cavolo, stasera. Ha chiesto se puoi fargliela tu. – lo aveva detto, e a quel punto coi nervi a fior di pelle alla giovane Alexandra non era rimasto che obbedire.
 
Anche perché quando sua madre si metteva in testa di volere una cosa alla fine riusciva sempre ad ottenerla, coi per piacere o con le moine asfissianti. Quindi meglio farla felice che sentirla continuamente lamentarsi invocando alla zuppa di cavolo che la sua adorata figlia, che lei aveva cresciuto con tanto amore e sacrificio, alla fine non aveva voluto fargli.
Aveva quasi finito, le restavano solo da prendere quelle benedette verdure e il cioccolato per la torta. Passò prima al reparto dolciumi sperando di trovare ciò che cercava, ma purtroppo il cacao amaro in polvere era appena finito così dovette ripiegare su una sottomarca, quindi ancora contrariata si diresse in fretta verso il reparto ortofrutta.
Prese un paio di cipolle scegliendole bene e imbustandole con cura, qualche spezia minore, e infine si avviò verso i cavolfiori ma anche di quelli ne restavano appena una manciata. Ne individuò subito uno abbastanza buono per lei, perciò una volta di fronte alla cassetta non le restò che allungare la mano avvolta dal guanto di plastica e afferrarlo … ritrovandosi ad afferrare invece quella di qualcun altro che evidentemente aveva adocchiato lo stesso prelibato ortaggio.
Si bloccò di colpo e alzò lo sguardo verso lo sconosciuto, incrociando i suoi occhi castani con quelli intensi e verdi di un giovane uomo dai capelli biondi.
Era affascinante. Gli occhiali dalla montatura stretta e semi trasparente risaltavano quasi la forma allungata del suo viso, gli zigomi alti, e rendevano ancora più intenso il suo sguardo.
Inoltre, i suoi vestiti … aveva anche un certo stile nell’abbigliarsi.
E stava cercando di rubarle il regalo per la cena di sua madre.
Lanciò rapida un’occhiata anche al suo carrello.
Oh, brutto mascalzone! Ha anche il cacao amaro.
 
-Oh, salve.- le disse, sorridendo così impercettibilmente da non riuscire a notarlo e raddrizzando la schiena, ma continuando a rimanere con la mano sull’ortaggio conteso –Chiedo perdono Madame, ma temo di doverle chiedere di rinunciare a questi cavoli, per stavolta. Sa, sono per il compleanno di … un amico.-
 
Lei sorrise, cercando di apparire il meno sarcastica e infastidita possibile.
Neanche per sogno.” pensò determinata.
                          
- Ah, ehm … - disse – Si, beh mi spiace ma temo di dover essere io a chiederglielo. – rispose, poi si finse intristita – Sa è per mia madre, è molto malata. Quasi in fin di vita.- tirò su col naso e scosse il capo, abbassando gli occhi –Mi ha chiesto zuppa di cavoli per cena, e … non ho saputo dirgli di no. I-io … vorrei che fosse buonissima, dato che non so se sarà l’ultima. – mentì continuando con la sua messa in scena.
 
L’altro parve cascarci e comprenderla.
 
-Oh, capisco.- fece, quindi prese il cavolo, lo imbustò per bene e dopo averlo pesato glielo diede, con un sorriso mentre lei lo fissava a bocca aperta senza sapere se essere sconvolta o altro –Ecco, tenga. In fondo, chi è che mangia cavolfiore al suo compleanno? Saluti sua madre da parte mia, spero possa riprendersi.-
 
Lasciandola lì da sola con la busta in mano a fissarlo, mentre si allontanava verso la cassa.
 
-Jane! Sei qui.-
 
La voce di sua sorella la riscosse, facendola sobbalzare per lo spavento.
 
-E-eh?- bofonchiò, voltandosi a guardarla.
-Hai trovato i cavolfiori? Possiamo andare, allora?- ribadì quella, ignara.
 
Lei guardò sconvolta dapprima i cavoli nella sua mano, poi la sorella e il carrello pieno al suo fianco.
Non ci posso … credere.
Pensò soltanto.
Ma a cosa? In fondo i cavoli era quello per cui aveva lottato, no? E allora perché non riusciva a smettere di sentirsi una stupida imbrogliona bugiarda?
Non era da lei … dire bugie.
Se solo … non ce ne fosse stata la necessità.
 
-Alex, ci sei?- tornò a chiederle la sorella.
 
E finalmente lei fu in grado di riscuotersi.
 
-Ah, si.- disse, ancora un poco sconvolta –Andiamo.- determinò, avviandosi verso la cassa.
-Alexandra!- la richiamò invece l’altra.
-Che c’è?- sbottò lei, voltandosi di scatto nuovamente a guardarla.
 
Monica la guardò con un sorriso divertito e stranito.
 
-Quelli non li metti nel carrello.- fece indicando con la testa la busta ancora stretta nelle sue mani.
 
E a quel punto lei, spazientita, sbruffò e gettò gli ortaggi assieme al resto della spesa, ordinandole di sbrigarsi.
La maggiore scosse il capo seguitando a sorridere. “Ma che le prende? Sarà il caldo … oppure stavolta l’ho davvero fatta arrabbiare.
 
***

L’ultima busta finì dritta nel cofano, che poi Monica richiuse con un colpo deciso e calibrato.
Sospirarono entrambe guardandosi.
 
-Ce l’abbiamo fatta.- disse la maggiore soddisfatta.
 
Alexandra alzò gli occhi al cielo.
 
-Aspetta di arrivare a casa, prima di dirlo.- ironizzò strappandole un sorriso, quindi insieme si fiondarono in macchina, che nel frattempo era diventata un forno a microonde.
 
Dopo cinque minuti di viaggio, a metà strada la giovane si sentì morire. Boccheggiando si levò di nuovo gli occhi, sistemò meglio la coda castana e spalancò il finestrino sporgendosi un po’ a respirare, ma venendo accolta da una ventata afosa.
 
-Per tutti gli Dei, fa così caldo che la torta potrei tranquillamente cuocerla anche qui, se avessi già tutto pronto.- 
 
Monica ridacchiò.
 
-Dicono che domani andrà meglio.- rispose –Comunque dai, siamo quasi arrivati.- concluse scoccandole un occhiolino.
-Altri due minuti e mi sciolgo definitivamente. Accellera ti prego.- sospirò.
 
E nel frattempo il semaforo di fronte a loro scattò sul rosso, segno che il destino aveva deciso di non aiutarle quel giorno. Neanche un po’.
O forse si.
 
***
 
-Peccato che tu non sia riuscito a comprare i cavoli ... eheheh, non sai quanto avrei voluto vedere la faccia del Principino al suo regalo di compleanno.- esordì Gladio con una risata.

Ignis sorrise a sua volta, rimanendo concentrato nella sua ricerca di un parcheggiò. Si trovavano proprio sotto l'edificio che ospitava l'appartamento dove il principe di Lucis, Noctis Caelum, era stato mandato dal re a far pratica di "vita comune" in attesa della fine degli studi.
Era in centro, e a quell'ora di solito non si trovava un posto per la macchina neanche a pagarlo oro. Ma lo stratega sembrava non preoccuparsene.

- Il sentimento è reciproco. - rispose - Ma non potevo certo lasciare che una donna morisse senza la sua ultima zuppa di cavolo. Vorrà dire che per la sorpresa m'inventerò qualcos'altro, dovrebbero esserci delle carote e un sacchetto di piselli in freezer-

Gladio ridacchiò di nuovo.

-Non vorrai mica darmi a bere che ci sei cascato davvero, in quella storia della mamma malata.-  lo incalzò incuriosito e divertito.
- Certo che no. - replicò tranquillo l'altro - Ma mi sembrava scortese dimostrarle il contrario. -

Gladio rise per l'ultima volta.

-Che gentiluomo.- si congratulò.
-Oh, un parcheggio finalmente.- concluse soddisfatto il biondo -Forza, sbrighiamoci prima che tornino a casa. Prompto dovrebbe trattenerlo almeno fino alle tre di questo pomeriggio.-
-Tre ore e mezza per preparare una cena come si deve. Pensi di farcela?- domandò a quel punto Amicitia, facendosi serio.
-Si era detto cena da Re, e cena da Re sarà. Con una piccola incursione di Mr. Carota e simili.- scherzò Scientia -Aiutami a portare la spesa su e poi vai a prendere i regali. - concludendo la manovra e tirando il freno a mano.
-Teheheh, Mr. Carota. - sghignazzò Gladio scendendo dall'auto -Penso proprio che a questo punto il mio regalo sia azzeccatissimo.-

\\

La serata era iniziata bene, al rientro dei due giovani collegiali.
Noctis era rimasto piacevolmente sorpreso di trovare entrambi i suoi maestri (uno di scherma e l'altro praticamente di tutto ciò che riguardava usare il cervello), attenderlo indaffarati, e la tavola ben apparecchiata, i regali impacchettati sul tavolino in salotto e un delizioso odore di carne e salse varie non avevano fatto che completare il quadretto.

-Sorpresa!!- avevano gridato in coro i tre, allegri.

Quindi mentre Ignis finiva di cucinare si erano seduti attorno al tavolo e avevano chiacchierato un po’, del più e del meno.
L'esame era andato bene, e adesso non restava che godersi il compleanno in compagnia degli unici amici che in fondo avesse mai avuto, nonostante lo sciame di gente che gli ronzava intorno.
Tuttavia, quando venne l'ora di cena e la portata principale gli fu posta dinnanzi la sua allegria si spense un poco, e lasciò il posto sul viso a un'espressione a dir poco delusa e schifata.

-E questi cosa sono?- chiese, stringendo la forchetta in mano e guardando il piatto appena colmo.

Prompto e Gladio trattennero una risata, Ignis Scientia sospirò.

-Mi pare ovvio che si tratta di carote e piselli.- disse -sono il mio regalo di compleanno per il Principe di Lucis, affinché cresca sano e forte come sua maestà il Re desidera.-

Il sorriso sulla bocca di Gladio e Prompto si allargò di più, fino quasi a non riuscire più a camuffarsi.
Noctis sbruffò, abbandonando la forchetta accanto al piatto e appoggiando la schiena alla sedia, le braccia incrociate sul petto.

-Avevo pensato a dei cavoli in un primo momento, ma una donzella in difficoltà ne aveva più bisogno e quindi ho dovuto ripiegare su questi. Comunque credo sia ugualmente accettabile.- spiegò ancora il biondo, continuando a mantenere la sua aria seriosa anche se dentro doveva ammettere di starsela spassando.
-Ah, che fortunato.- replicò il principe, seccato -Mi spiace ma stavolta hai sbagliato regalo, Iggy. Sappi che non le mangerò neanche sotto tortura. -
-Ah, andiamo Noct!- lo canzonò allegro Prompto Argentum, stando al gioco -Ha lavorato duramente per questo, dagli almeno una soddisfazione.-
-Già!- lo sostenne Gladio serioso -Hai idea tu di cosa vuole dire uscire con quaranta gradi e infilarsi in un supermercato per un sacco di carote? Abbiamo rischiato la polmonite per te, principessa. E Iggy è tutto sudato, non vedi?-
-Mi spiace per voi.- si limitò a rispondere quello, a braccia conserte, chiudendo gli occhi e scuotendo più volte il capo in un imperioso gesto di diniego.

I tre a quel punto si lanciarono occhiate furbesche e divertite, e infine Ignis Scientia fu pronto al colpo di grazia.

- Va bene, come vuoi. Vorrà dire che se non sarà il tuo regalo di compleanno sarà il mio. - disse, riprendendosi il piatto e facendo per avviarsi alla cucina.

Noctis riaprì di colpo gli occhi.

-Che?- esclamò incredulo.
-Giusto.- affermò entusiasta Gladio - O lo ringrazi ora, o lo farai al suo compleanno, mangiando broccoli, piselli e carote mentre noi ci abbuffiamo di dolci e leccornie varie. -

Prompto rise.

-Ahah, siete crudeli ragazzi!- osservò.

Ignis scosse il capo.

-Non è crudeltà, è senso civico. - lo corresse -Puro e semplice senso civico.-

E a quel punto, pur di levarsi di torno gli odiati ortaggi, al Principe non restò che arrendersi.

-Ah, e va bene.- concluse sospirando -Ignis, da' qua ... vi odio.- aggiunse mugugnando.
-Anche questo lo sappiamo molto bene.- fece l'interrogato, con una strana vocina stridula.

Tutti lo guardarono straniti, incluso Noctis che subito dopo chiese.

-Quella vocina dovrebbe significare qualcosa?-
-Non ero io ...- ribatté allora lui divertito -Erano le carote. O forse Mr. Carrots che cerca di farsi perdonare. -

Gli altri due esplosero in una risata.

-Chi è Mr. Carrots?- domandò ancora il principe pentendosene subito dopo.
-Te lo spiegherà Gladio dopo cena. - risolse il cuoco -Ora diamoci una mossa, che si fredda.-

Noctis sbruffò imboccando il primo cucchiaio di disgustose carote.
"Tsè, figuriamoci. Maledetti."
Stavolta gliel'avevano fatta.
Ma in fondo, che compleanno sarebbe stato senza di loro?
 
***
 
La cena a base di cavolo era andata magnificamente, sua madre aveva gradito molto e la torta al cioccolato era stata appena sfornata, riempiendo col suo profumo la casa fino al piano di sopra.
Stremata e accaldata, ora la giovane Alexandra se ne stava sdraiata sul letto con la sua canzone preferita nelle orecchie, indosso solo un completo sportivo di pantaloncino e canotta bianchi e con una riga nera sui lati, all’altezza delle cuciture.
Cercava invano di scrivere qualcosa sul suo diario riguardo quella giornata assurda, ma … al momento l’unica cosa che gli veniva era qualcosa di astratto e incoerente sull’uomo che le aveva fregato il cacao e lasciato i cavoli come premio di consolazione, pur non essendosi bevuto la sua patetica sceneggiata.
Continuava a ricordare quel viso così particolare e famigliare, quegli occhi verdi e intensi, la linea stupendamente equilibrata delle lenti che sfioravano le sopracciglia e la ciocca ribelle bionda come il grano che ricadeva a sfiorargli un lato della fronte.
E poi la sua voce, i suoi abiti, i suoi modi di fare …
Sospirò spazientita, scuotendo il capo e cambiando canzone in una più disco e ritmata, cancellando ciò che aveva appena scritto e riprovandoci.
 
Caro diario,
 
Oggi mi è successo qualcosa di strano, e non so bene come comportarmi. Voglio dire … so che l’amore fa male ed è strano, però … non credo che sia questo. È solo che … era così … bello. E affascinante. E


Dunque, come posso iniziare?
Oggi faceva un caldo boia e il mio cervello deve essersi fuso tra un forno e l’altro, perciò ora è normale che io mi riduca a fare la deficiente pensando al primo riccone stratosfericamente bello che mi capiti davanti rubandomi la cena per mamma e il regalo per Silvie, no?



Si fermò. Rilesse e … cancellò di nuovo, con più foga, per poi buttare via il quaderno appoggiandolo in malo modo sul comodino, spegnere la luce e chiudere gli occhi appoggiandosi musona sul cuscino, a braccia conserte sule petto.
Smettila, scema che non sei altro.” si disse “Ti stai comportando da adolescente.
Sbruffò di nuovo, cercando di pensare alla festa a cui era andata sua sorella e chiedendosi se anche la torta avesse avuto un buon sapore, come aveva presagito assaggiando l’impasto in fase di preparazione.
Alzò il volume dell’mp3 e sospirò di nuovo.
Probabilmente lo avrebbe saputo domattina, quando avrebbe potuto parlare con sua sorella.
Due sospiri ancora, rapidi e stufi, e quindi si voltò dall’altra parte del letto, verso il balcone aperto, lasciando correre lo sguardo sullo skyline della città, illuminato dalle mille luci turchesi dei lampioni.
Una fitta di mal di testa la indusse a stringere appena i denti, ma durò poco.
Odio il caldo.” Pensò, stringendosi di più al cuscino.
E l’estate. E le zanzare, la siccità e tutti i maledetti romanzetti e filmetti rosa che si vedono in tv in questo periodo schifoso.
Infine prese di nuovo in mano il telefono e per distrarsi aprì il giochino di gestione di una pasticceria che aveva scaricato, continuando la partita dal livello 35.
Undici livelli più tardi era già mezzanotte passata, e lei ancora non riusciva a smettere di sentirsi una cretina.


 
 


 
***Note:
Ehm ... salve.
Si, dunque ... allora ...
Scusatemi!! XD
No, sul serio, chiedo venia a tutti ma il caldo mi da alla testa, mi fa uscire fuori queste cose, e poi ci sono i drama coreani, mi è arrivato il costume da cosplay di Iggy e sono tre giorni ormai che lo provo, lo riprovo, me lo metto e poi me lo caccio e se potessi ci andrei anche a dormire. Insomma ... capitemi.
Che dire ... non so proprio come farmi perdonare, se non avvisarvi che non ho idea del cosa fare con me stessa, sono un caso perso e mi sono perdutamente innamorata di Iggy (Tutti: Ma va?)
Vabbè, io vado, mi sono vergognata abbastanza ^D^"
Spero comunque che vi sia piaciuto perchè ho in mente qualche altro capitolo, quindi ... perdono ancora in anticipo XD
Unica cosa che posso dirvi? La fic si concluderà con l'inizio del  gioco, e la partenza dei quattro chocobros da Insomnia per il matrimonio di Noct.
Bye, scappo prima che mi linciate X***D :P




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