Buonasera
a tutti voi :)
Sono tornata
con una cosetta semplice semplice e, per così dire, fluff su due personaggi che
adoro terribilmente: Clawhauser e Bogo.
Il fatto che
io, da ex yaoista accanita, ci veda del tenero fra quei due
è innegabile, ma so per certo che sono pazza e... Niente,
son fuori di testa. Cosa ci posso fare?
Li amo e li
shippo! Non so ancora se li scorgo sotto la luce di una bromance o da
un punto di vista un po' più serio... Analizzerò
la cosa!
*corre a
nascondersi in un angolo buio e remoto*
PS: il titolo
è un cesso. Scusatemi. No, davvero: domando scusa. Non sono
capace di titolare
cose.
Boss
of my heart
In quel del
distretto di Downtown,
quella mattina, si assaporava un che di diverso; non quella solita
aria viziata da ufficio stretto ed affollato: una brezza fresca
portava novitá.
Un McHorn
concitato fluttuava da un
corridoio all'altro della centrale di polizia evidentemente in
visibilio per le buone nuove che andava portando di ufficio in
ufficio ai colleghi del dipartimento.
L'ultima tappa
- e
non si trattava
di un caso, no
- fu l'austero ufficio del capitano Bogo.
Ticchettò
appena lo zoccolo contro il
vetro zigrinato della porta massiccia; un grugnito demotivante gli
dette il via libera per entrare... Circa.
<<
Capitano, buongiorno >>
azzardò il rinoceronte con un tono molto più che
mellifluo; forse,
e forse pensava, un saluto cordiale ed una cadenza lusinghiera
avrebbero dato frutti insperati.
Il bufalo si
palesava solo in parte:
era nascosto dietro una copia del giornale cittadino e masticava
invettive velenose circa l'insediamento del nuovo sindaco -
Bateltoff? Wesselton?
<<
Tagli al budget della forza
pubblica" borbottava fra sé e sé "Con che
coraggio, dico
io? Ci armeremo con pistole giocattolo e spray al peperoncino contro
i criminali."
McHorn si
abbandonò ad una risatina
stridente mentre, con la zampa, si grattava nervosamente il retro di
un orecchio.
<<
Lo sa come sono i politici,
capitano. >> Cercò di liquidare un discorso
scomodo con una
verità spicciola da analfabeta funzionale - non sarebbe
sceso in
squallidi dettagli sul primo cittadino di Zootropolis e della giunta
comunale con Bogo: assolutamente no; l'ultimo mammifero che aveva
tentato di disquisire pacificamente di politica col capitano si era
ritrovato ad ingoiare un paio di premolari in seguito a quella che
lui stesso aveva definito “un episodio di goliardia da ragion di
stato".
Il bufalo
abbandonò il giornale sul
tavolo con uno scatto indispettito.
<<
Pensano solo a scaldare le
loro poltrone costose con quei loro inutili sederi all'ingrasso
mentre noi, qui, ci facciamo un mazzo tanto per salvaguardare il
salvabile di questa cittá! >>
Aveva
accompagnato la digressione
iraconda con un esagerato gesto delle zampe giusto quel tanto che
bastava a rendere, oltre a parole, l'effetto visivo di quel mazzo
tanto
A quel punto,
le possibilità del
rinoceronte erano tre: arretrare con nonchalance verso la porta,
l'unica via di fuga sicura, e mettersi al riparo da quell'ammasso di
muscoli, ormoni bovini ed odio viscerale verso il municipio; fingere
di non esistere quel tanto che bastava per mettersi al sicuro in una
zona franca; distogliere il capitano da quel loop vizioso in cui
stava incartandosi ricordandogli immediatamente che, se era entrato
nel suo ufficio, era perchè aveva qualcosa da comunicargli.
La prima
opzione era allettante, ma
optò per l'ultima che gli era balenata in mente.
<<
Capitano, in realtá la stavo
cercando per un motivo specifico... >>
<<
Sì, hai ragione McHorn >>
Bogo appallottolò il giornale e focalizzò la
propria attenzione su
documenti che avevano tutta l'aria di essere più importanti;
fece
cenno all'agente di continuare roteando lo zoccolo nell'aria con poco
interesse << Parla, su. >>
<<
Come forse sa, la settimana
prossima cade il compleanno di Clawhauser. Nel dipartimento stiamo
organizzando una colletta per prendergli un presente di qualche
genere. Se avesse voglia di partecipare anche lei, per caso...
>>
Il capitano
alzò gli occhi dalla
scrivania e fissò dritto il rinoceronte al di là
dei piccoli
occhiali da lettura; la richiesta di McHorn aleggiava nell'etere,
pesava sul cranio del rinoceronte come se quelle stesse parole
fossero soggette ad una forza di gravità tutta loro.
L'agente
ricambiò guardingo l'occhiata
indecifrabile che Bogo stava lanciandogli da una manciata di secondi
che, sulla sua stessa pelle, parevano lunghi quanto ere geologiche.
<<
È una buona idea >>
proferì cristallino il capitano << Ma non mi
interessa. >>
Liquidò
così il discorso e qualsiasi
altra digressione a venire; McHorn schiuse appena la bocca, ma un
leggero soffio caldo rubò il posto che spettava alle parole.
Mentre il
bufalo tornava alle sue
sudate carte, l'agente lasciava l'ufficio mormorando appena qualche
parola di commiato.
Quando il
giorno del compleanno di
Benjamin arrivò, tutti i colleghi si accalcarono per fargli
i loro
migliori auguri; non che ci fosse da stupirsi, in effetti:
Clawhauser, con quel muso pienotto sempre aperto in un ingenuo
sorriso, era benvoluto ed amato da tutto il distretto.
Cinguettò
come un passerotto quando
Delgato gli consegnò con un ghigno compiaciuto il suo regalo
di
compleanno: si trattava di un rarissimo sagomato a grandezza naturale
di Gazelle autografato dalla stessa cantante.
Il ghepardo
stava ancora gorgheggiando
eccitato quando Nick assestò una lieve gomitata alla partner
che,
con un sorriso stampato sul volto, si beava dell'innocente
felicità
di Benjamin.
<<
Ehi carotina >> ghignò
la volpe con sguardo allusivo << Chissà cosa
combinerà il
nostro Benny con la sua Gazelle personale. >>
Judy
sgranò i grandi occhioni indaco
arrossendo fino alla punta delle lunghe orecchie cineree.
<<
Nick, per l'amor del cielo! >>
Mormorò scandalizzata alla volpe che ancora la fissava con
quel
sorrisetto beone.
Cosa mai
poteva frullare, pensava la
coniglietta, in quella malcapitata testa quadra?
Tuttavia,
tuttavia... il solo pensiero
di Clawhauser dedito ad alcune avances verso una sagoma di cartone le
fece gonfiare le guance per trattenere un eccesso di ilaritá.
Sì,
per tutti i cracker al formaggio:
Benny era abbastanza stravagante da poterlo fare.
Nascose il
musetto fine dietro una
zampa per soffocare una risata scatenata da uno scenario decisamente
sconveniente che, non fosse stato per quella tenera
cianfrusaglia dal pelo fulvo, non le sarebbe passato mai nemmeno per
l'anticamera del cervello.
Squitti appena
per non abbandonarsi ad
una fragorosa risata.
<<
Ci stai pensando anche tu,
nevvero? >> Esordì Nick ghignando sardonico.
<<
Zitto, Wilde! >>
<<
Stai pigolando come una
scolaretta. >>
Judy
assestò una gomitata secca nel
fianco del partner e si dileguò anonimamente fra la ressa di
quei
mammiferi molto più grandi di lei; sgomitava in preda ad un
panico
bizzarro mentre il partner la osservava divertito.
La hall era
nuovamente deserta, come se
la ressa di quella mattina non fosse stata altro che un'illusione.
Lesta si era riempita ed altrettanto velocemente era andata
svuotandosi fra chiacchiere e congratulazioni.
Benjamin,
posta la reliquia al sicuro
nello spogliatoio, aveva ripreso le sue abitudinarie funzioni da
relatore col pubblico: rispondeva al telefono, accoglieva qualche
mammifero bisognoso indirizzandolo verso l'ufficio giusto, registrava
pigramente le soventi richieste dei colleghi che la radio
trasmittente gracchiava con insistenza.
Stradario alla
mano, stava proprio
fornendo una mezza indicazione stradale a quello sbadato di Fangmeyer
quando un losco figuro, grande abbastanza da sovrastarlo al di
là
del bancone, si materializzò silenziosamente nel suo campo
visivo.
Trasmise l'ultima frazione di informazione al collega in
difficoltà
e ruotò il busto di scatto verso il nuovo arrivato appurando
con
malcelato sconcerto che si trattava del capitano; il bufalo lo stava
squadrando con una gravità tale da indurlo a pensare che
stesse per
cascargli fra capo e collo un licenziamento senza giusta causa.
Benjamin
tirò un sorriso preoccupato
disegnando una mezza luna storta sul suo volto affabile.
<<
Buongiorno capitano Bogo. >>
Il bovino,
rigido, si era imposto una
staticità innaturale: non un solo muscolo si mosse, nemmeno
il suo
viso lasciava trasparire un'emozione di qualche sorta. Sul suo volto
svettava solo quell'aria seria, irrigidita ulteriormente dalla
postura, che non lasciava spazio ad un dialogo aperto.
Clawhauser,
alla luce dei fatti,
cominciò seriamente a chiedersi se anche lo stesso Bogo non
fosse un
cartonato; magari qualche suo collega avrebbe trovato divertente
fargli uno scherzetto di quella sorta.
Il ghepardo, a
disagio, tamburellò
distrattamente le zampe cicciotte sul piano liscio del banco; i suoi
artigli curati producevano un sommesso ticchettio che, dato il
silenzio pesante che lo circondava, raggiungeva tranquillamente le
sue orecchie allenate.
<<
Ha bisogno di qualcosa? >>
chiese, infine, con una buona dose di coraggio, ma ancora Bogo
permaneva in quella posizione, situazione,
assurda.
Silenzio.
Benjamin
stava per avanzare una seconda richiesta, quando qualcosa
atterrò
con poca grazia sul ripiano scuro davanti a lui; si trattava di una
confezione rettangolare di cartone leggero legata alla meno peggio
con un nastro dorato. Il ghepardo fece correre gli occhi chiari dal
pacco al capitano, ma non trovò modo di incrociare lo
sguardo del
bufalo che, d'improvviso, aveva trovato lo scintillio del suo
distintivo particolarmente stimolante: era lì che aveva
puntato gli
occhi truci e severi nel pallido tentativo di evitare qualsiasi
contatto visivo con il suo sottoposto.
Clawhauser,
superato un primo momento di sgomenta sorpresa, aveva raccolto i
pugni sotto al mento e gonfiato le guance paffute fino al suo limite
fisico possibile. Mille frasi sfarfallavano nella sua mente, ma
quella più corretta non si decideva a planare sulla sua
lingua
ruvida ed uscire dalle sue fauci.
Tralasciando
possibili stucchevoli frasi di ringraziamento, fece correre le mani
al nastro dorato che teneva insieme quello che sicuramente voleva
essere un regalo di compleanno in piena regola. Squittì
felice come
un cucciolo la mattina di natale quando il contenuto della scatola si
palesò dinnanzi ai suoi occhi trasognati: in quell'elegante
pacco
svettavano dodici fra le ciambelle più glassate,
più ripiene e più
profumate di tutta Zootropolis.
<<
Capitano... La pasticceria migliore della città... Grazie,
grazie...
! >> gracchiò appena con
difficoltà, ma Bogo gli parò uno
zoccolo ad una manciata di centimetri dal muso intimandogli di fare
silenzio.
Benjamin
ammutolì lasciando le labbra dischiuse in un pacifico
sorriso mentre
il capitano, gonfiato il petto e dilatate le narici, cercò
di
ricomporsi alla bell'e meglio. Doveva essere stato un momento di
affettuosità dissimulata molto difficile per lui, ed il
ghepardo ne
prese atto con devozione.
<<
Buon comple... coso...
>> ciancischiò infine e si dileguò
verso le scale con così
tanta fretta che pareva che la stessa morte lo stesse inseguendo.
Clawhauser
scrollò il capo mentre l'ennesimo sorriso di quella giornata
andava
ad increspare le sue labbra sottili.
Mai,
pensò divertito mentre si portava una ciambella alla bocca,
il capitano non sarebbe cambiato mai.
*Esce
dall'angolo della vergogna dove si era auto-ostracizzata*
Se siete
sopravvissuti e siete arrivati sino a qui, vi ringrazio. Sono in un
periodo in cui scrivo parecchie oscenità ._. Saran le ferie?
BAH!
Sto cercando
di scrivere anche il next chapter della mia raccolta NickJudy. Qualcosa
che vagamente mi riporti sulla retta via della sanità
mentale... Ma quando mai?!
Grazie mille,
miei adoratissimi mammiferi, per aver condiviso con me anche questo
strano viaggio.
Siete
adorabili!
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