Watercolour

di Tenue
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7. Everything is gone away
 

Il cervello umano è una macchina estremamente complessa.
Ed assolutamente imprevedibile.
Nessuno avrebbe saputo spiegare una reazione del genere; persino Sannes, il miglior psichiatra dell'ospedale, non sapeva dare una spiegazione ad una reazione di difesa tanto violenta.
Sasha era una persona semplice, ragionava in maniera semplice; era davvero facile da comprendere. Sin da subito aveva spiegato chiaramente come funzionava il suo cervello, lo aveva sempre fatto senza problemi. Elencava le regole che il suo cervello le imponeva e spiegava agli psicologi come le eseguiva.
Ossessioni e compulsioni. E' semplice, subentrava un pensiero ossessivo, lo risolveva a modo suo.
Facile.

Nessuno sapeva dire perchè, in quel momento, il suo cervello reagisse in quel modo.

-Non toccarmi!- gridava, ai medici, ai suoi compagni, con le lacrime agli occhi e il viso corrucciato in un'espressione che nessuno gli aveva mai visto fare.Era passato un giorno da quando Connie era stato portato in obitorio, etichettato da Sannes come “esperimento fallito”. Sasha aveva visto i suoi occhi chiusi, il suo petto immobile, la sua espressione anonima.Aveva gridato, aveva sbraitato per molto tempo prima di correre fuori e rintanarsi sotto un enorme albero nell'angolo del cortile, sprofondando tra le sue enormi radici e la neve. Era rimasta lì e incredibilmente si era calmata.Gridava ancora solo nel momento in cui qualcuno le parlava o la toccava.

Zoe la fissava da veramente molto tempo. Levi la chiamò e le fece cenno di allontanarsi da lei.
-Vieni qui, ascolta: credo che si sia rifugiata in una sorta di “finta realtà”, dove Connie è ancora vivo. Perciò lasciala stare almeno per un po', ho paura che farla interagire con la realtà possa solo ferirla.-
Zoe continuava a fissarla da lontano, preoccupata -Ma se continua così finirà per morire... non beve o mangia da ventiquattro ore, inoltre fa troppo freddo e ha passato qui la notte senza chiudere occhio, quindi_-
Levi la interruppe con un cenno della mano - Magari le serve ancora un po' di tempo. Per come la vedo io, ha bisogno di crearsi una verità nuova su quello che è successo, far finta che il suo migliore amico non si morto. Ha bisogno di sostituire gli eventi, perchè quelli reali sono troppo dolorosi da sopportare.- Levi si morse il labbro, sperando che Zoe capisse il suo ragionamento. Fortunatamente, sembrava stargli dietro -prima o poi sarà in grado di tornare alla realtà, magari con dei finti ricordi che si è creata lei, probabilmente crederà che Connie sia vivo, ma riuscirà comunque ad interagire col mondo esterno. Per ora però, il contatto con la realtà le fa solo ricordare cos'è successo veramente e ed è troppo doloroso per lei. Francamente, da lei non mi aspettavo una reazione di difesa del genere.-
Levi fece per girarsi e tornare in camera sua. Cominciava ad essere davvero stanco e voleva smettere di pensare per un attimo; quella situazione lo faceva infuriare e aveva bisogno di concentrazione per non perdere il controllo, ma Zoe lo fermò -Quindi secondo te... starà bene?-
Levi avrebbe voluto dirle di si, ne era davvero tentato. Sapeva che Zoe era molto legata a quella ragazza e non voleva che perdesse la speranza, tuttavia non aveva davvero idea di quello che sarebbe potuto succedere, le sue erano solo supposizioni dopo tutto.
-Il cervello è complicato Zoe, potrebbe succedere qualsiasi cosa.- Mormorò, incamminandosi e facendo cenno a Zoe di seguirlo.

Attraversarono il giardino, facendo sprofondare gli scarponcini nei pochi centimetri di neve, lasciando Sasha alle loro spalle. Zoe alzò lo sguardo e osservò le nuvole che pian piano stavano coprendo il cielo; avrebbe presto ricominciato a nevicare e temeva davvero che il giubotto che le aveva lasciato non bastasse a proteggerla dal freddo.
A metà strada i suoi pensieri s'interruppero non appena vede il corpo di Levi paralizzarsi improvvisamente. Il ragazzo emise un verso strozzato ed un dolore lancinante lo costrinse ad inginocchiarsi.
-Levi!- Zoe corse e si accovacciò accanto a lui, scuotendolo leggermente. -Che hai, Levi?-
Dopo pochi istanti, il ragazzo sembrò riprendersi, ma non accennava ad alzare la testa, che teneva fra le mai. Il suo corpo si era rilassato, il dolore era sparito, tuttavia era rimasto un lieve fastidio a livello della nuca.
-Sembrava...- sussurrò debolmente -Una scossa. Mi ha percorso il corpo e per un attimo credevo mi avesse paralizzato il cervello. Per un attimo ho smesso di pensare...-
Zoe lo aiutò a tirarsi su -Andiamo in camera, va bene? Così potrai riposare.-
Levi annuì, si appoggiò a Zoe e tornarono alla loro stanza.


o°o°o

La stanza era immersa nella penombra, Levi stava steso nel suo letto tenendo un braccio premuto sopra ai suoi occhi.
Zoe, seduta a terra accanto a lui, gli passò una mano sulla fronte.
-Non credo sia febbre...- commentò. Appoggiò i gomiti sul materasso e si protese un po' di più verso il viso dell'altro.
-Va un po' meglio ora?- chiese. Levi mugugnò piano e spostò di poco il braccio -No... non direi...- parlava pianissimo, sentiva la sua voce rimbombare per tutta la sua testa. Percepiva una sgradevole sensazione a livello della nuca, che piano risaliva fino alle tempie, sentiva come delle scosse percorrergli tutta la testa. Gli faceva male pensare, qualsiasi pensiero non faceva altro che peggiorare il fastidio in dolore.
Zoe aveva capito il suo stato e restava in silenzio se non per chiedergli se c'erano miglioramenti. Se ne stava accucciata accanto a lui, a fissare il suo volto perennemente gelido, con preoccupazione e curiosità.
Levi aveva affermato che non era nulla di grave e che aveva solo bisogno di riposo. Ma Zoe non era convinta, credeva che nel suo cervello stesse accadendo qualcosa di incredibile e pericoloso.
-Zoe- Non appena sentì il fastidio attenuarsi, il ragazzo girò piano la testa verso di lei -Mi devi promettere una cosa.-
Zoe si destò improvvisamente dai suoi pensieri, e guardò l'altro interrogativa.
-Non farti mai più neanche sfiorare da Sannes- le sue parole erano più forti e ferme -Qualsiasi cosa succeda, non devi lasciare che ti faccia nulla. Tutto questo casino è per colpa sua, ne sono certo, quel maniaco è senza controllo è i suoi esperimenti ci stanno fondendo il cervello. Quindi... se vuoi che la tua testa continui a funzionare normalmente... per quanto la stua testa possa essere normale... non farti più toccare...- Zoe notò che sembrava leggermente in imbarazzo -il mio è un consiglio, poi fa come ti pare. A me non interessa...-
Zoe ridacchiò e gli punzecchiò piano una guancia -Si che ti interessa.- Lo canzonò -Certe volte fai proprio schifo a dissimulare i tuoi sentimenti.-
Levi fece una smorfia, ma Zoe capì che non era per il dolore. In situazioni del genere infatti, Levi non si dimostrava la solita persona gelida, tuttavia faceva davvero difficoltà a capire come comportarsi. Non era granchè abituato ad interagire con altre persone e Zoe lo sapeva bene.
-Come vuoi...- mormorò.
-Ah ah...- Zoe si avvicinò -Ammettilo che a me ci tieni.-
-Scordatelo-
-Dai!
-Sei irritante- sospirò fintamente seccato -Forse un poco...-
-Che cosa?- chiese Zoe.
-Ci tengo.-
-Ahn.- Zoe sorrise a quella rivelazione. Di norma non era brava nemmeno lei con le persone, forse qualcuno tanto squilibrato quanto lei era quello che le serviva. Non si accorse nemmeno che Levi si era avvicinato e aveva premuto le labbra sulle sue per pochi secondi. Zoe rimase stupita da tanto spirito di iniziativa da parte del suo compagno di stanza.
-Va... va un po' meglio, Levi?-
Il ragazzo sorrise compiaciuto e si risistemò meglio nel suo letto -Diciamo di si. Ora che il fastidio è cessato forse riuscirò a riposare un po'-
Zoe annuì e si alzò -Allora ti lasciò riposare, tu riprendi le forze, mi raccomando!- Disse, sorridendo. Ma Levi era già sprofondato nel sonno.
 

o°o°o

-Non ha alcun senso...- commentò al limite della sua pazienza il direttore. -Mi aveva garantito un successo, e invece ora ci ritroviamo con un ragazzino morto stecchito...- sibilò l'uomo da dietro la scrivania, prendendosi le testa fra le mani.
Sannes, in piedi di fronte a lui, si schiarì la voce -Io le avevo dato una percentuale di successo- chiarì -qui parliamo di esperimenti e sinceramente io stesso non mi aspettavo una vittoria al primo paziente.-
Il direttore sospirò frustato e si passò una mano tra i radi capelli bianchi. Nel suo ufficio calò il silenzio, nessuno dei medici presenti osava fiatare, eccezione fatta per Sannes che non sembrava essere particolarmente a disagio per quella situazione.
-Non mi starà dicendo che non ha idea di come gestire la cosa. Non le è mai capitata la morte di un paziente per mano di un suo dottore? Saprà certamente come insabbiare l'accaduto.-
Il direttore puntò lo sguardo a terra -Una volta sola.-
-Come?-
-E' successo...una volta sola.- Ripetè, alzandosi in piedi -Nessuno viene a sapere niente dei medoti utilizzati, finchè non muore un paziente. Quella volta l'ospedale ha rischiato moltissimo e non voglio che accada di nuovo.-
Sannes assottigliò lo sguardo e osservò bene i suoi colleghi uno ad uno. Daccordo, significa che gestirò io la cosa. Non avete nulla di cui preoccuparvi. Infondo per raggiungere il successo è impossibile non giocare un po' sporco.- Spostò infine lo sguardo al direttore -Lei vuole che questo centro psichiatrico abbia di nuovo una buona reputazione? Vuole vedere i disturbi e le malattie sparire da ogni suo singolo paziente?-
L'uomo annuì leggermente-
-Bene, allora lasci fare a me.-

Sannes uscì dall'ufficio del direttore alle otto precise, come aveva calcolato. Aveva un' insolita aria soddisfatta, la sua scalata verso il successo si stava dimostrando più facile del previsto, ora non gli rimaneva altro che iniziare a lavorare sul come insabbiare la verità sulla morte del suo paziente.
Sulla strada per il suo ufficio però, s'imbattè in una delle infermiere che lo assisteva ad ogni esperimento che correva verso di lui.
-Dottore!- Continuava a chiamarlo terrorizzata -Dottore! Hanno preso tutto!- urlava -Non ci sono più i documenti, i resoconti, i dati, è sparito tutto!-
Il medico, confuso, le intimò di calmarsi e di spiegarsi al meglio.
L'infermiera riprese un attimo fiato dopo la corsa fatta e deglutì -Qualcuno è entrato nel suo ufficio è ha preso ogni documento riguardante i suoi pazienti.-
Sannes annuì calmo e riprese a camminare -Okay, scoprirò chi è stato ad entrare nel mio ufficio e farò in modo che non succeda di nuovo, ma non si preoccupi in ogni caso per i documenti, ce ne è una copia di ognuno nel mio computer.-
-Ma dottore, è sparito anche il suo portatile...
Sannes di voltò -Come?-
-E ho...un brutto presentimento. Credo sia meglio controllare anche l'archivio all'ultimo piano...-
L'uomo si girò, cambiando direzione. Si avviò verso le scale e fece cenno all'infermiera di seguirlo. -Un brutto presentimento hai detto?-
-Si... è che questa faccenda non mi piace.-
 

o°o°o


2 ore prima

Erano da poco scattate le sei del pomeriggio quando Eren e Armin si unirono insieme agli altri gli altri nella saletta comune. Zoe stava distrattamente sfogliando uno dei polverosi libri seduta su uno dei divanetti, mentre Christa stava stesa a terra a giocare con una ciocca di capelli.
-Ah!- Quando li notò, la ragazza si scosse e si alzò in piedi per dirigersi verso di loro. -Siete qui finalmente.-
Eren annuì, guardandosi intorno -Ma non manca qualcuno?-
Zoe si girò, accorgendosi solo in quel momento che fossero arrivati -Levi è in camera che riposa.- Rispose semplicemente.
-Gli è successo qualcosa?- chiese Armin.
-Mmh, più o meno. Credo sia a causa dell'ultimo controllo, Sannes aveva detto di voler constatare i suoi risultati, ma non so cosa sia successo realmente.-
-In ogni caso- s'intromise Christa -é proprio per questo che dobbiamo scoprire cosa sta succedendo.-
I due ragazzi presero dunque posto sull'altro divano -Che dobbiamo fare Christa, per cosa ci hai chiamato qui, 
La ragazza si appoggiò al davanzale della finestra -Ho intenzione di prendere i documenti di Sannes, voglio vedere tutti i dati, i resoconti, tutto quanto. Voglio capire cosa ci sta succedendo, a noi, a Connie...- Guardò fuori per pochi istanti -Dopo di che intendo scappare... e denunciare quello che succede qui. Se proprio devono rinchiudermi da qualche parte, vorrei almeno sentirmi un minimo al sicuro. In questo posto, ho paura di qualsiasi medico si avvicini.-
Zoe annuì -Lo so, è così anche per noi... per me va bene-
Anche Eren e Armin concordarono -Io intendo portare Armin fuori di qui, a qualunque costo. Ne abbiamo parlato e siamo entrambi daccordo. Inoltre vi aiuteremo a trovare e a prendere i documenti, potrebbero essere utili nel caso si manifestasse qualche reazione.
-Bene allora.- sorrise Christa -Sannes ha l'ufficio al primo piano, accanto a quello di Smith, ma credo che la maggior parte della documentazione sugli esperimenti la tenga in una stanza accanto agli ambulatori, all'ultimo piano. C'è un archivio con tutte le cartelle, mi sembra di averle viste.-
-Okay però... sappiamo dov'è Sannes prima di tutto?- chiese Zoe.
-Si- confermò Christa -l'ho visto discutere con un medico prima, in corridoio. Tra un'ora ha un'importante riunione con il direttore e inoltre so che ora è impegnato con i membri di non so che associazione... non ho capito bene, ma dev'essere a proposito di Connie. Sembra che ci vorrà un po' e poi andrà direttamente alla riunione. C'è tutto il tempo.-
-Perfetto. Ah, in ogni caso... Sannes ha un computer?- Chiese Eren -C'è un'alta probabilità che tutti i dati siano salvati anche lì.-
-Si, nel suo ufficio. L'ospedale glie ne ha fornito uno fisso, ma io l'ho sempre visto portarsi appresso un portatile.-
-Bene, allora noi andremo nel suo ufficio- concluse Eren incrociando le braccia al petto.-
Zoe si voltò verso Christa -Quindi andremo noi all'ultimo piano, daccordo Christa?
-Certo.-
-Potrei esservi utile anch'io?- Una voce femminile fece voltare i ragazzi verso la porta.
-Sasha!- Zoe si precipitò da lei. -Come ti senti?-
Sasha la guardò accennando un lieve sorriso -Credo, bene. E' come se avessi improvvisamente preso a negare tutto. Non sento più niente.- Spiegò. -Quindi voglio aiutarvi, scoprire qualcosa, ora che il dolore è sparito mi sento davvero in colpa.-
-Non devi.- rispose Zoe -Se non sbaglio è una fase normale del lutto.-
-Mmh, giusto.-
Christa saltò giù dal davanzale e si avvicinò a lei -Allora verrai con noi, su adesso andiamo, altrimenti si fa sera e questo posto diventa inquietante da morire quando è tardi.-
Eren e Armin si allontanarono insieme, pensando insieme ad un modo per introdursi nell'ufficio.
Zoe e Sasha decisero di andare ad accertarsi di persona che Sannes fosse in riunione -Tu intanto comincia a salire di sopra, noi ti raggiungiamo.-
Christa annuì e cominciò a dirigersi verso il corridoio che portava alle scale.
-E fa attenzione!- aggiunse Zoe. Christa ridacchiò, voltandosi -Da quanto tempo credi che sia qui? So come si fa...- Alzò una mano in cenno di saluto e tornò sui suoi passi.

Approfittò dell'attimo in cui non c'era nessuno in vista per precipitarsi su per le scale. Dopo anni in quel posto, aveva imparato come muoversi in fretta e senza emettere alcun rumore. Normalmente la paura le bloccava in ogni movimento, fin da quando era piccola non riusciva a ragionare quando si sentiva in pericolo e si bloccava. Fortunatamente aveva pian piano imparato a cambiare, a trasformarsi in un'altra persona ad ogni evenienza. Ymir era agile, l'avvertire il pericolo la poteva solo che farla diventare più veloce. Non aveva paura di niente, Ymir era la sua parte più forte.
Dopo l'ultimo gradino sgusciò dietro ad una barella. Attese che ognuno degli psicologi di quel piano fosse totalmente concentrato su qualcosa per scattare verso la prossima rampa di scale. Si fermò al piano superiore, non c'era quasi mai nessuno lì. Si nascose aspettando che uno degli inservienti passasse e si allontanasse per poi se diresse verso una finestra, fermandosi lì per un po'. Si passò una mano sul viso e respirò a fondo.
Per un attimo la presenza di Ymir si era fatta incredibilmente debole. Cercò, con tutte le sue forze, di concentrarsi al meglio. Senza di lei non poteva muoversi.
-Non c'è tempo per essere deboli adesso... sarò Ymir, ora...-

 

o°o°o

-Non credo ci abbiano visti.- mormorò Eren non appena lui ed Armin misero piedi nell'ufficio di Sannes.
-Armin chiuse velocemente la porta alle loro spalle. -Già... fortuna che oggi non c'è quasi nessuno in giro...-
Eren cominciò ad addentrarsi nella stanza, notando che non aveva nulla di particolare, le pareti e i mobili erano piuttosto anonimi e non c'era traccia di piante o oggetti personali, nessuna foto o quadro. In tutti gli uffici in cui era stato c'era almeno una minima cosa che avrebbe potuto distinguerli dagli altri. Si mise a cercare il portatile, mentre Armin guardava tra le librerie e gli scaffali. Esaminò tutta la scrivania, ma non trovò nulla di utile, finchè l'occhio non gli cadde su una valigetta seminascosta ai piedi del mobile dietro di lui. La prese e l'appoggiò sulla scrivania.
L'aprì e con cautela ne tirò fuori il contenuto -Armin, ho trovato il portatile.-
L'amico si voltò verso di lui -io ho i nostri documenti.- disse facendogli vedere le cartelle -Ma non credo siano tutte; quella di Connie per esempio non c'è.-
-Non fa niente, forse troveranno qualcosa di sopra le altre, ora usciamo di qui.- fece, prendendo il portatile.
Il rumore della maniglia della porta li fece arrestare di colpo. La porta si aprì e si ritrovarono faccia a faccia con un infermiere.
Tuttavia l'uomo non fece in tempo ad aprire la bocca, che Eren gli si scagliò contro. Lo spinse contro la parete, tappandogli la bocca, così che non potesse urlare. Poi la sua mano si mosse da sola; senza che potesse nemmeno pensarci gli assestò un colpo in testa col portatile, facendolo svenire.
Armin emise un verso strozzato.
-Tranquillo, Armin- sussurrò -Non l'ho ammazzato... almeno spero. Ma non potevo rischiare.-
Il biondo però rimase pietrificato. Non era la smisurata forza di Eren a mettergli paura, era abituato ai suoi scatti di rabbia. L'essere stati scoperti gli aveva fatto prendere un colpo e non riusciva a far rallentare il suo battito cardiaco.
-Hey Armin, cerca di calmarti- Eren corse da lui e poggiò una mano sulla sua spalla. -Ho sistemato tutto, davvero, non ci scoprirà nessuno. Abbiamo fatto quello che dovevamo e ora ce ne andiamo. Va tutto bene.-
Gli lasciò un veloce bacio sulla fronte e gli accarezzò la schiena -Armin... dobbiamo uscire.-
Il ragazzo alzò la testa e annuì lentamente. Si avvicinarono alla porta, controllarono che nessuno potesse vederli e scattarono verso le scale.

 

o°o°o

L'ultimo piano era deserto, Christa aveva approfittato del giorno in cui gli ambulatori sono vuoti per mettere in atto il piano.
Vide emergere dalla tromba delle scale Zoe e Sasha e fece loro cenno di avvicinarsi.
Christa indicò loro il corridoio -Si trova da quella parte, in fondo al corridoio c'è una porta sulla sinistra, quello è l'ambulatorio. Dentro c'è un'altra stanza, dove dovrebbe esserci tutta la documentazione sull'esperimento_-
Christa si ammutolì di colpo, sentendo un rumore di passi in lontananza venire dal corridoio opposto. Imprecò, constatando che era un medico e che stava venendo verso di loro.
Si nascosero dietro al muro e Christa si sporse di poco per osservare l'uomo -Ci serve un diversivo, non abbiamo scelta.
Sasha alzò la mano, sorridendo rassegnata -Infondo volevo essere utile...- disse alzando le spalle. Senza aspettare una risposta, si diresse verso il medico appena apparso dal fondo del corridoio. Zoe, da dietro il muro osservò la scena. Vide Sasha parlare con il medico, probabilmente aveva detto di essersi sentita male. Poi sparirono dietro ad una delle porte.
-Zoe, andiamo.- la chiamò Christa -Abbiamo del lavoro da fare.

Entrarono in uno degli ambulatori, Christa indicò la porta della stanza adiacente. -Quando sono stata portata in quest'ambulatorio, ho notato che lì accanto c'è un archivio con tutta la documentazione sull'esperimento.- Zoe si avvicinò agli armadietti di vetro. -Serve una chiave...-
Christa tirò fuori dalla tasca una chiave magnetica -L'ho fregata quel giorno a Sannes. Non è poi così intelligente.-
Recuperarono in fretta tutto quanto, ogni cartella che riuscissero a tenere fra le mani. Christa sembrava diversa, probabilmente Ymir aveva di nuovo preso il sopravvento su di lei. Aveva un'espressione strana, sorrideva determinata e tutto ciò a cui riusciva a pensare era distruggere Sannes e il suo dannato lavoro.
Zoe prese l'ultima cartella, quando ebbe una strana sensazione. Vide le cartelle scivolare via della mani di Ymir e riversarsi a terra, e un istante dopo anche lei si accasciò sul pavimento, tenendosi la testa tra le mani. Emise un urlo strozzato mentre Zoe spaventata, le si inginocchiava accanto, avendo già visto quella scena.
-Ymir...- provò a chiamarla.
-Ymir è sparita- mormorò Christa -Non sento più la sua presenza.-
Le lacrime cominciarono a scorrere lungo le sue guance -No... Sono spariti tutti... sono sola...- singhiozzò.
Sentiva la testa pesante, poi uno strano calore a livello della nuca cominciò a farsi sempre più forte, fino a trasformarsi in dolore. Sentiva qualcosa scorrere nella sua testa, come se qualcuno stesse prosciugando tutto ciò che c'era al suo interno.
Zoe vide di sfuggita del sangue uscire dalle sue orecchie -Christa...-
Ma quando la ragazza alzò la sua testa, Zoe vide con orrore che aveva un emorraggia anche da una delle sue narici.
-Stai... sanguinando...- Mormorò in preda al panico. Cercò di riprendersi in fretta e caricò il corpo di Christa sulla sua schiena -Ti porto giù... e poi cerchiamo un medico...-
Christa però, prese a dimenarsi sulla sua schiena e senza che Zoe potesse evitarlo il suo corpo cadde nuovamente a terra. Non ci volle molto prima che il suoi occhi sparissero sotto alle sue palpebre e il resto del suo corpo s'immobilizzasse completamente.





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