L'Isola

di Alison92
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Sentii il mio nome, urlato al vento che sibilava nelle mie orecchie. Sentii Francis, nella notte buia, chiamare il mio nome. Non mi voltai, non rallentai la mia corsa, la mia direzione rimase la stessa. Giunsi in riva al mare, le acque calme sembravano torbide e si poteva vedere l’isola di Everdove all’orizzonte. Dovevo raggiungerla. Avanzai lentamente nell’acqua, finché non mi lambì le gambe.
-Lyvia, Lyvia aspetta!
Mi voltai e vidi Francis raggiungermi. Il mare infradiciò il mio splendido abito blu, che appariva danzare fra l’acqua gelata. Per un attimo un brivido di terrore mi scosse, poi continuai ad avanzare verso la costa lontana.
-Lyvia, cosa stai facendo?
-Se nessuno verrà per noi, allora sarò io stessa a salvarmi!
Francis mi seguì cautamente nell’acqua.
-Lyvia è una pazzia, non puoi raggiungere a nuoto l’isola.
Le lacrime scesero sulle mie guance in un fiotto di dolore e disperazione.
-Tu vuoi aspettare qui la morte? Non posso restare senza fare nulla.
Francis mi afferrò la mano, ma io ero decisa ad andare. Lo guardai furiosa, senza pietà, neanche per lui.
 -Non c’è modo
-Ne troverò uno.
Quando avanzai un altro passo però, Francis mi circondò con le sue braccia, impedendomi di muovermi.
-Francis, lasciami!
Gli urlai mentre cercavo di divincolarmi dalla sua stretta, ma la sua caparbietà era forte quanto la mia.
-Non ti succederà nulla, te lo prometto Lyvia.
Il gelo della notte e il mio abito intriso di quell’acqua, esacerbarono la mia disperazione. Cercai di lottare contro Francis, ma lentamente il mio furore si placò e riacquistai la ragione. Quando smisi di dibattermi mi sussurrò:
-Torniamo dentro, Lyvia.
Annuii e mi lasciai condurre da lui lontano da quelle acque.
-Mi dispiace, non so cosa mi sia preso.
-Sono stato anche io sul punto di farlo, non devi scusarti.
Notai solo in quel momento che eravamo entrambi zuppi.
-Oddio, per colpa mia ti sei bagnato anche tu.
-Beh, se proprio dobbiamo morire, almeno avrò fatto il mio ultimo bagno di mezzanotte.
Disse ridendo. Quando fummo quasi fuori dall’acqua, scivolai sulla pietra che ricopriva la riva. Caddi indietro e trascinai con me anche Francis. Entrambi eravamo immersi nell’acqua, bagnandoci completamente. Scoppiammo a ridere, i suoi capelli biondi erano appiccicati sulla fronte e la mia chioma castana danzava nell’acqua.
-Sommers, quando dicevo bagno di mezzanotte, non intendevo mica che dovevo bagnarmi tutto.
Risi e gli schizzai il viso.
-Piccola impertinente!
Sembravamo solo due bambini che giocavano con l’acqua, non c’era sofferenza elle nostre risate. Il mondo sembrava lontano e noi intoccabili. Incontrai il suo sguardo e per la prima volta scorsi qualcosa che le sue iridi chiare non mi avevano mai rivelato. Nessuna parola sarebbe bastata, ogni cosa era estremamente irrilevante ed effimera. Il cielo stellato illuminava il suo viso pallido e l’azzurro dei suoi occhi divenne quasi alieno. Istintivamente ci avvicinammo fin quando non ci ritrovammo l’uno nelle braccia dell’altra. Le nostre labbra s’incontrarono e poco di quell’incubo contò più.
Quando qualche tempo più tardi tolsi l’abito blu fradicio ed entrai nel mio letto freddo, compresi finalmente chi era la donna che mi era apparsa nella stanza del tempo. Sembrava me, ma non lo era. L’unica cosa che avevamo in comune, escluso l’aspetto fisico, era il nome. Quella donna era Lyvia, una dei sedici figli dei Rosenburg.    




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