L'Isola

di Alison92
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-Io e mio fratello Roger possedevamo le due isole, lui quella di Everdove e io questa. Eravamo molto dissimili, solo una cosa, oltre al sangue, ci accomunava: l’amore per Deborah Delahay. Lei scelse me, eppure mio fratello non riuscì ad accettare che io avevo il suo cuore. Così decise di perdere con la forza bruta ciò che voleva, uccidendomi e scaraventando in questa stessa buca il mio cadavere. Sposò la mia Deborah e si appropriò della mia isola. Mai avrei potuto lasciare impunito un tale misfatto, un tale tradimento.
Tornai, affinché la mia anima potesse scagliare contro di loro la mia vendetta. La morte sorprese il mio odiato fratello e la mia infedele amata e io gli ricambiai il favore, lasciando i loro corpi dove lui aveva abbandonato il mio. Nonostante ciò, non mi fu possibile prendere anche i loro sedici figli. Mi ripromisi che ci sarei riuscito, avrei riportato i sedici figli Rosenburg su quest’isola. Mi furono concesse le vostre vite prim’ancora della vostra nascita, ho atteso pazientemente il tempo della mia rivincita. Avete i loro nomi, i loro caratteri, ma non possedete il loro sangue. Non potevo riuscire da solo nella mia impresa, così mi appropriai di una discendente di Dominic Rosenburg, Lola Rosenburg, ma per voi è nota come Millicent Taller. Lei vi ha condotti qui da me, lei mi ha portato la mia vendetta.
Non era rimasto più nulla di umano in Jonathan, neanche l’apparente aspetto poteva celare la sua vera natura. La paura riprese a lacerarmi e strinsi la mano piccola di Mary, pregando di svegliarmi da quell’incubo.
-Noi non siamo i figli dei Rosenburg, non ti abbiamo fatto nessun torto.
-Non capisci Lyvia? È una resa dei conti, non m’importa quanto differenti siete dai miei cari nipoti, voi incarnate la mia vendetta, i figli del mio odioso fratello. Non m’importa chi sarà a pagare.
Inorridita dalle sue parole indietreggiai, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi vitrei e animaleschi.
-Hai paura Lyvia?
Mi schernì.
-No, non sapendo che sei già stato battuto una volta.
Affermai cercando di celare il mio vero timore.
-Quella maledetta ragazza, continua a crearmi problemi anche da morta.
Il suo sguardo vagò per le fronde, quasi si fosse dimenticato della nostra presenza.
-Ho sempre amato profondamente quest’isola. Vedi la differenza fra le due? Questa non è stata contaminata, la mia isola è rimasta pura. Il mio spirito è rimasto qui, in questa foresta per così tanti lunghi anni.
Tornò a guardare me e Mary, con un macabro sorriso sul volto.
-Le somigli, a Lyvia Sophie Rosenburg, le somigli molto. La mia scaltra nipote è di sicuro più felice di me adesso, beata e serena. Immagino che sia scesa dal suo scarno fra gli angeli per parlarti.
Scoppiò a ridere e i capelli scuri gli coprirono la fronte.
-Io non sono lei.
Sapevo a chi si riferiva e comprendevo che il nome sul pugnale stretto alla mia vita non era il mio, bensì quello dell’angelica donna che mi era comparsa, che mi aveva chiesto di essere forte.
-Non fa molta differenza per me. 
-Siamo innocenti.
Gli occhi di Jonathan divennero buchi neri privi di qualsiasi emozione differente dall’odio. Mi guardava come una preda, per lui ero carne da macello, come se non avessi un’anima. Strinsi più forte Mary, pronta a fuggire se si fosse scagliato su di noi. 
-Nessuno è innocente. 




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