Celia – The Heart, The Pain, Her Strenght

di RickyChance98
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EPISODE IX – Occhio non vede, cuore che duole

QUINDICI ANNI PRIMA, NEL CASTELLO DEL REGNO…
“Attenta, Charlotte! I fiori non sono dei giocattoli, vivono proprio come noi” – Cora e la figlia Charlotte stavano passeggiando tra i giardini del castello.
“Se ascolti attentamente li puoi addirittura sentire respirare!” – disse la donna, sentendo il profumo di una rosa. La piccola Charlotte sorrise, e prese per mano la madre. Le due continuarono a camminare, fino a quando un’alta e particolare figura femminile si appostò davanti a loro.
“Mi scusi, chi è lei? Non è autorizzata a stare qui.” – le disse Cora.
La donna, dal fisico scheletrico, gli occhi verdi e il viso allungato, sorrise alla bambina, poi guardò la donna.
“Piccola, torna a casa a giocare. Io torno subito.” – chiese la madre alla bambina.
“Scusatemi, non volevo disturbarvi, ma devo raccontarle una storia. Il mio nome è Falya.” – si presentò.
“Cora.” – rispose, dandole la mano – “Sto ascoltando”.
Falya così con l’indice toccò la fronte della donna: “Sarà più facile mostrarglielo”.
Gli occhi di Cora si chiusero e una visione nella sua mente ebbe inizio. Una visione che mostrava una spada magica e il suo potere, e poi la nascita di una bambina e del suo compito. Non appena Cora aprì gli occhi Falya teneva la spada lucente del bene, e gliela porse.
“E’ la spada della visione… quella bambina sarà mia?” – chiese Cora a quella figura.
Falya annuì. “Ma non sarà una semplice bambina. Le profezie vedono la reincarnazione della luce suprema in lei, ciò fa di lei la prescelta e la legittima nuova proprietaria di questa spada, la spada lucente del bene”.
Cora si sentì disorientata, dopo qualche istante prese in mano la spada.
“Chi sei tu veramente?” – chiese a Falya.
“Noi? Siamo fate.” – Falya si girò e cinque fiori posti dietro di lei si tramutarono in altre cinque bellissime fate, eleganti e alte come lei.
“E adesso seguimi, c’è del lavoro da fare.” – concluse Falya.
 
PRESENTE – Rallahes
La nuvola oscura aveva cominciato a ricoprire il corpo di Celia, che però impugnava ancora la spada lucente del bene. Il suo potere riuscì a respingere la nube, scacciandola e rimettendola dove si trovava prima. Lo scrigno cadde così a terra, sotto lo sguardo furioso della sorella.
Maledetta!” – Charlotte cercò di colpirla con il suo scettro, ma Celia bloccò l’attacco con la sua nuova arma magica, replicando “Ti prego, adesso basta!”.
“Sono io a dire basta.” – Charlotte usò il suo scettro e indirizzò un flusso di magia oscura verso gli occhi della sorella, che cercò di proteggersi con la spada, arrivando però troppo tardi.
“I miei occhi, no!” – Celia fece cadere a terra la spada, e si coprì gli occhi con le mani – “Mi bruciano, perché mi hai fatto questo!”.
Charlotte sorrise con aria di trionfo. Celia si mise a terra piangente, con una mano si toccava ancora gli occhi e non capiva cosa stesse succedendo.
“Come potrai difenderti adesso?” – Charlotte si accostò accanto a lei. Poi cercò di prendere la spada, ma il suo potere benigno la respinse.
“Vattene! Sei maligna!” – esclamò la ragazza.
“Quello che volevo, tanto, l’ho ottenuto” – commentò, poi riprese lo scrigno e andò via.
Theo, finalmente libero, corse dalla sua amica.
“Celia, Celia! Che cosa ti ha fatto?”
“Io-io non lo so!” – Celia levò la mano dalla vista e cercò di guardare Theo. I suoi occhi erano completamente bianchi.
“Theo? Theo, dove sei? Non riesco a vederti, è tutto buio!”
“Sono qui, davanti a te! Qui!”
“Non ti vedo. Io sono cieca.” – realizzò Celia.
 
Charlotte, dopo aver mandato delle guardie a cattura i fuggitivi, tornò nella sua stanza, in attesa di vedere Balzeff.
“Non hai fatto ciò che ti ho chiesto” - le disse, apparendole all’improvviso alle sue spalle.
Charlotte si girò.
“No. Ho fatto di meglio. Le ho preso la vista, maestro. Potrai ucciderla!” – replicò.
“Tu non capisci. La luce è destinata a vincere, la profezia non lascia scampo. L’unico modo è tramutarla in oscurità, ingannare le leggi del destino e della magia.”
“Abbiamo comunque un punto a nostro favore. E stavolta non è stata lei a salvarsi ma la sua spada. E’ quella che deve essere tolta di mezzo, ho provato a prenderla, ma…” – Charlotte venne bloccata.
“Non puoi. Ma ho già in mente qualcosa per questo…” – disse Balzeff.
 
“Da questa parte!” – l’eco di una delle guardie risuonò nel corridoio segreto che portava alla stanza lucente. 
Celia era oramai rassegnata  a ciò che le era capitato e non provò nemmeno ad alzarsi.
“Celia, stanno arrivando! Stanno tornando a prenderci!” – esclamò il piccolo Theo.
“Theo, devi scappare!  Prendi Piffy e fuggite, nascondetevi! Io non posso più aiutarvi. Non posso più aiutare nessuno.”
“Celia, tu devi alzarti. Ti aiuterò io, ma non possiamo farci trovare qua! Ci uccideranno!” – cercò di convincerla.
Celia non ci vedeva più ma a sentire quelle parole capì che non poteva arrendersi proprio ora. Non quando i suoi amici erano più in pericolo che mai. Con una mano cercò la spada. Theo capì cosa stava cercando e gliela porse. Così Celia si alzò e disse: “Troviamo un modo per andare via da qui”.
 
I passi pesanti delle guardie si facevano sempre più vicini. Il posto in cui si trovavano sembrava un vicolo cieco ma un’altra via c’era, pensò Celia. C’è sempre.
 
“Toccate ogni angolo, ogni pietra, ogni cosa.” – disse Celia. I tre cominciarono a esaminare la stanza e a toccare ogni singolo dettaglio. Quella stanza era circolare e l’unico arredo era la spada, non c’era altro, o almeno all’apparenza.
 
Theo aveva cercato dappertutto e le guardie sembravano a pochi passi dall’entrata. “E’ finita”, pensò fra sé e sé. Ma non si arrese e continuò la ricerca.
Celia con le mani cercò sulle pareti, ma invano. Poi pensò all’arma che impugnava e capì che vi era un’unica cosa da fare.
Con una mano seguì le pareti fino ad arrivare all’entrata principale, poi indietreggiò, puntando la spada davanti a sè.
Theo si girò: “Celia, cosa stai facendo?? Stanno arrivando! Dobbiamo scappare!”.
“No, Theo. Non scapperemo. Li affronteremo.” – disse decisa la ragazza.
Theo, prese Piffy e se lo mise sulla spalla, poi raccolse delle pietre. “Facciamolo, allora”.
Le guardie stavano camminando velocemente e oramai si potevano intravedere.
“Quante sono?” – chiese Celia, sempre più timorosa.
“Sono… sono tante!” – rispose Theo, ancora più spaventato.
Salvaci tu” – si disse Celia pensando alla spada incantata, impugnandola ancora più forte. 




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