PARTE I
Il ronzio dei terminali diffondeva nel vasto ambiente un
lieve tappeto sonoro.
Inquietante, nel silenzio del primo
mattino, per chi fosse entrato in quel luogo senza conoscerne l'esatta natura.
O anche conoscendola...
Ma per Ianto Jones
quella era 'casa', e poter godere di quella quiete
mattutina, in attesa dell'arrivo dei suoi colleghi, era uno dei pochi lussi che
amava concedersi.
Lasciò scorrere lo sguardo compiaciuto sulle tazze ordinate
sul pensile che sovrastava l'angolo caffè. Era
confortante quel senso di ordine e pulizia,
confortante sapere di aver trascorso la sera precedente a riordinare, ma
confortante anche sapere che, di lì a poco, il lavoro sarebbe ripreso e prima
di sera ci sarebbe stato da rifare tutto. Se non avesse lavorato in un luogo
come quello, quelle prospettiva avrebbe potuto
apparirgli deprimente. Ma non lì, sotto Roald Dahl Plass, schiacciati tra cielo
e terra, sull'orlo del baratro, a cavallo della fessura, dove iniziava la
fine... Un sorriso segreto gli incurvò appena le
labbra sottili. Assolutamente favoloso!
Myfanwy lanciò un rauco grido, passando sopra
la sua testa con le grandi ali dispiegate. In teoria doveva trattarsi di una
tecnica intimidatoria, ma tenendo conto del fatto che il giovane sapeva
benissimo che la creatura doveva trovarsi lì, ed essendo che non erano molti gli ptorodattili che svolazzavano
nel sottosuolo di Cardiff, almeno per quanto lui
poteva saperne, quell'iniziativa non fece troppa
sensazione. Inoltre doveva essere raffreddato, da
qualche giorno, o forse Owen aveva cercato di nuovo
di fargli mangiare cibo piccante. Questo rendeva il suo richiamo ben poco
baldanzoso...
Ianto osservò le evoluzioni dello pterodattilo con l'affetto
che avrebbe potuto riservare al cucciolo di casa.
Sarebbe stata una splendida giornata.
Un suono metallico, lontano ed ovattato, lo rapì ai suoi
pensieri.
Era iniziata.
Gwen entrò a passo lungo e
disteso, già presa al punto da non perder tempo a guardarsi attorno né a guardare alcuno. Agguantò una brioche con
una mano sbottonandosi il giubbotto con l'altra, poi trovandosi in difficoltà
la tenne stretta fra i denti per liberarsi del tutto. Poi, sempre per
ottimizzare i tempi, in un sol mentre bofonchiò il suo saluto a Ianto, buttò la giacca sulla
sedia di Tosh e finì la brioche.
Ianto la guardò indossando il suo sorriso - scelse
quello distaccato quanto educato - anche se lei gli
aveva dedicato non più di uno sguardo. Era sicuramente una brava ragazza, pensò
Ianto, in una
giornata perfetta come quella si sentiva magnanimo nei confronti del mondo.
La città andava svegliandosi, era il momento anche per lui
di mettersi al lavoro, doveva farsi scendere la città
nel sangue per conoscere ogni cosa, per avere pronta ogni risposta.
“Jack?” domandò Gwen quando ebbe finito di masticare. Ianto
la guardò. Briciole di brioche sulle sue labbra, subito
cancellate da un gesto nervoso della mano.
Passato una brutta nottata, Gwen
Cooper? Problemi col paziente Rhys?...
“Sarà qui tra poco” fu la risposta. Cortese. Compita.
Assolutamente professionale.
Né una bugia, né una falsa verità.
Perché il fatto che Ianto Jones non avesse la più
pallida idea di dove fosse il capitano Harkness non
significava che egli non avrebbe dovuto presentarsi regolarmente all'Istituto
al solito. O forse sì.
Gwen rimase per un attimo in attesa che Ianto proseguisse. Che le rivelasse magari dove fosse Jack, dove avesse passato la
notte. Con chi. Ammesso che lo sapesse.
Ma null'altro fu detto, poiché null'altro vi era da dire, e
lo sferragliare della porta di sicurezza dilaniò il silenzio, annunciando
l'arrivo di Owen e Toshiko, intenti a discutere animatamente.
O meglio, come spesso accadeva nelle loro discussioni,
l'irrequieto medico stava bersagliando di frecciate essenziale quanto velenose
la giapponese, la quale, da parte sua, si limitava a fissargli le spalle con
aria vagamente accusatoria, senza che la sua voce pacata rivelasse alcun
risentimento nei suoi confronti.
“'giorno” salutò Owen, sventolando la mano all'indirizzo di nessuno in
particolare, mentre si liberava del giubbotto di pelle e si lasciava cadere
sulla poltrona della propria postazione con tanto slancio che le molle
gemettero.
Toshiko sorrise a Gwen, sorrise a Ianto, dimenticando per un istante l'attacco verbale in
corso tra lei e il medico.
Ma subito tornò alla carica.
“Puoi pensarla come vuoi, Owen, ma
non credo sia così inverosimile la mia idea... aspettiamo di vedere cosa ne
dirà Jack”
“Se Jack avrà voglia di perdere
tempo con queste favolette da bambini!” recriminò Owen, gratificandola di un sorriso insofferente.
“Non so con cosa vi tirino su in
Giappone, ma di certo non ti credevo dotata di un'immaginazione così fervida.
Voglio dire, visto il tuo lavoro credevo che almeno in
buon senso superassi la media femminile... Ovvio che dovevo essermi sbagliato!”
“Qual'è
il problema?” intervenne Gwen. Si sentì in dovere
d'intervenire, ovviamente, come paciere tra i due contendenti, come strenuo
difensore dei deboli e degli oppressi, come naturale antagonista del suo
collega di lavoro nonché ex-compagno di letto, Owen Harper.
“Ianto posò una tazza fumante
sulla postazione di Tosh, sorridendo alla giapponese.
“E'per la faccenda delle persone scomparse... quelle dei
giardini...” iniziò Toshiko, sorridendo grata a Ianto,
mentre si sistemava gli occhiali sul naso.
“Già, il nostro genio qui sostiene che siano le piante a
mangiarseli” intervenne sardonico Owen.
“Non ho mai detto una cosa così stupida, Owen!”
lo interruppe risentita la giapponese, mettendo il broncio.
“Io ho solo detto che dal momento
che tutte le persone scomparse avevano a che fare col mondo vegetale, forse
c'era qualcosa di strano nelle piante... voglio dire...” cercò
comprensione nello sguardo di Gwen e Ianto.
“Abbiamo 6 sparizioni tra Cardiff
e dintorni nelle ultime due settimane.” digitò velocemente sulla tastiera del computer, facendo
apparire sullo schermo una serie di schede segnaletiche corredate da fototessere.
“Tre
giardinieri, il proprietario di un vivaio, un architetto di giardini, un
collezionista di piante rare. Tutti scomparsi senza lasciare traccia, e
la polizia non sa nemmeno da che parte cominciare... a me sembra così ovvio che
la causa sia da ricercarsi nelle piante...”
“Sì, magari tutti e sei si erano portati in casa una Audrey II”
buttò lì Owen, con finta serietà.
Ianto alzò gli occhi al soffitto,
mentre Gwen gonfiò le guance, come sempre quando si
stava irritando.
“Una Audrey
II?...” mormorò Toshiko senza capire.
“Certo, come in La piccola bottega degli orrori!”
puntualizzò Owen, alzandosi in piedi e inizando a cantare:
“I've given you
sunshine
I've given you dirt.
You've
given me nothing
But heartache and hurt.
I'm beggin' you sweetly.
I'm
down on my knees.
Oh, please-grow for me!”
“E finiscila, Owen!”
lo rimproverò Gwen.
Riprese una bella voce piena dal corridoio:
”I've
given you sunlight.
I've
given you rain.
Looks like you're not happy,
'Less I open a vein.
I'll give
you a few drops
If that'll appease.
Now please-oh please-grow for me!”
Jack era tornato, sorridente e sfrontato come il sole di estivo.
Ianto era li per prenderne
il cappotto e porgergli il caffè. Era così naturale
quel gesto che sembrava quasi Jack non dovesse
accorgersi
della sua presenza, ma mentre avanzava verso il gruppo con la tazza sulle
labbra si voltò senza fermarsi e lo osservò per un lungo momento, con occhi
ridenti. Finì il caffé e gli lanciò la tazza.
"Molto ingrata quella pianta, credo fosse originaria
di Tyroxxis IV. Usano le
spore per creare dei servi che le curino ma la cosa
più interessante è che si contrabbanda un potentissimo filtro d'amore
fatto con .. beh, non volete sapere con cosa. E fiuuu
.. " sorrise scuotendo il capo " diavolo se
funziona." Stava per raccontare con dovizia di professionale precisione le
circostanze quando si rese
conto che aveva tutti gli occhi su di se e si fermò. Non sapeva nemmeno lui
perché, era abituato al pubblico.
Era come se si fosse dimenticato qualcosa...
Fu Owen a interrompere il
pathos. "Quindi questi Taroxiani
mangiavano le persone?"
"Oh beh, non esattamente, le asservivano soltanto. Loro si cibano di tossine, ripuliscono il terreno. Per questo sono
sopportate. Ho sentito anche che alcuni si dedicano al loro servizio
spontaneamente
in campo.. di spore."
Gwen tagliò le divagazioni. Non mollava mai l'osso
lei. "Quindi pensi che ci sia una serra che vende mostri carnivori da
qualche parte?"
"Mi ascolti ragazza o no?" Jack era quasi offeso,
braccia conserte al petto. Ma sorrise e si
appoggiò con la spalla al pilone dell'ascensore dissimulante.
La mente di Toshiko nel frattempo era già al lavoro e
le sue dita correvano sulla tastiera virtuale. "Se controlliamo i luoghi
delle scomparse, li confrontiamo con le date, cerchiamo variazioni sulla
frattura.... " le dita si fermarono, l'unghia
dell'indice ticchettò sul vetro della tastiera e si morse un labbro. "Ma
quanto ci mette una spora a svilupparsi?" li guardò con i suoi occhioni , quasi che
l'assenza di quella informazione fosse una anomalia non minore della frattura
stessa.
“Aspetta, non abbiamo ancora stabilito che si tratta
EFFETTIVAMENTE di spore!” intervenne Owen, giusto per
ribadire il concetto, ammesso che ce ne fosse bisogno,
che per lui quella faccenda delle piante era una colossale idiozia. Sebbene, alla luce delle rivelazioni di Jack… Ma non per
questo avrebbe dato soddisfazione a Toshiko!
“Insomma, non credo ci sia solo un tipo di pianta aliena in
giro, no?... O magari c’è un bruco nelle foglie ed è
lui il vero responsabile!”
“Ci sono più cose tra il cielo e la terra di quante la tua
filosofia ne possa comprendere, Owen Harper” sentenziò Jack, con aria
teatrale.
“Spore o bruchi, direi che sarebbe
opportuno fare un visita sul luogo dell’ultima sparizione. Un
orto botanico, giusto?” chiese a Toshiko, pur non
avendo bisogno di una risposta.
“L’orto botanico dell’università” precisò la ragazza, dopo
aver effettuato un rapido controllo sul terminale.
“Sembra che dopo la sparizione della
vittima numero sei, Greg Habbey,
la vegetazione abbia subito una crescita molto rapida… forse a causa della
pioggia…” continuò Tosh, la fronte leggermente
aggrottata.
“La polizia ha chiuso l’orto fino a nuovo ordine”
“Bene, andiamo a dare l’ordine”
sospirò Jack, recuperando il cappotto dalle mani tese di Ianto.
“Gwen, aiuta Tosh
a raccogliere l’attrezzatura per i rilevamenti” ordinò, “Owen,
porta una bella scorta di antistaminici”
“Mi stai prendendo in giro?!”
esclamò il giovane medico, spalancando gli occhi.
“Andiamo a combattere delle spore aliene con gli
antistaminici?”
Il capitano inarcò un sopracciglio:
“Non sottovalutare il potere debilitante di un’allergia, Owen” lo rimproverò bonario.
“Tu porta gli antistaminici, e non discutere”