Il Mondo dei Demoni, mille anni dopo di Kalam (/viewuser.php?uid=1037138)
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Makai, 1000 anni dopo la battaglia tra demoni vinta da Zatch
Il cielo era nero come la pece, nemmeno un sottilissimo raggio di luce
riusciva a superare la fitta coltre di nuvole che si era creata sopra
la terraferma.
Nella foresta, poi, l’ombra delle piante rendeva
completamente inutile la vista, costringendo Brago a dover contare solo
sulla propria capacità di percepire le presenze intorno a
lui.
Era un periodo in cui conveniva stare all’erta in ogni
situazione. Il minimo ronzio provocato da una zanzara o il fruscio dei
cespugli o i rametti che si spezzavano al suo passaggio gli provocavano
sempre un sussulto.
Erano passate settimane dal giorno in cui Brago si era rifugiato nella
foresta, per nascondere la sua presenza a eventuali nemici, e nessuno
si era mai avvicinato; effettivamente, era un posto molto pericoloso a
causa della limitata visibilità che poteva essere fatale in
un incontro con un demone intelligente in grado di tendere imboscate.
Tuttavia, quel giorno, tra le foglie degli alberi e dei cespugli una
fioca luce passava e illuminava l’ambiente. “Sembra
che qualcuno abbia acceso un fuoco. Chi sarebbe così stolto
da rivelare così la propria posizione in un luogo come
questo?”.
Brago esitò. Incontrare demoni impazziti, frustrati per
ciò che la sorte aveva riservato a questo mondo, non era
più così raro; “ma
soprattutto” pensò “ormai i demoni
rimasti sono molto forti, potrei incontrare qualcuno più
abile di me. Tuttavia, se spreco questa occasione la prossima volta
potrebbero essere loro ad attaccarmi a sorpresa. È ora di
tornare a combattere come si deve”.
Si tolse la pelliccia, che sarebbe solo stata d’intralcio,
rimanendo a torso nudo, e iniziò a concentrarsi per
nullificare la sua presenza ai sensi dei demoni. Si
avvicinò, evitando di fare qualsiasi rumore, e sporse la
testa da un cespuglio per osservare il luogo da cui proveniva la luce.
Due demoni sedevano in mezzo a una radura. Uno, piccolo, dai capelli
arancioni, alimentava il fuoco dalle sue mani con il suo potere.
L’altro, molto più grande, stava di guardia
osservando i dintorni. Quest’ultimo aveva un aspetto
familiare: era molto alto, aveva lunghi capelli neri che ricadevano
sulle spalle e sulla schiena e una coppia di enormi ali che stagliavano
una lunga ombra su un lato della foresta. Indossava solo dei larghi
pantaloni neri, in gran parte strappati, e il torace lasciava
intravedere ferite ancora fresche che segnavano quasi completamente suo
il fianco sinistro, quello che Brago riusciva a vedere.
“Rodeaux, e anche l’altro deve essere uno scagnozzo
di Faudo. Sono forti, devo sfruttare l’effetto sorpresa;
inoltre non posso attaccare in modo troppo appariscente, o
attirerò altri demoni”
Fu velocissimo. Aumentò la gravità sul demone dai
capelli arancioni, scattò e prima che se ne potesse
accorgere, afferrò Rodeaux per la testa e
schiacciò il suo volto contro il fuoco, aumentando anche la
gravità sulle sue ali per evitare che potesse tentare
qualche attacco con quelle che erano di fatto le sue armi principali.
Attese che il demone alato smettesse di divincolarsi e quando lo
lasciò, la sua faccia era completamente carbonizzata.
Nel frattempo, il piccolo demone del fuoco stava tentando di rialzarsi.
“In effetti, non ho usato molto del mio potere, se non lo
uccido adesso potrebbe riuscire a contrastare la mia
gravità”. Brago in un salto fu sopra di lui,
posò la mano sul suo cuore e sparò una palla di
gravità che schiacciò completamente la cassa
toracica, bucando cuore e polmoni in un esplosione di sangue che
coprì lo stesso Brago.
Si alzò in piedi lentamente e osservò i due
cadaveri, ripensando a ciò che aveva appena compiuto e
biasimandoli della loro imprudenza.
Si accorse di un’altra presenza nella radura e si mise subito
in guardia. Riconobbe un altro volto familiare, ma stavolta non aveva
da preoccuparsi. “Credevo di essere stato abbastanza schietto
e silenzioso, ma a quanto pare qualcuno mi ha notato”.
“Brago, sai perché sono qui. Vuoi continuare a
vivere in questa foresta, rimanendo schiavo di questa situazione? Non
vuoi cambiare le cose?”
“No, non voglio vivere in questa foresta per sempre, ma
quando uscirò, non sarà per aiutare voi, ma per
aiutare me stesso. Avete già dimostrato la vostra
incompetenza, non credo vogliate perdere la vostra vita oltre al potere
che avete già perso.”
“Brago, non ce la farai da so…”
“Inoltre, se non ricordo male, la colpa di questa situazione
è da imputare soprattutto a te. Non hai saputo controllare
le ambizioni del tuo clan e non sei riuscito neanche ad avvisare Zatch
prima che i tuoi parenti distruggessero tutto e uccidessero milioni di
demoni. A quest’ora avresti molti più alleati, non
ci sarebbe neanche bisogno di scomodarsi e chiedere aiuto a
me”
“Riconosco le mie colpe, ed è proprio per questo
che mi sto impegnando per cercare alleati. Ho deluso Zatch abbastanza,
ora devo assumermi le mie responsabilità”
“Belle parole, belle intenzioni, ma non combatterò
per voi”
“Porti rancore per la vittoria di Zatch nella
battaglia?”
“Assolutamente no. Mi ha sconfitto in modo onesto e si
è meritato la corona, ma non ha capito che un re non
può essere sempre gentile e quando l’ha scoperto
era ormai troppo tardi”
“Brago, ti ripeto, non puoi sconfiggere tutti da solo. Qui ci
sono di mezzo alcuni dei demoni più forti mai
esistiti”
“Lo so benissimo” Brago sorrise “ed
è proprio per questo che combatterò da solo.
Mostrerò al mondo che io faccio parte dei demoni
più forti”
“Stai rendendo tutto più difficile”
“Più difficile? Pensi davvero che la situazione
possa peggiorare? I DRAGHI si sono ribellati. Dovresti conoscerli bene,
Ashuron, dato che sono tuoi parenti. Non c’è
nessuno in tutto l’universo che può fermare forze
come quelle, e a dirla tutta preferisco morire combattendo da solo
contro uno di loro piuttosto che sacrificarmi per un re che non
è mai riuscito a imporre le proprie decisioni. Zatch ha
cercato sempre di non fare torti a nessuno nel suo regno, ma questo gli
ha causato non pochi problemi; è diventato troppo
accomodante, una marionetta nelle mani del suo popolo. Si è
fidato di te per tenere a bada il clan dei draghi, e tu non sei
riuscito a evitare la catastrofe. Certo, forse non sarà
tutta colpa tua o tutta colpa di Zatch, ma resta il fatto che non vi
aiuterò. Non siete degni di avermi come alleato”.
“Rimpiangerai questa scelta quando ti troverai contro uno di
loro” rispose Ashuron
“Non credo proprio. Ne riparleremo quando ti
porterò la testa di qualche tuo zio”
“Addio, Brago”. Ashuron si girò e si
alzò in volo facendo ondeggiare l’intera foresta
per le correnti d’aria. Brago si sedette e iniziò
a riflettere. Ashuron non era malvagio, probabilmente era
l’unico drago ad aver mantenuto un barlume di
sanità mentale. Aveva sempre sostenuto Zatch, sin dalla
battaglia contro Clear Note per decidere il re dei demoni, ma aveva
commesso gravi errori nella gestione del suo clan, permettendo che
avvenisse la rivolta e di fatto condannando questo mondo allo stato
attuale. Nessun segno di civilizzazione, demoni disperati e frustrati
che si ammazzavano tra di loro per il solo gusto di farlo, come se ci
fosse in palio la corona di un mondo di cenere e nebbia.
Sullo sfondo, la causa di tutto questo, i draghi, svolazzavano per i
cieli portando distruzione ovunque, riducendo a nulla tutto
ciò che la civiltà dei demoni era riuscita a
creare in 5000 anni di storia. Si rammaricò per il tragico
destino che era toccato a questo mondo e pensò a quello
parallelo, quello degli umani.
Considerando la vita media degli uomini, Sherry Balmont, la padrona del
suo libro, era sicuramente già morta, ma si chiese a che
livello fosse la tecnologia, immaginò i passi da gigante che
l’uomo avrebbe potuto fare in mille anni: città
sulla Luna, grattacieli, teletrasporto. Poi si guardò
intorno ritornando alla cruda realtà del Makai, un mondo in
rovina che stava giungendo al termine della sua storia, e
sperò per un attimo di tornare indietro nel tempo, nel
periodo in cui combatteva a fianco di Sherry per la corona. Quei mesi
lo avevano fatto crescere moltissimo; al di là della
sconfitta finale, aveva ancora l’ingenua speranza che Zatch
fosse il re perfetto.
Sospirò, ricordando quei momenti, andò a cercare
la pelliccia e tornò nella foresta, ricominciando a vivere
come aveva fatto da settimane a questa parte, coltivando in cuor suo
una nuova ingenua speranza: quella di salvare questo mondo.
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