Peana senza amore

di madewithasmile
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Cantano me i popoli, Apollo, dio dalle molteplici nature.

Cantano me dalle mura di Crisa, le Delfiadi muovono i loro corpi sinuosi e le Muse, beate, intonano canti per la mia cetra. 

Io, Apollo, signore dall’arco pungente, fragoroso, vengo amato in ogni luogo. La mia amata Delo, che procurò la gioia del parto alla madre Latona, assistita dalla timida Ilizia, spaventata dall’ira della crudele Era; 

la vorace Delfi, preda di visitatori voraci di risposte.

Uomini, abbiate pietà di me, ho un cuore anche io, lasciate che io compianga la morte dei miei amati, abbandonate il mio culto e lasciate le mie rocciose isole, migrate verso l’istmo, lì troverete il grande Poseidon pronto ad accogliervi!

Lasciate, lasciatemi libero dalle catene dei vostri canti, vi imploro, IO, il dio dei popoli.

Vi prego per voi stessi di abbandonare me, privo di altro cuore. 

Come può, un dio che non sa più amare, guidare le genti dal cuore antico?

Quale retta via potrà indicare? 

Il male forse, che Ade mi percuota l’animo! Che la draconessa, della solare Delfi, si ridesti dal sonno che io stesso le inflissi.

O maledetto animo umano, maledetto cuore divino, che Zeus mi facesse rinascere mortale. Con una sola vita soffrirei meno, ora ne piango mille. 

Due soli cuori ho bramato, uno l’ottenni e Zefiro lo portò via da me, l’altra mi odiò a tal punto da desiderare di cambiare forma. Zeus padre, perché, se la sorte mi volle sbagliato, non mi uccidesti in grembo materno? Latona soffrì per me e Artemide soffrì con me.

Forse son buono solo a suonar la cetra, dono del piccolo Ermes, ancora in fasce.

Canterò dunque un peana senza amore, per me stesso, viaggerò come feci quando cercai un luogo dove impiantare il mio oracolo e canterò ovunque le genti mi loderanno. 

Amare ed essere amati si attraggono reciprocamente e chissà che una saetta non solletichi il mio cuore.





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