PROLOGUE:
THE ONE WHERE WE’RE TOGETHER
«L’ultima volta che ti ho
visto col naso
così infilato in un libro, stavi leggendo quello scempio di Cinquanta sfumature, arrossendo come una
bambinetta. Spero tu non stia ripetendo l’errore.»
Ichigo alzò sdegnosa lo
sguardo verso
Minto, che stava infilando le ultime cose in borsa mentre usciva dallo
bagno
del Caffè: «Sto aspettando Shirogane-kun,» replicò piccata, «E per tua
informazione noooo, sto leggendo
una
bellissima storia d’amore!»
La mora alzò un
sopracciglio, ancora
poco convinta: «Hai detto così anche quella volta.»
«In
pratica c’è questo ragazzo che si innamora di una ragazza -»
«Ma dai?»
«… solo che lui viene
catturato, durante
una tempesta, da una specie di fulmine quanto-qualcosa, perché lui
lavora in un
laboratorio ipertecnologico di, mmm, qualcosa che ha che fare con le
particelle
-»
«Dio mio, non coprirmi così
di
tecnicismi, potrei morire.»
«- e viene catapultato in
un mondo che
non è il suo ma è quasi come il
suo,
solo che lui e lei non stanno insieme quindi vuole tornare da lei
perché è il
suo grande amore, quindi tutte le volte deve trovarsi in quello stesso
giorno
in quello stesso laboratorio e cercare di tornare a casa,» Ichigo fece
un gran
sospiro, gli occhi sognanti, «Ah, che cosa romantica!»
«Che concetto trito e
ritrito, e che
stupro della fisica, vuoi dire,» Ryo salì in quel momento dal
laboratorio,
scuotendo la testa divertito.
«Ma vi state coalizzando
contro di me,
per caso?»
«Dove sarebbe la novità?»
Gli altri due risero mentre
Ichigo
faceva il suo solito broncio da bambina, che dopo tutto quegli anni
sembrava
proprio non voler abbandonare.
«Be’, a me piace! E non è
la solita
storia. Poi perché devi sempre ridurre tutto alla fisica
e la chimica e gnegnegne.»
Ryo rise, le si avvicinò
per darle un
bacio sulla testa: «Perché è così,
ginger,» le batté le nocche sulla spalla, «In
fisica moderna, il multiverso è
un'ipotesi che appunto postula l'esistenza di universi coesistenti
fuori del
nostro spaziotempo, o dimensioni parallele, ed è possibile conseguenza
di
alcune teorie, come la teoria delle stringhe.»
La
rossa alzò gli occhi al cielo mentre si alzava e raccoglieva le sue
cose: «Non ricominciare con queste stringhe.»
Lui
le avvolse un braccio intorno alle spalle, rivolgendosi alla mora:
«Ti serve un passaggio, Minto?»
Lei
controllò l’orologio: «No, grazie. Vi accompagno fuori, Kisshu
dovrebbe arrivare a breve. Da quando fai andare via le cameriere così
presto?»
«Eravate
voi le scansafatiche che finivano sempre tardi, le nuove
ragazze sono molto brave.»
«O
forse qualcuno voleva che Ichigo non se ne andasse
mai.»
«E
smettila!»
«Tanto
tu andavi sempre via prima per un impegno o per un altro.»
«Ringrazia
che le mie feste tutt’ora fanno faville per il vostro
catering, visto quanto ti sta costando far contenta Ichigo che si è
riscoperta
principessa nel castello tutto ad un tratto.»
«Sai
che principessa sei tu?!»
«Oh-oh,
sono arrivato al momento giusto!» Kisshu raggiunse i tre in
quel momento, un ghigno divertito stampato in volto, «Potrei avere
input molto
interessanti per la conversazione.»
Minto
gli lanciò un’occhiata gelida: «La conversazione verteva sul
fatto che Ichigo, alla veneranda alba dei trenta -»
«Ventotto!»
«-
ancora crede alle favole d’amore intergalattiche.»
L’alieno
alzò un sopracciglio, incuriosito: «Be’, un po’ come la nostra
allora.»
La
rossa lanciò le braccia in alto, trionfante: «AHA! Allora chi ha
avuto ragione per tutto questo tempo?»
«Oh,
ma per favore.»
Kisshu
continuò a ridere e avvolse con le braccia la mora, mentre Ryo
riagguantò la sua fidanzata per un polso e cercò di riprendere il
cammino.
«Comunque,
intergalattico e multiverso sono due cose diverse.»
«Non
ti azzardare a rovinare questo momento di gloria, Shirogane, o
torni a casa da solo.»
«Guarda
che la macchina è mia.»
Continuarono
a camminare verso i rispettivi veicoli, quando Ichigo
aggrottò la fronte: «Kisshu, ma voi non eravate in grado di creare
dimensioni
parallele?»
«Mmmh…
più o meno,» il verde si grattò la nuca, «In realtà era Pai il maestro.
Ma erano dimensioni parallele ma ancora a stretto contatto con il
nostro mondo,
ed erano piccole e di poca durata… un po’ come delle bolle, vuote.
Niente di
particolarmente impegnativo, almeno per le mie capacità, non erano
certo interi
mondi. Nessuno ha mai provato che ne esistano di paralleli al nostro,
in fondo.
E il vostro pianeta ancora deve scoprire che esistono altri pianeti più
o meno
simili, figuriamoci cosa sareste in grado di fare se scopriste anche
altre
dimensioni.»
«Watch it.»
«Non puoi
negarlo.»
«Okay,
capito,» Ichigo si scrollò nelle spalle, «Dovreste davvero
rivedere le nozioni base del romanticismo.»
«Io
sono estremamente romantico, micetta, non è vero
tortorella?»
«Dipende
dalla gravità del danno che hai combinato.»
«Crudele.
E bugiarda.»
«Io
credo molto di più a Minto che a te.»
«Ricordati
che le piacciono di più i cani.»
«Smettetela,»
Ichigo rise, prendendo a braccetto anche la sua migliore
amica, «Che ne dite se andiamo a mangiarci qualcosa tutti insieme? Io
ho fame.»
«E
dov’è la novità?»
«Lo
prendo come un sì.»
Ichigo
li trascinò in un nuovo ristorante che aveva voluto provare per
mesi, e rinfacciando loro quanto l’avevano tutti fatta aspettare troppo
per
andarci, e si lasciò trascinare dall’allegria e dalla scioltezza che
solo amici
da quasi tredici anni potevano condividere, cullata dalle risate e da
quei due
bicchieri di vino che si concessero. Un pensiero, però, continuava a
ronzarle
fastidioso in un angolino del cervello, dove si era infilato prepotente
e
curioso, solleticando la parte adolescente di lei. Nemmeno lei capiva
perché le
fosse rimasto così tanto impresso, eppure…
Qualche
ora dopo, mentre si struccava e si infilava la camicia da notte
più comoda che aveva, si ritrovò a pensarci ancora, rigirandosi
l’anello che le
adornava l’anulare.
«Ryo?»
domandò, cercando di suonare casuale ma ben sapendo che lui,
nonostante si fosse già infilato tra le lenzuola e i suoi tre cuscini
con un
libro, non ci sarebbe cascato.
«Yes,
ginger?»
«Secondo
te…» Ichigo uscì dal bagno e si avvicinò lentamente al letto,
mordendosi il labbro, «Secondo te, noi staremmo insieme anche in altri
universi?»
Il
biondo alzò gli occhi al cielo, esalando esasperato: «Dio mio,
Ichigo, e questa da dove ti esce?»
«Boh,
così…» lei gattonò sul letto, il viso corrucciato e un po’ mogio,
«Ci stavo pensando dopo tutti i discorsi di oggi, e visto che…»
Lo
sguardo di lui si diresse verso l’elegante ma vistoso diamante: «Ti
sta venendo ansia?»
La
rossa fece una smorfia: «Nooo, però… lo sai come sono fatta.»
Lui
rise e l’agguantò con un braccio, solleticandole la pancia: «Sei
una gattina curiosa, paranoica e decisamente troppo
fantasiosa. Perché
non hai preso tutti questi spunti leggendo Cinquanta
sfumature?»
«Ehi!
Devo smetterla di portarti fuori a cena con Kisshu.»
Ryo
rise ancora e le baciò la punta del naso: «L’unica cosa che so, kitty
cat, è che l’unica cosa che conta è essere riuscito a farti
dire di sì in questo
mondo. Soprattutto dopo tutto il tempo che mi ci è voluto.»
«…
eri partito bene, sei scivolato sul finale.»
«Nemmeno
Christian Grey era romantico.»
«Ma
la volete smettere con questa fissa? Non mi è nemmeno piaciuto quel
libro!» si accucciò accanto a lui, godendosi il tepore del suo corpo,
«Quindi…
non ti chiedi mai come sarebbero le cose se qualcosa fosse andato in
maniera
diversa?»
L’americano
sospirò, non proprio voglioso di proseguire quella
conversazione, ma l’accontentò lo stesso: «Certo che me lo chiedo. Mi
basta
ripensare a com’erano le cose quando ci siamo conosciuti, o prima che
tornassero gli Ikisatashi.»
«E
quindi?»
«E
quindi non mi interessa,» Ryo le diede un buffetto sul naso, «Te
l’ho detto, l’unica cosa che mi interessa è qui e ora. Con te.»
«E
se sapessimo che in un altro universo non sarebbe così? Che forse
non sarebbe destino?»
«Fuck
that. È questo che voglio, e quello per cui mi impegnerò.
Ci sono troppe variabili, in infiniti e possibili mondi paralleli, per
poter
determinare come sarebbero le cose. Ma, ripeto, non me ne importa
niente se tu
sei qui ora.»
Ichigo sembrò pensarci su:
«Okay, ora
sei fin troppo romantico.»
Lui rise, e le diede un
bacio in fronte:
«Ora dormi, prima che quel tuo cervellino scoppi per tutti questi
viaggi che si
fa.»
«Buonanotte,» la rossa
sprofondò tra i
cuscini, aggiustandosi contro di lui, ma non chiuse gli occhi. Lanciò
ancora
un’occhiata fuori dalla finestra, la luna che brillava tra le tende
dischiuse,
poi un’altra al suo anello; arricciò le labbra, e solo allora decise di
dormire.
**
«Ichigo,
che ne dici di questo?»
«Non so, mi sembra un
elettrodomestico
abbastanza complicato.»
«… è un’impastatrice.»
«Ci pensa già Akasaka-san a
fare
abbastanza dolci.»
«Guarda che stanno finendo
gli oggetti
papabili per questa benedetta lista nozze.»
«Lo sooooo… infatti non
capisco perché
non possiamo chiedere a Shirogane-kun!»
«Perché lui probabilmente
sceglierebbe
solo Lego di Star Wars e pezzi di ricambio per la moto.»
Ichigo rise e continuò a
far girare la
rotellina del mouse per scorrere il catalogo del negozio che Minto le
aveva
sapientemente indicato, una guancia appoggiata alla mano e ormai la
noia che
l’assaliva.
«A me questi servizi di
piatti sembrano
tutti uguali. E poi ne abbiamo già un sacco di piatti.»
«Ma questi sono di ceramica
italiana,»
Minto aveva gli occhi che brillavano, «Non vedi la differenza tra il
color
avorio di questi e il bianco di questi altri? Poi guarda che decoro
raffinato,
mica puoi usarli tutti i giorni! E poi questi hanno anche il servizio
da dolci
incluso, e…»
Ichigo si perse, la voce
dell’amica che
svaniva in sottofondo e la sua mente che ricominciava a vagabondare per
altri
lidi come aveva fatto in quegli ultimi giorni. Si divertiva a
organizzare il
suo matrimonio, ma fino ad un certo punto; lei non era una fanatica
della
progettazione come Minto, né tantomeno un’entusiasta di tutti quei
dettagli e
di quegli addobbi per lei quasi inutili. E proprio non riusciva a
scacciare
certi discorsi dalla sua mente.
«Minto-chan?» chiese tutto
ad un tratto.
La mora la guardò, un
sopracciglio
alzato e l’aria appena piccata per essere stata interrotta: «Dimmi.»
Ichigo mosse appena le dita
della mano
sinistra, fissando il suo anello riflettere la luce: «Tu non vorresti
sapere se
tu e Kisshu-kun stareste insieme in altri mondi?»
L’amica rimase qualche
secondo basita
dalla domanda, poi sbuffò: «Ma dillo allora che la tua è una fissa.»
«Tanto se dici di no, non
ti credo.»
«Sono certa che qualche
versione di me,
se esiste, è stata abbastanza saggia da non infilarsi nel pasticcio che
è
Kisshu Ikisatashi.»
Ichigo alzò gli occhi al
cielo,
guardandola con un ghigno: «Puoi sempre lasciarlo.»
«E buttarlo in pasto così
facilmente a
tutte quelle scostumate che gli fanno gli occhi dolci? Non credo
proprio.»
La rossa rise, poi il suo
sguardo
ritornò perso: «Eppure vorrei saperlo. Mi farebbe sentire più… calma.»
Minto aggrottò la fronte e
posò una mano
su quella dell’amica: «Tutto bene? Non dirmi che hai dei dubbi su ciò
che
quella povera anima di Shirogane prova per te, né puoi toglierti quella
faccia
da pesce lesso che fai tutte le volte che è a venti metri da te.»
Ichigo sorrise, radiosa,
rivolgendole
una linguaccia: «Non ho il minimo dubbio, solo… curiosità. Ci siamo
trasformate
in mutanti, vuoi davvero dirmi che non c’è un modo per scoprire questa
cosa?»
«Cosa?»
Taruto, ormai venti
centimetri più alto
e largo di entrambe e una potente voce da baritono, comparve alle loro
spalle
senza che se ne accorgessero, facendole sobbalzare.
«La devi smettere di fare
così, mi farai
prendere un infarto!» sberciò Ichigo, la mano sul cuore, «Quand’è che
torna
Purin dalla Cina, così la smetterai di aggirarti per il Caffè come
un’anima in
pena?»
«L’unica ragione per cui ti
verrà un
infarto sarà perché sei una vecchiaccia,» la prese in giro il ragazzo,
«E
comunque sono venuto per accompagnare Retasu-san, Pai aveva ancora un
po’ di
lavoro da sbrigare.»
«E dov’è finita?»
Il minore degli Ikisatashi
ghignò: «In
cucina, ad aggirare la sorveglianza di Pai insieme a Kisshu.»
Minto emise un gemito
esasperato e molto
poco elegante quando vide il suo fidanzato uscire dalla cucina con un
vassoio
ricolmo di bignè e piccola pasticceria.
«Non è tutto per me!» si
giustificò
subito, vedendo lo sguardo della mora, mentre lo appoggiava al centro
del
tavolo che stavano occupando e si sedeva, «Ne ho presi per tutti!»
«Ma io sono a dieta,» si
lamentò
piagnucolosa Ichigo.
«Lo so,» replicò furbo il
verde,
ingollando subito un pasticcino allo zabaione.
Gli altri risero sommessi,
occupando i posti
rimasti e iniziando a chiacchierare e a “consultare” Ichigo sulle
scelte dei
regali – e facendo venire solamente mal di testa a Minto.
«Quindi di cosa stavate
parlando prima?»
domandò poi Taruto, incrociando le braccia dietro la nuca e
rilassandosi sulla
sedia, «Sembravate così impegnate a confabulare.»
«Taruto-chan, non essere
indiscreto,» lo
riprese materna Retasu.
«Stavamo parlando delle
balzane idee di
Ichigo, sai che novità,» commentò Minto.
«Non sono balzane! Sono
solo idee!» si
difese la rossa, «Ho solo detto che, visto tutto quello che abbiamo
dovuto
affrontare tra mutazioni genetiche, alieni, astronavi -» abbassò la
voce per
non farsi sentire dalle cameriere che scivolavano veloci per il locale
e che
ancora erano all’oscuro della realtà del piano inferiore del Caffè «-
mostri e
guerre contro esseri non umani, sarebbe molto bello se potessimo anche
vedere
cosa succede in dimensioni parallele!»
Kisshu e Minto esalarono
sconfitti nello
stesso momento, memori della cena di qualche giorno prima, mentre
Taruto sbatté
le palpebre un paio di volte: «Be’, in realtà… hai provato a chiedere a
Pai?»
Ichigo lo guardò come se le
avesse
appena rivelato che il Sole fosse in realtà blu: «Come dici, scusa?»
Il fratello maggiore tentò
di
intervenire, ma il moretto continuò: «Sì, nel nostro pianeta c’è questa
specie
di storia che dice che in una delle vecchie caverne sotterranee in cui
vivevamo
prima di trovare la Mew Aqua, c’è una specie di passaggio segreto che
ti porta
al centro di altri universi.»
«Ovviamente è solo una
favola,»
intervenne veloce Kisshu, «La raccontavano quando eravamo piccoli per
spaventarci, perché c’è la solita strega cattiva che ti mangia se ti
avvicini
troppo.»
«In effetti è un posto un
po’
inquietante, tutto buio e pieno di fumo, c’è del vapore naturale lì in
giro.»
Ichigo continuò a fissarlo
con gli occhi
sgranati: «Tu ci sei andato?»
Taruto arrossì: «… mi ci
sono avvicinato
solo una volta, per una prova di coraggio con gli altri, nell’esercito.
Ovviamente, la mamma non lo sa,» aggiunse, guardando il fratello.
Kisshu alzò le mani: «Non
saresti mica
l’unico.»
«E… perché dovrei chiedere
a Pai?»
«Perché Pai una volta è
andato a
raccogliere qualche campione di vapore là dentro, per vedere se fosse
fattibile
utilizzarlo o meno. Alcuni gradi alti dell’esercito ogni tanto vanno a
farci
qualche esperimento tutt’ora, e una volta il poco calore che riuscivamo
ad
avere nelle caverne veniva da là.»
«Oh, santo cielo,» commentò
a bassa voce
Minto nel vedere la faccia entusiasta di Ichigo.
«Quindi esiste davvero!?»
«La caverna sì, ma il resto
è una
leggenda, Ichigo-chan,» cercò di tagliare corto Kisshu, «Non puoi
pensare
davvero che -»
«E tu che ne sai! Magari è
tutto vero!
Retasu! Quando arriva Pai?»
La verde esitò: «Uhm, mi ha
detto tra
cinque minuti…»
La rossa scattò in piedi e
corse al
piano di sopra, dove sapeva avrebbe trovato il suo fidanzato.
«L’abbiamo ufficialmente
persa,»
commentò Minto, «Questo matrimonio le sta facendo male.»
«Poi non lamentarti che io
non ti faccio
certe proposte, visto come vi riducete.»
«Vai a quel paese,
Ikisatashi.»
Un deciso scalpicciare
indicò loro che
Ichigo stava strattonando un Ryo palesemente controvoglia nel salone
principale, la sua voce concitata che copriva i tentativi del biondo di
ricordarle quanto in realtà fosse impegnato.
«Mi dici sempre che leggere
fa bene!»
«I swear to God I’ll shut up from
now on.»
« - dobbiamo solo capire dove sia, e poi possiamo andare a
vedere, basta solo chiedere a … PAI! »
Il suddetto si bloccò sulla
soglia dalla
quale era appena entrato, l’aria di chi si stesse già pentendo della
scelta,
conscio anche di tutti gli occhi della clientela che si erano fermati
su di lui
dopo quello strillo.
«Sì?»
Ichigo strinse così tanto
il braccio di
Ryo che lo fece sobbalzare: «Riunione d’emergenza in cucina, subito!»
Un gemito generale si levò
dal tavolo a
cui tutti erano riuniti.
«Ichigo ma tu sei
impazzita.»
«Datele un calmante,
Shirogane diamine
impegnati!»
Lei li ignorò tutti e
marciò oltre le
porte bianche, sorridendo contenta a Keiichiro e battendo le mani.
«Siete
pronti?!»
Retasu cercò di sorriderle:
«Ichigo-chan, perché non bevi una camomilla?»
«Nonono, non c’è tempo!
Pai, ci devi assolutamente spiegare
la storia della
caverna e degli universi!»
Il viola rimase perplesso
qualche
secondo, poi si voltò gelido verso i fratelli minori: «Perché non
riuscite mai
a tenere quella boccaccia chiusa?»
Ichigo non gli lasciò il
tempo di
replicare, puntò un dito contro di lui: «Ahah! Allora è vero!»
Pai esalò, stringendosi
l’attaccatura
del naso: «Momomiya, stiamo parlando di un cunicolo tra le centinaia di
anfratti del sottosuolo del nostro pianeta, che è caratterizzato da
vari geyser
che sparano vapori a temperature medie e che causano mal di testa,
nausea, al
massimo allucinazioni.»
«Lo stesso principio di una
pizia,
quindi.»
«Cosa?»
«Nothing,
ginger.»
«Nessuno di noi è mai
andato da nessuna
parte,» continuò Pai, «Sono solo le leggende che si tramandano per
tenere
lontano le persone da posti potenzialmente pericolosi.»
«Be’, tranne -» Ichigo si
voltò verso
Taruto in contemporanea ai suoi fratelli, questi ultimi con sguardi
omicidi.
«Cosa? Cosa??» premette la
rossa.
«Eeeeeehm,» il ragazzo si
grattò la
nuca, estremamente a disagio, «Niente, un paio di commilitoni hanno
detto che
ci fu una spedizione, qualche anno fa, e…»
«E probabilmente si
infilarono nel
tunnel sbagliato,» concluse Pai, «Niente di sovrannaturale o magico o
altro.»
«E allora perché tutta
questa
segretezza?» Ichigo fece qualche passo verso l’alieno, le mani dietro
la
schiena.
«Perché è pericoloso.»
«Mmmmh… o magari perché c’è qualcosa,» si girò all’improvviso
verso Taruto, «Non è vero?»
«Io non so nulla!»
«Ichigo, lascia stare, per
favore, sei
andata avanti abbastanza con questa storia,» la supplicò Minto.
«Potrebbe essere una
bellissima
avventura! L’ultima!»
«Mica stai per morire, sai!»
«No, ma dopo non avrò più
molto tempo. E
poi è romantico!»
«Ichigoooo…»
«Ma sei impazzita?»
«Daaaai, daidaidaidai,»
Ichigo saltellò fino a Ryo, prendendogli le mani,
«Andiamo a vedere! Abbiamo un passaggio che non usiamo mai proprio qui
sotto,
entriamo, usciamo, magari non scopriamo niente e potrai rinfacciarmelo
quanto
vuoi!»
«Ichigo - »
«Pensa a che scoperta della
fisica!»
Il biondo alzò un
sopracciglio: «Oh
certo! E come gliela spiego, scusate, io so
perché dalla dispensa del mio locale posso cambiare pianeta?»
«Daaaaaaaaaaiiiiiiiiiii!»
«Ti prego, Ichigo-chan,
smettila di
saltare, mi stai facendo venire la nausea.»
«Lo sai che l’unico modo
per farla
tacere è portarcela, no?» Kisshu ridacchiò, le braccia incrociate.
«Non ti ci mettere anche
tu,» commentò Ryo,
«Mi sembra una cosa assolutamente pericolosa e priva di fondamento.»
«Ah, come quando hai deciso
di
iniettarci il DNA di qualche animaluccio in pericolo?»
«… è passato un po’ troppo
tempo per
continuare a usarla come scusa.»
«Momomiya, non staresti
andando a fare
una scampagnata nel bosco, sai. Succedesse qualsiasi cosa, sarebbe
nostra
responsabilità,» s’intromise Pai.
«Dopo Deep Blue, cosa vuoi
che succeda?»
«Ah be’, bel paragone,»
commentò
Kisshu.
«Venite anche voi!» Ichigo
fece un altro
salto, agguantando Minto per un braccio, «Minto, lo so che lo vuoi, ne
parlavamo prima!»
«Io non voglio proprio un
bel niente!»
«Io non ho ancora capito
cosa tu voglia
fare,» borbottò Taruto.
«La cretina qui presente ha
letto un
libro che le ha dato alla testa, e ora vorrebbe scorrazzare per
improbabili
dimensioni parallele per vedere se lei e Shirogane tuberebbero ancora
in ognuno
di quelli,» sentenziò Minto lapidaria.
Un vociare esasperato si
levò dal
gruppetto, Pai che si spalmò una mano in faccia.
«Ditemi che sto sognando.»
«È inutile che ti lamenti
tanto, anche
Retasu vorrebbe farlo!»
La verde, tirata in causa,
arrossì
colpevole: «Ecco, io… non so, ha un certo non so che come idea, non
trovate?»
Pai corrugò la fronte: «Tu
sei incinta e
non vai da nessuna parte.»
«Lo so, però se Ichigo-chan
lo vuole
scoprire davvero…»
«Ichigo-chan
non è mai stata la campionessa delle idee vincenti,» esclamò Ryo, «E mi
sembra
assurdo che siamo ancora qui a parlarne!»
«Magari hai solo paura di
scoprire che
da qualche altra parte non sei riuscito a battere il merluzzo
imbalsamato,»
ridacchiò Kisshu.
L’americano lo gelò con lo
sguardo: «Magari
da qualche altra parte ti ho riempito in una volta di tutti i cazzotti
che
dovrei darti.»
«Ecco, appunto!»
«Appunto?»
«No, no, non volevo dire
quello,» Ichigo
sventolò le mani davanti alla faccia dopo la smorfia che le rivolse il
fidanzato, «Però abbiamo questa possibilità straordinaria!»
«O magari non c’è niente.»
«E va bene così!»
«A me l’idea della micetta
intriga,»
commentò Kisshu, «Noi usiamo il portale continuamente, e quella zona è
sempre
deserta, non se ne accorgerebbe nessuno. Magari al tramonto, in
un’oretta siamo
dentro e fuori.»
«Sei diventato anche tu
imbecille?» lo
sgridò Minto.
«È un po’ che non andiamo
all’avventura,
tortorella, mi si stanno anchilosando le ossa!»
«Hai intenzione di
prenderti tu la
responsabilità di tutto ciò? Perché io non vengo, e non voglio saperne
nulla,»
sottolineò Pai.
«Secondo me la state
prendendo tutti
troppo sul serio,» il verde si strinse nelle spalle, «Finirà che
torneremo solo
a casa col raffreddore.»
Ichigo giunse le mani in
preghiera sotto
al viso di Ryo: «Tipregotipregotiprego. Sto
morendo di curiosità!»
«La curiosità uccise il
gatto,» borbottò
lui, poi sospirò e alzò gli occhi al cielo. Da un lato, la parte più
razionale
di lui gli stava ricordando come – appunto – probabilmente sarebbero
tornati
tutti a casa con il raffreddore e la puzza di sottosuolo addosso.
Dall’altro
lato, si ricordava sempre che giocava a poker con degli alieni che lui
stesso
aveva combattuto, e che alla sua fidanzata spuntavano le orecchie e la
coda
ogni tre per due. E poi quel commento su un certo ex-boyfriend…
gli costava ammetterlo, però magari togliersi qualche
soddisfazione…
«Aaaaah, Ichigo,» sospirò
quindi alla fine, «You’ll be the death of
me.»
«Sìììììììììì!» la rossa
strillò
contenta, aggrappandosi al suo collo, «Quando partiamo?»
To be continued...
§§§
Buonasera, fanciulle e
fanciulli! E' arrivato il benedetto prologo di tutta la serie "A
thousand worlds to break our hearts"! :D
Come ho detto qua, è stato tutto ispirato da
una serie di prompt AU che ho trovato su Tumblr, quindi preparatevi
perchè il titolo e le storie già uscite mi sembrano esplicative :3
So che voi direte,
"Che palle HP, sempre sti mondi alternativi, basta!", ma non ci posso
fare niente, mi piace ^_^ Poi, piccolo spoiler alert, io mi
sento un po' Stephen King - nel senso che mi piace ricreare "universi"
in cui potrete ritrovare determinati personaggi, quindiiii...... per
chi c'era fin dall'inizio, credo ritroverete qualcuno di conosciuto ;)
Per chi non c'era, eh, poi capirete :D
Ovviamente, le
storie potranno essere lette anche a sé, ma così magari avranno più
senso ^^ Le potrete trovare qui
e qui.
Si chiamano tutte "The one w/" perché ci si riferisce, appunto, ad ogni
"universo" - stay tuned per il proseguio e per le spiegazioni che
avverranno! :D
Un bacione, a presto!
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