hourglass
All
we see is sky, for forever
Le
numerose foglie presenti in quell'immenso verde vennero adagiatamente
sfiorate dal ragazzo dai lunghi e scuri capelli, disteso su quel
prato ad ammirare il sole che ormai stava per andarsene per poi
tornare il giorno seguente. Il cielo era colorato di un delizioso
arancio e delle sfumature rosse che fecero sorridere il ragazzo,
sdraiato lì con qualcun altro che, senza ombra di dubbio,
era più
radioso e lucente del sole che tutti conoscevano. Lo voleva tutto per
sè, voleva tenerlo lontano da tutti perché non lo
avrebbero mai
apprezzato o trattato nel modo adeguato, come faceva lui. E
sì,
anche Evan voleva Connor tutto per sè, dato che era anche il
solo e
unico ragazzo a non prenderlo in giro, a non stare con lui
perché
gli serviva un favore o per pietà. Connor aveva trovato la
sua parte
mancante in Evan e viceversa. I due si completavano, così
come le
loro dita intrecciate sopra quelle foglie secche.
Quel
pomeriggio avevano deciso di non tornare a casa e di stare fino a
tardi nella foresta lì vicino e, semplicemente, di passare
del tempo
insieme. Non avevano avvisato nessuno, compresi i genitori: volevano
semplicemente dimenticare il mondo e stare soli, insieme.
Non
appena il cielo si colorò ulteriormente, i due strinsero di
nuovo le
loro mani e osservarono con occhi lucidi quegli splendidi colori
senza dire una parola. Erano sdraiati sulle foglie ormai secche del
loro albero preferito di quell'enorme foresta, e stavano bene. Quella
quiete calmò le loro menti e i loro animi, sempre colmi di
pensieri
e preoccupazioni. Volevano rimanere per sempre così, in
silenzio, ad
osservare il variare del cielo e del mondo intorno a loro, e
sarebbero rimasti insieme, per sempre.
Non
appena quei colori svanirono, il cielo diventò sempre
più scuro e i
due presero a parlare della loro attuale situazione, ovvero la loro
vita a casa e a scuola, anche se durò per poco dato che
Connor si
sedette e trascinò il ragazzo accanto a sè,
dicendogli nuovamente
che voleva smetterla di pensare a tutte quelle cose, almeno per
quella sera. Ovviamente Evan accettò, pur sentendosi un po'
in
colpa, ma si fece perdonare con un dolce bacio sulle labbra del suo
ragazzo, facendolo arrossire leggermente. Di solito era lui a
baciarlo e quando lo faceva Evan faceva un altro effetto, ovviamente
più bello.
Connor
posò le sue mani tra i suoi morbidi capelli e li
accarezzò con
leggerezza, come se fossero fragili. Continuarono a baciarsi per
svariati minuti e quando terminarono Evan aveva il fiatone,
perciò
Connor scoppiò a ridere. "Devi
abituarti, ti bacerò tantissimo d'ora in poi",
disse poi sorridendogli e leccandosi le labbra, sentendo ancora il
sapore di quelle del moro. Quest'ultimo annuì timidamente e
balbettò
qualcosa, facendo ridere di nuovo Connor. Lo trovava adorabile
nonostante tutte quelle cose che Evan odiava di se stesso, ma questo
non glielo aveva mai detto. Era troppo imbarazzante, quindi si
limitava a baciarlo e a guardarlo con gli occhi che brillavano, a
differenza di Evan che qualche volta cercava di fargli dei
complimenti ma fallendo, dicendogli di dimenticare tutto. Se solo
fosse stato un po' più sicuro di sè... oh, quante
cose gli avrebbe
detto! Come ad esempio che lo trovava bellissimo, dolce, simpatico,
che adorava i suoi lunghi capelli, che amava le sue labbra, amava
baciarlo, amava stare al suo fianco, amava stringere la sua grande
mano, e la lista potrebbe continuare. Se solo potesse dirgli quelle
cose... Evan avrebbe potuto vedere quel sorriso imbarazzato che
Connor faceva raramente, e anche quell'adorabile colore acceso che
assumevano le loro guance.
Dopo
un po' di tempo Connor tirò da fuori dallo zaino dei panini
che
aveva preparato apposta per quella serata e iniziarono a cenare,
sotto il cielo che diventava sempre più scuro.
-
Sai, mi sono sempre chiesto come sia vedere le stelle da vicino.
V-Voglio dire, vedere come sono fatte... e la stessa cosa vale per i
pianeti e, insomma... il resto.
Connor
ingerì l'ultimo boccone del panino e poi osservò
il cielo insieme
ad Evan, anche se le stelle non erano ancora visibili.
-
Sarebbe bello andarsene via, lo sai? Già, anche in un
pianeta
sconosciuto a tutti. Non mancherei a nessuno, ne sono certo.
-
C-Cosa?! Ma che stai dicendo, Connor! Mancherai alla tua famiglia, e
a me! Magari non sei in buoni rapporti con loro, ma con il tempo
tutto potrebbe aggiustarsi, e poi sei pur sempre loro figlio,
quindi...
-
Tu verresti con me, in ogni caso. Non voglio più stare da
solo.
Evan
lo osservò e, nonostante fosse ormai buio,
osservò il triste volto
di Connor illuminato dalla luna. Prese quindi la sua mano e la
strinse, guardandolo poi negli occhi.
-
Nessuno resterà più solo, intesi? Ci sono io, e
io ti aiuterò. In
ogni caso hai detto di non pensare alle nostre famiglie e al mondo al
di fuori di questa foresta...
-
Hai ragione, sì. Che ne dici se guardassimo il cielo da
più vicino?
Connor
lo stava guardando con lo stesso sguardo e lo stesso sorriso del
moro, poi si alzò e lo trascinò con
sè, iniziando a correre. "Ma
dove stiamo andando?"
chiese Evan cercando di correre al passo di Connor e di non
inciampare, considerato che non si vedeva assolutamente nulla. Connor
rise e gli disse di non preoccuparsi, poi si fermarono, riprendendo
fiato. Erano giunti davanti ad un grande albero di cui la cima non
era ovviamente visibile, ma Connor sorrideva come un bambino.
-
Saliamo, forza!
Riprese
quindi la mano di Evan e cominciò a salire agilmente, al
contrario
di Evan che era molto più lento di lui. Connor era
così veloce che
arrivò subito a metà strada, mentre Evan aveva
già cominciato a
tremare. "Sta
tranquillo, ci sono qui io! Tu continua a salire"
urlò ad Evan, ormai quasi arrivato a destinazione. Dopo
pochi
istanti, Evan finalmente arrivò e trovò Connor
seduto su un ramo
piuttosto resistente. Inizialmente esitando, il moro finalmente si
sedette insieme al suo ragazzo e deglutì rumorosamente,
avendo un
po' paura dell'altezza. Si avvicinò il più
possibile a lui e prese
la sua mano, stringendola e guardando in seguito davanti a
sè,
tranquillizzandosi. Nonostante non si vedesse così bene, il
panorama
era illuminato dalla luce lunare e dalle stelle che cominciavano a
intravedersi. Gli occhi di Evan lo osservavano con stupore e fecero
ridacchiare Connor, che si unì a lui.
-
Ti sei tranquillizzato? Devi stare tranquillo, stai vicino a me.
I
due rimasero lì ad osservare il cielo ed il panorama,
sentendo
soltanto il vento che sfiorava i loro visi. Era tutto perfetto ma
allo stesso tempo tutto semplice. Avrebbero voluto che quel momento
durasse per sempre, ma era certamente impossibile. Evan
guardò il
ragazzo al suo fianco e gli sorrise nella maniera più
sincera che
quest'ultimo avesse visto, e si baciarono nuovamente, anche se per
poco.
-
Non vorrei essere in nessun altro posto in questo momento se non con
te adesso, Evan. Grazie per essere venuto, e... di aver trovato il
coraggio di arrampicarti su questo enorme albero.
-
Volevo fidarmi di te, quindi sta tranquillo. E comunque... anche io
vorrei che, ecco... v-vorrei che questo momento durasse per sempre.
Connor
sorrise dolcemente al moro e strinse la sua mano, che venne subito
unita alla propria. Subito dopo i due ripresero a guardare il cielo,
cercando di vivere appieno quegli istanti di pace.
"Allora facciamo che duri per
sempre.
Continuiamo a guardare
il cielo insieme."
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