Riflessi di me

di SerenaTheGentle
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Potete chiamarmi Traum, oggi.

Il corrispettivo italiano, del tedesco "Traum", è "sogno". Ma leggendolo così ci ricorda anche la parola "trauma", e di conseguenza potremmo collegarlo a tutte le altre parole che riconosciamo in "trauma".

In effetti, potremmo considerare il sogno come un trauma, un evento che ci sconvolge o ci rivela una parte di noi stessi che non siamo abituati a vedere.

Per Freud il sogno è un modo per accedere al nostro inconscio, una via che il nostro corpo adopera per dirci qualcosa.

Per me non è altro che lo specchio delle nostre emozioni represse.  

Per me, il sogno è un vero e proprio trauma. Ogni notte si intrufola nella mia mente e mi ricorda le cose che ho fatto, che faccio e che continuerò a fare perché sono inarrestabili. Oramai ci sono dentro e non ne posso uscire. O comunque non ne uscirò così presto.

Traum è anche un'illusione però. Sogni qualcosa di bello che credi si potrà avverare, ma la realtà non sarà mai soddisfacente come quel riflesso, come quella realtà prodotta da desideri e richieste che non si avvereranno mai.

Oggi sarò il Traum, sarò l'illusione di me stessa. Sfuggirò alla mia routine facendo qualcos'altro, qualcosa di diverso. Potrei andare al parco e immergermi nella natura. Potrei vagare per le vie del centro o anche solo uscire sul pianerottolo di casa. 

Come vi dicevo però, è solo un'illusione. Spesso tendo a non capire quale sia la realtà e quale invece sia la finzione che tento di crearmi, che la mia mente cerca di farmi vedere.

Possibile che la mia mente mi menta?

Se fossi intrappolata in una dimensione parallela, in cui la speranza è rarefatta, gli animi umani sono aridi e un singolo sorriso vale più di mille baci?

E se ci fosse altro e io non fossi in grado di fuggire dalla mia illusione?

Se credere di andare al parco o anche solo pensarlo fosse la realtà? E quello che vivo adesso fosse solo lo specchio dei miei stessi pensieri?

Qual'è il confine che separa realtà da sogno?

Si dice che sottile sia la linea che separi coincidenza e fato. Credo che la stessa cosa sia per realtà e sogno, l'unica complicazione è dovuta dal fatto che spesso la realtà e il sogno dipendono da noi.

Domande su domande affollano ogni singola cellula del mio corpo e nessuno può liberarmi da queste catene. Certe volte tendo a considerarmi prigioniera di me stessa. 

Sì, è così. E non sono l'unica ad esserlo. Spesso mi consola l'idea di non essere l'unica ad affondare. Ogni tanto, quando trovo il coraggio di alzare la testa su questo mondo, vedo tante anime, come la mia, intente ad andare giù. 

Alla fine, siamo tutti come dei bambini, nonostante la nostra età, che necessitano tutto l'amore possibile. E ancora si affacciano prepotentemente le domande: perché non siamo amati abbastanza? Oppure, siamo a noi a voler credere di non essere amati? Forse non siamo pronti per amare nemmeno noi stessi?

E' difficile no?

Ci sono domande che fanno più male della morte stessa.  





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