Suggestioni

di Lavandaisabella_
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Finalmente arrivarono, dopo un lungo viaggio.

L'illusione di poter riposare un poco durante il tragitto marittimo fu stroncata immediatamente dal capitano dell'imbarcazione che, in preda ad una fretta ingiustificata, incitò i motori fino allo stremo, scontrandosi senza pietà con le onde oblique come per divorarle e schiacciarle sotto la sua furia maldestra, torturando i poveri passeggeri prosciugati delle proprie forze e mollemente abbandonati sulle poltrone con un colorito verdastro, vittime di malori e conati e di acidi pensieri. Il loro occhi erano spalancati sugli orologi da polso con il solo desiderio di sbarcare.

Poi i motori si placarono, la nave esaudì un ultimo singhiozzo e come un sol uomo i passeggeri si precipitarono fuori dalla cabina per il recupero dei bagagli. Inghiottito dalla folla, afferrò la sua valigia, che se ne stava solitaria in un angolo così inconsciamente distante dalle altre da suscitare quasi pena, e arrancando sbucò fuori, il naso intriso di odore di vomito e sudore. Il porto era un caos: il caldo impastava la vernice bianca delle navi tanto che sembrava ancora fresca, appena spalmata e mutabile, ed essa riluceva in risposta, infastidendo gli occhi.

Il vociare fragoroso si spandeva nell'aria statica come una cupola, trovava qua e là l'eco secco di passi e colpi. Il mare, verde azzurro limpido e pulsante, incoronava il tutto con divertita pazienza, tranquillo sotto gli scafi spavaldi delle barche. Si voltò, frugò al di là degli attracchi: c’erano altre tre isole vicine a quella dove si trovavano ma non brulicavano nervose e scoppiettanti come la loro. Sembravano dormire sotto il sole alto.  

I suoi genitori e Sophia raggiunsero il punto di ritrovo, si confusero tra la moltitudine di persone che avevano scelto la stessa meta. La valigia non scorreva sui sampietrini irregolari così la sollevò sbuffando per il caldo e si avviò verso di loro, il cotone della camicia sudato sulla schiena.




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