★ Iniziativa:
Questa storia partecipa alla challenge “All Summer Long”
a cura di Piscina di
Prompt e Fanwriter.it!
★ Numero Parole:
1'063
★ Prompt: Coi sandali sull'asfalto bollente
+ Genere:
Introspettivo +
Bonus: Temporale Estivo
End As A Start
Il
sole di settembre picchiava cocente sulla via deserta e proiettava
al suolo le ombre deformi di ciò che i suoi raggi incontravano nel loro
percorso; tutto era avvolto dal silenzio, anche le cicale si erano
messe a tacere, preferendo cercare refrigerio dalla calura che ancora
attanagliava la città. La routine quotidiana fatta di chiacchiericcio e
rumore era solo un ricordo lontano che aveva lasciato il posto
all'atmosfera irreale e sonnolenta della fine dell'estate.
Izuku si asciugò il sudore dalla fronte, lui e Todoroki avevano deciso
di recarsi in spiaggia per godersi gli ultimi giorni di vacanza, ma non
avevano tenuto conto di quanto fosse lontana dalla fermata del treno e
avevano finito per passare gran parte del pomeriggio ad aggirarsi fra
le stradine di periferia, senza trovare nessun posto in cui potersi
fermare a riposare.
− Sei stanco, Midoriya? − chiese il suo compagno.
− Non ti preoccupare, tanto siamo quasi arrivati! Mi spiace solo di
aver perso così tanto tempo, ormai è quasi il tramonto!
Quello strinse le spalle. − Beh, possiamo sempre farci un bagno serale,
no? Non vorrai mica tornare indietro proprio ora. − quando Izuku gli
aveva proposto di venire con lui quella mattina era così eccitato, non
avrebbe permesso che quello stupido imprevisto gli rovinasse la
giornata.
L'altro si fermò a fissarlo e in un attimo la sua espressione confusa
lasciò spazio al sorriso più radioso che Shouto avesse mai visto.
− Perché no? Sarebbe davvero bello! − distolse lo sguardo e si voltò
verso la strada, ma non bastò a nascondere il lieve rossore che gli
imporporava le guance, accanto al quale i suoi occhi sembravano
brillare.
Il viso di Todoroki rimaneva freddo e imperturbabile, ma dentro di lui
sentiva il cuore battere talmente forte da togliergli il fiato.
− Ehi, guarda là! − Izuku indicò un punto di fronte a loro, si girò a
vedere di cosa si trattasse e notò in lontananza la tettoia sgangherata
di una vecchia fermata dell'autobus.
− Dell'ombra finalmente! Facciamo una sosta! − Esclamò il primo e si
mise a correre verso di essa, lasciando l'amico imbambolato dietro di
sé.
− Che aspetti? Vieni!
Nonostante l'incertezza, Shouto accolse l'invito e lo seguì, mentre
quello rideva felice. Senza sapere bene come, avevano improvvisato una
gara di velocità sull'asfalto bollente, costretti però ad
arrancare per non scivolare sui loro stessi sandali.
Il mondo intorno a loro era così insignificante in quel momento, nulla
poteva interromperli, perché nulla era importante quanto Midoriya lo
era per Todoroki. Quando erano insieme, non esisteva
nient'altro. E correva, correva per raggiungerlo, per
prenderlo e non lasciarlo andare mai più, per non permettere che quella
felicità lo abbandonasse di nuovo.
Lo amava. Cielo se lo amava. Ci aveva messo così tanto per capirlo, ma
non avrebbe perso altro tempo, qualcosa in lui gli diceva che quello
era il momento giusto, l'unico in cui avrebbe potuto rivelargli i suoi
sentimenti.
Izuku aveva raggiunto per primo il loro traguardo improvvisato e si era
fermato a riprendere fiato.
− A quanto pare ho vinto io! − biascicò mentre ansimava.
− Sembra di sì. − Todoroki abbozzò un sorriso.
Non aveva mai provato nulla di simile per nessuno prima, non riusciva
nemmeno a dire come si sentisse. Agitato? No. Era certo di quello che
stava facendo e determinato ad andare fino in fondo. Gli pareva di
essere sospeso in un limbo in cui non riusciva ad comprendere a pieno
cosa stesse accadendo ma, allo stesso tempo, ogni cosa veniva
spontanea; senza che se ne accorgesse, era accanto a Midoriya, a
separarli solo una manciata di centimetri, i loro occhi fissi gli uni
negli altri.
Il ragazzo di fronte a lui sembrava disorientato dal suo comportamento,
confuso da quel repentino cambio d'umore e dal silenzio in cui era
piombato. Non osava distogliere lo sguardo, ma quella vicinanza lo
metteva a disagio.
− C'è... c'è qualcosa che non va? − riuscì a dire, la voce spezzata dal
nervosismo.
Scosse la testa e prese un profondo respiro. Ora o mai più.
− Midoriya... no, Izuku, tu mi piaci.
D'improvviso si sentì svuotato, tutte le emozioni che provava si erano
liberate per lasciare il posto a un senso di vertigine nell'attesa di
una risposta che non arrivò.
Izuku aveva le labbra appena schiuse e gli occhi sgranati;lo guardava
incredulo, scosso da respiri affannosi e leggeri tremori. Era sul punto
di scoppiare a piangere.
− Pe... perché anche tu devi prenderti gioco di me in questo modo?
Shouto si sentì come se fosse appena stato pugnalato. Cosa intendeva?
Le lacrime avevano iniziato a scorrere sul viso del suo amato, incapace
di trattenerle ulteriormente. Scattò indietro, lontano da lui, e corse
via fra i singhiozzi.
Tentò di afferrarlo, di impedirgli di andarsene, ma non riuscì a
muoversi e non poté fare altro che guardarlo scappare.
Le nuvole si ammassavano a coprire ogni spiraglio del cielo, neanche i
raggi del sole calante riuscivano a superare la loro cortina, e i tuoni
iniziavano a ruggire sempre più forti. Presto balenarono i primi lampi
e arrivarono le prime gocce di pioggia ad abbattersi sulla città sempre
più fitte e violente. A Izuku non importava, non sentiva più niente, se
non un dolore straziante. La sua vista era annebbiata e nella sua testa
le parole di quello che credeva essere un amico si distorcevano in
quelle di una compagna di classe delle medie che lo umiliava di fronte
a tutti. Poteva sentire di nuovo le risa e frasi di scherno assordarlo.
Come aveva anche solo potuto sperare che sarebbe cambiato qualcosa?
Anche alla U.A. era tutto uguale a una volta, nemmeno lì lo avrebbero
mai considerato come qualcosa di diverso da uno scherzo della natura.
Ma fino all'ultimo aveva voluto sperare che sarebbe stato diverso, che
Shouto fosse diverso. E invece era stato proprio lui a decidere di
prendersi gioco dei suoi sentimenti in quel modo.
Todoroki era ancora fermo sotto la tettoia, incapace di muoversi mentre
iniziava a comprendere cosa fosse successo. Dove aveva sbagliato? Gli
aveva aperto il suo cuore, ma non era riuscito a raggiungerlo; neanche
adesso lo avrebbe fatto, perché non trovava il coraggio di inseguirlo e
cercare di spiegargli che era sincero. Il suo primo amore era fuggito e
lo avrebbe considerato un mostro intenzionato a ferirlo nel modo più
meschino possibile.
Era tutto finito prima ancora che avesse la possibilità di iniziare.
E faceva così male.
CZ: Questa storia partecipa alla challenge di Fanwriter.it e Piscina di Prompt,
che potete trovare qui
Due fanfiction a una settimana di distanza l'una dall'altra... wow.
Non abituatevici. Perché non durerà.
E tanto lo sapete che mi faccio vivo solo per partecipare agli eventi
di Fanwriter.
Ma now veniamo alla fic: se state per dirmi che mi odiate, sappiate che
mi odio di più io per il finale. Però amo l'angst e la sofferenza
3
Sinceramente, visto il background di Izuku, una scena del genere mi
pareva fin troppo verosimile, quindi ho voluto uscire dalla mia comfort
zone di flashfic stra-fluff e provare con questa scena!
Incredibilmente, iniziata la rilettura per l'editing ho realizzato di
non odiare così tanto la bozza. Quindi potrei addirittura dire di
essere soddisfatto del mio lavoro.
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