Le cronache di Aveiron: Un nuovo domani

di Emmastory
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo XXIX
 
Anima tormentata
 
Anche se lentamente, i giorni passavano rincorrendosi nel calendario della vita di ognuno di noi, e ormai da qualche tempo, Ava ha iniziato ad impegnarsi e a prendere sul serio gli allenamenti. Ritenendola ancora inesperta, Aaron si offre spesso di aiutarla, ma lei è caparbia, e non fa altro che insistere e reclamare la sua indipendenza. "Faccio da sola." Ripete spesso mentre si allenano, accettando comunque i consigli del fidanzato. Essendo completamente innamorato di lei, Aaron prova anche orgoglio, reputandola abile con ogni tipo di arma, dalle daghe all'arco che il suo amico Isaac è solito usare. Ora come ora, entrambi sono nel giardino di casa, e da una debita distanza, li osservo. Forse lo sto solo immaginando, e forse mi sbaglio, ma Ava mi appare nervosa. Concentrata solo sugli allenamenti, ha il volto contratto in una smorfia d'odio, e persa nei suoi stessi pensieri, finisce per ferirsi. Preoccupato, Aaron le si avvicina, ma quasi irritata, lei lo respinge. "Sto bene." Sembra volergli dire, allontanandolo da sè con uno spintone. Tentando di farla ragionare, lui non demorde, e afferrandole un braccio, ottiene come unico risultato quello di adirarla. Seccata, lei si allontana, e tornando in casa, si massaggia una spalla dolorante. Provando istintivamente pena per lei, provai ad avvicinarmi, ma evitandomi, Ava preferì restare da sola. Sparendo nel corridoio, raggiunse subito la camera degli ospiti. Preoccupata, la seguii, e una volta arrivata di fronte a quella porta, mi fermai. Avrei tanto voluto aprirla, così da entrare e provare a consolarla, ma sospirando, cambiai idea. Alcuni semplici secondi scomparvero poi dalla mia vita, e guardando attraverso il piccolo buco dell'aurea serratura, la vidi sdraiata sul suo letto, con il viso nascosto nel cuscino. Non piangeva, ma ero sicura che moltissime lacrime avrebbero presto cercato di fuggire dai suoi occhi. Non riuscendo a sopportare quel pietoso spettacolo, indietreggiai lentamente, e sentendo la porta di casa aprirsi, rividi Aaron. Proprio come lei, anche lui mi appariva stravolto, e avvicinandomi, provai a parlargli. "Aaron, tesoro, che è successo lì fuori?" Chiesi, sperando che avesse la forza di raccontarmi tutto. Per pura sfortuna, la mia buona stella decise di abbandonarmi e spegnersi, e quasi scappando via da me, trovò subito rifugio in camera sua. "Lasciami stare, è tutta colpa mia!" gridò fra le lacrime, poco prima di sbattere con violenza la porta della sua camera. Affranta, scoprii di non poter fare altro, e con l'arrivo della sera, faticai a dormire. Conoscevo Ava da poco, ed era vero, ma tenevo davvero a lei, e sapere che non potevo aiutarla mi faceva male al cuore. Soffrivo in silenzio, e guardando le stelle, pregavo. A quanto sembrava, le mie supposizioni si stavano rivelando corrette, e proprio come pensavo, Ava non riusciva a smettere di pensare al tempo in cui combatteva al fianco di quei farabutti. Stando a quanto avevo avuto modo di osservare, lei non aveva fatto altro che stringere i denti e cercare di mostrarsi forte per tutta la vita, e lasciando che Aaron vi entrasse rubandole letteralmente il cuore, aveva avuto modo di riscoprire le sue stesse emozioni. Pensandoci, mi sentivo felice e orgogliosa di lei, ma in cuor mio sentivo che questa metaforica medaglia aveva anche un rovescio, secondo il quale il dolore si era lentamente insinuato fra le crepe dell'animo di quella povera ragazza. Fuggendo dal covo dei Ladri, sperava di lasciarsi il suo oscuro passato alle spalle, ma per pura sfortuna, fuggire non è sempre la scelta migliore. Quella notte, faticai a dormire, e mirando le lucenti stelle che punteggiavano il cielo quasi tinto di nero, capii che c'era davvero qualcosa che non andava, e sperai che in un momento di simile sconforto la pace e la tranquillità raggiungessero Ava e la sua povera anima ora tormentata. 




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