Albion - Accordo dominante

di mistero
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Fu la settimana seguente a chiarire che Mark non si era fatto problemi a raccontare ai suoi amici del club di scherma quel che lei gli aveva detto.
Ariadne lo venne a sapere un pomeriggio, mentre aspettava Caroline per andare assieme in biblioteca. Le si accostò Liam Uriens e si appoggiò al muro di fianco a lei, evidentemente anche lui in attesa di Line.
«Ehi» la salutò.
«Ciao, Liam».
«Allora, come va con la storia della musica?»
Ariadne lo guardò terrorizzata. «Cosa ne sai tu?»
«Ehi, rilassati. Mark ci ha raccontato un po' sabato sera. Devi tirarlo su, ragazza,» le disse dandole una gomitata, «non era tanto allegro. Non sarà mica vero che te la fai con quel vecchio spaventapasseri di suo zio, eh?»
Ari in quel momento sentiva che avrebbe potuto ammazzarlo Mark.
Ma poi si disse che era solo colpa sua. Le venne la nausea. Non avrebbe dovuto parlare, non avrebbe dovuto raccontargli niente, avrebbe dovuto trovare un'altra soluzione...
«Non dirlo neanche per scherzo, Liam. Non ripeterlo mai più».
«Ecco, vedi, gliel'abbiamo detto anche noi che era impossibile! Lui era un po' preso male... però ci ha raccontato di questa storia della musica che ti attiva che è una figata! Se ti riuscisse-»
«A chi l'ha detto? Chi c'era?»
Uriens si scompigliò i riccioli rossi, pensieroso, e poi rispose vagamente: «Non so, qualcuno di noi del club di scherma maschile... non Garnish, sennò ci sarebbe rimasto male!»
Rise. «E poi c'era un piccoletto che non è ancora matricola, non mi ricordo il nome, che ci ha scaricato lì Morgana prima di andar via... pensa che quel marmocchio non è ancora entrato e sa già tutto. Un bel vantaggio, no?»
Ariadne era agghiacciata. Di lì a poco l'avrebbe saputo mezza scuola.
Liam doveva aver intuito cosa le stava passando per la testa perché aggiunse «Ma non preoccuparti, Ariadne. Noi della Confraternita siamo come fratelli, non ci tradiamo. Non lo verrà a sapere nessun altro, parola di cavaliere. Non ci saranno problemi».
In quel momento arrivò Line e Ariadne si sforzò di sorridere e dimenticare la prepotente sensazione di pericolo in vista che l'aveva colta dopo le ultime parole di Liam.

Il pericolo si presentò quel sabato pomeriggio, il primo giorno più tiepido di marzo, nelle vesti di un ex allievo con delle orecchie sproporzionatamente sporgenti.
Ari era al campo arcieri e stava tirando.
Era sola: Line aveva preferito accompagnare Liam, con cui finalmente faceva coppia fissa, in palestra.
Una sagoma di media altezza si frappose fra Ariadne e il sole e la sua freccia mancò il bersaglio di parecchi metri. La ragazza si coprì gli occhi dal sole e cercò di capire chi fosse il genio che era venuto a disturbarla proprio in quel momento.
La prima cosa che notò, orecchie a parte, furono gli occhi.
Occhi che non le piacevano per nulla.
«Signorina Penfelen? Sono il dottor Stephen Shiller. Mi concederebbe il tempo di una chiacchierata?»

Tre ore dopo Ariadne aveva consegnato una lettera di rinuncia formale all'Albion e lasciava l'ala est con due borse e troppi ricordi.




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