NOTE IMPORTANTI A
FINE CAPITOLO.
Epilogo – Vi amo
Domenica 11 Settembre
2011
Il cielo era buio quel
giorno, e rispecchiava l’umore dei presenti in quella casa. Erano appena
le dieci, eppure erano tutti svegli.
Sapevano a cosa andavano
incontro, e a quanto fosse particolare quella giornata. Forse troppo.
Ogni anno, era la stessa
storia. Non c’era nemmeno bisogno che impostassero la sveglia come le
altre mattine, perché quasi all’alba si ritrovavano in cucina, e
la maggior parte delle volte non facevano colazione.
Restavano lì, in silenzio. Un silenzio che a volte pesava, ed altre no.
“Mamma?” Il
piccolo Sam era fermo sullo stipite della porta, mentre la fissava con quegli occhioni verdi.
Proprio come quelli di Edward.
“Hey, tesoro.”
“Posso non
venire?” Bella arcuò le sopracciglia, mentre risistemava il letto.
Edward quella mattina era
uscito presto insieme a Mia, per andare dai nonni. Emma era chiusa nella sua
camera, e nessuno aveva provato a disturbarla. La piccola Alice – che poi
così piccola non era più -, faceva gli
ultimi compiti al piano inferiore. Pensare che la sua bambina aveva già dieci anni e il suo piccolino sette, le
fece venire la pelle d’oca.
Alice era stata la
bambina più buona che lei avesse mai conosciuto: era nata in una calda
mattinata di Giugno, portando con sé tanta felicità. Assomigliava
a Bella in tutto e per tutto: i lunghi boccoli castani e gli occhi marroni erano quei tratti distintivi, ma l’altezza
l’avevano presa dal loro papà: sia Alice che Sam erano più
alti degli altri bambini, e quindi non era possibile che avessero ereditato l’altezza
da Bella.
Sam invece era nato tre
anni dopo, e fu diverso dalla prima gravidanza.
Sam era
stato voluto, desiderato. Perché dopo la proposta di matrimonio,
Edward aveva tutte le intenzioni di metter su una squadra di calcetto. Quando
Bella rimase incinta, la felicità di Edward non ebbe eguali.
Portò sua moglie e le tre bambine in vacanza, godendosi appieno quei
momenti.
Gli anni erano passati, e
le cose erano cambiate.
Edward le aveva detto per sempre, e da quel giorno fu di
parola.
Non la lasciò mai
sola, non la fece mai sentire inadatta o triste. L’aiutò
in tutti modi, soprattutto quando inaugurarono la Galleria d’Arte eM-Mia di Isabella Swan. Il lavoro
andava alla grande, le entrate iniziavano a fruttare sempre di più anno
dopo anno, e Isabella poteva ritenersi la donna
più felice del mondo.
Riportò
l’attenzione sul bambino che stava aspettando una risposta.
“Perché non
vuoi venire?” Sam sembrò pensarci su, mentre sua madre lo
guardava. Aveva solo sette anni, eppure da come parlava ne
dimostrava molti di più.
“Non mi va.”
Disse soltanto.
“Tesoro, devi
venire.”
“Io non voglio
venire. Lasciami da zio Jake.”
“Anche zio Jake ci sarà.”
E zia Leah. E i nonni. E Charlie.
Tutti.
“Ma
io non voglio andare. Lasciami a casa con Alice.” Bella sorrise. Un sorriso triste, e
scosse la testa.
“Verrà anche
tua sorella. E di certo non ti lascio a casa con una bambina di dieci anni.”
“Perché
tutte le volte dobbiamo andare?”
Bella sapeva che non
poteva arrabbiarsi.
Non poteva permetterselo.
Perché anche se quella giornata aveva avuto un impatto significativo nella vita di tutti, Sam non poteva saperlo.
Lui non c’era, ma era cresciuto con i racconti dei suoi genitori. Con
quelli delle sue cuginette. Con i documentari, i video, i telegiornali e con quella giornata.
Perché di
lì a poche ore sarebbero andati al World Trade Center per… quello.
Per il decimo anniversario dall’attentato.
“Senti…”
Bella si avvicinò, abbassandosi sulle ginocchia. “Dobbiamo andare,
amore. Non staremo lì per tanto tempo, ma dobbiamo andarci. Dopo, ti
prometto che quando torneremo a casa finirò il progetto che stai facendo per la scuola.”
“Mi aiuterai
davvero con i modellini?” Sam parve dimenticarsi di cosa aveva appena
chiesto a sua mamma prima, mentre i suoi occhi
brillavano.
“Certo.”
“E anche
papà?”
“Lo chiederemo
anche a papà, sì.”
“Va
bene. Allora vado
a prepararmi.” Si girò, zompettando
verso la sua camera.
E Bella pensò che
avrebbe voluto essere proprio come lui: ignara
di cosa avevano portato quei dieci anni con sé.
“Dici che
continuerà a piovere?” Il cielo si faceva sempre più nero,
mentre Mia guardava la strada sfrecciare dal finestrino. Le goccioline di
pioggia scendevano lentamente sul finestrino, e l’asfalto portava dietro
di sé quel rumore di bagnato.
Le piaceva la pioggia. Ma non oggi.
“Zia
Bella ha visto le previsioni. Dovrebbe smettere dopo pranzo.” Erano solo le nove, e
la commemorazione ci sarebbe stata a mezzogiorno. Inutile sapere quando avrebbe
smesso di piovere, allora.
“Stai bene?”
La mano di Edward sfiorò la sua calda guancia.
“Mh”
“Sai che puoi dirmi
quello che passa in quella testolina, vero?”
Negli anni Mia ed Emma
erano cresciute, diventando due piccole donne forti e indipendenti. Ma dal carattere completamente opposto.
Se Mia era la fotocopia
di Alice, Emma era diversa: proprio come Jasper, se aveva un problema
preferiva chiudersi in sé stessa invece che parlarne con qualcuno.
E proprio perché
la sua sorellina aveva visto l’andazzo di quella giornata, aveva chiesto
di andare dai nonni insieme a zio Edward.
“Ti mancano?”
Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata.
“Moltissimo.”
“Invidio
Emma.” Disse solamente, continuando a guardare la strada.
“Ha fatto
qualcosa?”
Mia scosse appena la
testa.
“La invidio
perché lei… ricorda.
Poche cose, ma le ricorda. Io… non ricordo nemmeno un compleanno passato
con mamma e papà. Un momento. Ho ricordi vaghi, ma
nulla di concreto. E ad ogni undici settembre…
la invidio sempre di più. Perché lei porterà con sé
tutte queste cose… e a me cosa resta? Le foto? I video?”
“C’è
una cosa che non sai, però.” Edward ingoiò il boccone amaro
che si era formato, cercando di non far cedere la voce.
“Cosa?”
“Emma
ricorda, come lo faccio io, Zia Bella e tutti quanti. Ma
tu… Tu sei uguale a lei.”
Ma non ce la fece, e la voce mancò di una nota.
“Davvero?”
“Non
scherzano, quando tutti ti dicono che sei uguale a tua madre. Sei identica. Sia fisicamente che caratterialmente. Sembra un incubo: rivivere
l’Alice tredicenne per due volte.”
Cercò di smorzare la tensione, alzando gli occhi al cielo. Ci
riuscì, perché sulle labbra di Mia spuntò un tenero
sorriso.
“Era davvero come
me?”
“Sì, tesoro.
Se voleva una cosa, doveva andare e prendersela ad ogni costo. Proprio come te.
Era presente per tutti, e la maggior parte del tempo lo passava ad arrabbiarsi,
proprio perché ci teneva. A fare ogni cosa come diceva lei. Ah, e non
dimentichiamoci della moda! Ogni cosa che faceva, doveva corrispondere a un
capo adatto all’occasione.”
“Proprio come me.”
“Infatti.”
“Non posso dire che
mi mancano i miei genitori, perché tu e zia Bella ci avete cresciute. Voi siete stati i nostri genitori. Eppure, quanto
avrei voluto passare più tempo con loro.”
Si asciugò frettolosamente una lacrima che scendeva sulla guancia.
Edward parcheggiò
davanti casa dei suoi genitori, spense il motore ma non fece nulla per uscire
dalla macchina.
“Li porti qui.” Allungò una mano, per
posarla sul petto di Mia. “Questo è il ricordo più grande
che tu possa tenere, tesoro. Per sempre.”
“Grazie.”
“Per cosa?”
“Per non averceli
mai fatti dimenticare. Per aver fatto sempre in modo che loro fossero presenti,
nella nostra vita.”
“Non devi
ringraziarmi.” Si avvicinò, posandole un dolce bacio sulla fronte.
“E’ stato tutto merito vostro.”
“A che punto
sei?” Bella era pronta, ed aveva preparato anche
Alice e Sam. Si sarebbero visti con Edward, Mia, Esme
e Carlisle al World Trade
Center. Anche Jake era diretto lì, allora Leah si era offerta di passarla a prendere.
“Noi siamo pronti. Ma non credo che Emma lo sia.”
“Vuoi che la chiami?” Bella lanciò un’occhiata
dolce a Leah, e scosse la testa.
“No,
no. Vado io.
Controlla i bambini.” Leah annuì, e
battendo le mani guardò i suoi due piccoli nipotini acquisiti, che
stravedevano per lei.
Bella fece le scale con
calma, e con ancora più calma bussò alla porta di Emma.
Non rispose.
“Tesoro?”
Nessuna risposta.
“Emma?”
Zero.
Decise allora di aprire.
La trovò distesa
sopra il letto, con le cuffie nelle orecchie. Anche Bella riusciva a sentire il
rumore della musica, figurarsi se lei poteva sentire qualcosa.
Ma sobbalzò, quando la vide.
“Hey, tesoro. Stiamo per uscire.”
“Io non
vengo.” Quella risposta la spiazzò.
“Come?”
“Io non voglio
venire.”
“Posso?”
Bella indicò l’angolo libero, ed Emma annuì
impercettibilmente.
Edward riusciva a gestire
benissimo Mia, lasciando a volte Bella a bocca aperta. Andavano d’accordo
per tutto, erano l’uno la spalla
dell’altro.
Invece Emma era… diversa. Timida, con quegli occhioni neri e spaesati e la corporatura esile, Bella si
riconosceva molto in lei.
“Che succede?”
Le appoggiò una mano sulla gamba, accarezzandola dolcemente.
“Niente.”
“Lo sai che puoi
dirmi tutto.” Sembrò pensarci, ma continuò a non parlare.
Emma aveva appena
compiuto diciassette anni. Era bellissima. I suoi capelli erano cresciuti sin
sotto al sedere, biondo cenere proprio come quelli di
suo padre. Era bravissima a scuola, e non aveva mai dato un problema a Bella e
Edward. Se l’era sempre cavata da sola.
Si sedette, appoggiando
la schiena sulla spalliera del letto.
“Se te lo
dico… prometti che non ti arrabbi?”
“Certo che
no.”
“E poi…
prometti di non dirlo a zio Edward?”
“Che
succede?” Ripeté allora Bella.
“Tu
promettilo.”
“Non lo dirò
a Edward.”
Sembrò pensarci
su, nel suo nervosismo.
“Ho fatto
sesso.”
La notizia non scioccò più di tanto Bella in sé per
sé.
“Qual è il
problema? Ha fatto qualcosa che non volevi? Ti ha
obbligato?”
“Oh, no no!”
Bloccò con una mano l’avanzare delle domande di Bella. “Niente di tutto questo. Cioè… è stato doloroso… sì.
Ma ho voluto farlo.” Confessò.
“Questa è
una buona cosa. Allora, che succede?”
“Credo di essermi
innamorata.” Bella sorrise, e sentì anche i suoi occhi lucidi.
“Credi?”
“No… no. Sono
innamorata.”
“Questo non
è un problema, tesoro. Anzi, è una cosa
fantastica.”
“Ho paura.”
“Perché?”
“Dean
è al College quest’anno. E l’Università della California è
lontana. Ma io… non voglio andare a Yale. Non
voglio separarmi da lui. Quest’anno deve andare per forza, perché
è il mio ultimo anno. Ma dal prossimo…
zia Bella, io non voglio andare a Yale. So quanto ci tiene zio Edward, lo so,
veramente. Ma non è quello che voglio. E so che
si arrabbierà tantissimo, se non ci vado. Perché sa di cosa sono
capace, e crede che Yale sia la scelta migliore, proprio come
è stata per lui. Ma io… non voglio
lasciare Dean. Ma nemmeno voglio deludere zio
Edward.” Sputò tutto d’un fiato,
lasciando Bella sia colpita che spaesata.
“Calmati,
tesoro.” Si avvicinò, sedendosi accanto a lei ed
allungò le gambe. “Andiamo per punti. Prima cosa, sono felicissima
per te e per Dean. Quel ragazzo mi piace: è educato e a modo.”
“Zio Edward lo
odia.” Bella sorrise.
“Zio Edward
odierà ogni uomo che proverà ad avvicinarsi a voi. Anche se
quell’uomo diventerà tuo marito e il padre dei tuoi figli. Quindi, non ci interessa.” Le fece l’occhiolino.
“Seconda cosa: non devi pensare a Yale. So che sei bravissima a scuola, e
che punti in alto. E Yale sarebbe una scelta giusta e ragionevole. Ma non lo devi fare adesso. C’è tempo per
pensare. Ora devi pensare all’ultimo anno, e poi alle domande per il College.
Vuoi andare a Yale? Ci andrai. Vuoi andare ad un altro
College? Andrai lì. Non vuoi laurearti? Sei libera
di non farlo. Zio Edward non si arrabbierà per una cosa del genere.”
“E invece lo
farà! Parla sempre di Yale! Un mese fa siamo andati al campus, mi ha
fatto conoscere metà dell’ateneo.”
Bella sapeva che sua
nipote aveva ragione. Ma conosceva anche suo marito.
“Quando
arriverà il momento, quando tu sarai veramente sicura di quello che
vorrai fare, io sarò dalla tua parte. Sempre.”
“Davvero?”
“Sì.”
“E così lui
si arrabbierà anche con te.”
“Non
lo farà. E sai perché non lo farà?” Emma scosse la testa.
“Edward è
sempre stato un testardo. La scuola, il College, il lavoro… e voleva che
tutti intorno a lui facessero come diceva. Aveva programmato il suo futuro come
quello di sua sorella. E lo sai cos’è
successo?”
“Penso di
sì.”
“Che tua madre
glielo sconvolse, quel futuro. Rimanendo incinta a
diciannove anni. Edward e Jasper andavano al College insieme, pronti a fondare
la loro azienda e lavorare insieme. Ma le cose non andarono come lui le aveva
programmate.”
“Cosa
successe?”
“Oh, si
arrabbiò così tanto.” Bella
sorrise al ricordo. “Se non ci fosse stata Esme
a calmarlo, lo avrebbe ucciso. Non parlò con tua madre per mesi. Pensava
che erano stati due stupidi. Buttare
al vento il loro futuro per uno sbaglio fatto a diciannove anni. Non se
ne capacitava. Poi, lo sai cosa gli fece cambiare
idea?”
“Mh… no.”
“Tu.” Le passò un braccio
intorno al collo, mentre Emma poggiava la testa sulla sua spalla.
“Proprio tu. Quando ti vide, quel giorno. E quando vide le facce dei tuoi
genitori… capì che era proprio quello il loro futuro. Lì,
insieme a te. Si innamorò
di te, e perdonò Jasper.”
“Mi mancano così tanto.”
“Lo so.”
“Allora… tu
pensi che non si arrabbierà?”
Bella le accarezzò
dolcemente la testa. Perché anche se ora aveva diciassette anni, restava
sempre la sua bambina.
“Non
lo farà, te lo prometto. Ora, alzati e preparati.” Emma annuì,
scattando verso l’armadio.
Bella fece per aprire la
porta, ma poi ci ripensò.
“Ah, tesoro?”
“Sì?”
“Sai… se hai
bisogno di una visita, o dei preservativi, o la pillola, possiamo parlarne non
vorrei che succedess-”
“ZIA BELLA! So cosa
fare. Adesso puoi andare, ciao.”
Bella scoppiò a
ridire, portando dietro di sé l’immagine della sua faccia
imbarazzata e rossa.
La sua bambina.
“Ciao.” Sussurrò appena
Bella, montando con le ginocchia sul letto e posando un bacio sul collo di suo
marito.
“Ciao.”
Rispose divertito lui, continuando a sbottonarsi la camicia.
“Posso
aiutarti?”
“Posso dirti di
no?” Allargò le braccia, lasciandola continuare. Lo fece con
lentezza, slacciando un bottone per volta e accarezzando piano il torace.
Era stata una
giornata… piena. Fin troppo.
La commemorazione era
durata un paio d’ore, mentre ascoltavano le parole del Presidente degli
Stati Uniti in un silenzio glaciale.
Proprio come il cielo
sopra le loro teste.
Buio.
“Come stai?”
“Stanco.” Lo
era anche lei. Stanca per quella giornata così lunga e così piena
di ricordi. Gli passò una mano sui capelli, scompigliandoli.
“Finirà
questa cosa, prima o poi?” Bella rise.
“Mai.”
“E’ proprio
quello che volevo sentirmi dire.” Con forza la tirò su, per poi
buttarla di schiena sul letto. Poi, la sovrastò con il suo corpo.
“Edward!”
“Che
c’è?”
“I bambini.”
“Dormono
tutti.” Iniziò a posare languidi baci sul collo di sua moglie,
perché sapeva che era qualcosa che la mandava in visibilio.
“Edward…”
“Non sei
convincente, signora Cullen.”
“Signora Cullen… ancora mi ci devo abituare.”
“Sette anni non
sono bastati?” Bella mise le mani a coppa sul suo viso, cercando di farlo
staccare dal suo collo.
“Guardami.”
Gli occhi di suo marito splendevano sotto la luce arancione
dell’abatjour, e quel verde prendeva sfumature celestine.
“Come stai?”
Ripeté di nuovo quella domanda.
“Bene.”
“Sicuro?”
“Questa
giornata… non cambia poi le cose. E’ un giorno come gli altri. Dopo
quello che è successo… come può
cambiare qualcosa un anniversario?”
“Hai
ragione.” Bella posò un casto bacio sulle sue labbra.
“Tu come
stai?”
“Bene. Stamattina ho parlato con
Emma.” Le aveva promesso che non avrebbe detto nulla su quello che era
successo con Dean, e voleva mantenere la parola data.
“E
io con Mia.”
“Davvero?”
Edward si scostò, prendendo posto sul suo lato
del letto. Allungò un braccio per far accoccolare Bella sul suo petto.
“Sì.
E’… arrabbiata.
Perché non ricorda molto di Alice e Jasper. Eppure, è così
grata per aver avuto noi come genitori. Ci ha definito proprio così. I suoi genitori.” Bella si strinse
ancora di più al petto di Edward, mentre lui le accarezzava lentamente
il braccio. “Ed Emma?”
“Questo è un
periodo strano per lei. Ha diciassette anni, sai com’è…
Vorrebbe conquistare il mondo, eppure è ancora una bambina. Abbiamo parlato del College.”
“College?”
Dalla domanda Bella capì che era molto interessato.
“Le ho detto di non
preoccuparsi. Sa che tu vuoi che lei vada a Yale, e lei sa perfettamente che
quella è la scelta giusta. Ma non è
convinta. Comunque, ora non è un problema. Ci
penseremo più in là.”
“Non vuole andare a
Yale per quel Dean?” Il tono infastidito fece sorridere Bella.
“No, no. Assolutamente.”
“Se non vuole
andare a Yale perché non le piace, va bene. Se non vuole andare a Yale
per quel cretino, non approverò mai.”
“Sembra un bravo
ragazzo.”
“Oh, certo.”
“Dai!”
“Cosa?”
“Tu
com’eri, a diciassette anni? Spocchioso, e ti portavi a letto ogni genere di ragazza. Cosa pensavano i loro genitori, secondo te? I loro padri?
Eppure nessuno ti ha detto niente. Dean è un ragazzo in gamba. E’
entrato al College grazie a una borsa di studio, e mi piace.”
Sembrava che Bella non volesse sentire repliche.
“Quanto è
seria questa cosa con Dean?”
“Abbastanza.”
“Abbastanza
quanto?”
“Oh, Edward! Quanto
può esserlo una relazione tra diciassettenni!”
“Sono andati a
letto insieme?” La piega che aveva preso quella conversazione non andava affatto bene.
“Isabella?”
“Mh.”
“COSA?”
Edward si alzò a sedere, sfilando la mano da sotto il collo di Bella.
“Non
prendertela.”
“Non prendermela?
Domani ci parlo. E dopo ammazzo a
Dean.”
“Emma è la
diciassettenne più intelligente che io abbia mai conosciuto. Con la
testa sulle spalle. Non ci ha mai dato un problema, e di certo non ce lo darà ora. Lei ama
Dean.”
“Non lo ama.
E’ soltanto una di quelle stupide cotte adolescenziali.”
“Tua sorella ci ha
messo su una famiglia, per la sua cotta adolescenziale.” Le
ricordò Bella, arcuando le sopracciglia.
Ed era vero.
La cotta adolescenziale
di Alice aveva dato vita a una delle famiglie
più belle.
“Non resterà
incinta anche a lei a diciannove anni, vero?”
“Emma tiene al suo
futuro. Non è così stupida.”
“E se dovesse
capitare?”
“Sarebbe una madre
formidabile.” L’espressione di Edward era quella
di un bambino a cui avevano tolto il suo giocattolo preferito.
“Perché
crescono?” Bella si avvicinò, scompigliandoli di nuovo i capelli.
“Non ci possiamo
fare niente.” Si ributtò di schiena, riportando con sé sua
moglie.
“Quindi…
non ti arrabbierai se deciderà di non andare a Yale?”
“No, tesoro. Non mi
arrabbierò. Purché sia una scelta
saggia.”
“Che ne dici di dirlo a lei? Non ora, ma potreste affrontare il discorso.
Tiene molto alla tua opinione su questo, lo sai.”
“Lo
farò.”
“E magari, evita di
nominare Dean.”
“Oh, Dio! Menomale
che quello zoticone è in California.”
“E se è vero
amore, questo non li fermerà.”
“No.” Sbuffò
Edward, voltandosi verso Bella. Erano faccia a faccia.
“Credo che… ecco… abbiamo fatto un bel
lavoro.” Con l’indice indicò il tetto sopra di loro.
La casa.
La loro casa.
La loro famiglia.
“Ci
stiamo impegnando.
Loro sembrano felici. Lo sono. E lo siamo anche noi.” Sembrò
pensarci su. “Tu sei felice, sì?”
La domanda di Edward la fece scoppiare a ridere.
“Sono
felicissima.” Posò una mano sulla sua guancia, e la lasciò
lì. “E ho una cosa per te.”
“Un nuovo completino sexy? Te l’ho già detto
quanto mi è piaciuto quello dell’altra sera?” Bella
alzò gli occhi al cielo.
“Sì,
l’hai ripetuto diverse volte. Comunque… no. Niente completino
sexy per te, Mr Cullen.”
Bella si alzò, avvicinandosi alla sua parte dell’armadio. Una
volta aperto, tirò fuori un foglio bianco ben ripiegato da una scatola.
Si sedette di nuovo sul letto, e con le mani tremanti lo diede a Edward.
“Tieni.”
“Cos’è,
vuoi divorziare?” Ammiccò lui.
“Smettila
per un secondo.
Aprila e leggila.” L’espressione seria di Bella lo fecero smettere di giocare, e si sedette anche lui. Prese il
foglio, e lo aprì delicatamente.
“Questa… questa l’ha scritta
Alice?” Annuì appena, rispondendo silenziosamente alla sua
domanda.
Ciao tesoro!
Se stai leggendo, significa che qualcosa è andato
storto. Significa che è presto, e che le mie bambine avranno bisogno di
tutto l’aiuto del mondo. Significa che non ci sarà nemmeno Jasper
a potersi prendere cura di loro, e questo pensiero mi logora. Ma fino a un certo punto. Perché so che le mie
bambine non saranno sole. Mai.
Non so dove sei e cosa stai facendo ora, e non so nemmeno per
quale motivo stai leggendo questo. Ma di certo non
sarà una bella giornata. Vorrei dirti che questa decisione è
stata studiata e ponderata, ma mi conosci: sai che non è vero. Non
l’ho deciso dal giorno alla notte, ma sapevo già che fare. Se succede qualcosa, Bella e Edward dovranno prendersi cura
delle nostre figlie. E quelle non sono le mie bambine, Bella. Sono la mia vita.
Avranno bisogno di te giorno e notte. A volte te lo diranno,
altre dovrai scoprirlo da sola. Se è presto, dovrai avere a che fare con
pappe e pannolini. Non ti spaventare, tesoro! Non
c’è niente che un deodorante per ambienti non possa risolvere! Se
sono più grandi, dovrai occuparti di loro in silenzio. Dovrai essere per loro la madre, la zia e l’amica. E
sì, so che non sarà facile. So che stravolgerà la tua
vita. E non solo la tua.
Perché c’è chi avrà bisogno di te
più delle bambine: e quel qualcuno è Edward. Non lo lasciare,
Bella. E’ l’uomo più forte e più debole che io abbia
mai conosciuto, allo stesso tempo. E’ forte perché crede in quello
che fa, e ci mette l’anima. In ogni cosa. E’ debole
perché… lo fa da solo. E non mi fraintendere, conosce più
persone Edward del Presidente, ma dentro… è solo. Ha bisogno di te.
Se ti sto scrivendo, è successo qualcosa. E questo qualcosa avrà
delle ripercussioni sulle vostre vite, ma soprattutto in quella di mio
fratello. Fallo per me, Bella.
Prenditi cura di lui.
Prenditi cura di lui quando si comporta bene, e sorride alla
vita.
Prenditi cura di lui quando le sue giornate sono storte, e
non vuole nessuno accanto.
Prenditi cura di lui quando il suo caratteraccio prende il
sopravvento.
Prenditi cura di lui, perché è questo quello di cui ha bisogno. Promettimelo.
Edward è la mia metà, e lo sarà per
sempre. Se stai leggendo queste parole, significa che la sua metà ora
non c’è più. Sarà a pezzi. Non lasciarlo. Ti prego.
Sei la persona più buona che io abbia mai conosciuto,
Isabella Swan.
Essere la tua migliore amica è stato un onore, per me.
Dai un bacio alle mie bambine, e ricordale ogni giorno che la
loro mamma le amerà per sempre.
Tua,
Alice.
Bella aspettò.
Mentre Edward si era
voltato con la lettera in mano e le dava le spalle, Bella aspettava che finisse
di leggerla.
“T-tu.” Non finì la frase. Perché
capì che il su e giù fatto dalle spalle
era a causa dei singhiozzi.
“Hey, hey.” Bella
circondò la schiena con le mani, tenendolo stretto da dietro.
Posò il viso tra l’incavo della sua spalla e il collo. “Va tutto bene, amore.”
“L-lo sapevi
d-a…”
“Da quando siamo
andati dall’avvocato.”
Sì. Quando avevano
saputo che Emma e Mia sarebbero andate a loro.
Il giorno che cambiò completamente le loro vite.
Bella si spostò, e
asciugò con delicati baci le lacrime che bagnavano il perfetto viso di
Edward.
“Alice ti amava,
Edward. E sapeva cosa avresti provato.”
“Per tutto questo
tempo…”
“Ho letto la sua
lettera talmente tante di quelle volte, che ho paura si frantumi nelle mie mani
un giorno di questi.”
“Perché…
ora?”
“Perché
in questi anni ho capito tante cose, Edward. Ogni volta che ti arrabbiavi, che
rispondevi male, quando te ne andavi… io rileggevo la lettera di Alice. E
mi dicevo che non potevo andarmene. Non potevo lasciarti. Non potevo,
perché lei me l’aveva chiesto. E lasciare te, sarebbe stato come
fare un torto a lei e alle bambine. Poi… poi ho scoperto che non volevo lasciarti. Che volevo convivere con il tuo carattere a
volte buio e a volte solare. Che volevo
vederti insieme alle bambine, e adoravo vederle felici insieme a te. Volevo che
tu diventassi il padre dei miei figli, e mio marito. Il favore che dovevo fare
ad Alice, si è rivelato come la più grande scoperta della mia
vita.” Bella prese fiato, continuando ad
accarezzare le guance di Edward. Le lacrime non scendevano più, ma i
suoi occhi continuavano a restare lucidi.
“Ti amo da morire, Edward. Ti amo che quasi mi scoppia il cuore, quando
ci penso. Quando ti vedo… con Emma e Mia. Sono cresciute, ma anche tu
insieme a loro. Ti amo quando sei insieme ai nostri
figli, e i tuoi occhi scoppiano d’amore. Ti amo Edward. E prendermi cura
di te non era più una richiesta di Alice, ma era diventata la missione
principale nella mia vita. Ti amo.”
Edward appoggiò la
fronte su quella di sua moglie, in silenzio.
“Ha sempre saputo
tutto.” Bella annuì.
“Sempre.”
“Sei la mia vita,
Isabella. Tu, Emma, Mia, Alice e Sam. Non avrei mai potuto desiderare nulla di
meglio.”
“Ti amo, Edward.” Circondò le braccia attorno al
suo collo, stringendolo forte.
“Ti amo anche io, Isabella Swan.”
Respirò a pieni polmoni il suo profumo, chiudendo gli occhi. Restarono
in silenzio, fusi in un abbraccio che li aveva fatti unire in tutti i modi
possibili.
NOTE:
Succede.
Succede che una ragazza i vent’anni ha un’idea
strana una notte, e decide di metterla in pratica.
Succede che la vita si mette in mezzo, e in tre anni fa
accadere tante di quelle cose che portano delle ripercussioni sulla storia.
Ci ho messo l’anima, in Changes.
L’ho fatta a pezzi, e l’ho divisa in ventuno piccoli capitoli. Tre
anni, ventuno capitoli, tanti giorni passati a pensare: ora la tolgo, non mi va più di scrivere. Non ce la faccio più.
Eppure, non è andata così. Anzi.
Dovevo dare un finale degno ai miei Bella e Edward, - ma soprattutto
-, dovevo dare un finale degno a voi.
Chi per tre anni c’è sempre stato, ed ha
aspettato pazientemente. Chi ha lasciato andare la lettura per i tempi troppo
lunghi, e chi ha commentato ogni singolo capitolo.
Changes è la storia con più preferiti/seguiti tra tutte le mie Fanfiction. Non potevo lasciarvi così, con l’amaro
in bocca.
Mi scoppia il cuore, ho pianto talmente tanto oggi mentre
scrivevo questo Epilogo, che quasi non volevo lasciarli andare. Eppure è
arrivato anche il loro momento. Non so cos’altro dire, se non GRAZIE.
Grazie per esserci stati, grazie per aver amato i miei Edward e Bella.
Grazie, grazie, e ancora grazie.