The Guardians

di EragonForever
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Capitolo 14: Sharazan la Dimensione dell'Energia

Sharazan era una dimensione vasta quanto splendida e piena di vita con i suoi colori e gli incantevoli paesaggi, con i suoi villaggi, ampie vallate, templi, ciliegi in ogni dove che riempivano l’aria con il loro dolce profumo. Le ninfee decoravano i laghi sotto i ponticelli, mentre dalla nebbia spuntavano alte montagne e qualche antica costruzione come i santuari con le loro lunghe scalinate. I campi di riso completavano il quadro. La pace e la tranquillità erano sovrane e gli abitanti vivevano la loro vita con serenità, erano felici e il motivo di tutto ciò era il suo governo, ovvero il grande impero Kai, ormai in piedi da generazioni e si impegnava a garantire la pace. Esso era situato nella città imperiale di Kouka, la cui sola vista mozzava il fiato con i suoi colori e l’aria sempre di festa. Lì dominava il magnifico Palazzo Imperiale con la sua struttura alquanto artistica i cui colori dominanti erano il rosso e l’oro e all’ingresso, oltre alle magnifiche colonne stavano due statue raffiguranti dei dragoni rampanti, che richiamavano quelli incisi sul grande portone. Ricordava molto un’immensa pagoda per via delle sue notevoli dimensioni. Era praticamente da mozzare il fiato. Lì regnava l’Imperatore Xiao-Mei ormai da molti anni, stimato e amato da tutti, tanto che come sua protezione aveva al suo seguito un’ordine speciale di monaci combattenti votati alla sua difesa. Con il suo regno l’Impero aveva ottenuto la pace e non solo, poiché esso era custode di un oggetto alquanto raro e prezioso, ovvero il mitico Cristallo dello Yin e dello Yang, frutto anche della potenza dei suoi soldati e guerrieri. Questo clima di pace e prosperità purtroppo era da qualche tempo in crisi, dato che l’Imperatore, essendo ormai anziano non aveva più le forze per continuare a regnare e la morte sarebbe giunta presto per lui, e questo significava che doveva scegliere al più presto un’erede. Aveva tre figli, Shun e Shui, i quali erano legittimi e Alibabà, il quale era di secondo letto. I due principi avevano già mostrato più volte le loro capacità di comando e la corte li stimava molto, ma non avevano ereditato la saggezza e la bontà del padre così come l'umiltà e per questo fattore Xiao-Mei temeva per le sorti del regno. Alibabà invece possedeva tutte le qualità necessarie rispetto ai fratelli aveva la saggezza, ma soprattutto l'umiltà e questo l'Imperatore lo sapeva. Così quella mattina stessa convocò il figlio nella sua stanza.

Il giovane oltretutto era anche molto posato e tranquillo, rispettoso, cordiale e gentile con tutti. Aveva ereditato l'aspetto della madre, una cortigiana che tempo addietro aveva infatuato lo stesso Xiao-Mei, ma era morta nel darlo alla luce: i suoi lineamenti erano delicati, la carnagione bella e rosea, i capelli erano di un bel biondo dorato mentre gli occhi di un intenso color cioccolato, caldi e gentili. Il fisico era forte e agile, frutto degli allenamenti a corte. Quella mattina era nella sua stanza a studiare quando fu convocato dal padre. Immaginando che fosse una cosa importante non esitò a seguire la guardia che lo venne a chiamare, quindi attraversò i corridoi che portavano alle sue stanze.

L'Impero Kai non era mai stato un'amante dello sfarzo e il palazzo da loro costruito lo dimostrava: gli interni erano austeri e l'unica ricchezza erano i quadri alle pareti o oggetti estremamente rari e antichi tramandati per secoli dalla famiglia imperiale custoditi in una stanza nascosta.

Ad Alibabà piaceva quell'ambiente, dava in un certo senso una sensazione di pace e tranquillità, un po' come la sua indole, si sentiva al suo agio, anche se in quel momento era comunque e il cuore li batteva all'impazzata nel petto, ma non si scompose, nemmeno quando arrivarono alle stanze dell'Imperatore. La guardia quindi bussò alla porta e quando ricevette risposta fece entrare il ragazzo, chiudendola poco dopo.

Xiao-Mei un tempo era un uomo forte e pieno di energie, di bell'aspetto con il fisico di un vero guerriero e instancabile. Ma il tempo era passato anche per lui, il suo fisico si era indebolito, ma gli occhi erano ancora quelli di un tempo, neri e indomiti mentre la barba ora era lunga e bianca. Vestiva solamente di una camicia da notte e l'aspetto era quello di un uomo stanco e provato da mille battaglie.

Ad Alibabà gli si strinse il cuore nel vederlo così, poiché lo aveva sempre visto nel pieno del suo vigore, ma ora invece non era più quello di una volta. In segno di rispetto rimase fermo dov'era finché l'Imperatore non lo chiamò.

"Vieni avanti figlio mio, siediti"

La sua voce pur essendo ormai roca aveva ancora la solennità di un tempo. Il giovane allora si avvicinò, per poi sedersi accanto al sovrano.

"Ho saputo che volevate vedermi, di che si tratta padre?", chiese, il tono formale ma gentile.

L'uomo annuì.

"Si ... vedi, come ben sai io ormai sono vecchio e non ho più le forze per mandare avanti l'Impero Kai ed è per questo che ho preso la decisione di scegliere un'erede.", esordì.

A quelle parole il principe lo guardò incerto.

"E? Avete preso una decisione?", chiese il giovane, titubante.

A quella domanda l'Imperatore annuì per poi sospirare

"Si, in questo ultimo periodo ho avuto modo di riflettere molto accuratamente su questa questione alquanto delicata e alla fine ho deciso ... che sarai tu il legittimo erede al trono Alibaba.", rispose con decisione.

A quelle parole il ragazzo spalancò gli occhi, incredulo.

"Io? Perché io? Non sono nemmeno vostro legittimo figlio e poi avete già Shui e Shun come eredi.", replicò.

Xiao-Mei allora sospirò nuovamente.

"Questo è vero, anche loro sarebbero degli ottimi regnanti ma purtroppo non possiedono la mia saggezza e l'umiltà, non sono come te. Se salirebbero al trono sarebbero capaci di governare con il pugno di ferro e non è questo quello che voglio per il futuro dell'Impero.", spiegò, serio.

"Questo lo capisco ma ... insomma, non credo di esserne degno ...", mormorò l'altro, abbassando lo sguardo.

L'uomo allora lo prese per le spalle, guardandolo con uno sguardo che lui non gli aveva mai visto, era ... rassegnato, ben consapevole che oramai era solo questione di tempo. Sospirò.

"Senti Alì ... ormai non mi resta più molto da vivere, sto morendo. Il mio tempo è passato, ho regnato più che a sufficienza ma ora spetta a te prendere il mio posto sul trono dell'Impero Kai, poiché solo così tutto quello che ho creato potrà continuare a vivere. Ascolta ... so quello che stai pensando ma sappi che indipendentemente da tutto il resto sei pur sempre mio figlio, in te scorre il mio stesso sangue e questo fa di te un membro di questa famiglia. Lo ammetto, sarà molto dura, dovrai affrontare molte sfide e difficoltà, porterai un grande peso sulle tue spalle ... ma sono più che certo che l'Impero Kai sarà in buone mani con te come nuovo Imperatore.", iniziò per poi sorridere benevolmente "Tu sei forte Alì, hai un grande cuore, nobile e puro come il tuo animo gentile e generoso, ma anche coraggioso, ma soprattutto possiedi l'umiltà ed è questa la tua dote più grande, ricordatelo sempre figlio mio"

A quelle parole il giovane non seppe cosa dire, era spiazzato e al tempo stesso incredulo, mai prima d'ora lo aveva visto così rassegnato, nonostante il suo sguardo fosse ancora fiero e indomito. Avrebbe voluto dire tante cose ma alla fine si limitò ad annuire semplicemente, accettando così l'incarico che gli era stato affidato.

"Farò come desiderate padre.", mormorò dopo un po'.

L'Imperatore annuì per poi congedarlo. Alibabà allora, ancora incredulo di ciò che era appena successo decise di chiedere consiglio ai suoi fratelli e così li convocò nella sala del consiglio dove si facevano le riunioni.

Shun e Shui quando furono chiamati erano ad allenarsi come ogni mattina. Rispetto ad Alibabà loro assomigliavano al padre, entrambi erano ragazzi di bell'aspetto, con un fisico statuario da veri guerrieri. Shun portava i capelli lunghi fino alle spalle mentre Shui corti e sbarazzini, entrambi con un lieve accenno di barba e corvini, dalla carnagione leggermente ambrata mentre delle iridi color ossidiana completavano l'opera. Dotati di grande carisma la corte li rispettava ma allo stesso tempo li temeva. Rimasero stupiti quando ricevettero la richiesta di Alibabà ma senza farsi troppe domande dopo essersi dati una ripulita e cambiati raggiunsero il fratellastro nella sala per poi sedersi.

"A cosa dobbiamo la tua convocazione caro fratellino?", esordì Shun, curioso.

Il giovane allora si schiarì la voce per poi parlare.

"Ecco ... vi ho convocato perché ho bisogno della vostra opinione su una cosa molto importante.", rispose.

"E di che cosa si tratta Alì?", chiese stavolta Shui, facendosi attento.

Il ragazzo allora fece un'altra pausa per poi continuare.

"Ecco ... nostro padre stamattina mi ha convocato di persona nelle sue stanze per comunicarmi una cosa molto importante"

"Ovvero?", chiese Shun, nascondendo il suo allarmismo.

Alibabà si schiarì nuovamente la voce.

"Ovvero ... che mi ha nominato erede al trono dell'Impero Kai.", rispose, spalancando le braccia.

A quella risposta i suoi fratelli rimasero senza parole, increduli a quello che avevano appena sentito. Non potevano minimamente credere a una cosa del genere, ma per nascondere il loro sconcerto misero su un sorriso soddisfatto.

"Ma questa è davvero una bellissima notizia Alì, congratulazioni.", fece Shui, dandogli una pacca sulla spalla.

"Davvero siete contenti per me?", domandò il giovane principe, alquanto stranito.

"Ma certo che lo siamo, in fondo sei nostro fratello e come noi fai parte della famiglia. Papà ha scelto più che bene il suo degno successore.", replicò Shun, fingendosi entusiasta.

Il giovane allora non poté fare a meno di sorridere.

"Oh beh ... grazie mille, sono contento di avere il vostro sostegno, significa tanto per me"

"Quali fratelli non lo farebbero e poi sarebbe ignobile da parte nostra.", replicò Shui.

"Bene allora, io torno a studiare, a dopo.", si congedò Alì, lasciandoli soli.

Non appena se ne fu andato i due principi misero su un'espressione sdegnata.

"Dannazione, questo va contro ogni tradizione, è un affronto belllo e buono.", esordì Shun, battendo un pugno sul tavolo.

"Sono d'accordo con te, il trono sarebbe dovuto passare a noi, siamo i suoi legittimi figli dopotutto, Alì invece è di secondo letto e per tradizione non potrebbe nemmeno salire al potere essendo di umili origini.", replicò Shui, stizzito.

"Già, e poi parlare con nostro padre sarebbe solo una perdita di tempo, non cambierà mai idea su una simile decisione.", constatò l'altro, serio e preoccupato allo stesso tempo di come si erano messe le cose.

"E allora cosa proponi di fare?"

Shun sogghignò a quella domanda.

"Mmmh ... credo di avere un'ottima idea"

"E quale sarebbe?"

"Oh ... vedrai, ti piacerà fratello"

E dette queste parole si misero subito all'opera. Avevano sentito parlare che ai margini della foresta viveva una potentissima sacerdotessa oscura e quella stessa notte si recarono da lei. Quando si presentarono al suo cospetto la donna li guardò, fingendosi sorpresa di vederli.

"Oh chi abbiamo qui, i due principi che vengono a farmi visita, a cosa devo l'onore?", esordì.

Shun allora si fece avanti, lo sguardo serio.

"Siamo qui per chiedere il tuo aiuto, nostro padre oggi ha nominato come suo erede nostro fratello Alibabà, ma la tradizione vuole che solo i figli legittimi salgano al potere. Lui essendo di secondo letto non avrebbe il diritto di governare l'Impero Kai.", spiegò.

La maga allora li guardò con fare interessato.

"Oh, quindi vorreste il mio aiuto per prendere il trono suppongo.", commentò.

"Esattamente.", rispose Shui, serio.

La donna allora si fece pensierosa per poi sorridere.

"E sia, ma in cambio dovrete fare qualcosa per me.", esordì.

I due fratelli a quella richiesta si guardarono con sguardo d'intesa per poi annuire.

"Che cosa volete che facciamo?", chiese Shui, le braccia conserte.

Lei a quella domanda ghignò.

"Vi aiuterò a prendere il trono se in cambio mi consegnerete il Cristallo dello Yin e dello Yang.", rispose.

Inarcarono un sopracciglio a quella richiesta alquanto particolare.

"E a cosa vi serve se posso chiedere?", domandò Shui, perplesso.

A quella domanda la maga si stizzì.

"Questo non è affar vostro, dunque accettate oppure no?", insistette.

Loro due allora non poterono fare altro che annuire, poiché quello era l'unico modo possibile se volevano ottenere il trono dell'Impero Kai. La maga quindi li guardò compiaciuta.

"Molto bene, andate ora, prima avrò il Cristallo e prima eseguirò la vostra richiesta.", li congedò.

I due principi allora lasciarono fiduciosi la casa della maga e si diressero sicuri verso il luogo dove era custodito il Cristallo, ovvero i sotterranei del palazzo, e una volta li chiesero del suddetto oggetto alle guardie che indicarono quindi la stanza dove era custodito. Esso era una pietra ovale che brillava fulgida di un intenso bagliore dorato con sfumature nere ed era divisa in due colori, una parte bianca e una nera. Rimasero abbagliati di fronte a quello spettacolo, poi Shun lo prese, mettendolo in una sacca e in quell'attimo il cielo si tinse di nuvole nere con lampi e fulmini. Incuranti di ciò tornarono dalla maga, consegnandole il Cristallo.

"Abbiamo fatto quello che volevi ... adesso tocca a te.", le intimò Shun.

La maga annuì.

"Bene, datemi solo un secondo.", rispose per poi uscire.

Mentre i due principi prendevano il Cristallo lei si era organizzata convocando il suo esercito di Demoni Rettile e dopo aver chiamato il suo tenente diede l'ordine di attaccare la città imperiale, rientrando poi in casa.

"Molto presto il trono sarà vostro, andate ora, il mio esercito vi appoggerà.", disse semplicemente.

I due principi non fecero domande e si diressero quindi verso la città. In poco tempo Kouka si riempì di grida di terrore mentre i Demoni Rettile seminavano il caos totale. Colte alla sprovvista le guardie non avevano avuto il tempo di preparare le difese adeguate e si ritrovarono quindi impreparate ad affrontare un tale esercito, soprattutto se il nemico non era neanche umano. Non avevano mai visto qualcosa del genere e contro la potenza del nemico non poterono fare nulla per fermarlo. I Demoni Rettile erano spietati oltre che inarrestabili ma nonostante ciò risparmiarono i civili sotto richiesta della loro padrona.

Shun e Shui approfittando del caos radunarono i loro uomini fedele per poi irrompere nel palazzo con i nuovi alleati, uccidendo le guardie e mostrando la loro vera indole crudele. Le loro spade si tinsero del sangue di quelle povere anime senza alcuna pietà. Alibabà sentendo tutto quel casino si precipitò verso le stanze dell'Imperatore, sperando di arrivare in tempo, ma arrivò troppo tardi solo per vedere un Demone Rettile trapassarlo da parte a parte con una lancia di legno. A quella vista il giovane non poté trattenersi e gridando di rabbia si lanciò contro di esso cercando di fronteggiarlo ma i suoi tentativi furono vani poiché l'avversario era ben oltre le sue capacità, quindi finì al tappeto senza troppe difficoltà. Chiuse gli occhi in attesa della fine che però non arrovò ma venne sbattuto in cella. Fu una notte infausta per il giovane principe ma il colpo più tremendo giunse il giorno seguente quando fu portato contro la sua volontà nella sala del trono. Spalancò gli occhi nel vedere che su di essi stavano seduti i suoi fratelli che lo guardavano con odio e a quel punto capì. Li guardò con uno sguardo incredulo senza avere la forza di parlare poiché non riusciva a credere che si erano spinti a tal punto solo per il trono dell'Impero Kai. Infine solo una parola uscì dalle sue labbra.

"Perché?"

Nel sentire quella domanda lo guardarono con fare compiaciuto e poco dopo Shun prese parola.

"Il perché è piuttosto semplice fratellino, noi siamo per rispettare le tradizioni della nostra famiglia, ovvero che solo i figli legittimi hanno il diritto di salire al potere. Nostro padre nominando te come suo erede l'ha infranta e questo per noi è stato un affronto imperdonabile e perciò abbiamo agito di conseguenza.", spiegò.

A quelle parole spalancò gli occhi, scosso, non riuscendo a credere alle sue orecchie. I suoi fratelli, coloro che aveva sempre ammirato per la loro forza e il carisma di colpo lo avevano pugnalato alle spalle senza il minimo scrupolo. Non c'erano parole per descrivere il suo sconcerto, solo il suo sguardo pieno di incredulità parlava per lui. I due fratelli sospirarono per poi fare un gesto con la mano.

"Toglietelo dalla nostra vista.", disse Shui.

A quelle parole senza farselo ripetere due volte le guardie al loro servizio presero con forza Alibabà che senza avere nemmeno il tempo di ribellarsi si ritrovò buttato fuori dal palazzo senza troppe cerimonie e le porte gli si chiusero in faccia davanti al suo sguardo sconvolto di chi era stato appena tradito da coloro che credeva la sua famiglia.

 

Angolo dell'Autrice

Salve popolo di EFP, perdonate l'assenza ma questo capitolo mi ha tenuto non poco impegnata, credetemi, il più complicato dopo il primo avendo gestito una situazione non poco complicata. I nomi li ho presi al momento, almeno quelli dei due principi e non essendo giapponesi ma cinesi è stato abbastanza difficile. Alibaba invece è più che azzeccato per le sue origini mezze nobili. Come potete vedere il tutto è ambientato a Sharazan, ultima dimensione. E si, la situazione non è affatto delle migliori da quello che leggerete, spero con tutto il cuore di aver fatto un buon lavoro. Riusciranno i nostri Guardiani a risolverla? Tutto questo e altro nei prossimi capitoli.

Ringrazio calorosamente Vago per le sue recensioni fedeli e chi legge e basta. Detto questo ... alla prossima avventura!

Saluti la vostra EragonForever! (Capitolo revisionato)





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